Il lato negativo di condividere la camera con dieci ragazze era che era impossibile rimanere da sole, ma questa poteva essere usata come scusa da Anne. Spesso diceva di rimanere in dormitorio a fare compagnia alle altre ragazze mentre in realtà si rintanava sulla scrivania a decifrare gli esperimenti dei suoi genitori. Ogni giorno si avvicinava maggiormente alla compresiome totale, ma c'era sempre qualche tassello mancante che risultava essere indispensabile.
Quella sera, la debole lucina della lampada rischiarava le ultime pagine del diario di sua madre mentre Anne era piegata sul quel fiume di parole, divorandole con inaudita voracità.
Da ciò che aveva potuto comprendere, il progetto riguardava la vita umana -la sua in particolare- e il modo in cui il corpo rispondeva ai sollecitamenti esterni. Anne non sapeva se il fatto che non ricordasse fosse collegato alla sua tenera età o ai traumi che aveva subito, ma si rifiutava di crede che i suoi genitori fossero sciagurati a quella maniera. Ad ogni modo, quel nome -Roxanne- continuava a tormentarla, e lei voleva scavare sempre più a fondo.

N.d'A
Insomma, voi cosa ne pensate dell'intera faccenda? C'è qualcosa di molto losco o è tutto un enorme fraintendimento?

Preferite che io pubblichi tutti i giorni oppure a giorni alterni o magari un paio di giorni la settimana?
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