Capitolo 3

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LA RECLUTA

Mark si trovava nella sala operativa della stazione di polizia di Enigley, un ambiente dominato dall'odore di caffè appena fatto e dall'eco dei passi che risuonavano sul pavimento di piastrelle. Seduto di fronte alla sua scrivania, era circondato da una montagna di fascicoli e documenti, ognuno rappresentante un pezzo del complicato puzzle relativo al caso del night-club.

La luce del sole filtrava attraverso le tende semiaperte, gettando striature di luce dorata sulle pareti bianche. I computer emettevano un leggero ronzio mentre gli agenti di polizia, intenti nei loro compiti, si muovevano silenziosamente intorno alla sala.

Il rumore costante proveniente dal traffico fuori dalla finestra faceva da sottofondo al lavoro frenetico che si svolgeva all'interno della stazione di polizia. 

Erano lì, i fascicoli erano aperti davanti a lui, riportanti testimonianze, prove, rapporti di autopsia e ogni altra informazione rilevante per l'indagine. Mark ne studiò ogni pagina con attenzione, cercando disperatamente un indizio che potesse portarlo più vicino ad accusare il signor Brian Scott come l'assassino effettivo.

Poi, improvvisamente uno dei suoi colleghi si avvicinò con un'espressione divertita sul volto.

«Hei, Simons! Hai visto chi è appena arrivato?», esclamò con un sorriso malizioso.

Mark sollevò lo sguardo dai documenti, incuriosito, «Chi è arrivato?».

Il collega continuò con un tono giocoso schiaffeggiando la sua spalla, «È arrivata la nuova recluta! Dicono che sia una vera bellezza, una donna formosa e sexy! Ti consiglio di darle un benvenuto!».

Mark alzò un sopracciglio, interessato poco, «Oh, avevo udito che venisse stamane, ma ricorda che sono già fidanzato con Angela, per favore, lasciami lavorare...».

Il collega rise leggermente, «Lo so, lo so! Non intendevo dire niente di male, Mark! Ma comunque, credo che ti piacerà la sorpresa, dai, vieni almeno a vederla!».

Mark annuì, ridacchiando leggermente, «Va bene, vedrò di che si tratta».

Sospirando, si alzò dalla scrivania e seguì il collega fino all'ingresso della stazione.

Lì, vide una donna di circa quarant'anni, con un portamento sicuro e un sorriso accattivante, avvicinarsi al gruppo di poliziotti. Con i suoi capelli corti e scuri, tagliati con precisione attorno al viso, la sua postura eretta e fieramente sicura, camminava con passi decisi sui tacchi alti.

I suoi lineamenti erano decisi, con sopracciglia ben definite e uno sguardo penetrante e nonostante il suo aspetto mascolino, il viso era caratterizzato da una certa bellezza grezza, con linee forti e una mascella definita che trasmetteva una sensazione di potenza.

Indossava un completo scuro e sobrio, composto da una giacca elegante e pantaloni dal taglio impeccabile, che conferivano alla sua figura un'aura di autorità e risolutezza. Il cuore di Mark iniziò a battere più velocemente mentre la guardava avvicinarsi. Era davvero una bellezza. 

«Wow», mormorò.

«Buongiorno, mi chiamo Cameron Steele», disse con un tono greve e deciso.

«Mi avevate comunicato che avevo avuto il posto di lavoro», aggiunse, con una chiarezza che non ammetteva obiezioni.

«Buongiorno, Cameron Steele», disse Mark, con un lieve sorriso di benvenuto.

«Sì, in effetti dopo l'arresto di Antony Kinger e i suoi avevamo bisogno di personale e abbiamo appena ricevuto conferma della sua assunzione. Sono Mark Simons, ora divenuto capo della divisione investigativa di Enigley. È un piacere conoscervi».

Cameron annuì con un sorriso cortese, «È un piacere anche per me, signor Simons. Come siete giovane! Quanti anni avete?».

«Ventiquattro. Lo so sembro giovane per essere un poliziotto, ma coltivo questa passione fino da piccolo, trasmessa dai miei genitori e nonni che hanno sempre avuto ruoli importanti nella polizia, ho solo ereditato e imparato l'arte del mestiere osservando mio padre», rispose Simons.

Cameron ascoltò attentamente, con rispetto per la passione e la dedizione di Mark.

«Ventiquattro anni e già capo della divisione investigativa!», commentò, con un tono di ammirazione. «È un traguardo davvero notevole, signor Simons! Sembra che abbia ereditato non solo la lunga tradizione familiare di servizio pubblico e impegno per la giustizia!».

Mark annuì con gratitudine, apprezzando le parole di Cameron. 

«Beh, faccio del mio meglio», disse Mark, arrossendo leggermente sul volto.

«Sì, sono molto grato per l'opportunità di servire la mia comunità in questo ruolo. Ma non posso ignorare il fatto che il lavoro di squadra è fondamentale per il successo delle nostre operazioni investigative. Spero che voi possiate integrarvi bene nella nostra squadra e contribuire al nostro obiettivo comune di combattere il crimine e assicurare l'ordine in città!», esultò.

Cameron sorrise, mostrando determinazione e fiducia, «Farò del mio meglio per dimostrare il mio valore e lavorare efficacemente con il resto del team. Dopotutto, con la mia età, ho anche la mia ben voluta esperienza, no?».

Mark annuì con un sorriso di approvazione.

«Sono sicuro che la sua esperienza sarà un grande valore aggiunto per la nostra squadra. Benvenuta a bordo, allora, signora Steele. Sono sicuro che avrà un impatto positivo sul nostro lavoro qui alla stazione di polizia di Enigley!».

«Oh, ma dammi del tu! Sarò la sostituta di Kinger, e Kinger era il suo partner, giusto?».

Mark annuì nervosamente.

«Allora lavoreremo spesso insieme!», esclamò la donna sorridendo.

Mark deglutì a fatica, cercando di trovare il coraggio di continuare, «Già... tanto tempo, sì», cominciò, ma si interruppe, accorgendosi che i suoi occhi ormai stavano osservano qualcosa di Cameron che non doveva vedere.

Il battito del cuore di Mark si accelerò, e una sottile ruga di preoccupazione si formò sulla sua fronte, intanto sentì un brivido lungo la schiena mentre cercava disperatamente di rimanere concentrato sulla conversazione.

Cameron lo osservò con curiosità, notando il cambiamento improvviso nel suo atteggiamento. «Tutto bene, Mark?», chiese, sollevando leggermente un sopracciglio.

Mark si sforzò di sorridere, ma sentì il suo nervosismo crescere.

«Sì, sì, tutto bene!», rispose rapidamente, cercando di nascondere il suo disagio.

Cameron, notando l'imbarazzo di Mark, decise di non approfondire ulteriormente e si diresse verso il suo ufficio accanto al suo. Con passo deciso e sicuro, si avviò attraverso la sala operativa, attirando gli sguardi di alcuni dei suoi nuovi colleghi che la osservavano con curiosità.

La donna si sentì osservata, ma non ne era affatto infastidita. Aveva trascorso abbastanza tempo nei suoi anni di servizio per essere consapevole del peso che il suo arrivo avrebbe avuto sull'ambiente lavorativo, un ambiente maschile al novanta per cento.

Una volta raggiunto l'ufficio, aprì la porta e vi entrò, si tolse la giacca e la poggiò sulla spalliera della sua poltrona, svelando una maglia elegante che indossava sotto di essa con scollatura a v.

Mark cominciò a fissarla ancora con interesse. Cameron, ignara del suo sguardo, si sedette alla scrivania e iniziò a sistemare i suoi documenti. Poi, mentre si girava per afferrare una penna dal cassetto, notò il suo sguardo fisso su di lei. Alzò leggermente un sopracciglio, interrogativa.

«Qualcosa non va?», chiese, con un tono neutro e attento.

Mark si scosse leggermente, rendendosi conto di essere stato colto in flagrante. 

«Oh, no, niente di particolare!», rispose con un sorriso forzato, cercando di rimanere calmo nonostante il suo imbarazzo.

Cameron gli lanciò uno sguardo penetrante, sembrando non del tutto convinta dalla sua risposta. Tuttavia, decise di lasciar perdere per il momento, tornando a concentrarsi sui suoi compiti. "Hm, gli uomini sono tutti uguali", pensò.

Mark si sentì sollevato nel vedere che Cameron non sembrava voler approfondire ulteriormente. Tuttavia, non riuscì a scrollarsi di dosso il senso di imbarazzo per essere stato scoperto a guardarla in modo così evidente.

Decise di concentrarsi sul lavoro per distogliere la mente da quei pensieri, ma non riuscì a evitare di trovarsi distratto di nuovo mentre leggeva i documenti sul caso del night-club.

La voce di Cameron continuava ad echeggiare nella sua mente, e la sua presenza si faceva sentire anche a distanza. Con un sospiro, Mark cercò di rimettersi al lavoro, tentando di rimuovere ogni attuazione che provò per la donna.

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