Capitolo 4

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IN CASA CRUISE

Il mattino seguente, l'atmosfera nell'ufficio della Smith & Co era carica di anticipazione e determinazione. I membri erano pronti a partire per Mistown.

Le valigie erano state preparate, le ultime istruzioni erano state date e tutti erano pronti per l'avventura che li attendeva. 

Così, Jackson, Margaret, Faust, Steven, Adriano, Vittorio, Charles, Edoardo, Tommaso e Carlo, con un senso di scoperta e una determinazione indomabile, si incamminarono verso la porta, pronti a immergersi in un nuovo intrigante caso a Mistown.

Gli unici che erano rimasto a Enigley erano i fratelli Valente.

Una volta fuori dall'ufficio, il gruppo si avvicinò alle loro auto parcheggiate lungo la strada. L'aria fresca del mattino risvegliava ancora di più la loro eccitazione e la voglia di mettersi in viaggio.

Jackson, con passo deciso, si avvicinò alla sua auto, seguito da Margaret e Steven, mentre i Davanti e i Lavoglia si avviarono verso le proprie macchine. Vittorio e Adriano, invece, si accomodarono insieme nella vettura di Faust.

Charles, Edoardo, Tommaso e Carlo si diressero verso l'auto di Carlo.

Una volta saliti a bordo, i motori ruggirono vivacemente, pronti a portare il gruppo verso la loro destinazione, e le tre auto partirono.

Le strade erano ancora tranquille, con il sole che sorgeva all'orizzonte, tingendo il cielo di sfumature di arancio e rosa. Il convoglio delle tre auto procedeva con determinazione lungo la strada, guidato dalla curiosità e dalla volontà di risolvere il mistero che li attendeva a Mistown.

All'interno delle vetture, la conversazione fluiva tra i membri del gruppo, con scambi di idee e ipotesi sul caso che li aspettava. Jackson si concentrava sulla guida, mentre Steven e Margaret discutevano animatamente su vari argomenti. 

Nell'auto di Faust, Vittorio si lasciò trasportare dai ricordi del passato, raccontando le gesta e le avventure vissute nei panni del Re di Ceniville, con Adriano che ascoltava con piacere. 

Con voce appassionata, Vittorio dipingeva immagini vivide della sua giovinezza, descrivendo con dettagli affascinanti le battaglie vinte, i tradimenti subiti e i momenti di gloria che lo avevano reso una figura leggendaria nella storia del suo regno.

Nell'auto di Carlo, invece, era Edoardo che monopolizzava la conversazione con i suoi lunghi monologhi, talvolta ripresi dal figlio come noiosi. 

Edoardo lo ignorava e raccontava storie della sua gioventù, eventi familiari e aneddoti di vita quotidiana, di quanto amasse sua moglie, senza lasciare spazio per domande o interruzioni. 

E mentre Carlo cercava di mantenere la concentrazione sulla guida, non poteva fare a meno di pensare che Edoardo avrebbe potuto essere un po' più breve nei suoi racconti.

Dopo diverse ore di viaggio, finalmente le tre auto arrivarono a Mistown.

La città si stagliava davanti a loro, con le sue strade silenziose e i gli edifici che emanavano un'aria di mistero. Il gruppo si guardò attorno una volta videro fuori dai finestrini, prendendo nota dei dettagli della città che avrebbero potuto essere rilevanti per il loro caso.

Jackson guidò fino a raggiungere la villa indicata da James Brown, dove avrebbero dovuto alloggiare. Una volta arrivati, parcheggiarono, scesero dalle auto e si diressero verso l'ingresso della villa, dove furono accolti da una donna dal portamento fiero e dagli occhi scrutatori. 

Ella aveva un'aria distinta e un sorriso cordiale sul volto, ma i suoi occhi riflettevano una profonda saggezza. Accanto a lei, due giovani gemelli, uno maschio e una femmina, che emanavano un'energia vivace e curiosa.

«Benvenuti a Mistown!», disse la donna con voce calda, «Sono Emily Cruise, mantengo ancora il cognome di mio marito, che ci ha lasciati due anni fa... E questi sono i miei figli, Luka e Sophie. Siamo lieti di darvi il benvenuto nella nostra villa!».

Jackson, con un sorriso, si avvicinò per stringere la mano di Emily. 

«Grazie per averci ospitato», disse cortesemente, «Siamo qui per indagare su una questione importante, e ci hanno detto che potevamo trovare alloggio qui, un certo signor...».

«James Brown? Certo, siamo colleghi! Abbiamo sentito parlare molto di voi, siete famosi e i miei figli sono vostri fan. Saremo lieti di aiutarvi in qualsiasi modo possibile. Vi prego, entrate e fatemi vedere dove potete sistemarvi, abbiamo tante stanze!».

Il gruppo, grato per l'accoglienza calorosa, seguì Emily all'interno della villa, ammirando l'arredamento elegante e l'atmosfera accogliente.

«Bene, le stanze sono doppie, come vorreste sistemarvi?», domandò Emily.

Charles alzò la mano, «Io vorrei stare solo con mio padre, se non vi dispiace».

«Sempre legato al paparino, eh? Forse David aveva ragione su voi due?», stuzzicò Carlo.

«Non hai ancora capito quando smetterla, Carlo?», disse Charles con un tono di voce freddo.

Carlo sospirò, «Era solo una battuta, non ti scaldare».

«Io vorrei stare in stanza con il mio ragazzo, Steven», intervenne Jackson, rompendo la tensione.

«E io potrei stare con Faust», aggiunse Margaret.

Tommaso sorrise, «Io invece voglio stare con il mio dolce fratellastro...».

«C'è anche una stanza per noi?», domandò Vittorio, riferendosi a sé stesso e il suo vice.

«Certo!», rispose la donna.

In seguito, con le decisioni prese, Emily li guidò attraverso la villa, mostrando loro le camere disponibili e assicurandosi che ogni coppia avesse un alloggio confortevole, «Bene, sistematevi e dopo venite in salotto, vi offro una buona colazione! Sophie, Luka, andiamo, su!»

Passati appena trenta minuti, una volta sistemati, il gruppo di investigatori enigliani si ritrovò nel salotto principale, dove Emily li attendeva con una colazione abbondante.

Il gruppo allora si sedette intorno al tavolo imbandito, ringraziando Emily per la sua ospitalità e gustando i deliziosi piatti preparati per loro. E mentre facevano colazione, cominciarono a discutere dei loro piani per l'indagine a Mistown. 

Jackson prese la parola per primo, «Bene, lei sa cosa dovremo affrontare? Il signor Brown ha detto che sarebbe venuto qui a illustrarci il caso, ma lei non ne sa proprio nulla?».

Emily annuì con un sorriso gentile.

«Sì, ho una certa conoscenza del caso. James mi ha fornito alcuni dettagli preliminari, ma sono sicura che voi avrete ulteriori domande una volta che avremo discusso insieme. Per ora so che si tratta di un caso di sparizione senza tracce, e siamo già a due sparizioni», spiegò.

Dopo aver ascoltato le parole di Emily, gli investigatori si guardarono l'un l'altro, comprendendo l'importanza e la complessità del caso che li attendeva. Jackson annuì, riflettendo sulla situazione.

«Capisco», disse, «Una sparizione senza tracce è sempre un compito impegnativo, soprattutto quando cominciano a essere più di una. Dobbiamo agire con cautela e metodologia per raccogliere quante più informazioni possibili».

«Dovrei avvisare il signor Brown e segnare un appuntamento qui, che ne dite per stasera?», propose Emily.

«Va benissimo», rispose Jackson.

Emily sorrise, «Perfetto! Vado subito a chiamarlo! Intanto godetevi la colazione e raccontate qualcosa ai miei figli, sono ansiosi di sentirvi!».

Il gruppo annuì e Adriano si soffermò a fissare i due ragazzini, «Gemelli, ah? Ricordo vagamente che avevo un gemello anch'io, che non sopportavo tanto di buon grado... Tristan».

«Oh, ricordo, e ricordo anche che non era come te, anzi, il contrario», rifletté Vittorio.

Luka e Sophie, guardarono Adriano con occhi curiosi mentre ascoltavano la conversazione. 

Sophie, con un sorriso giocoso, intervenne, «Wow, avete avuto un gemello anche voi?».

Adriano annuì.

«E dov'è ora?».

«Non qui, per nostra fortuna, anzi, mia, piuttosto. Non era molto simpatico», rispose il vice.

«Tristan... la vera vergogna dei de Lancaster, ero esattamente come lui da giovane, prima di cambiare grazie a Vittorio. Non ci siamo mai capiti molto bene, ma alla fine era comunque mio fratello, diciamolo per mezzi termini».

Luka, pensieroso, commentò, «Davvero? E cosa è successo?».

Adriano sospirò leggermente, «È una lunga storia, ragazzi. Forse un giorno ve la racconterò».

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