Capitolo 19 "Il suo segreto"

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Erano in piedi,uno di fronte all'altro, si stavano squadrando incapaci di capire cosa fosse accaduto.
Entrambi portarono le mani al petto dell'opposto, all'altezza del cuore, un cuore che ora era completo, batteva così forte, quel suono fece spuntare il sorriso su entrambi i volti.

"Eri tu la parte mancante del mio cuore".
Dissero nello stesso istante i due.

La loro unione era arrivata ad un livello inimmaginabile.

"Sono bellissime".
Disse Jimin passando poi le mani sulle ali dell'angelo, accarezzandole, facendo scorrere le dita su di esse, erano morbide.

"I tuoi occhi sono bellissimi".
Rispose Jungkook posando una mano sulla guancia del demone mentre si perdeva in essi.
"Ti stavo cercando".
Aggiunse facendo scivolare la mano poi sulle sue labbra delineandole.

Jimin portò le mani sui fianchi dell'angelo e lo avvicinò a sé.
"Io ho trovato quello che nemmeno pensavo di desiderare".
Sussurrò sulle sue labbra mantenendo il contatto visivo.

Jungkook alzò le ali e creò una specie di barriera, una bolla per loro due, azzerò le distanze baciando le sue labbra, con una lentezza disarmante, come se avesse voluto fermare il tempo, per assaporare il più a lungo possibile quel momento.
Si staccarono dal bacio continuando a guardarsi, necessitavano almeno di quel minimo di contatto.
All'improvviso Jimin iniziò a cantare la sua cantilena, non voleva farlo, non volevo rovinare il momento, ma era una cosa su cui non aveva potere, non riusciva a fermarsi.
Il creatore di quella cantilena, Jimin, proprio lui stava odiando la cosa di cui lui stesso andava a fiero un tempo.
Il motivo era perché solo la sua famiglia sapeva il retroscena di quella canzone dalle note macabre.
Lui però non immaginava che fosse ben altro ciò che celava essa, qualcosa che aveva dato il via al suo percorso, aveva attivato il processo, lo aveva motivato fino alla sua conclusione.

<<Mi hanno ferito, mi hanno umiliato, ma io una notte mi son vendicato.
Non potranno più ferirmi, non potranno più umiliarmi.
Le loro urla le ho sentite, sono state le più belle udite>>.

Quel momento però non venne rovinato, alla voce del demone si unì anche quella dell'angelo, anche lui spinto da una forza che lui stesso non poteva governare.

"La prima cosa che ho percepito di te è stata proprio la tua voce. Questa canzone mi è entrata in testa. Mi ha addirittura guidato a creare una base per accompagnarla".
Disse Jungkook ricordando quel giorno, la voce che si era insinuata a fondo dentro di lui.

"La canzone che ha segnato la svolta".
Disse amaramente Jimin pensando a ciò a cui era legata.

"Sembra che tu nutra rancore per essa".
Disse l'angelo osservando il suo cambiamento d'umore.

"È particolare il rapporto che ho con quella canzone. L'ho sentita cantare da uno dei miei fratelli dopo il nostro cambiamento ".
Disse il demone ricordando di aver udito le ultime parole di essa mentre veniva cantata probabilmente da Hobi.

"Ora che mi ci fai pensare forse pure io l'ho sentita".
Disse Jungkook riflettendoci.

"Ero il solo a cantarla, a suonarla con il pianoforte. Nessuno dei miei fratelli l'aveva mai fatto, si limitavano ad ascoltarla. Ecco perché è tutto così strano ".
Disse perplesso Jimin sedendosi sul bordo letto sospirando pesantemente.

"Cos'è che ti preoccupa in quella canzone?".
Disse l'angelo sedendosi al suo fianco.

"Quella canzone l'ho creata dopo una tragedia, o meglio dopo aver posto fine ai miei incubi ".
Rispose il demone indeciso sul da farsi, non sapendo se dire tutta la verità o meno.
La verità poteva toglierli quello che aveva appena ottenuto, era l'ultima cosa che voleva.

"Jimin non me ne vado. Racconta la storia".
Posò la sua mano su quella dell'opposto.

Il demone alzò il viso, cercò il suo sguardo, aveva capito il suo timore, non si era sorpreso più di tanto, ormai quel tipo di connessione era diventata comune tra di loro.

Jimin sospirò.
"Hai capito qual è la mia paura, ma non penso tu sia veramente pronto a conoscere la verità, quella che si cela dentro quella canzone".
Disse sinceramente.

"Sei un demone, lo sarai sempre. Una parte di te è oscura, ma nemmeno io sono così puro come vedi. Penso però che tu abbia avuto una motivazione per ciò che hai commesso ".
Strinse la sua mano e continuò.
"Non sono stupido Jimin. Il testo è macabro, l'ho sempre saputo, ho sempre saputo che dietro ci fosse una verità oscura".

"E rimarrai comunque?".
Disse non del tutto sicuro Jimin.

"Rimarrò".
Rispose deciso l'opposto.

"La mia famiglia è sempre stata composta solo dai miei fratelli.
I miei genitori non li ho mai definiti tali, per loro ero diverso, mi consideravano come mi considera la mia popolazione, un reietto.
Per tale motivo si sono sempre sentiti giustificati quando mi schifavano, umiliavano, mi picchiavano.
I miei fratelli nelle loro possibilità hanno sempre tentato di difendermi, gli hanno minacciati, se si ribellavano contro di loro mi avrebbero ucciso.
Erano piccoli, e io lo ero ancora di più ".
Fece un respiro profondo, sentiva l'odio, quello è stato l'unico sentimento che provava verso di loro e che avrebbe sempre provato nonostante non ci fossero più.
"Quando divenni consapevole dei miei poteri,quelli che nessun demone comune aveva, capì la mia opportunità ".
Si fermò un attimo per vedere l'espressione dell'angelo.

"Continua, rimango, sono qui".
Disse per incoraggiarlo a proseguire.

"Una notte, mentre tutti dormivano, mi misi ai piedi del loro letto, di quelli che non meritavano un altro giorno di vita.
Senza muovere un dito avrei avuto la mia vendetta, esercitai una pressione nel loro collo, come se gli stessi strangolando personalmente.
Li vedi agitarsi senza però riuscire ad opporsi a quella lenta agonia, sentì solo le loro urla mozzate,quelle che uscirono con difficoltà dalle loro labbra".
Si era liberato di un peso, di quel segreto che non voleva più avere con lui.

"Hai posto fino al tuo Inferno, sei un demone, ma la famiglia avrebbe dovuto essere il tuo scudo, non la tua lancia, non quelli che ti infliggevano dolore costante".
Disse con tutta sincerità l'angelo, aggiunse poi.
"I miei hanno invece preferito esiliarsi, dimenticandosi di avere un figlio. Penso siano già morti, abbandonando il regno hanno anche lasciato indietro la loro natura, compreso i loro poteri ".

"Meglio non avere certe figure se non sanno ricoprire il loro ruolo".
Disse sicuro il demone, aggiungendo poi.
"Quindi non hai paura di me? Di quello che ho fatto? ".

"No, per me è stato istinto di sopravvivenza. O uccidevi o morivi".

Si guardarono, bastò ciò per far capire a Jimin la sincerità di ciò che aveva detto Jungkook.

Quella cantilena era stata l'inizio di tutto, aveva accompagnato la svolta di Jimin, la sigla della sua liberazione fino ad arrivare a lui, colui che lo completava.


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