Capitolo 9 "Ti ho trovato"

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Jimin era deciso a scoprire l'artefice della rosa, era diventata la sua ossessione, più cercava di non pensarci e più voleva sapere.
Passava ore ad accarezzare i petali di quel fiore, si sentiva attratto da esso, ma inconsciamente la sua attrazione era per il suo creatore.
Lo stesso che continuava a preoccuparsi di un possibile attacco da parte dei demoni, non era in grado di accettare l'errore che aveva commesso.
Ma nessuno era a conoscenza di quanto era accaduto, lo sapeva Jimin e i suoi fratelli.
Loro avevano visto la rosa, sapevano che qualcuno al di fuori del regno si erano intrufolato al suo interno.
Non avevano posto nessuna domanda, si sarebbero limitati ad osservare, pronti a proteggere Jimin nell'eventualità di difficoltà o pericoli.
I suoi fratelli non lo avevano mai considerato difettato, anzi, ritenevano che andasse oltre, qualcuno che potesse cambiare le cose, sradicare le radice ormai secche di due regni, due mondi che non sapevano più il motivo dell'odio che provavano tra di loro.
Erano diversi, si assolutamente.
Ma arrivati ad un certo punto ci si poteva chiedere se la diversità era una scelta o una costrizione.
L'uguaglianza sotto certi punti di vista può risultare noiosa e fredda, la diversità invece può dare quel tocco di colore che rende il tutto più frizzante.
Ogni singola cosa, dal corpo umano a un semplice oggetto è costituito da più elementi fusi tra loro.

La cosa in comune che avevano entrambi i popoli era che nessuno dei due si era mai posto quella domanda.
Sembravano progettati per comportarsi e porsi secondo determinati schemi prestabiliti secoli addietro.

La cosa in comune che avevano i fratelli di Jimin, lui stesso, Jungkook, Yuna, Taehyung e Yoongi era che erano gli unici che invece si erano posti molteplici volte quella domanda.
Oltre al fatto di non sopportare la razza di appartenenza, soprattutto per la loro chiusura mentale.
Per loro diverso era sinonimo di odio.

Jimin aveva lasciato scorrere del tempo, ma non avendo ancora cambiato idea decise finalmente di tornare sul posto dove tutto ebbe inizio.
Era vicino all'albero posto al confine, aveva appoggiato una mano sul tronco di esso, stava osservando il castello che emergeva a poca distanza da lui.
Per pochi istanti nell'aria si poté percepire una sorte di elettricità, nello stesso  preciso istante quella leggera scossa raggiunse il cuore di Jimin, finendo poi sui tagli sulla schiena di Jungkook, un lieve formicolio all'altezza delle ali mancanti.

Jungkook si alzò di scatto, come se fosse guidato da una forza invisibile, si affacciò alla finestra, voltò lo sguardo sul confine e lì trovò i suoi occhi.
Entrambi rimasero ad osservarsi, incapaci di fare altro.

La scarica ritornò avvolgendoli, il tempo si fermò per qualche istante.
Tutto ciò venne interrotto da Jungkook, rientrò tra le mura del castello nascondendosi dal suo sguardo.
Disorientato e un po' spaventato da quello che aveva percepito.

Jimin rimase lì a guardare quella finestra, aveva appena trovato quello che stava cercando.

"Preparati angioletto, presto verrò a trovarti".
Disse Jimin ghignando prima di ritornare verso casa.

Stavolta sembrava essere arrivato il turno di Jimin, toccava a lui sconfinare, andare oltre.
Ma un demone avrebbe lasciato una piccola traccia come l'angelo o il suo passaggio sarebbe stato più incisivo su quel candido regno?.

Jungkook non si era fatto notare ma se il male toccava il regno del bene forse non sarebbe passato inosservato, forse qualcuno avrebbe visto e avrebbe innescato la guerra tanto temuta.

I demoni rappresentavano il male, gli angeli il bene.
Ma la verità è che se si vive solo ed esclusivamente con un'emisfero di emozioni senza conoscere l'altra faccia non si potrà mai andare oltre.
La mancata conoscenza rende le creature incomplete, capaci di muoversi solo ed esclusivamente con ciò che conoscono dal primo attimo di vita.

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