Capitolo 10

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David

Mi svegliai un po' spaesato, era da un po' che mi sentivo scomodo, sballottato a destra e sinistra, non ricordavo dov'ero, di sicuro non era il mio letto. Ricollegai il tutto quando riconobbi la figura accanto a me, Anima, si dimenava, ed ecco spiegato il mio sonno agitato. Era sudata e tremava come se avesse freddo o paura, forse era quest'ultima l'ipotesi giusta, data l'espressione contratta del suo volto, scuoteva il capo a destra e sinistra come cercando qualcosa. Ero tentato di svegliarla ma avrei perso l'opportunità di capire se soffriva un'altra volta di sonnambulismo. Ero immerso in questa riflessione molto rallentata dal sonno quando Ani iniziò a parlare, non capivo cosa diceva aveva un tono molto basso, ma piano piano lo alzò, non era la nostra lingua e forse nessuna di quelle che avevo mai sentito, era musicale e complessa. Presi il cellulare per registrare quello che stava accadendo, lei rimase in silenzio per un po' e poi ricominciò a parlare, erano parole diverse da quelle di prima, le ripeteva come in loop, ero veramente molto confuso, che stesse parlando un dialetto o una lingua morta? Questo era capitato ad altre persone ma non ero per niente preparato a veder comparire un segno rosso sulla sua fronte, un cerchio che scomparve quasi subito, meno male che stavo registrando, dovevo documentare o nessuno ci avrebbe creduto, nemmeno lei. All'improvviso cominciò a urlare dal dolore, si contorceva come se il suo corpo fosse pieno di api o qualcosa del genere. Si calmò di botto dicendo ‹‹Non voglio che tu stia male.›› e si riaddormentò, o forse svenne, mi agitai al solo pensiero e provai a svegliarla.

‹‹Ani!›› la chiamai senza ottenere il risultato sperato, cominciò a muoversi nuovamente in maniera convulsa, le vene del collo erano tese, in rilievo, un urlo silenzioso.

‹‹Ani svegliati.›› non temevo di ammettere che me la stavo facendo sotto dalla paura; nessuna risposta, stavo per chiamare il 911, quando aprì gli occhi di scatto, erano vacui, era paralizzata. Mi avvicinai al suo viso ma non mi vedeva, come se io non ci fossi, all'improvviso scattò seduta mentre io con un balzo all'indietro caddi dal letto.

‹‹Cazzo!›› imprecai mettendomi una mano sul petto, aveva fatto proprio come in quei film horror che lei tanto adorava.

‹‹David?›› mi chiamò appena riprese contatto con la realtà.

‹‹Sono qui stai calma.›› dissi tentando d'infonderle la tranquillità che io di sicuro non avevo.


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