Capitolo 16

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Suonarono al campanello e non sapevo se correre ad aprire la porta o in direzione contraria, ero un fascio di nervi. Avrei fatto la figura della stupida stasera ne ero certa, lui di sicuro aveva tanta esperienza da scrivere un libro sui primi appuntamenti ed io non avrei potuto scrivere nemmeno il titolo, ero senza speranza. Alla luce di questa considerazione forse era meglio ritirarsi in tempo, avrei aperto la porta (codarda sì, ma non tanto da non aprire la porta) e lo avrei rispedito al mittente, ovviamente con garbo. L'idea non era male, mi avrebbe permesso di uscire di scena con dignità, ma fu un po' difficile metterla in atto, quando aperta la porta mi ritrovai di fronte tanta perfezione maschile, ed ecco che i miei piani andavano in frantumi insieme alla possibilità di fingere che non ero interessata a lui. Aveva un completo blu che gli stava a pennello, sembrava che glielo avessero cucito addosso, la camicia bianca aveva i due bottoni superiori aperti e lasciava intravedere la sua pelle dorata, ero sicura che a questo punto stavo sbavando, e ancora non avevo guardato i suoi capelli perfettamente pettinati a parte il ciuffo che testimoniava anche la sua di ansia, ci aveva passato ripetutamente le dita. Mi squadrava come se non potesse farne a meno e non faceva niente per nascondere il suo apprezzamento: appunto per domani, ringraziare le mie fate matrigne!

‹‹Sei stupenda, Kate aveva proprio ragione, sono fortunato che tu abbia accettato di uscire con me.›› quest'affermazione svegliò il mio "io" polemico.

‹‹Beh! In realtà mi ci hai costretto, non so se ricordi.››

‹‹Lo so e sono fiero delle mie azioni, non avrei potuto perdonarmi di aver perso questa opportunità, sei bella oltre ogni misura.››

‹‹Grazie›› dissi con la faccia che andava a fuoco, non ero per niente abituata ai complimenti ancor meno a quelli fatti in maniera così diretta ‹‹anche tu stai bene.›› fece un sorriso storto che mi fece andare in cortocircuito il cervello.

‹‹Pronta per andare?››

‹‹Un attimo.›› gli diedi le spalle e andai a prendere lo scialle e la pochette, lo sentii trattenere rumorosamente il respiro.

‹‹Mi farai impazzire, è l'ultima volta che lascio mia sorella con te, non è una buona compagnia e men che meno può aiutarti a scegliere i vestiti.››

‹‹Non ti piace il mio vestito?›› domandai, anche se avevo intuito che fosse tutto il contrario.

‹‹Sei perfetta sia chiaro, ma non so se riuscirò a sopportare che ti guardino.››

Ero così in imbarazzo, aveva un modo di fare diretto, non girava attorno alle cose. Non so a cosa fosse dovuto questo suo atteggiamento diverso da questa mattina quando il suo interesse era pari a zero o si limitava al campo medico. Provai a sdrammatizzare:

‹‹Non farla così drammatica è un vestito e questo non cambia la persona che ero fino a questa mattina, la stessa per la quale dimostravi apertamente il tuo disgusto.›› dissi chiudendo casa, accettai la mano che mi diede per aiutarmi con i gradini del portico e ne fui veramente grata per avermi evitato la grandissima figuraccia d'inciampare, ma appena usciti dal cancello si fermò davanti a me...

‹‹Forse dobbiamo chiarire una cosa fondamentale prima di affrontare la serata.›› si passò una mano sul ciuffo, provai a concentrarmi sulle sue parole e non su quanto avrei voluto fare io quel gesto a lui, ma non ci riuscii, ogni suo gesto era magnetico anche questo che era dettato dall'ansia ‹‹Io non ti ho mai detestato come ti ostini a pensare, tutt'altro, provo per te un interesse che ho provato solo una volta prima d'ora, ecco perché ti ho obbligata a uscire con me, m'interessi, quindi non ti odio, non è una scommessa e non sono neanche impazzito da questa mattina come hai fatto notare, ho tralasciato qualcosa?›› disse guardandomi negli occhi con serietà ‹‹Voglio approfondire la nostra conoscenza, so che la colpa è mia, ti ho fatto intendere altro ma non sono molto bravo con i sentimenti, è passato molto tempo dall'ultima volta che ho provato qualcosa per qualcuno.››

‹‹Provi qualcosa per me?›› dissi io come una deficiente, aveva fatto tutto un discorso articolato ed io ero rimasta ferma alla parte meno rilevante, mi guardai attorno cercando il muro più vicino dove sfracellarmi il cranio, che vergogna.

‹‹Perché ti risulta così difficile da credere?››

‹‹Perché tu sei così...›› segnalai il suo corpo ‹‹ed io sono tutto l'opposto.›› "scialba", pensai. Non che fossi brutta ma diciamocela tutta, lui non era carino, era il top.

‹‹Non ti permettere mai più di pensare delle scemenze simili, caso mai sono io quello indegno di starti accanto, tu sei bella come non potrebbe mai esserlo nessun'altra e se non ne sei convinta mi assicurerò di fartelo capire.›› aprì la portiera e mi aiutò a salire.

Dovevo cambiare discorso, mi sentivo più a mio agio nascondendomi dietro al suo "disprezzo", alle nostre schermaglie e alle mie risposte acide.

‹‹Dove stiamo andando?›› gli chiesi.

‹‹È una sorpresa e mi auguro ti piaccia... in verità sono certo che ti piacerà, ho chiesto consiglio ad Abbie.››

‹‹Mi scuso per tutto quello che di sicuro ti avrà detto.›› lui rise e questo confermò i miei timori, Abbie si era comportata come fosse mia madre, di sicuro lo aveva anche minacciato...

‹‹Non ti preoccupare sono un tipo tosto, anche se sa veramente come fare paura.››

‹‹Oh! Lei fa paura pure a me certe volte, quindi ti capisco.››

Adesso non ero più tesa come prima, avevo ancora i miei dubbi sulle sue intenzioni ma suppongo che aveva più a che fare con le mie insicurezze. Il clima in macchina era rilassato come tra due vecchi amici anche se ero ben consapevole della sua presenza.

‹‹Dopo la cena vuoi andare da loro?›› mi chiese.

E adesso che gli dicevo?

‹‹La verità?››

‹‹Sempre!››

‹‹Non ne ho tanta voglia, non mi va di andare a rinchiudermi in una scatola di sardine, non mi piace molto la folla, ma se vuoi andare non ti preoccupare per me posso prendere un taxi e andare a casa, non voglio essere una palla al piede.››

‹‹Anima rilassati, neanche a me fa piacere stare al chiuso, oltre al fatto che non vorrei che nessuno ti vedesse con quel vestito.››

Io risi, non poteva essere così male questo vestito era lungo e copriva tutto, ma a lui sembrava pesare la mia scelta d'abbigliamento.

‹‹Ma quante storie che fai per un vestito.›› mi diede uno sguardo veloce.

‹‹Solo che non vorrei riportarti a casa subito.››

‹‹Beh! Se non ci uccidiamo a vicenda...››

‹‹Andrà tutto bene io sono molto curioso di conoscerti, voglio sapere tutto di te, quindi di sicuro gli argomenti non mancheranno se è quello che temi.›› si lo temevo, temevo l'imbarazzo dei silenzi.

‹‹Ok, allora dopo potremmo fare una passeggiata.››

Guidava con una sicurezza che m'incantava, tutte le sue movenze erano fluide, non c'era niente di studiato, come se il suo corpo agisse da solo.

Il ristorante si trovava nel centro storico sulla Dr. Mellichamp, era uno dei migliori della zona, Il Brico di cucina italiana, che io adoravo. Era difficilissimo avere una prenotazione e come volevasi dimostrare c'era la fila, che noi saltammo non senza che io mi vergognassi. Arrivati alla porta Will salutò il signore che aveva la lista e ci inoltrammo all'interno, che era stupendo ma per niente sfarzoso, non ci ero mai stata, aveva un clima accogliente dove predominava il legno, lo adoravo.

‹‹Salve Mr. Taylor.›› disse una ragazza stupenda alla reception facendo le fusa, ed io mi sentì minuscola e insignificante al suo fianco, era il tipo di donna adatta a lui, bella, avvenente, erano stati insieme? ‹‹Il tavolo in fondo alla sala?››

‹‹No.›› disse lui deciso ‹‹Oggi non sono con i miei fratelli›› ho interpretato questo chiarimento come una spiegazione a mio favore, del perché lo conoscevano ma forse mi stavo solo illudendo che ci tenesse alla mia opinione ‹‹sono con la mia fidanzata, voglio un tavolo al piano di sopra.›› ok, la mia materia grigia appese un cartello fuori dalla porta "non disturbatemi sono in vacanza", aveva detto quello che avevo sentito? Stavo lì lì per chiedergli spiegazioni quando lui mi prese per mano e c'incamminammo al piano di sopra. Una volta soli non seppi trattenermi...

‹‹Will ma che diamine ti è preso?›› tirai la mano dalla sua.

‹‹Mi sembrava di capire che ti avesse disturbato il suo modo sfacciato di provarci? Ho solo messo in chiaro la cosa.›› azzerò come se il suo ragionamento fosse logico, ma in realtà non lo era per niente.

‹‹Ma cosa hai messo in chiaro, non siamo fidanzati, non stiamo nemmeno insieme, in realtà sto valutando se esserti amica.››

‹‹Ho messo in chiaro che non sono sulla piazza, e poi io non voglio esserti amico.››

Era esasperante, ma non mi sentiva?

‹‹Tu sei pazzo inutile continuare, tra poco m'imponi il matrimonio.›› dissi io sarcastica.

‹‹Non è una cattiva idea.›› disse lui serio, ed io lo guardai a bocca aperta, quando il deficiente si mise a ridere.

Il secondo piano somigliava al primo avevano lo stesso stile raffinato ma i tavoli erano distanti uno dall'altro e c'erano due enormi vetrate che affacciavano sull'esterno.

‹‹Ti piace il posto?››

‹‹Molto, e mi piace anche il tavolo appartato›› mi resi conto che la mia affermazione poteva essere interpretata male ‹‹...volevo dire che qui non si sente il vociare delle altre persone.››

‹‹Se ti fa sentire meglio farò finta di crederti.›› e così scoprii che sotto tutti quegli strati di severità e compostezza Will aveva anche senso dell'umorismo ‹‹Guarda che sto scherzando, è così facile metterti in difficoltà che non posso farne a meno, e sei bellissima quando t'imbarazzi, tu non avrai voluto dire quello che hai detto ma io ho scelto il tavolo per stare da solo con te e ancora sento che ti sto dividendo troppo con le altre persone, la prossima volta affitterò un ristorante intero o ti porterò a casa mia.››

‹‹Tu hai qualche problema e mi auguro che tu non stia dicendo sul serio perché saresti da ricovero.›› il cameriere interruppe il nostro battibecco scherzoso per prendere le ordinazioni.

La cena proseguì nel migliore dei modi, Will si era rivelato una compagnia piacevole, l'unica pecca era che non sapevo ancora niente di lui, non si sbilanciava mai nel dare informazioni, era tutto incentrato su di me, dov'ero nata, chi era mia madre, mio padre; sembrava che la mia vita lo affascinasse parecchio. Siccome io non avevo niente da nascondere gli raccontai, anche se non in maniera approfondita, della mia adozione e di come non avevo mai conosciuto i miei genitori biologici. Dopo un po' decisi che visto che non avrei saputo niente di lui almeno doveva chiarirmi alcuni dubbi, era arrivato il momento di passare alle cose serie.

‹‹Come sapevi dei simboli? E come mai non sembravi scandalizzato?›› ecco fatto, adesso sta a te mio caro!

‹‹Anima ti racconterò tutto quello che so quando ti fiderai abbastanza da aprirti con me›› pensai che anche Ted Bundy diceva così alle sue vittime ‹‹lo so che non è la risposta che ti aspettavi, posso solo dirti che so alcune cose di te e non mi scandalizzo delle tue... particolarità, ma un giorno parleremo di tutto questo.›› ovvio che non era quello che mi aspettavo, pensavo di averlo messo spalle al muro ma niente, era come un'anguilla più mi affannavo a prenderlo più lui scivolava via.

‹‹Non capisco.›› odiavo rimanere con i dubbi, volevo le risposte.

‹‹Lo so, ma se io adesso ti raccontassi tutto quello che vuoi sapere, tu te ne andresti dandomi del pazzo e di sicuro non vorresti vedermi mai più.››

‹‹Guarda che non sono così impressionabile.›› se lui avesse saputo tutto forse ad andarsene sarebbe stato lui.

‹‹Lo terrò presente, ma tu non sei pronta e non lo sono neanche io.›› era cocciuto, non cedeva e a me non rimaneva che arrendermi.

‹‹La pizza era squisita!›› dissi io cambiando argomento.

‹‹E come fai a saperlo se non hai mangiato?››

‹‹Ho mangiato, ho solo lasciato il cornicione.›› che per gli altri in effetti poteva sembrare metà pizza.

‹‹Se lo dici tu, ma sappi che sei graziata solo perché è la prima volta che usciamo.›› ovviamente io mi concentrai solo sulla possibilità di uscire un'altra volta...

‹‹Altrimenti?››

‹‹T'imboccavo io, sei troppo magra.››

‹‹E cosa pensi di mettermi all'ingrasso così puoi mangiarmi?››

‹‹E non vedo l'ora.›› arrossii per l'ennesima volta, lui era senza filtri, diceva queste cose con una naturalezza sorprendente, ma anche io senza pensare dicevo cose che potevano essere fraintese.

Quando stavamo per uscire dal ristorante il proprietario venne personalmente a salutare Will:

‹‹Mr. Taylor torni a trovarci ogni volta che vuole, è sempre un onore.››

‹‹Il piacere è stato tutto nostro, la tua cucina è sempre sublime.››

‹‹Ci impegniamo sempre a migliorare, lei non si pentirà di aver creduto in noi.›› gli rispose.

‹‹Lo so Albert, non devi ringraziarmi di nulla.››

Uscimmo dal ristorante, lui immerso in qualche suo pensiero ed io sentendomi ancora più piccola, non solo era un uomo al quale non ero degna di aspirare ma era anche ricco, il morale andò a schiantarsi sotto la suola delle mie scarpe.

‹‹Vuoi fare una passeggiata?›› disse lui ignaro del mio stato d'animo.

‹‹Mi dispiace sono stanca.›› ormai mi sentivo in difetto sapevo di perdere un'opportunità e anche una bellissima passeggiata.

‹‹Allora ti riporto a casa.›› mi stupì che non insistesse, si era di sicuro reso conto di aver commesso uno sbaglio.

Il viaggio di ritorno fu silenzioso, nessuno dei due proferì parola. Una volta arrivati lui scese dalla macchina e fece il giro per aprirmi la portiera, gentiluomo fino alla fine. Quando stavo per scendere dalla macchina mi bloccò la strada con il suo corpo.

‹‹Will non so volare ancora, quindi fammi scendere.››

‹‹Un attimo, dobbiamo chiarire un'ultima cosa.›› mi prese il mento tra le mani per obbligarmi a guardarlo ‹‹Guardami non nascondermi mai i tuoi occhi, sono tra le cose che più mi piacciono di te.›› avrei voluto chiedergli proprio la lista delle cose che gli piacevano di me ma non credo che fosse il momento giusto ‹‹So che non abbiamo avuto un rapporto lineare, ma penso che la serata sia andata bene, meglio di quanto tu di sicuro ti aspettassi, sei stata bene con me?›› io annuii come un automa, che io avessi capito male? ‹‹avevo intenzione di chiederti ancora una cena ma...›› ecco che veniva il ma, ma non mi sono divertito, ma è stato uno spreco di tempo e così via, niente di quello che seguiva un "ma" era piacevole ‹‹Ehi! Che cos'è quella faccia?››

‹‹Non devi sentirti in colpa se per te non è andata bene e se vuoi che tutto torni com'era prima di questa sera...›› lui interruppe il mio discorso.

‹‹Ma che stai dicendo? Devi smetterla di pensare negativo, stavo per dirti che non posso accontentarmi di passare insieme solo un paio d'ore nei fine settimana o di vederti mentre vai al lavoro, insomma questi attimi rubati non mi bastano più, non dopo quello che mi hai fatto provare stasera. Voglio farti una proposta, ma non voglio la risposta adesso.›› si passò la mano tra i capelli non capivo dove andava a parare il suo discorso ma lo rendeva ansioso, di questo passo sarebbe diventato calvo entro i 30, mi venne in mente che non sapevo nemmeno la sua età ‹‹Vuoi darmi la possibilità di frequentarti? Insomma vorrei qualcosa in più di una conoscenza.››

‹‹Mi stai chiedendo il permesso di essermi amico?››

‹‹Non mi renderai le cose semplici vero dolcezza? Voglio di più, voglio tutto quello che vorrai darmi, non penso che stare insieme sarebbe così male no?››

‹‹Come coppia intendi?›› Oddio! Dimmi di no, o dimmi di sì... anche i pensieri erano andati in tilt.

‹‹Non rifiutare senza averci pensato, non sarebbe giusto per nessuno dei due, lascia che io ti dimostri che il mio interesse è vero.›› la sua sembrava quasi una supplica e a me mancò il respiro, la serata non aveva preso la piega che mi aspettavo ‹‹Pensaci!››

‹‹Will io penso che stai correndo un po' troppo ci conosciamo appena, e...›› fermò il mio sproloquio come se non fosse importante ma per me lo era, stavo dicendo l'ovvio ma che per qualche ragione lui non vedeva.

‹‹Pensaci!›› ripeté.

‹‹Ci penserò!››

‹‹Allora signorina Anima la accompagno alla porta.›› ecco il momento fatidico, non sapevo se ero pronta a dare il mio primo bacio, sarebbe stato sicuramente deludente per lui. Lui sembrò intuire la mia ansia e mi baciò sulla fronte, ma non fu un semplice bacio, era carico di un'intensità e di una dolcezza smisurata, cominciavo a credere che veramente mi volesse, almeno un po'.

‹‹Notte dolcezza.››

‹‹Notte.›› entrai in casa e sentii il rombo del motore che si allontanava.

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