Capitolo 18

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Fu una notte tranquilla, niente sogni, e mi sembrò strano, ero certa che quella notte sarebbero tornati ma forse il calore che sentivo alle mie spalle ne fu la causa. Will! In qualche modo mi faceva sentire protetta e mi calmava.

Mi girai pianissimo, era ancora addormentato, sapevo quanto era scorretto fissare una persona mentre dormiva ma non potevo farne a meno. Era così bello! Allungai una mano per toccarlo approfittando della sua momentanea incoscienza, gli accarezzai i capelli per poi scendere con la punta delle dita sul viso, stavo per ritrarre la mano quando con uno scatto fulmineo me la afferrò e se la portò alle labbra baciandole con una dolcezza disarmante.

‹‹Scusa se ti ho svegliato.›› ero di tutte le sfumature della vergogna, dov'era il mantello dell'invisibilità quando serviva?

‹‹Potrei abituarmi a essere svegliato così, toccami quanto vuoi.››

‹‹Io non volevo...››

‹‹Toccarmi?›› abbassai la testa imbarazzata da morire, gli sarei sembrata una maniaca, almeno io mi sentivo così.

‹‹Non negarmi i tuoi occhi e non imbarazzarti per qualcosa che io farei tutto il giorno.›› toccarmi? Dovevamo tornare sui binari prima di fare cose assai imbarazzanti.

‹‹Grazie per essere rimasto.›› ecco, terreno sicuro. Lui non rispose fece solo un segno di assenso con la testa mentre mi guardava con attenzione, come se avesse davanti qualcosa di veramente interessante e non me appena sveglia... ‹‹Oddio! Appena sveglia.›› mi coprii la bocca con le mani e scattai fuori da letto, inciampai nel lenzuolo e caddi rovinosamente a terra sotto il suo sguardo divertito e la sua risata, ecco che tornava lo stronzo, lo fulminai mentre mi fiondavo in bagno.

Ero veramente un disastro, non avevo tolto il trucco e i capelli erano una matassa informe, meglio non continuare l'ispezione per non cadere in una depressione profonda. Dopo un piccolo e mal riuscito restyling uscii dal bagno. Lo trovai in piedi vicino alla porta e, dettaglio per niente insignificante, ancora senza camicia, ovviamente i traditori dei miei occhi non vollero sentire ragioni e cominciarono a vagare per la distesa di muscoli... Si schiarì la voce ed io optai per la tumulazione istantanea, stavo collezionando una infinità di pessime figure.

‹‹Non dovevi rischiare di romperti l'osso del collo, appena sveglia sei perfetta molto più di quando ti trucchi, perché è una immagine che posso godermi solo io.›› mi baciò il naso e se da una parte mi liquefai da un'altra ne rimasi delusa, volevo un bacio vero, il primo.

‹‹E chi ti ha dato un tale diritto scusa?›› ma che arrogante!

‹‹Nessuno me lo deve concedere dolcezza›› accompagnò le parole a un buffetto sul naso come se stesse parlando con una bambina e l'azione collideva completamente con il seguito ‹‹perché eliminerò fino all'ultimo uomo che proverà solo a maturare l'idea di avvicinarsi a te.›› Era serio? Meglio non rispondergli, non si deve dare corda ai pazzi. Passai sotto al suo braccio e andai nella stanza a prendere i vestiti, avevo indosso l'accappatoio ma non uno di quelli sexy che si vedevano nei film. Era lungo fin sotto il ginocchio. Lui uscì dalla stanza aveva capito che avevo bisogno di un momento da sola.

Dieci minuti dopo ero pronta ma non per la delusione di non trovare più Will, nel mio salotto c'era Tom con la faccia dispiaciuta e quando mi vide gli spuntò un sorriso enorme, peccato che non coinvolse anche me. Cos'era successo?

‹‹Buongiorno raggio di sole.››

‹‹Giorno Tom, Will?›› dissi usando il tono più disinteressato possibile e guardandomi attorno.

‹‹Un'emergenza, il lavoro chiama.›› disse baciandomi sulla guancia, ma non ci credeva nemmeno lui a quello che aveva detto, perché non aspettarmi e salutarmi? Si era pentito della sua proposta? Si era di sicuro reso conto della sua avventatezza. E perché stavo così male al solo pensiero? Guardai Tom e non potei non scorgere pietà nel suo sguardo, dovevo sembrare patetica ai suoi occhi, scaricata ancora prima di essere diventati qualcosa, doveva essere una specie di record... poi avrei controllato.

‹‹Cosa è cambiato Tom, cosa può averlo fatto scappare come un ladro?›› non mi guardò, mi diede le spalle e si andò a sedere nel salotto.

‹‹Dagli tempo, tornerà e ti spiegherà tutto, non devo essere io a parlartene ma non arrivare a conclusioni affrettate.››

‹‹Non devi per forza rimanere posso cavarmela da sola.›› BUGIA, ovviamente era il mio orgoglio a parlare, l'idea di rimanere da sola mi metteva i brividi.

‹‹Dolcezza...›› oh no! Odiavo quel nomignolo già prima della sera precedente, ma ora sentirlo mi faceva un male cane ‹‹non ti lascerei sola in una situazione come questa per niente al mondo e poi chi lo sente se me ne vado.››

‹‹Di lui non ti devi preoccupare è stato lui ad andarsene per primo, no? Quindi sentiti libero.›› sembravo una ex fidanzata risentita, dovevo smetterla.

‹‹Ti stai sbagliando, ti prego aspetta prima di continuare a farti strane idee.›› non lo ascoltai nemmeno, erano fratelli ovvio che lo copriva, chissà quante volte lo avevano fatto, ma a me non doveva fregare per niente.

‹‹Posso sempre chiamare David.››

‹‹Così mi offendi.››

‹‹Ok fai come preferisci, vuoi fare colazione o hai qualche ordine particolare tipo stare sull'attenti fuori dalla porta o qualcosa del genere?››

‹‹Adesso sì che parli la mia lingua.››

La compagnia di Tom cambiò il corso della mia mattinata che si prospettava una vera schifezza, era divertente, spensierato e aveva un carisma pari solo a quello della sorella. Gli aneddoti sulle missioni lo descrivevano come un mix tra 007 e Indiana Jones cosa che mi fece intuire che stesse esagerando, faceva il buffone per farmi ridere ma la mia mente traditrice ogni tanto si perdeva in pensieri pessimisti su Will e il suo strano atteggiamento. La mia vita era un disastro senza quest'ultimo problema e pensare che qualche giorno fa avevo proprio desiderato struggermi anch'io inseguendo l'amore, ora non mi sembrava un'idea così allettante.

Verso ora di pranzo era ancora tutto tranquillo, nessuna chiamata strana, nessun pazzo all'orizzonte, così Tom mi lasciò dandomi il suo numero di telefono in caso di emergenza ed io ormai ero più tranquilla e felice di avere un momento per pensare un po' a tutto.

***

A gambe incrociate sul letto provavo a fare un riassunto di tutto quello che mi affliggeva, e non era poca roba. Avevo tanti pezzi di un puzzle in mano e tutti mi sembravano uguali, non riuscivo ad assemblarlo. I sogni erano iniziati da qualche mese ma da cosa dipendevano? Cosa mi voleva dire il mio subconscio? Se era di questo che parlavamo. Per non parlare delle lettere che in qualche assurdo modo sembravano collegate ma erano state scritte chissà quando, ancor più strano era il motivo per il quale mamma le nascondeva, sapeva qualcosa di questa follia? Mi lasciai cadere sul letto esausta, avrei avuto bisogno di una vita intera per riordinare tutto questo casino; e che dire del fiore sul cuscino, dei piedi graffiati e sporchi di terra, della bruciatura sulla mano e dei segni sul palmo. Stava succedendo qualcosa che definire strano era un eufemismo, era impossibile, superava anche la più fervida delle fantasie, ormai anche il più scettico degli scettici, ovvero David, si era convinto che ero oltre l'ambito di competenza di uno psicologo.

Non potevo continuare a pensarci o sarei impazzita, forse lo ero già se mi ero anche convinta di riuscire a fare cose fuori dal comune. Non mi sarei stupita se da un momento all'altro dalla mia testa uscisse il fumo. Per ora l'unica cosa reale era la meno confortante, avevo uno stalker. Tra una considerazione e un gesto di esasperazione mi scoprii a controllare diverse volte (per non dire ossessivamente) il cellulare, nella speranza di veder comparire un messaggio di Will, sentivo di aver perso qualcosa d'importante. Capitolai in una profonda tristezza, forse se avessi risposto di sì avrei almeno ricevuto il mio primo bacio... "patetica" ero veramente messa male.

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