Capitolo 25

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Quando mi svegliai mi sentii riposata come non succedeva da tempo. Non volevo ancora aprire gli occhi, volevo crogiolarmi nell'illusione che quello che avevo vissuto nelle ultime ore fosse uno dei miei strampalati sogni, ma sapevo che tutto era reale, sentivo una nuova consapevolezza dentro, come se ora fossi pronta a capire. Mi stava succedendo qualcosa a cui non ero riuscita a dare un nome, sapevo solo di essere incappata in qualcosa di più grande di me. Io ero qualcosa che non sapevo definire, qualcosa di pericoloso a quanto pareva...

Mi venne in mente Will..."William", assaporai il suo nome, mi sentivo più che mai legata a lui. Questa sera era stata la prova che tutto il caos che si era abbattuto negli ultimi tempi sulla mia vita era reale, c'era una ragione, solo che ancora non riuscivo a capire quale. Aprii gli occhi, ero da sola nella stanza, subito sentii un enorme vuoto, se n'era andato. Una forza iniziò a prendere il sopravvento, tristezza ma anche rabbia per non riuscire a fare a meno di lui, stavo perdendo il controllo nuovamente. Dov'era? Perché se n'era andato? Aveva detto che non mi avrebbe lasciata da sola e che mi avrebbe protetta, forse mi aveva visto per quello che ero. Sentivo montare la disperazione.

La porta della camera si aprì e lui entrò, i suoi lineamenti erano tesi, l'espressione severa come la prima volta che lo avevo visto, un viso d'angelo corrucciato. Era venuto a darmi il ben servito, Brava Anima! Chi era in grado di conquistare e perdere il ragazzo quasi in simultanea? A quanto pareva io... il mio era umorismo nervoso. Anche se mi sembrava di esagerare un po', non potevo fermare l'ondata di emozioni che stava emergendo. Mi sedetti sul letto, ora non mi sentivo più sul punto di esplodere, vederlo mi aveva rasserenata, era una cosa possibile? Questa domanda me la stavo ponendo troppo spesso, a questo punto avrei dovuto capire che tutto era possibile. Ricordai il sangue e subito guardai in basso per controllare il pigiama che... non avevo più, ora indossavo una sottoveste argentata che mi era stata regalata da Abbie e come tutto quello che mi regalava era rimasta in un cassetto... se non ero stata io... l'idea che mi venne in mente mi congelò, lo guardai sconvolta, Oddio! mi aveva vista nuda, sentii l'aria cambiare attorno a me e vidi lui irrigidirsi.

‹‹Non sono stato io, giuro, ho chiamato Kate. Non mi sarei mai permesso di toccarti senza il tuo consenso.›› respirai subito tranquillizzandomi, non ero pronta a fare un passo del genere.

‹‹Anche lei è...›› non sapevo esattamente come esprimere quello che volevo dire ‹‹qualunque cosa tu sia?›› la mia era calma apparente, non avevo voluto soffermarmi sulle ultime cose che avevo appreso per evitare di crollare nuovamente.

Lui si limitò ad annuire senza però darmi nessuna informazione, si aspettava un'altra reazione da parte mia.

‹‹E ovviamente anche Thomas!›› lo chiamai con quello che era di sicuro il suo vero nome ‹‹L'ho visto questa notte.›› l'ultima parte della frase l'avevo detta più per me stessa che per lui.

‹‹Lo so.››

Che cosa sapeva?

‹‹Che significa?›› di sicuro avevo parlato, o forse no? Mi venne il dubbio quando lo vidi passarsi la mano sul ciuffo, aveva fatto qualcosa di sbagliato, sentivo di conoscerlo da sempre, sicuramente più di quando ero andata a letto e qualcosa mi diceva che in realtà era così, eravamo legati qualunque cosa significasse.

‹‹Mi sono preoccupato e volevo controllare se stavi bene, non capivo cosa ti succedeva.››

‹‹Che significa?›› rischiavo di essere ripetitiva ma non capivo niente o forse non volevo capire. Lui si avvicinò ed io indietreggiai verso il letto. Vidi la tristezza unita alla delusione farsi largo in lui, pensava che lo stessi respingendo, non capiva che avevo paura di me, non di lui, come avrei potuto solo pensare di rifiutarlo se solo averlo lontano mi faceva sentire sola, e poi neanche io ero normale e lui era qui con me.

‹‹Anche questo fa parte di quello di cui dovremmo parlare, io so fare alcune... cose, se vogliamo chiamarle così, cose di cui non sono capaci tutti.››

‹‹Come leggere nella mente delle persone?›› domandai senza sapere nemmeno il perché.

‹‹Più o meno, posso entrare nella mente delle persone›› tralasciando l'incredibile rivelazione, c'era qualche differenza tra quello che avevo detto io e quello che aveva detto lui? ‹‹vedo immagini, come in un film, non leggo i pensieri.››

Ah! ‹‹Non so perché ma immaginavo qualcosa del genere e devo farti una richiesta.››

‹‹Di non farlo più?›› mi chiese lui come se già sapesse quello che gli avrei chiesto.

Io annuii.

‹‹Non ti posso promettere questo, mi hai già fregato così una volta, posso solo prometterti che lo farò solo se da questo dipende la tua incolumità.››

‹‹Fregato così? Quando?›› lui rimase in silenzio come aspettando che io ci arrivassi da sola, ma anche se un'idea ce l'avevo, ancora non riuscivo a contestualizzare tutto ‹‹Puoi rispondere alle mie domande, sto impazzendo e mi sento come se fossi un'arma carica, come se da un momento all'altro potessi perdere il controllo e fare del male a qualcuno, ti scongiuro aiutami a capire.››

‹‹Ad alcune delle tue domande posso rispondere, ad altre no! Dovrò chiedere l'autorizzazione››

‹‹A chi dovresti chiedere l'autorizzazione?›› ero confusa chi altro era al corrente di questa situazione?

‹‹Anche di questo dovremmo parlare, pensi di poter passare un paio di ore con me? Non ti toccherò, non mi avvicinerò e soprattutto non ti farò alcun male, non potrei mai per tante ragioni.››

Avrei tanto voluto togliergli quell'espressione dalla faccia a suon di baci, come quello che c'eravamo scambiati prima che tutto degenerasse e che ora mi sembrava un momento così lontano, ma prima dovevo capire qualcosa, riuscire a collegare i frammenti, non volevo lasciarmi distrarre dalla sua presenza, avevo capito che anche la cosa più assurda perdeva importanza quando c'era lui. Mi sentivo divisa tra la ragazza che poche ore fa desiderava soltanto che il suo appuntamento andasse per il meglio, che voleva un primo bacio da favola e un ragazzo con il quale condividere il quotidiano, e la "creatura" che non ha nessun'idea di come controllarsi e nessun'idea di cosa stia succedendo.

‹‹Come ti senti?››

‹‹Non lo so, come pensi che dovrei sentirmi?›› dissi sentendomi un po' stupida ‹‹Sono confusa ho bisogno di risposte.››

‹‹Ti aiuterò per quel che posso, ma voglio portarti da un'altra parte.›› m'irrigidii senza poterne fare a meno ma lui interpretò male la mia reazione.

‹‹Will non ho paura di te, se è questo che ti fa emanare questa tristezza, sono sicura non è mia.›› avrebbe anche dovuto raccontarmi come facevo a sentire queste emozioni, riuscivo a percepire il suo stato d'animo ‹‹Sono certa che tu non vuoi farmi del male ma là fuori c'è quel... quel...›› sapevo cos'era, lo avevo visto e sentito nel sogno ma mi rifiutavo di dirlo ad alta voce, avevo bisogno di tempo per accettare che fosse vero ‹‹lo stalker e poi non vorrei uscire in questo stato, e se capitasse nuovamente quello che è successo prima?››

‹‹Anima ho bisogno di farti vedere un posto, ti aiuterebbe a capire molte cose e sono certo che ti piacerà.›› lui stava facendo un discorso serio ed io riuscivo a pensare solo che con lui anche la spesa sarebbe una passeggiata piacevole, almeno avevo la certezza che il mio cervello era rimasto lo stesso.

‹‹Ok.›› dissi ancora poco convinta, ma era giusto che iniziassi a fare un passo nella sua direzione, sentivo che io stessa stavo creando un abisso tra di noi e volevo colmarlo, anche se lui con il suo atteggiamento da duro non mi avrebbe reso le cose facili ‹‹Mi cambio e possiamo andare a parlare.›› all'improvviso sentii qualcosa che mi sconcertò ‹‹Will che cos'è?››

‹‹Cosa?›› mi chiese lui più confuso di me.

‹‹Non lo so spiegare, ma ci sono altre persone in casa?›› sorrise anche se non capivo il motivo.

‹‹Quello che senti è l'energia di Tom e Kate. Sono di sotto e stanno dando fuoco al pavimento a furia di camminare, sono in pensiero per te. Ti aspetto di sotto mentre ti cambi.››

‹‹No!!!›› dissi quasi urlando e lui si fermò sorpreso, mi schiarii la voce provando a ridimensionare le mie reazioni ‹‹Non te ne andare, posso chiederti di aspettarmi qui nella stanza?›› lui di sicuro pensò che avevo paura, ma in realtà l'idea di averlo lontano mi faceva stare male, avvertivo un profondo senso di abbandono, di sicuro anche questo era dovuto alla mia nuova condizione, più tardi avrei chiesto com'era possibile una cosa del genere, ora non me la sentivo.

Lui non disse niente, rimase seduto sul letto mentre io prendevo un jeans e una maglia bianca e mi recavo in bagno. Al mio ritorno lo trovai che parlava al telefono ma quando mi vide riattaccò.

‹‹Pronta!›› mi guardò da capo a piedi e poi si alzò, era stato uno sguardo caldo e mi rincuorava sapere che i suoi sentimenti non fossero cambiati, non volevo sentirlo distaccato come qualche minuto prima. Dovevo chiarire con lui e sperare che non avesse cambiato idea su di me vedendo quello che avevo fatto prima.

Al piano di sotto c'erano Kate e Tom ai piedi delle scale. Kate mi fece un sorriso enorme che mi sforzai di ricambiare, anche lei faceva parte del casino che avevo in testa e finché non avessi chiarito tutto non avrei potuto trattarli come meritavano. Tom si mosse così velocemente che lo vidi solo quando era troppo tardi, mi abbracciò di slancio prendendomi del tutto alla sprovvista, la mia reazione non tardò a farsi sentire, mettendo le mani sul suo petto lo scaraventai dall'altro lato della stanza senza neanche doverlo pensare, non volevo fargli del male ma mi aveva sorpreso. Corsi da lui.

‹‹Thomas, tutto bene? Scusami non so cosa mi sia preso e nemmeno come l'ho fatto.›› lui si alzò da terra ed io lo abbracciai, non con il calore che ci aveva messo lui ma facevo del mio meglio per non scappare spaventata dagli eventi.

‹‹Sei diventata una tosta eh?›› il suo commento mi fece ridere.

‹‹Ci vediamo nel pomeriggio, Kate devi continuare a tenere d'occhio il negozio in caso stessero sorvegliando la zona.›› era questo che faceva Kate tenermi d'occhio? Li guardai storto non mi piaceva per niente essere ingannata, non capivo perché mi tenevano all'oscuro ‹‹Tom vai a riposare, mi servi in forze.›› ci pensò Will a spezzare l'armonia che si stava creando con il suo tono da "sono il comandante in capo". 

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