Chapter 28 - Emozioni

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"È stato incredibile!" Esclamai, solamente però quando fummo sicuri di esserci allontanati abbastanza, e quindi di averli seminati; posai le mani sulle ginocchia per riprendere fiato, dato che avevamo corso per un po'. "Siamo entrati nel covo dei Salvatori, abbiamo salutato mio padre, e ne siamo usciti quasi indenni!" Aggiunsi, raddrizzandomi e guardando il piccolo taglio che mi aveva procurato un proiettile quando mi aveva sfiorato.
"Vieni!" Mi richiamò Carl ridendo, afferrandomi la mano e trascinandomi dietro ad un albero lì vicino.
Sentimmo qualche attimo dopo delle voci avvicinarsi, precedute di poco dal rumore di un calpestio di foglie e rami. A quanto pare, non li avevamo esattamente seminati, ma almeno li avevamo preceduti ed eravamo riusciti a nasconderci. Carl mi era praticamente addosso, sentivo il suo respiro caldo sul viso mentre scrutava con occhio indagatorio oltre il tronco, non riuscendo a muovermi neanche di un centimetro; non so perché, ma provavo una sensazione nell'avere il mio corpo incastrato tra il suo ed il tronco dell'albero dietro cui eravamo nascosti, strana ma piacevole: era un misto di protezione e sicurezza che non provavo da mesi, se non anche da anni.
"Se ne sono andati." Sussurrò dopo qualche secondo Carl, spostando il suo sguardo dai Salvatori a me. "Se facciamo un po' d'attenzione, non avremo problemi a tornare ad Hiltop senza essere scoperti."
Io annuii, incapace di parlare; il suo naso si sfiorava con il mio, mentre i nostri respiri si incrociavano ed il suo mi finiva sulle labbra. Lo guardai prima nell'occhio, notando una strana sfumatura; dopodichè spostai lo sguardo sulla sua bocca, cominciando ad avvicinarmi lentamente. Chiusi gli occhi mentre sentivo il suo respiro sempre più caldo, e trattenni il mio non appena le nostre labbra si sfiorarono: fu un tocco leggero e appena accennato, ma non avevo il coraggio di approfondirlo; non ce ne fu bisogno -per fortuna-, perché qualche secondo dopo furono le labbra di Carl a cercare le mie, che io accolsi immediatamente. Uno strano calore piacevole nacque nel mio petto, mentre il respiro si univa al suo e il cuore martellava in una sinfonia armonica di piatti e percussioni; non so per quanto durò, l'unica cosa che però so è che volevo che quell'attimo durasse per sempre nel momento in cui lui si staccò. Rimanemmo a guardarci negli occhi per qualche minuto, prima che Carl scuotesse la testa e mormorasse: "Enid."
"Cosa?" Replicai all'inizio, non potendo credere a ciò che stavo sentendo.
"Non possiamo, io sto con Enid." Esplicitò Carl, scuotendo di nuovo la testa ed indietreggiando di un passo.
All'inizio non realizzai ciò che mi aveva detto, o meglio, non volevo ascoltare quelle parole; lo allontanai ulteriormente poggiandogli le mani sul petto e spingendolo via, cominciando ad incamminarmi verso Hiltop a passo di marcia.
"Gwen, andiamo..." Tentò di richiamarmi lui, ma non lo ascoltai minimamente; sentivo le lacrime premere per uscire, per questo mi passai un braccio sugli occhi e sbattei le palpebre più volte, cercando di ricacciarle indietro.
"Hey! Eccola lì la ragazza!" Solo in quel momento mi accorsi di aver fatto l'errore più grave di tutti: i Salvatori erano tornati indietro e mi avevano visti quando ero uscita allo scoperto; tirai fuori la pistola, mentre la donna che era in testa al gruppo mi puntava contro il suo fucile.
"No, non ucciderla." Disse un uomo di cui non vidi il viso, dato che si trovava dall'altra parte del gruppo; si fece strada, affiancando la donna a destra e rivelandosi: era Dwight. Abbassai automaticamente la pistola, sorpresa di vederlo lì tra loro; anche lui parve sbalordito nel vedermi, lo notai dal fatto che all'inizio rimase a bocca aperta.
"Dwight..." Mormorai a fior di labbra, avvicinandomi di un passo.
"Conosci questa ragazzina?" Chiese la donna che mi stava ancora puntando contro la sua arma, mentre lui pensava velocemente ad una scusa.
"Gavin mi ha parlato di sua figlia; si vede che ha fatto altrettanto di me." Disse alla fine, facendomi l'occhiolino quando nessuno lo stava guardando, cercando di dirmi di tenergli il gioco. "Gwen, giusto?"
Annuii in risposta, mentre si avvicinava e mi sfilava la pistola di mano; ero come pietrificata, non riuscivo a fare niente, ma qualcosa mi diceva che se avessi seguito ciò che mi diceva Dwight, lui mi avrebbe aiutato a tornare sana e salva ad Hiltop.
"Senti," mi disse lui, sussurrandomi all'orecchio in modo che gli altri non potessero sentirci. "sarà un po' dura, ma se mi ascolti ci sono più probabilità che io riesca a farti scappare." Si allontanò, in modo da inchiodare i suoi occhi nei miei, per farmi vedere che non mi stava mentendo. "Potrò farlo da là, ma ti prometto che tenterò di tutto per aiutarti; io non sono come loro, io sono dalla vostra parte."
Annuii di nuovo mentre si metteva vicino a me, posizionandomi una mano dietro la schiena e spingendomi appena, in modo che io capissi che dovevamo incamminarci, mentre gridava al gruppo di Salvatori: "Portiamola con noi come aveva ordinato Negan, vedrà lui che cosa farne."
"E il ragazzo?" Chiese un uomo, facendosi avanti nel gruppo mentre dagli altri si alzavano voci di consenso.
"È scappato!" Esclamai d'istinto, indicando da dove erano appena arrivati i Salvatori. "È più veloce di me a correre, ha preferito andare avanti; io mi sono nascosta invece." Sperai che ci credessero, e infatti fu così; non appena si voltarono tutti per andarsene, Dwight mi diede un'altra strizzata d'occhio, facendomi un piccolo sorriso d'incoraggiamento.
"Tranquilla, farò in modo che non ti accada niente." Tentò di rassicurarmi, mentre io ricambiavo il suo sorriso e gli facevo segno che dovevamo andare avanti.
Mi voltai un attimo verso l'albero dietro cui ero nascosta con Carl, sperando che fosse ancora lì: c'era. Lo osservai con la coda dell'occhio per quanto potei, ma ad un certo punto non riuscii più a vederlo; continuava a guardarmi da dietro l'albero, risultando quasi un po' inquietante. Scossi la testa per cercare di non pensarci e percepii una stretta allo stomaco, per questo vi portai sopra una mano; Dwight mi domandò se stavo bene ed io annuii, cercando di non far capire che la mia attenzione era rivolta in un punto in particolare.

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