23.

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Alice

Le porte dell'ascensore di casa si aprono davanti a me rivelando la porta di ingresso, frugo nello zaino alla ricerca delle chiavi. Sono finalmente arrivata a Milano dopo un viaggio lunghissimo in treno, la cui ultima parte me la sono dovuta fare da sola visto che Aurora è scesa a Torino mentre io ho proseguito fino a qui. Ci siamo salutate con un abbraccio, promettendoci di vederci per Capodanno, prima che lei parta per Parigi. Mi ha anche "caldamente esortato", per non dire minacciato, di informala sui futuri sviluppi con Edoardo: mi ha corrotto con i macarons, di nuovo, mannaggia a me. Finalmente sento sotto le dita il portachiavi a forma di Pikachu, tiro fuori le chiavi e le inserisco nella toppa, ma la porta si spalanca ancora prima che io riesca a fare un giro di chiave. Arianna ha una mano sulla maniglia e nell'altra tiene un cioccolatino a forma di cuore, i suoi lunghi capelli ricci sono bagnati e lasciati sciolti lungo le spalle, è avvolta da un lungo accappatoio arancione, segno che è appena uscita dalla doccia. Ci guardiamo per un attimo e i miei occhi si posano alternatamente tra il suo viso e il cioccolatino che tiene in mano. Lascio cadere a terra lo zaino, mollo la presa dal manico della valigia e la stringo in un abbraccio.

«Ali, mi dispiace per le parole della settimana scorsa, non avrei dovuto essere così dura. Non che non pensi quello che ti ho detto, ma sono stata una stronza. Non avrei dovuto usare toni così pungenti». Mi stringo più forte a lei e le ciocche umide dei suoi capelli mi bagnano il viso, «Non fa niente, Ari. Avevi tutte le ragioni per arrabbiarti, soprattutto dopo la scenata che ho fatto». Lei si discosta appena e mi rivolge un sorriso, dopo avermi osservata per qualche secondo. Quando capisce che le mie parole sono sincere e che qualsiasi incomprensione può esserci stata tra di noi è passata, mi trascina in casa e mi fa fare una giravolta. Scoppio a ridere e vedo sbucare dal corridoio le teste di Marta e Chiara che, vedendo la scenetta, non ci pensano un secondo ad aggiungersi all'abbraccio.

«Siamo perdonate?», mi chiede Marta guardandomi di sottecchi. Faccio finta di pensarci un po' portandomi l'indice alle labbra picchiettandole e lei assume un'espressione contrita, «Mmm, non saprei. Dipende da quanto è buono il cioccolatino», la canzono e lei, offesa, mi dà uno schiaffetto sul braccio. Le sorrido sincera e mi dirigo verso camera mia per iniziare a disfare la valigia e dopo aver sistemato i vestiti e messo su una lavatrice, ci ritroviamo tutte sedute in salotto sui due divani gialli, la televisione è accesa ma il volume è al minimo. Mi siedo accanto a Chiara che mi chiede come sono stati questi pochi giorni a Parigi. Arianna e Marta posano i rispettivi libri di studio sul tavolino nero posto di fronte al divano e mi guardano attente aspettando che inizi a parlare.

«Bene, Aurora ha ottenuto lo stage», le informo e vedo i volti delle mie amiche aprirsi in un sorriso felice.

«Lo sapevo», asserisce Arianna e Marta annuisce dandole ragione. Racconto loro del set dove ha fatto il colloquio e di come in tutto quel caos la mia amica bionda abbia tenuto i nervi saldi e sia riuscita a ottenere il posto, ma il mio racconto non dura a lungo perché Chiara mi interrompe bruscamente guardandomi stralunata.

«Cioè TU», dice puntandomi un indice contro. «Tu sei stata sul set di Dior, così come se niente fosse?», tuona sistemandosi gli occhiali sul naso. Mi affretto ad annuire e lei sbuffa una risata, «Che culo! Avrai visto i nuovi abiti per la collezione primavera estate e sicuramente non te ne sarà fregato!», dice d'un fiato per poi piantare i suoi occhi addosso a me. «Aah, ti odio», mi spintona scherzosamente facendomi cadere sul bordo del divano.

Alzo gli occhi al cielo, «Esagerata». Chiara ha una devozione per quella casa di moda, anzi no devozione è troppo riduttivo, forse ossessione rende meglio l'idea. Segue tutti i profili immaginabili ed è sempre super informata sulle nuove uscite. L'ultima volta che abbiamo fatto una passeggiata per il centro e siamo passate per Via Montenapoleone siamo state costrette a trascinarla, letteralmente, per una manica del cappotto perché stava sbavando sulla vetrina del negozio. Il bodyguard all'ingresso stava per chiamare la polizia per disturbo della quiete pubblica.

«Se vuoi posso chiedere ad Aurora di mandarti qualche foto quando sarà di nuovo sul set di Dior, tanto l'azienda di pubblicità per cui lavora collabora molte volte con loro», la informo sistemandomi meglio sul divano e abbracciando uno dei cuscini. Non faccio in tempo a concludere la frase che la ragazza seduta al mio fianco mi si lancia addosso e mi stritola in un abbraccio spacca ossa stampando una quantità infinita di baci sulla mia guancia. Rido e cerco di scollarmela di dosso con scarsi risultati finché non si quieta e si risiede al suo posto.

«E poi cosa avete fatto dopo il colloquio?», mi chiede Marta finendo di sistemarsi la lunga treccia bionda nella quale ha fermato i capelli. Arrossisco di colpo, devo raccontare loro che ho visto Edoardo sul set, ma ogni volta che penso a lui mi si ingarbugliano i pensieri e non riesco a fare un discorso coerente.

Arianna assottiglia lo sguardo, «Perché sei improvvisamente arrossita? Ti sei fatta una figura delle tue sul set? Tutto era ancora in piedi quando te ne sei andata oppure hanno dovuto ricostruire la scenografia?». La guardo in tralice lanciandole uno sguardo di rimprovero; non sono così goffa – okay, forse un pochino – ma non così tanto da trascinare giù tutto il set.

«Devo ricordarti la volta in cui sei inciampata alle medie e hai fatto cadere i pannelli della recita che erano ancora freschi di vernice?», mi guarda con l'espressione di una che la sa fin troppo lunga e io alzo gli occhi al cielo.

«Ancora con questa storia? Vorrei ricordarti che io non avrei tirato giù niente se quella signorina lì», dico indicando Marta che guarda altrove fingendo nonchalance, «non mi avesse rincorsa con un pennello enorme intinto di rosso».

«Beh, che c'entra? Alla fine, ti sei sporcata comunque di colore, quindi tanto valeva che ti facessi sporcare piuttosto che distruggere il mio lavoro».

«Chiedo umilmente venia ancora una volta, o mia grande scenografa. Prometto solennemente di non farlo mai più», la canzono ricevendo una cuscinata sulla spalla, alla quale rispondo immediatamente. Arianna mi guarda con un'aria esterrefatta e inizia a colpirmi più e più volte facendomi cadere dal divano e scoppiare a ridere quando si siede a cavalcioni sulle mie gambe. I suoi lunghi capelli ricci le incorniciano il volto rosso per lo sforzo e un sorriso malefico campeggia sulla sua faccia. Alza ancora una volta il cuscino che ha in mano pronta a lanciarmelo addosso, «Allora? Ti arrendi?».

Mi divincolo e cerco di sottrarmi, ma la mia amica non sembra intenzionata a lasciarmi andare. «Facciamo così», mi propone con uno sguardo furbo. «Ti lascio andare se mi dici il perché del tuo essere diventata rossa come un peperone».

Mi blocco immediatamente e anche le altre due ragazze, che hanno riso fino a ora, rivolgono la loro attenzione verso di noi. Sentendo tutti i loro occhi su di me, arrossisco ancora di più: credo di avere le guance in fiamme e mi porto istintivamente le mani sul viso prima di sbuffare un sospiro di assenso.

Arianna si alza porgendomi la mano che io prontamente afferro, mi siedo sul divano prendendo il cuscino dal tappetto e portandomelo al viso per nascondermi almeno in parte agli sguardi indagatori delle mie amiche che adesso si sono disposte in cerchio ai miei piedi.

I loro occhi seguono tutti i miei movimenti mentre mi sistemo a gambe incrociate e appoggio il viso su una mano. Non so da dove cominciare, apro la bocca per dire qualcosa, ma non ne esce alcun suono: le parole mi rimangono in gola e un calore familiare inonda le mie guance per l'ennesima volta in pochi secondi.

«Posso tirare a indovinare?», mi chiede Arianna con lo sguardo divertito. Annuisco pensando che mai ci potrebbe arrivare: il fatto di aver incontrato Edoardo a Parigi è stato così assurdo per me che non credo che potrebbe arrivare a quella conclusione.

Tuttavia, mi stupisce perché asserisce convinta, «Non so come e nemmeno perché, ma suppongo che tutto questo rossore c'entri con il bel ragazzo dagli occhi verdi». Le teste delle mie amiche si voltano in simultanea verso la riccia e la guardano con fare stralunato. Non riesco a distogliere lo sguardo da Arianna e mi accorgo di avere la bocca spalancata come un pesce lesso solo quando sento le dita di Marta appoggiarsi sotto al mento per chiudermela. «Non ci posso credere!», ribatte la ragazza bionda, con gli occhi illuminati da una gioia improvvisa.

Si alza in piedi e inizia a saltellare per tutto il salotto, «Ma questo è destino!», dice guardandomi negli occhi e facendo subito dopo una giravolta su se stessa. «Ali, questa è la vita che ti sta dando un segno! L'avevo letto anche sull'oroscopo che ti sarebbe successo qualcosa che ti avrebbe fatto imboccare le vie dell'amore e...».

«Oh, ma stai un po' zitta!», la riprende Chiara afferrandola per le spalle e costringendola a sedersi di nuovo. «Lo sai che la gente è pagata per scrivere quelle stronzate?».

«Ehi, ma come osi dire una cosa del genere? L'oroscopo è verità», afferma stizzita Marta alzandosi di nuovo per recuperare la rivista e porgergliela. «Leggi tu stessa».

«Oh, ma piantatela un po', voi due!», le riprende Arianna. «Alice, siamo tutte orecchie», afferma sicura riportando brutalmente l'attenzione su di me.

«Lo sai vero che è inquietante che tu abbia azzeccato?», dico sempre più sconvolta dalla perspicacia della mia amica.

Vedo che alza gli occhi al cielo e sbuffa una risata, «Come se non ti conoscessi come le mie tasche e non avessi capito che c'entrasse qualcosa che ti mette in imbarazzo», mi rivolge un sorriso che si fa più malizioso. «E poi», dice allungando la 'o', «potrei aver letto su una rivista che il servizio di Dior per la nuova collezione avrebbe avuto come fotografo il capo del tuo amico. Ho fatto semplicemente due più due». Incrocia le braccia in maniera soddisfatta aspettando che io le dica qualcosa.

«Ah, siamo tranquille allora!», tuona Chiara battendosi una mano in fronte. «Detto da una che ha sempre avuto qualche problema con la matematica, possiamo dire che siamo in una botte di ferro», conclude alzando gli occhi al cielo e suscitando un attacco di risate in Marta, fino a farla arrivare alle lacrime. Cerco invano di trattenere un sorriso anche io, ma non ci riesco e ci troviamo tutte piegate in due mentre Arianna ci guarda indispettita. «Certo, ridete pure! Intanto io ho beccato subito questa qui», dice indicandomi. «Se non fosse per me saremmo ancora qui a cercare di farla parlare».

Marta si asciuga una lacrima che le sta colando sulla guancia, «Vero. Dai Ali, raccontaci. Siamo curiose». Mi rivolge uno sguardo di supplica e mi trovo a scuotere la testa mentre inizio a raccontare. Dico loro di come me lo sia trovato al Louvre mentre Aurora stava facendo il colloquio e di come sia rimasta di sale quando ho incrociato il suo sguardo.

«O mio dio! È come un film o un romanzo d'amore», mugugna la mia amica bionda. I suoi occhi chiari sono puntati verso un punto indefinito alle mie spalle mentre fantastica sulle mie parole.

«Non distrarla!», la rimprovera Arianna schioccando le dita vicino al volto della mia amica che le rivolge un'occhiataccia. «Forza, continua», mi esorta Chiara.

Dico loro quanto fosse stupito di vedermi lì, trovandomi a descrivere le sfumature dei sui occhi verdi mentre mi chiedeva di vederci lì a Parigi lasciandomi il suo numero di telefono affinché lo chiamassi per metterci d'accordo. «Non so dove io abbia trovato il coraggio di telefonargli», scuoto la testa mentre continuo il mio racconto, riassumendo la tortura alla quale mi ha sottoposto Aurora tra shopping, parrucchiera e trucco per la serata.

«Ha fatto solo bene», dice Chiara rimasta stranamente silenziosa fino a quel momento. «Fosse stato per te, saresti andata in jeans e maglietta, senza un filo di trucco e quegli occhiali da secchiona che ti ritrovi».

Le rivolgo uno sguardo truce al quale risponde semplicemente stringendosi nelle spalle.

«Avevamo appuntamento in Place Vendôme. Lui era lì, in mezzo alla piazza, appoggiato a un lampione con un girasole in mano. Un girasole a dicembre», vago con lo sguardo nel salotto di casa nostra. Mi incanto fissando un punto e mi ritorna in mente la figura longilinea di Edoardo, il suo incedere lento e cadenzato, con quel fiore stretto tra le dita e il sorriso che gli illuminava il volto.

«A dicembre? Cavolo, è un ragazzo dalle mille risorse. Come sapeva che è il tuo fiore preferito?», Arianna è curiosa e le leggo in viso la sua smania di sapere di più. Faccio per parlare, ma Marta la interrompe iniziando a uggiolare come un cane battendo le mani, «Avrà visto il tatuaggio! O mio dio che cosa romantica».

«Qualcuno le tappi la bocca», supplica Chiara alzando gli occhi al cielo con fare annoiato così come succede ogni volta che Marta parte per la tangente.

«Già», mi porto istintivamente, come ieri sera, una mano dietro alla nuca. Sono ancora basita per la sua attenzione per i dettagli, anche per quelli più semplici e io non posso che apprezzare questo suo lato attento e premuroso.

«E poi dove siete andati?», la domanda di Marta esce veloce dalle sue labbra e si mangia qualche parola facendomi sorridere.

«Montmartre, in un localino molto intimo. Gli ho offerto la cena», dico abbozzando un sorriso ricordandomi la faccia allibita, e in parte contrariata, del ragazzo.

«Così ti voglio Ali, ricordiamo a questi uomini il girl power», Chiara alza una mano per battermi il cinque al quale rispondo convinta. Sono stata più che felice di offrirgli la cena, soprattutto perché mi sentivo un po' in colpa per il mio comportamento poco carino. Noto che Marta sta per ribattere, probabilmente pensando che «ai primi appuntamenti le ragazze non devono pagare», ma Arianna la precede, «Non provare nemmeno a imbastire la filippica che sento prendere forma nella tua testa perché nessuno qui è intenzionato ad ascoltarla. Alice ha fatto bene, anche io faccio così con Armando».

Le rivolgo un sorriso: è vero, Arianna odia che il suo ragazzo le offra sempre la cena. All'inizio della loro relazione lui non le permetteva di mettere mai mano al portafoglio, ma si è dovuto arrendere di fronte alla testardaggine della mia amica nel fare una volta a testa; anche perché l'ha messo di fronte a un aut-aut, «O facciamo come dico io, o ti lascio». Insomma, gli ha proposto molte alternative.

«Comunque, dopo cena, siamo saliti fino a Sacré-Cœur e poi abbiamo fatto un giro sul carosello ai piedi della scalinata».

«Quello da cui fanno la foto tutte le fashion blogger?», mi chiede Chiara come se fosse l'informazione della vita e quando annuisco lancia un gridolino felice. «Spero tu abbia fatto la foto».

«O sicuramente era in cima ai suoi pensieri», sbuffa Arianna per poi assottigliare lo sguardo. «Ti ha baciata?».

Avvampo e distolgo i miei occhi dai suoi troppo imbarazzata a parlarne. «Ti ha baciata!», scatta in piedi e inizia a saltellare per il salotto. «Non ci credo domani nevica viola! Anzi, aspetta», dice sbirciando fuori dalla finestra. «Nevica già. Non viola, ma è già qualcosa!».

Effettivamente la neve ormai sta attecchendo all'asfalto delle strade di Milano; quando sono uscita dalla metropolitana, nell'aria si sentiva già odore di neve e qualche fiocco solitario stava iniziando a scendere.

Scoppio a ridere e non mi è possibile negare anche perché me lo legge in faccia, «Sì, ma non quella sera come credi tu. È caduto dalla giostra mentre stava per farlo».

Le tre ragazze che ho di fronte mi guardano un attimo interdette e poi scoppiano a ridere. «Certo che questo è goffo come te!», dice Arianna prendendo fiato tra una risata e l'altra. Povero Edoardo, non è stata colpa sua, era mortificato, glielo si leggeva in faccia. Ma con il senno di poi, non mi è dispiaciuto che lui non sia riuscito a baciarmi ieri sera, perché quello che è successo questo pomeriggio è stato meglio di un sogno a occhi aperti.

«E allora ti ha baciata di fronte all'hotel quando ti ha riaccompagnata?», chiede Marta e io scuoto la testa. «E allora quando?», si acciglia.

«Questo pomeriggio, alla stazione. Ha fatto una corsa per dirmi che non potevamo vederci sabato come avevamo deciso perché deve fermarsi ancora per qualche giorno a Parigi», scuoto la testa al ricordo del suo respiro affannato e delle sue guance appena arrossate per il freddo e per lo sforzo. «Ha detto che ci teneva a dirmelo di persona e poi ha aggiunto che doveva darmi qualcosa e... beh, mi ha baciata». Credo di essere ormai un peperone, un po' per l'imbarazzo e un po' per la sensazione piacevole che si propaga lungo la spina dorsale al ricordo delle sue labbra sulle mie. Se chiudo gli occhi sento ancora quel piacevole formicolio e posso percepire la sensazione delle sue labbra sulle mie.

Marta mi si lancia al collo ripetendo frasi sconnesse sull'amore e sul romanticismo finché Arianna non la afferra per un braccio e la riporta sul tappeto.

«Hai finalmente deciso di dargli una possibilità?», mi domanda Arianna alzando un sopracciglio. Nei suoi occhi vedo un barlume di speranza misto a un'emozione che non riesco a capire: gioia, forse?

Mi stringo nelle spalle, un sorriso si apre spontaneo sul mio volto e i battiti del mio cuore accelerano improvvisamente mentre annuisco pensando a quegli straordinari occhi, verdi come il mare.


Buonasera! 

Spero che abbiate tutti passato un Buon Natale! Come promesso, ho aggiornato due volte questa settimana! Spero di essermi fatta perdonare per il mancato aggiornamento della settimana scorsa:)

Capitolo tutto dedicato ad Alice e al suo ritorno a casa, con una buona dose di disagio tra coinquiline che non guasta mai!

Spero che vi sia piaciuto e come al solito, se vi va, fatemi sapere che ne pensate!

Noi ci leggiamo presto!

Un bacio,

Alice.

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