46.

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Alice

Sto andando letteralmente a fuoco: la pelle mi formicola e sento caldo, tantissimo caldo, decisamente troppo caldo.

Come diavolo posso concentrarmi su qualcosa che non sia il ragazzo seduto al mio fianco, illuminato appena dalla luce fioca che proviene dal palco se ho ancora marchiate in testa le sue parole di poco fa?

Come pensa che possa prestare attenzione a una tra le mie opere preferite – che inizierà a breve – se continua a cercare un qualsiasi contatto con la mia pelle o abbia appena deciso di posare una delle sue mani su un mio ginocchio e le sue dita abbiano appena iniziato a compiere cerchi immaginari sulla stoffa leggera che lo ricopre?

Sono talmente presa da lui che non mi sono nemmeno goduta appieno il mio ingresso nella sala del teatro, tutto mi è sembrato quasi accessorio: nonostante abbia guardato la sala che mi circondava fino a quando non ci siamo accomodati in platea, non credo di averla vista davvero. Non mi sono soffermata quanto avrei voluto sugli spessi tendoni di velluto rosso, sui fregi dorati che adornano i vari piani della sala e nemmeno sull'imponente lampadario in cristallo che pende dal soffitto.

Come avrei solo potuto distrarmi dalla mano di Edoardo premuta sulla mia schiena scoperta che delicatamente mi incitava a procedere fino ai posti a noi assegnati?

E adesso con le luci che si sono abbassate, l'elettricità che pervade il mio corpo dalla sua dichiarazione di poco fa sembra essersi amplificata. Mi sistemo meglio sulla poltrona cercando di trovare una posizione più comoda ed espiro provando a tenere a bada il battito del mio cuore e il sangue che mi ribolle nelle arterie.

«Tutto bene?», mi sussurra Edoardo, avvicinandosi di nuovo pericolosamente al mio lobo con le sue labbra. Lo sta facendo palesemente apposta perché appena mi volto nella sua direzione un sorriso furbo si dipinge sulle sue labbra e i suoi occhi brillano maliziosi, nonostante le luci siano già spente. Sa perfettamente quello che sta facendo, glielo leggo nello sguardo che si posa velocemente sulle mie guance rosse – in questo momento credo che siano rosse come non lo sono mai state – e sulle mie labbra. Deglutisco e poi apro la bocca per dire qualcosa, ma tutto quello che ne esce è un flebile suono indistinto dovuto al fatto che i miei pensieri sono decisamente ingarbugliati in questo preciso istante.

Edoardo in tutta risposta intreccia le nostre dita e si bagna con la punta della lingua il labbro inferiore, mandandomi ancora più in confusione di poco fa. In questo momento sono completamente catturata da lui, non sento niente se non la sua pelle a contatto con la mia, non sento il brusio delle chiacchiere delle persone vicino a noi, non mi accorgo quasi dell'arrivo del capo di Edoardo, accompagnato da una donna bionda, fino a quando Max non si schiarisce la voce facendomi sbattere le palpebre e ritornare alla realtà.

«Edoardo non distrarmi Alice dall'opera!», lo rimprovera bonariamente prendendo posto accanto a lui. «Rimanda le cose sconce a stanotte!», scoppia a ridere e io non posso che arrossire, sciogliere le nostre mani intrecciate e allontanarmi un po' da Edoardo, rendendomi conto di quanto fossi sporta nella sua direzione.

Edoardo scuote la testa, alza gli occhi al cielo e si volta nella direzione del suo capo che continua, «Scusalo Alice, questo qui non si controlla quando ci sei tu nei paraggi», mi sorride facendomi arrossire ancora di più.

Ottimo, sembrerò un peperone in questo momento!

«Miss GattaMorta non si è ancora fatta vedere?», chiede una volta accomodatosi al fianco di Edoardo e io immediatamente mi irrigidisco alla sola menzione di Bellatrix Lestrange, così candidamente soprannominata dalle mie coinquiline dopo quello che è successo dieci giorni fa.

Edoardo assume la mia stessa posizione rigida e mi lancia uno sguardo in tralice, come a controllare che io non abbia una qualche reazione strana, e io di rimando gli stringo leggermente l'avambraccio per tranquillizzarlo. Ero pienamente consapevole che stasera ci sarebbe stata anche lei, ma spero con tutta me stessa di non doverla incrociare o parlarle. Non voglio creare drammi o darle la soddisfazione di farmi trovare impreparata al suo ingresso trionfale e saprei già perfettamente come gestirla a differenza di quanto è successo la volta scorsa. Sono disposta a tirare fuori unghie e denti per rimetterla al suo posto.

«Non l'ho ancora vista, probabilmente sarà dietro alle quinte per vedere che tutto stia procedendo secondo i piani», risponde Edoardo più rilassato dalla mia reazione. «Se devo essere sincero però spererei quasi di non incontrarla stasera». A queste parole Max non può che annuire, sorridere e concordare con lui.

«Oh buonasera Silvia», dice poi Edoardo salutando la bellissima donna bionda alle spalle del suo capo. «È un piacere rivederti, Edoardo», risponde lei con un sorriso smagliante. «Vedo che sei in dolce compagnia», mi lancia uno sguardo.

«E che compagnia», mi scocca un occhiolino che mi fa arrossire. «Piacere io sono Silvia», mi porge una mano che mi affretto a stringere prima di presentarmi. «Sei la ragazza di Edoardo?», mi domanda poi e io rimango un attimo senza parole di fronte alla sua semplice domanda, che non ha una risposta altrettanto semplice.

Sono la ragazza di Edoardo? Sì? No? Lui non me l'ha chiesto e non ne abbiamo mai davvero parlato, quindi la risposta più appropriata sarebbe "forse", ma non credo sia una risposta da dare o almeno la risposta che si aspetta.

Lancio uno sguardo fugace al ragazzo seduto vicino a me che è leggermente teso, lo capisco da come ha le spalle contratte, e ovviamente a questa sua reazione mi si attorciglia lo stomaco e qualche dubbio mi si insinua in testa, ma dura poco perché Edoardo scrolla le spalle, si volta nella mia direzione e mi fa un occhiolino prima di dire, «Ci stiamo lavorando» e Silvia non può che rivolgerci un sorriso luminoso prima di annuire e sedersi vicino a Max, ma io noto tutto ciò solo con la coda dell'occhio perché sono concentrata su Edoardo e sul sorriso che si apre sul volto e gli illumina lo sguardo: un sorriso ampio, sincero e bellissimo che non fa altro che farmi arrossire e battere erratico il mio cuore nella cassa toracica.

Ci stiamo lavorando... le sue parole si abbattono su di me come un'onda, facendo formicolare le punte delle mie dita nuovamente intrecciate alle sue e io non posso che pensare a quanto sia vera la sua affermazione: stiamo costruendo pezzo per pezzo questa relazione, con lui che si impegna a non impazzire dietro a tutte le mie paranoie, lui che mi sta insegnando che le piccole cose della vita sono ancora più belle se vengono condivise con qualcuno, e io che sto abbattendo pian piano i miei muri soprattutto grazie al fatto che mi stia facendo sentire desiderata, bellissima e amata. Perché è questo che Edoardo fa ogni volta che mi parla, mi guarda o semplicemente mi sfiora: mi fa sentire come se fossi la cosa più importante che ha e spero che anche lui senta lo stesso quando lo guardo o gli dico qualcosa perché è quello che provo anche io nei suoi confronti, perché... perché sono innamorata di lui.

Spalanco gli occhi di fronte a questa realizzazione che mi investe come un tir: nonostante nelle scorse settimane qualche pensiero sui sentimenti nei confronti di Edoardo fosse apparso nella mia mente, non mi ero mai sbilanciata davvero, non ammettendo la pura e semplice verità, ovvero che sono innamorata di lui.

Lo amo. 

E questo, anziché spaventarmi come credevo che potesse succedere nel momento in cui l'avessi ammesso, mi fa sentire euforica e mi fa dipinge un sorriso enorme sul volto. Credo di avere un'espressione ebete perché Edoardo mi guarda alzando un sopracciglio interrogativo, ma decisamente felice, come se avesse capito quello a cui sto pensando, «Tutto bene?», ripete la stessa domanda che mi ha rivolto prima mentre si avvicina pericolosamente alla mia guancia, il suo fiato caldo batte sul mio collo e un brivido si propaga lungo la mia spina dorsale.

Annuisco non ancora completamente sicura delle mie facoltà di parola: credo che se parlassi in questo momento non riuscirei a tenere a freno la lingua e gli direi quello che ho appena realizzato, ma non voglio farlo, perché voglio farlo per bene e non sussurrarglielo al buio di un teatro qualche minuto prima che inizi una rappresentazione teatrale. Voglio avere la possibilità di dirglielo guardandolo in quegli occhi straordinariamente verdi prima di baciarlo come si deve e lasciare che le mie mani gli scompiglino i capelli come mi piace tanto fare.

«Bene», sussurra Edoardo a un millimetro dal mio lobo, lasciando che le sue labbra si scontrino contro di esso, prima di posare un bacio sulla mia mandibola.


Edoardo

Gli applausi rimbombano per tutta la sala, le luci sono accese e siamo tutti in piedi per rendere giustizia alla rappresentazione che abbiamo appena finito di vedere. Devo dire che mai avrei pensato di apprezzare così tanto l'opera, ma non ho potuto che ricredermi e devo ammettere che buona parte dell'entusiasmo per la rappresentazione è dovuto alla ragazza in piedi di fianco a me. 

Le lancio uno sguardo: sta battendo le mani con entusiasmo, un ampio sorriso campeggia sulle sue labbra e i suoi occhi brillano luminosi sotto le luci dei lampadari della sala. È bellissima e io non posso fare a meno di cingerle i fianchi con un braccio e scoccarle un bacio sulla guancia facendola voltare nella mia direzione e arrossire di conseguenza; mi rivolge poi un sorriso timido, quello che sembra riservare solo a me, stringendosi a me, «Grazie per questa serata», sussurra tanto che faccio fatica a cogliere le sue parole tra il clamore del teatro, ma non posso che sorriderle a mia volta posando un altro bacio sulla sua fronte.

Vorrei che avesse sempre questo sguardo negli occhi, vorrei che fosse sempre felice come è questa sera, vorrei anche essere io la causa di questa felicità e spero di starci riuscendo, o almeno è quello che mi sembra quando si gira ancora una volta nella mia direzione e mi lascia un bacio sulla guancia. Le sue labbra indugiano per un po' e, nonostante non sia nulla di provocante o lascivo, questo semplice contatto mi manda in tilt il cervello, tanto che un'idea mi balena in testa, ma voglio aspettare che tutto sia finito prima di attuarla.

Dopo dieci minuti buoni di applausi e un ultimo inchino da parte del cast, il sipario si chiude e la sala inizia pian piano a svuotarsi: so che a breve dovrò salutare Alice perché io e Max dobbiamo fare le ultime fotografie agli attori dietro alle quinte e per questo voglio godermi gli ultimi momenti con lei. La trascino praticamente fuori dalla sala dopo aver fatto un cenno al mio capo dicendogli che da lì a poco l'avrei raggiunto dietro alle quinte.

«Edoardo, ma dove stiamo andando?», mi chiede Alice non riuscendo a trattenere una risatina di fronte alla mia determinazione.

«Vedrai», le scocco un occhiolino e lascio scorrere lo sguardo lungo la sua figura fasciata dal vestito che indossa. Il mio obiettivo in questo momento è la piccola stanza dove io e Max abbiamo lasciato la nostra attrezzatura prima dello spettacolo e per questo scanso velocemente le persone che affollano il foyer, puntando verso le scale.

«Edoardo aspetta», mi richiama Alice facendomi voltare nella sua direzione. Vedo che si sfila le scarpe che sta indossando per poi afferrarle insieme all'orlo del vestito. «Sono meno impacciata così», mi spiega e io le rivolgo un sorriso prima di iniziare a salire velocemente le scale con lei al mio seguito. Arrivato in cima, procedo in fretta verso destra e finalmente apro la porta della stanza entrando e trascinando dentro anche Alice.

«Edoardo, ma che...», inizia a dire, ma la interrompo subito chiudendo la porta alle sue spalle e facendola appoggiare senza tante cerimonie contro il muro. Racchiudo il suo corpo tra il mio e il muro, le afferro il viso e faccio scontrare le nostre labbra con foga e lei, in tutta risposta, lascia cadere le scarpe che aveva ancora in mano e afferra i lembi della mia giacca prima di farle scorrere fino ai miei capelli, incastrando le dita tra le mie ciocche scure.

La bacio come se fosse la mia unica fonte d'ossigeno, spingendo il mio corpo contro il suo e lasciando che le mie mani percorrano tutto il suo corpo, non riuscendo a fermarsi su un solo punto preciso. Quando le sfioro il seno, Alice si stacca dal muro spingendosi verso di me rilasciando un gemito che mi si riverbera in tutto il corpo, dalla punta dei capelli alle dita dei pedi, «Dio, è da tutta la sera che volevo baciarti sul serio. Sei straordinaria in questo vestito».

Ho il respiro affannato mentre le parlo non riuscendo però a staccare per troppo tempo le labbra dalla sua bocca; mi sposto poi sulla pelle del suo viso, sulla sua mascella, lasciando una scia di baci umidi e poi ancora più giù lungo il suo collo e all'attaccatura delle clavicole. Le mie mani nel frattempo si infilano nella scollatura sulla sua schiena.

«Dimmi la verità», le respiro sulla pelle. «Volevi farmi uscire di testa con questa, vero?». Lascio che le mie mani tocchino qualsiasi centimetro della pelle della sua schiena mentre le mie labbra non danno tregua al suo collo. Alice è silenziosa, ha il respiro affannato e il cuore le batte velocissimo, lo posso percepire dalla pelle delicata del collo.

«Allora? Non mi rispondi?», le domando riportando il mio viso all'altezza del suo e riunendo nuovamente le nostre labbra, non interessato realmente dalla sua risposta perché sento di più la necessità di toccarla piuttosto che di parlarle.

«F-forse», dice con voce affannata e un tono leggermente roco che non fa altro che eccitarmi ulteriormente.

Sorrido, «Oh, io invece credo che fosse proprio questa la tua intenzione: mandarmi fuori di testa», sorrido nuovamente facendo scorrere la punta del mio naso lungo la sua gola e risalire al suo viso. «Bè, devo dire che ci sei riuscita in pieno».

Lascio che le mie mani la tocchino e la esplorino, mentre le mie labbra scendono dal suo viso, al suo collo, alle clavicole, per poi raggiungere la valle dei seni e scendere ancora fino a quando non mi lascio cadere sulle ginocchia e le lascio un bacio sulla pancia.

«E-edoardo...», balbetta Alice quando una delle mie mani si insinua sotto l'orlo del vestito adesso più lungo dal momento che è senza tacchi.

«Sssh», le sussurro lanciandole uno sguardo dal basso prima di prenderle delicatamente un piede e lasciarle un bacio sulla caviglia. Ha la testa reclinata contro il muro, i palmi ben aperti sulla parete alle sue spalle come a reggersi in qualche maniera e non posso che sorridere di fronte a questa sua reazione, felice di destabilizzarla così, come lei fa ogni volta che compie anche il più semplice movimento.

Inizio a tracciare una linea con l'indice dalla caviglia al polpaccio e aspetto che i suoi occhi tornino a incrociare i miei e, quando lo fanno, non posso che notare quanto le sue pupille siano dilatate, quanto le sue guance siano in fiamme e quanto abbia il respiro affannato. Le rivolgo un sorriso sghembo prima di tornare a posare le labbra sulla pelle della sua gamba, iniziando poi a risalire lentamente, lasciando una scia di baci che le fanno nascere la pelle d'oca. Sorrido sulla sua pelle spingendomi sempre più su rivelando maggiormente la pelle della sua gamba, fino ad arrivare al suo fianco, al bacino, alla sommità delle sue gambe. Poso poi un ultimo bacio sul suo basso ventre prima di scendere più giù e iniziare a muovere le labbra su di lei e, quando lo faccio, sento una delle sue mani incastrarsi tra i miei capelli e un gemito risalirle lungo la gola che si riverbera immediatamente in me e fa aumentare la voracità della mia bocca su di lei.


Alice

Se prima mi era sembrato di sentire caldo e di andare a fuoco, ora non posso che dire che mi stavo sbagliando di grosso – eccome se mi stavo sbagliando – perché è adesso, in questo momento in cui Edoardo non dà tregua al mio corpo, che sto bruciando davvero.

Mi manca l'aria, il respiro mi si impiglia in gola e sento un rivolo di sudore scorrere lungo la mia spina dorsale fino al lembo del vestito che mi copre il fondoschiena.

Stringo maggiormente le ciocche di Edoardo tra le dita mentre le sue mani, le sue labbra, non mi danno nemmeno per un secondo tregua. Mi sento come creta: ho le gambe molli e le ginocchia che tremano e se non fosse per la sua mano che mi tiene ben salda al muro, sono sicura che crollerei in mezzo secondo.

Dio mio...

Faccio fatica a esprimere quello che sto provando in questo momento: non credo che la mia testa adesso possa formulare un qualche pensiero coerente che non sia di puro e semplice piacere soprattutto quando Edoardo afferra saldamente la mia coscia per posarsela sulla spalla per potersi avvicinare maggiormente a me; ed è proprio quando lo fa, quando le sue labbra diventano più voraci e fameliche su di me, che esplodo in mille frammenti e la mia mente inizia a fluttuare nella stratosfera, infrangendo qualsiasi collegamento terreno potessi ancora avere. Percepisco solo distrattamente gli ultimi baci che mi lascia sulla pelle della coscia prima di posare delicatamente il mio piede a terra e coprire nuovamente la mia gamba con la stoffa leggera del mio vestito. Ho gli occhi chiusi mentre cerco di regolarizzare il respiro che continua a impigliarsi nella mia gola e li apro solo una volta che sento quello caldo di Edoardo infrangersi sul mio viso.

Le sue iridi chiare sono quasi del tutto oscurate dalle sue pupille che continuano a guardarmi fameliche come poco fa e io non posso fare altro che darmi una spinta per staccarmi dal muro, avventarmi sulle sue labbra e intrecciare nuovamente le mie mani tra i suoi capelli. Non mi importa di niente adesso mentre muovo la mia bocca sulla sua e cerco di trasmettergli tutto quello che ho provato e provo per lui, sperando che per ora possa essere abbastanza. Solo quando sono a corto di fiato mi stacco per guardarlo: il suo classico sorriso sghembo si apre sul suo volto, le sue mani si stringono maggiormente intorno al mio corpo e il mio cuore non può che accelerare di nuovo i battiti quando sento sul mio basso ventre la sua evidente eccitazione.

«Adesso come pensi che possa tornare a lavorare e lasciarti andare a casa da sola?», sussurra con un tono di voce talmente basso e roco che scatena in me una scarica di adrenalina. «Come posso seguire Max nelle ultime fotografie se ho in mente solo e soltanto te?», alza un sopracciglio con fare interrogativo e io arrossisco quando si pinza il labbro inferiore tra i denti e mi rivolge uno sguardo di fuoco.

«N-non lo so», sussurro con un tono di voce che non riconosco nemmeno.

«Mmm», borbotta sulla pelle del mio collo. «Credo che potrei...», ma non fa in tempo a finire la frase che un deciso colpo alla porta ci fa sobbalzare.

«Edoardo so che sei lì dentro», urla Max, decisamente divertito nonostante il tono di voce elevato e io non posso che irrigidirmi tra le sue braccia e sperare che non entri dentro alla stanza.

«Ci aspettano dietro alle quinte tra cinque minuti», lo informa continuando a parlare dietro alla porta come se sapesse quello che è appena successo qui dentro.

«Alice è stato un piacere, spero di rivederti presto! Per favore, prima di andartene, dai una sistemata a Edoardo, non vorrei che fosse troppo stralunato quando uscirà da lì», ride e se ne va, lasciando me e il bellissimo ragazzo che ho di fronte completamente paralizzati per qualche secondo prima di scoppiare a ridere di gusto e lanciarci uno sguardo sollevato.


Buongiorno e buona domenica a tutti!

Mi sento nuovamente agitata per questo capitolo. 

Passerà mai il mio disagio di fronte a queste scene? DUBITO FORTEMENTE, quindi le scrivo, le rileggo e poi vado a sotterrarmi, lasciando a voi la lettura xD

A presto, sempre sperando che riesca a uscire nuovamente dal mio buco!

Un bacio, 

Alice.


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