Grifondoro vs Serpeverde

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Dopo quello spiacevole episodio ventiquattro ore erano trascorse nella norma. Stava chiacchierando con Emma, la sua compagna di dormitorio, mentre percorrevano la strada che portava allo stadio.

Rose era un fascio di nervi e non solo per la partita.

«Sta' tranquilla Rosie, i bolidi con te hanno i minuti contati» la tranquillizzò docilmente la ragazza. Si conoscevano dal primo anno ma nonostante tutto non erano molto legate, per questo Rose non spiegò lei il vero motivo di tutta quella tensione.

Non ne aveva fatto parola con nessuno e nemmeno Malfoy, a giudicare da come si guardava intorno indispettito. Dopo la conversazione del giorno prima Rose era molto più che propensa a disarcionarlo non appena fossero stati liberati i bolidi.

Nessuno può mettermi a tacere così, miseriaccia!

Quando raggiunse gli spogliatoio nessuno si curò di lei, ognuno impegnato a cercare di tranquillizzarsi di per sé. Lorcan stava aiutando Lysander a concentrarsi in un modo che zia Luna gli aveva insegnato, con le teste attaccate e le braccia che si muovevano in sincro. Roxanne li osservava a metà tra il divertito e il terrorizzato chiedendosi come fosse possibile che si fosse intrattenuta con uno di quei due. James, d'altro canto, sembrava esserci abituato.
Lui e Sean stavano discutendo a voce alta su quale dei tre anelli sarebbe stato il più scoperto e a quale, di conseguenza, avrebbero dovuto mirare. Kelzar ripeteva ritmicamente il movimento delle braccia con la mazza da battitore e Sara sembrava leggermente a disagio tra tutta quella gentaglia.
Tuttavia, nell'anno in cui Rose aveva assistito agli allenamenti dei Grifondoro, aveva imparato che quello non era disagio ma puro terrore nascosto sotto strati di disgusto. James doveva averli strigliati per bene se anche suo fratello Hugo, portiere di riserva, sedeva terrorizzato sulla panca.

Rose fece per affiancarlo ma fu placcata da James che la inserì nella fila di giocatori che stavano uscendo dagli spogliatoi.

Un caloroso e familiare boato li accolse nello stadio gremito di persone urlanti e bandiere sventolanti mentre Fred annunciava le due squadre che si librarono in volo, assumendo le posizioni di partenza.

Erano passati circa dieci minuti e la situazione era naturalmente degenerata. Brisen Zabini non stava facendo nulla per reindirizzare i bolidi di Alfred Nott, che stava per essere disarcionato per l'ennesima volta. Il capitano, Seline Goth, era stata placcata da Sean e James almeno una dozzina di volte e si era fatta fregare la pluffa senza riuscire a segnare mai. Albus strizzava gli occhi alla ricerca della pallina dorata ma non se ne vedeva nemmeno l'ombra.

Sembrava una delle partite più movimentate e scontate della stagione, almeno fin quando una coltre di fumo nero oscurò il campo dal basso. Gli spettatori furono i primi ad essere avvolti e finire a tossicchiare nel tentativo di fuggire. Alcuni urlavano al sabotaggio mentre i bolidi impazziti disarcionava i giocatori in mezzo al campo.

La situazione era critica. Poi la nube parlò. Tra le urla strozzate e represse in gola e le scazzottate per raggiungere le scale, un timbro forte risuonò con un incantesimo. Era la stessa voce fredda e sicura del giorno precedente, ma stavolta stava parlando a tutti.

«Per secoli i Purosangue sono stati una razza privilegiata. Adulati in quanto maghi da generazioni, oscurantisti e tradizionalisti, hanno tentato di fare del Mondo Magico un élite. Incapaci di governare, mancano delle basi umane della vita, che non si apprendono se non vivendo senza la magia».

La Voce fece una pausa. Sembrava che la foschia si fosse in parte diradata e Rose fu lieta di vedere sulle scope ad alta quota qualche volto amico. Albus si guardava intorno sorpreso mentre Alfred sembrava sorpreso di trovarsi ancora sulla scopa. Roxanne si muoveva febbrilmente cercando qualcuno sugli spalti.

«Liberiamoci del vecchio per rigenerarci» disse alla fine.

«Liberiamoci del vecchio per rigenerarci» ripeté un coro sparso. Non sapeva da dove provenissero le voci, era come se gli altoparlanti le riproducessero da ogni angolo. Rose riconobbe qualche cadenza particolare, qualche r moscia che aveva udito nel vociare concitato del giorno prima. La loro vendetta stava iniziando.

Mentre l'eco delle loro parole risuonava nello stadio la nebbia scura sparì definitivamente, rivelando ciò che aveva lasciato. Sugli spalti molto persone erano distese a terra, inciampate nella calca e non riuscite più a rialzarsi. Studenti e professori tenevano le bocche serrate, timorosi che la voce potesse tornare e finire ciò che aveva iniziato, perché era chiaro che quello era solo l'inizio di qualcosa di troppo grande.

Hogwarts era il terreno di formazione di giovani streghe e maghi, non era insolito che eventi spiacevoli o strani animassero al vita frenetica degli studenti. Si tentava di plasmare gli adulti del futuro per costruire un mondo a proprio piacimento e si dovevano fare i conti con trovate molto spiacevoli. Avere a che fare con i giovani era qualcosa di estremamente pericoloso poiché le linee di pensiero erano appunto linee, e si poteva sfociare in qualcosa che andasse oltre. Inculcare un pensiero a dei giovani poteva essere un rischio, crescendo avrebbero potuto travisarlo e l'esperimento sarebbe fallito, addio al mondo a propria immagine.

Rose osservava immobile la scena davanti a sé. Tremava sulla scopa e cercava tra gli spalti gli occhi dei suoi familiari per assicurarsi che stessero bene. Al le sfrecciò davanti con la scopa, dirigendosi a terra. Lo seguì, affiancandolo, e scoprì che puntava su un corpo esanime.

Scorpius Malfoy era a terra, i capelli biondo platino arruffati dal volo e dalla caduta. Aveva la gambe piegate in maniera assolutamente innaturale. La scopa, molti metri più in là, era squarciata a metà, accanto al corpo di una incazzata Brisen Zabini che esprimeva coloriti insulti al suo braccio rotto. A pochi passi da lei Lysander Scamandro si teneva la testa tra le mani e gli occhi serrati.

La situazione non era certo florea, ma Scorpius era preoccupante. Un bolide doveva averlo colpito in pieno, spezzando la scopa e facendolo cadere a terra da chissà quale altezza. Tra le urla di panico e il rimbombo dello strampalato messaggio nessuno era stato capace di distinguere le urla di Malfoy. Sempre che avesse urlato. Rose era sicura che il suo orgoglio gliel'avrebbe impedito.

Aveva iniziato a scuotere Scorpius insieme ad un concitato Al e se n'era resa conto solo quando i professori li avevano allontanati e aveva dovuto bloccare con la forza il cugino per impedirgli di avvicinarsi. Era sconvolto. Negli enormi occhi le iridi verdi avevano lasciato spazio alle pupille dilatate, quasi come fossero due pozzi. Gli angoli erano arrossati e lucidi ed era sicuramente spaventato per il suo migliore amico.

Rose lo abbracciò forte per fargli affondare la testa nell'incavo del suo collo e lasciare che piangesse senza che gli altri lo fissassero. Il suo corpo era scosso dai singhiozzi e nemmeno la cugina poté fare a meno di pensare al peggio. Scorpius non si muoveva e non sembrava che respirasse, non che avessero controllato d'altra parte.

Affondò le dita nei capelli suoi corvini chiedendosi cosa fosse accaduto e se lei e Scorpius avessero fatto bene a non parlarne con nessuno.

E si sentì tremendamente in colpa.

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