Il cavaliere misterioso

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L'interesse di Rose per quello che veniva definito il sesso forte non era mai stato palese. O meglio, chiaramente le piacevano i maschi, lo si poteva dedurre dal crescendo di apprezzamenti che, negli anni, aveva rifilato loro con Domi. Tuttavia il suo interesse era platonico.

Nessun ragazzo era mai riuscito per davvero a catturare la sua attenzione -eccetto, beh, il ragazzo- escludendo la figuraccia alla festa in maschera quando aveva sette anni, e l'avrebbe volentieri obliviata dalla sua memoria se di tanto in tanto non le toccasse incontrare il Tassorosso.

Il primo anno, quando si era ritrovata catapultata in una realtà che non conosceva, era risultata molto fragile. Una bambina era stata rinchiusa in un castello e le ricordava terribilmente una di quelle fiabe babbane in cui il principe andava a salvare la sua principessa combattendo contro un drago. Con la sola differenza che, nel suo mondo, i draghi esistevano davvero e nemmeno i principi più coraggiosi si sognavano di affrontarli.

Da quando Dominique le aveva spiegato la situazione, il loro rapporto si era rafforzato. La bionda aveva smesso di chiudersi in dormitorio evitando chiunque respirasse e aveva ripreso ad uscire, mostrandosi in una delle forme migliori che avesse mai potuto vantare.

Chiariamo, Dominique era sempre impeccabile, ma capitava anche lei, alle volte, di non riuscire a mascherare perfettamente le occhiaie violacee che aveva sotto gli occhi. Tuttavia nell'ultimo periodo era impossibile beccarla persino con un solo capello fuori posto e Rose sospettava che c'entrasse qualcosa la sua nuova fiamma.

Ad ogni modo, Rose, Dominique e Roxanne passeggiavano insieme per i corridoi di Hogwarts in una delle poche giornate in cui poteva distogliere temporaneamente l'attenzione dallo studio -ma questo è meglio che Hermione non lo sappia, per lei ogni istante non dedicato allo studio è perso.

Per Dominique e Roxanne era l'anno dei MAGO, ma non era diplomarsi il problema. Lo studio poteva essere gestito, il futuro no. Le due, paragonabili a due babbane maturande, dovevano decidere cosa fare della propria vita da quel momento in poi, effettuare una scelta e assicurarsi che fosse quella giusta, per evitare di avere rimpianti.

I ripensamenti erano all'ordine del giorno, specialmente per un tema così delicato come il proprio futuro, ma si sa che ogni studente, trovandosi davanti a quel bivio, auspicava di scegliere la strada più idonea per sé. Sebbene cambiare idea sia indice di maturità -prendere consapevolezza dei propri errori e tentare di porvi rimedio è la prima condizione per crescere- era inevitabile la sensazione di inadeguatezza che li opprimeva quando effettuavano la scelta sbagliata, come se aver perduto un anno della loro vita potesse condannarli all'infelicità eterna.

Eppure quell'anno non era mai realmente perduto perché ogni errore insegnava a non commetterne un altro simile, ogni passo falso spronava a tastare meglio il terreno prima di lasciarsi andare, ogni presa di consapevolezza era un tassello aggiunto alla puzzle della conoscenza di sé.

Al conseguimento dei MAGO si spalancavano agli studenti le porte del mondo vero, dove i genitori sono solamente spettatori consapevoli e le mura familiari e protettive di Hogwarts un ricordo mesto, ma essi non sempre erano preparati ad affrontare gli ostacoli tangibili che la realtà poneva sul loro cammino.

Dunque sbagliare era inevitabile, accertarlo era imprescindibile, riparare ai propri errori era doveroso, impegnarsi affinché non fossero commessi di nuovo era maturo.

La pressione cui erano sottoposti donava loro un opprimente macigno sul petto che rendeva impossibile ragionare con tranquillità sulle proprie scelte. La spada di Damocle che avvertivano dritta sul collo pareva minacciarli delle peggiori maledizioni senza perdono se avessero commesso un errore. Il groppo in gola arrecava solamente insicurezze e dubbi e sembrava impossibile da ingoiare, eppure sentivano di dover decidere, e in fretta anche!

«Fred ha inviato un gufo a papà, subito dopo i MAGO ha deciso che andrà a lavorare lui in negozio» annunciò sconsolata Roxanne, giocherellando con un ciuffo rosso che era sfuggito alla coda di cavallo in cui aveva raccolto i capelli.

«Almeno zio George avrà questa soddisfazione, nessuno a casa nostra seguirà le orme di papà» replicò Dominique ignorando le occhiate eloquenti dei ragazzi che la stavano letteralmente adulando.

Si era sentita la sua mancanza nel tempo in cui si era chiusa in se stessa: mancavano ragazzini petulanti che le facevano maldestramente la corte e ragazzine invidiose che le giravano intorno per tentare di scoprire i suoi segreti più oscuri e profondi.

«Secondo me fare lo spezzaincantesimi sarebbe molto interessante» s'intromise Rose nella conversazione, nella stessa posizione indecisa delle cugine ma ancora lontana dal momento in cui avrebbe dovuto renderne conto al mondo fuori da Hogwarts.

«James ha iniziato a scrivere un sacco di lettere a papà. Penso che lui sia interessato alla professione» continuò Dominique. Tutt'e tre concordarono silenziosamente nel pensare che quello fosse il lavoro più adatto per lui, la sua indole ribelle e la sua capacità di cacciarsi nei guai. Inoltre, girare il mondo avrebbe potuto mettergli la testa a posto.

«Avrà bisogno di tutto l'aiuto possibile per prendere il MAGO in Antiche Rune» sospirò Roxanne mentre svoltavano l'ennesimo corridoio. Non sapevano esattamente dove stessero andando, ma preferivano vagare inconsapevolmente nel castello, seguendo il percorso indicato dalle loro gambe, piuttosto che rintanarsi nelle Sala Comune ove una folta schiera di studenti in crisi rendeva l'aria talmente tesa da poterla fendere con un coltello.

«Non avete idea di quanto invidi Louis e la sua decisione di divenire un Auror fin da quando aveva tre anni» confessò Dominique evitando un primino come se avesse avuto la scabbia o qualche altra malattia babbana contagiosa e incurabile.

A volte la sua alterigia la faceva risultare una gran stronza, ed effettivamente lo era, stronza e calcolatrice con complessi da regina del mondo. Peccato che potesse permettersi tutto. Spesso, tuttavia, nella continua ricerca della propria felicità, oscurava la via degli altri, impedendo loro di andare avanti senza che la sua ombra rendesse più ostile il cammino.

Il suo narcisismo la rendeva spesso odiosa, ma bastava conoscerla a fondo per comprendere che l'aura di perfezione dietro cui si rifugiava era necessaria per coprire la sua debolezza e la sua fragilità, il suo essere un'eterna romantica, il suo sentirsi spesso sola e incompresa persino nel marasma del Clan.

Stavano continuando a camminare per il castello in anfratti che Rose non era certa di aver percorso prima, quando riconobbe la finestra incantata che non si chiudeva e dalla quale entrava qualche coraggioso fiocco di neve, salvo poi sciogliersi immediatamente a contatto con il pavimento.

«Che voi sappiate, James ha ancora il mantello di zio Harry?» domandò Rose improvvisando la domanda sul momento, ricordando la spiacevole scoperta durante il turno di ronda con Malfoy, di cui non avevano voluto parlare con nessuno.

«Ovvio che si, lo custodisce come un tesoro» rispose prontamente Roxanne, la più vicina al cugino Potter tra le tre. Il tempo che passavano insieme era paragonabile al tempo che Rose passava sui libri, ed è tutto un dire!

«Canon, dimmelo!» esclamò una voce dal corridoio successivo che somigliava terribilmente a quella di Scorpius. E infatti, non appena svoltarono l'angolo, il suddetto biondo platinato teneva Colin Canon per la collottola, appiccicato al muro, e si staccò solo quando vide Rose marciare verso di lui.

«Malfoy, lascialo immediatamente» ringhiò la Rossa raggiungendo il prefetto, il quale cercava un alibi per la sua discolpa che non l'avrebbe aiutato.

«Colin, stai bene?» piagnucolò Dominique avvicinandosi al ragazzo, infilandogli immediatamente una mano nei capelli marroni. Non dovevano essere molto in confidenza da come il ragazzo la guardò dapprima stupito, poi ammirato e infine adulante, ma dallo sguardo languido che le rivolse doveva aver apprezzato il gesto.

Rose, mentre era vicino a Malfoy, si era resa conto che l'altezza coincideva con quella del cavaliere misterioso -e quella di Malfoy- e che poteva effettivamente essere lui. Stava giusto per mollare Malfoy lì in mezzo e correre a riprendersi il suo uomo quando si rese conto che oramai aveva messo gli occhi su Dominique e non avrebbe mai distolto lo sguardo, non di sua volontà almeno.

Il narcisismo egoistico di sua cugina non avrebbe mai compreso che le apparteneva, che il suo tocco caldo l'aveva fatta sentire a casa e che le sua labbra morbide stavano molto meglio poggiate sulla sua, di bocca.

O forse era lei l'egoista, per non essersi resa conto che il cavaliere misterioso era il ragazzo che Dominique aveva effettivamente visto per prima e che, per la prima volta, aveva suscitato in lei un interesse che esulava dal semplice apprezzamento fisico.

«Voi andate, qui ci penso io» ordinò alle cugine mentre voltava loro le spalle per non dover guardare la nuova coppietta felice che stava per nascere.

«Malfoy, noi dobbiamo parlare» sentenziò invece al biondo davanti a lei.

N.d'A.
(ovvero sproloqui senza senso e consigli non richiesti)

Questo capitolo casca a pennello in pieno periodo di scelte universitarie, quindi mi è sembrato doveroso l'excursus sulla scelta del futuro -ed eventualmente del percorso di studi- anche se non aggiunge granché ai fini della trama.

L'unica cosa che mi sento di aggiungere per i neo maturi che si approcciano per la prima volta al mondo vero è: siate voi stessi, non abbiate paura di sbagliare perché tutti commentiamo errori, non abbiate paura di fallire perché le sconfitte hanno molto più da insegnare delle vittorie. Fate la vostra scelta e non abbiate paura di cambiare idea, di tentare ancora qualora non fosse quella giusta; non accontentevi, ambite al meglio per voi stessi, qualsiasi esso sia. E fatevi il culo, perché in questa vita non si ottiene nulla con facilità.

Spero che queste parole possano esservi d'aiuto in qualche modo, io a diciotto anni credevo di avere il mondo in mano ma mi sono resa conto che era troppo grande, ho dovuto ridefinire i miei limiti prima di superarli, ma ce l'ho fatta; nonostante i dubbi, le incertezze, i sacrifici, le immancabili delusioni che continuano a costellare il mio presente, se guardo indietro non riesco a non pensare di aver fatto la scelta giusta, alla fine. Auguro anche a voi di potervi sentire così ❤️

Adesso la smetto altrimenti mi vengono le note più lunghe del capitolo stesso -e perché inizierò a rimuginare e non è mai un buon segno ahaha
Per qualsiasi cosa -sostegno, necessità di confrontarsi, sfoghi vari- sono sempre a vostra disposizione, sia qui che su Instagram (flyerthanwind_).

flyerthanwind

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