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Io giorno dopo avrei cominciato le superiori ed ero davvero ansiosa. Non ero per nulla il genere di persona che affronta le difficoltà a testa alta e di certo non sarei cambiata.

Verso le 7, mamma con la sua solita fretta mi lasciò davanti ai cancelli della scuola superiore, scientifico, che avevo scelto. Lì mi aspettavano Indigo con i capelli stirati al meglio, i leggins a jeans e la camicia rossa quadrettata e Kim con un pantaloncino di eco pelle nero traslucido e così anche la maglia. Entrambe avevano gli stivaletti lucidi rosso porpora che avevamo preso in comune e a tracolla una "gola", della prima multicolore e della seconda, viola. Io invece mi sentivo fuori posto; gonna a ruota blu con elastico superiore, che non mi arrivava nemmeno al ginocchio e una canotta coperta da una camicia di jeans e come loro, gli stivaletti rossi e una borsa di una griffa a me sconosciuta. Avevo leggermente stirato i capelli e la mia quasi nera cascata boccolosa era retta in ordine da un cerchietto di mamma, dell'età in cui era alle superiori.
Mi avvicinai alle mie amiche con fare titubante e traballante, controllando di avere la gonna al suo posto. Stoppai la canzone che
stavo ascoltando e mi unì alla conversazione su quanti pochi carboidrati ci fossero in un sacchetto di pane azzimo.
-Jam, con cosa fai tu colazione?- mi chiede Kim.
Ci penso e ricordo di non averla fatta. -col latte- dico insicura. Loro si guardano. -noi per pranzo ci siamo prese il the verde e le gallette al cioccolato senza glutine di mia madre- dice Indigo. -tu che ti sei portata?-
Che mi sono portata? Mi chiedo e poi ricordo. -un panino al salame e mozzarella, con un brik di caffellatte- e suona la campanella.
È ora di entrare immagino e Kim e Indigo mi prendono a braccetto e andiamo verso una folla assurdamente rumorosa di ragazzi e ragazze che cominciano ad entrare nell'edificio dall'apparenza quasi antico. Appena la folla si sfolpisce verso l'aula magna, ammiro il soffitto a volta e le pareti chiare e appena entriamo nell'aula magna cerchiamo un posto e dopo poco lo troviamo. Dopo una mezz'ora il preside ha spiegato più o meno le regole e ogni classe va verso la sua collocazione. Là cominciamo le presentazioni e imparo subito i nomi: Chelsea, Michael, Mitchell, Chloe, Jennifer, Max, Marcus, Mary, Matt, Greta, Beatriz, ovviamente io, Indigo, Kim, poi Jim, Jessica, Maria, Tobias, David, Rebecca e Theodor, immagino che ci siamo tutti. Devo raccontare qualcosa di me. Mi alzo tremante: -ciao sono Jamie, vivo qui da sempre e ho 3 fratelli tutti minori. Sono entrata un anno prima e spero non mi pensiate come una nerd ... Perché non è così- ridono e torno a sedermi. Mi sento fortunata di essere amica delle mie vicine di banco. Non vorrei per nessuna ragione essere vicina a Jennifer, la biondina vestita da confetto a due banchi di distanza o a Chloe la punk con ciocche viola della fila dietro. Non sono una che giudica ma non mi ispirano.
Le prime tre ore passano e andiamo a pranzo. Kim e Indigo hanno chiesto a Greta se vuole unirsi a noi e lei ha accettato quindi adesso siamo in 4. Torniamo in classe e la prof di matematica non ci fa sedere ma decide lei come piazzarci. Mi ritrovo da una parte Greta e dall'altra David. Lui é moro con occhi azzurri. Greta invece ha una cascata di capelli rossi con ciocche bionde. É simpatica ma un po silenziosa, il che va bene, ma non eviterà le occhiate di David.
-ciao Jamie- dice e abbasso lo sguardo.
-ciao David- rispondo con voce strozzata. -tutto ok?- chiedo.
-sì, e te?-
-non so, questa scuola è un po difficile- dico.
-tranquilla, io è la seconda volta che faccio la prima. Non è difficile come sembra- mi sembra che voglia tranquillizzarmi. Lo apprezzo.
-perché sei stato bocciato se è facile come dici?- dico facendomi un po beffa di lui. Sorride mordendosi il labbro inferiore.
La prof richiama la classe e comincia a dare le nozioni basilari. -una ragazza ha distratto la mia attenzione, ho promesso a me stesso che avrei smesso di perdere la testa- abbasso lo sguardo. -e tu perché hai saltato un anno?-
Arrossisco. -dicono che arrivo ai concetti prima di tutti i ragazzini della mia età. Dicono che i miei risultati sono maggiori di importanza, confrontandoli con chiunque altro-
-quindi sei .. un piccolo genio-
Mi sento avvampare- può darsi- dico spostando una ciocca ribelle dietro ad un orecchio. Abbasso lo sguardo e scrivo la lezione mentre ripasso mentalmente quello che so e dentro di me spero che l'ora finisca in fretta.
-Jam, posso chiamarti Jam; io e alcuni miei ex compagni andiamo a fare un giro ai Mulini più tardi, vieni? Magari al gruppo piacerebbe avere un piccolo genio nelle sue file-
I Mulini, a quanto ne so non sono quartieri molto popolari per qualcosa di diverso dalle varie e continue lotte tra clan. Ci sono i Mulini che sono un poco malfamati ma sempre meno dei Carrozzoni. I ragazzi dei Carrozzoni, alcuni dicono che guarino con il sangue la fedeltà al clan. Ero sempre stata curiosa in merito e colsi l'occasione. -sì mi va- accettai. Lui sorride. -ottimo allora dopo scuola, appena suona la campana vieni con me che prima parliamo con una persona poi dritti ai Mulini- annuisco e ho il sentore di essermi appena cacciata nei guai.

Suona l'ultima campanella, saluto Kim, Indigo e Greta poi seguo David fuori dall'uscita posteriore. Lì ragazzi e ragazze con piercing al naso, sopracciglio o bocca fumano canne o solo tabacco. La puzza è terrificante. Forse sono io o forse è proprio così, ma non mi importa. Fingo di nulla. David si districa tra il dedalo di persone e io con lui mentre mi tiene saldamente per la mano. Vorrei arrossire o sentirmi un minimo lusingata, ma in realtà mi sembra solo che non abbia senso, mi vergogno quasi. Non fa per me.
Sale su una moto dall'aspetto curato e mi incita di fare lo stesso. Mi blocco qualche secondo poi salgo. Non ha il casco né per me come nemmeno per se stesso. La cosa un po mi spaventa ma infondo anche quando salgo su quella di papà non lo abbiamo, quindi fingo di nulla e mi aggrappo sia a lui che alle maniglie della moto. Da gas e poco dopo siamo sulla strada principale. Ammiro Forks, la città in cui sono nata e penso a quanto essa deve aver osservato: l'arrivo di mamma, il suo amore immorale, l'addio che la ha segnata, il sesso con l'amico d'infanzia, l'inizio della loro relazione, l'arrivo della gravidanza ed io. Jamie Ella Black.
Penso solo che ogni scelta la abbia portata ad un bel futuro e mi chiedo se sarà la stessa cosa anche per me. Forse David ... o Edward. Cancello quel pensiero e osservo la bravura di David per arrivare ad una strada secondaria. La percorre tutta senza problemi. Poi arriviamo alla periferia estrema della città, da tutt'altra parte rispetto a casa mia. Mi percorre un brivido.
Il vento di settembre è caldo e le case intorno si fanno sempre più rade e quelle diroccate e i granai prendono il posto di esse. I mulini che girano sono in vista quando David volta e siamo in davanti ad un capannone rurale tutto contornato da moto di ogni tipo.
Comincio a sentirmi nervosa e quando spegne la moto penso che se succede qualcosa di brutto posso sempre far tremare il paese con ben poca difficoltà.
Sospiro ed entriamo mano nella mano. Dentro come immaginavo ci sono almeno venti persone che quando entriamo non ci fanno subito caso. Ci sediamo su una panca e ascolto. -... stanno esagerando, non possono trasgredire così volutamente- dice uno.
-seppellire l'ascia di guerra diventa sempre più difficile- dice una ragazza.
-non si può Blaire, non insistere con questa fola- dice un'altro a Blaire.
Poi le voci diventano soffuse e un paio di persone vengono verso di noi. -Jam loro sono Blaise e Riley- dice David. -ragazzi lei è un piccolo genio, Jamie- loro mi squadrano e dentro mi faccio piccola piccola.
-credi nella libertà?- mi chiede Riley. Annuisco. -David di solito trova i nuovi membri. Sai vero che tutti si schierano e tu sei fortunata a porterlo fare di tua volontà. Stai con noi Jamie?-
Ci penso. -penso che vuoi siate meglio dei Carroni- dico e caposco che era quello che volevano che dicessi. -sì sto con voi- dico e vengo abbracciata.
-non parlare apertamente con nessuno né scrivendo né parlando, il clan si ritrova solo qui- mi tirano verso la folla a cui vengo presentata.

Sono quasi le 6 quando usiamo dal capannone dei Mulini. La spalla mi brucia, ma è quello che ho scelto. Una ragazza che si chiama, Denise e che ha 16 anni mi fa salire sulla sua moto e dando gas andiamo verso la Push. Io sono una Black dopotutto. In una mezzora sono davanti a casa e ringrazio Denise del passaggio. Lei mi abbraccia dicendo "sempre Mulini" e io rispondo lo stesso poi sale sulla moto e va verso la strada principale. Sospiro ed entro in casa. Lì nemmeno sono conscia che mi arriva uno schiaffo in faccia. È papà, lo riconosco dal calore della sua pelle. Mi lagno per la sorpresa poi guardo dentro. Mamma e Jesse sono su divano e Julie deve essere nell'altra stanza. -cosa sei impazzita!- strilla mio padre di colpo. -cosa sparisci senza dir nulla?!- contina.
-papà so che è tardi ma stavo con un mio amico e ci è scappato l'orario- dico. Ed ecco che ne arriva un altro.
-da quando sei un incosciente Jamie? Ci è preso un colpo ragazzina! Non lo fare mai più di sparire in quel modo! A tua madre è preso un colpo ed eravamo indecisi se chiamare la polizia. Basta Jamie, sei in punizione!-
Abbasso lo sguardo e comincio io ad arrabbiarmi.
-non mi interessa! Okay? Non mi importa e poi perché vi preoccupate adesso?! Ormai non ve ne frega più nulla!- strillo a mia volta e corro in camera mia.

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