Capitolo 3

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Sdraiata sul suo scomodo letto di ferro, Kate fissava annoiata il soffitto della stanza in cui si sarebbe ritrovata a passare la maggior parte del tempo.

A Kate non piaceva la sua stanza: così come tutte le altre, nell'ospedale psichiatrico, era poco accogliente: vi erano due letti a castello, cigolanti e arrugginiti, con un duro materasso, coperto da un lenzuolo leggero e un cuscino poco imbottito.
Le pareti erano di un bianco sporco, scrostate e con numerose crepe agli angoli. La luce proveniva da un'unica grande finestra, sbarrata, posizionata in alto sul muro opposto alla porta. Ricordava senza dubbio un carcere.

Kate notò che la sua compagna di stanza aveva lo sguardo rivolto verso di lei. Non ci fece molto caso: sapeva che, in realtà, non la stava realmente guardando.

Era una ragazza silenziosa, di circa diciassette anni, pallida, minuta e di bassa statura, con i capelli di un castano scuro, ricci, tagliati corti a metà collo.

Sul viso scarno aveva costantemente un'espressione torva e assente, e quando i suoi occhi non fissavano qualcosa insistentemente, il suo sguardo era basso, vuoto.

Non condividevano la stanza da molto e nessuna delle due, a quanto pareva, aveva intenzione di stringere conoscenza. Ricordava a malapena il suo nome...Alice, probabilmente.

-Uhm...che mi racconti? Ci sono... novità?- Domandò, impacciata e imbarazzata, Kate, sperando che la ragazza smettesse di fissarla e le rispondesse. Iniziava a non sopportare più il suo sguardo insistente addosso.

Ovviamente, non ottenne nessuna risposta, ma la ragazza si sdraiò sul suo letto, uno dei due inferiori, posando le mani sul petto e voltando la testa dall'altra parte.

-...Giusto. Non ci sono mai novità in questo dannato posto- Mormorò a disagio Kate, più a se stessa che alla sua compagna, chiedendosi se le avesse fatto la domanda più opportuna.

Dopo pochi minuti, sentí bussare alla porta. Immaginò che dietro ci fosse un medico: non era orario di visite.

Effettivamente, quando la porta si aprí, vi era un dottore, con un sorriso appena accennato in volto, accompagnato da una donna, un'infermiera, che nonostante non dovesse avere più di trent'anni aveva un'aria molto severa e rigida.

-Buongiorno- Disse il medico con voce profonda, stringendo in mano una cartella clinica.

-Kate...Milens, giusto?- Ruotò la penna che aveva tra le dita in direzione della ragazza, che annuí.
-Bene...vorremmo fare una chiacchierata con te, ti dispiacerebbe seguirci?

-Certo che no, arrivo- Rispose la mora, scendendo rapidamente dal letto, usando la scaletta di metallo, malferma.

Gettò una rapida occhiata alla sua compagna, che, ancora sdraiata sul materasso, giocherellava con un lembo della sua maglietta.
Poi, seguita dall'infermiera, oltrepassò la porta, ed iniziò a camminare per i corridoi sterilizzati dell'ospedale, guidata dal dottore.



Okay, sono consapevole del fatto che questo capitolo sia brevissimo, però spero che vi piaccia ugualmente.
Non scordatevi di commentare, significa molto per me.

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