Capitolo 8

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Le altalene del parchetto ondeggiavano pigramente, mosse appena da un impercettibile alito di vento che a malapena bastava per spezzare la loro rigida immobilità.
Le catene arrugginite stridevano ad ogni movimento, come soffocate da un dolore straziante.

-Quanto ti lamenti - sbuffó Kate, ridacchiando.
-Sei quasi peggio di Lauren -

-Guarda che ti ho sentita! - commentó l'altra, poco distante da lei, fingendosi infastidita.

Per Kate e Lauren, quel parco aveva sempre rappresentato uno storico rifugio e un importante luogo d'incontro. Era facilmente raggiungibile da entrambe e ogni volta che volevano comunicarsi qualcosa o semplicemente passare del tempo insieme, la prima scelta ricadeva sempre su quel giardinetto.

Nessuno se ne prendeva più cura da molti anni, così l'erba era rapidamente cresciuta, arrivando a solleticare i polpacci; molte altalene erano rotte, arrugginite e scricchiolanti ma, per loro due, quel posto continuava ad avere un valore soprattutto affettivo, nonostante potesse risultare sinistro e lugubre, specialmente di notte, quando diventava covo di bande poco raccomandabili.

-Ah, Katie! Mi è venuto in mente che questa sera mia cugina dà una festa a casa sua. Ti andrebbe di venire?-

-Oh, d'accordo. Penso che mi aiuterà a distrarmi. Come andiamo?-

-Veniamo a prenderti noi alle 20.00, okay? Ti divertirai, fidati-

-Perfetto. Allora mi conviene sbrigarmi! - rise
-Ci vediamo stasera- concluse, schioccando all'amica un bacio su una guancia.


Guardandosi allo specchio della sua camera, Kate, per la prima volta dopo tanto tempo, si vide realmente bella.
Forse non lo era davvero, forse, appena varcato l'ingresso della casa, si sarebbe ritrovata circondata da ragazze infinitamente più belle, che sfoggiavano il loro fisico perfetto su un paio di tacchi alti, ma in quel momento non le importava. Si sentiva incredibilmente bene e si domandava come mai avesse dovuto aspettare tanto prima di provare quella magnifica sensazione.
La sua immagine riflessa, dai capelli corvini ordinati e piastrati, le sorrideva soddisfatta in un vestito color smeraldo che, per quanto fosse semplice, faceva decisamente la sua figura.
Mentre contemplava lo specchio, ancora quasi incredula del risultato, avvertí il suo telefono vibrare sul letto.
Sul display era comparso un messaggio di Carl, che la avvertiva di starla aspettando sotto casa.

Kate ridacchiò: chissà cosa avrebbero detto i suoi amici vedendola indossare finalmente un vestito. Prese velocemente il cellulare, infilandolo in una borsetta, per poi spegnere la luce e salutare in fretta sua madre.
Ben presto si ritrovó sulle scalette esterne, già illuminate dai fari di una macchina che non aveva mai visto prima.
Si avvicinó sventolando una mano in segno di saluto, e in risposta vide i finestrini abbassarsi.

-Wow, Katie! Stai benissimo stasera! -esclamò Lauren -Dai, sali! -

-Da quando in qua sei così elegante?- domandó Carl, notevolmente stupito, scrutandola dallo specchietto.

-Da quando tu non mi dici di avere una macchina?-

-Oh, infatti non è mia! -

-Quando mai...- sbuffó Lauren sottovoce.

-...Peter, Kate. Kate, Peter.
È un mio amico delle superiori, ci siamo rincontrati per caso e abbiamo scoperto di avere qualche conoscenza in comune - spiegó Carl.

-Ah, piacere Peter! - lo salutó la ragazza, seduta accanto all'amica.

L'altro, che nel frattempo era rimasto per tutto il tempo zitto, comodo sul sedile del guidatore, le fece un sorriso accompagnato da un cenno della testa. Inizialmente le apparí timido e silenzioso, ma ben presto si riveló molto socievole e dalla parlantina sana e spiccata. La sua faccia paffuta era allegra e ispirava fiducia, e i capelli biondicci gli ricadevano sulla fronte in modo disordinato.

Il viaggio in macchina fu piacevole e passó in fretta e ben presto arrivarono a destinazione.
La casa dove era stata organizzata la festa era simile alle molte altre a schiera che costeggiavano la strada da entrambi i lati.
Giá dall'esterno la musica rimbombava in un'esplosione ovattata e dalle finestre lampeggiavano luci colorate.

-Beh, entriamo - disse infine Lauren, aprendo lo sportello -E fallo un bel sorriso. Non c'è motivo di preoccuparsi. È solo una festa- aggiunse, rivolta a Kate, che cercó di apparirle il più rilassata possibile.

Appena suonarono il campanello, una ragazza dai capelli viola raccolti in una lunga treccia corse loro ad aprire, sfoggiando un largo sorriso. Assomigliava così tanto a Lauren che avrebbero potuto scambiarle per sorelle. Avevano gli stessi tratti dolci e delicati, il naso sottile, le labbra piene e un'espressione allegra.

-Ciao Lauren! Ciao ragazzi! Io sono Margot- li salutó; si presentarono e si strinsero la mano.
-Forza, andate di là. Io vi raggiungo subito-

I quattro furono guidati dalla musica ipnotica e dalle risate provenienti dal salone, colmo di figure che si agitavano al ritmo delle canzoni, chiacchieravano sedute sul divano o appoggiate al muro; c'era chi ballava e chi sorseggiava delle bevande, e chi invece si sbaciucchiava con passione in un angolo indisturbatamente.

-Non le sopporto proprio le coppiette che ti sbattono in faccia la loro felicità e il loro amore- sussurró Kate a Lauren, facendosi strada nella stanza.

-A chi lo dici!- rispose l'altra -mi concedi questo ballo?- rise.

-Soltanto perché sei tu!- ammiccò Kate, per poi scoppiare a ridere a sua volta, afferrando l'amica per il polso e unendosi agli altri.


-Ehi- gridó Carl, picchiettando un dito sulla spalla di Peter; lui e Kate stavano ballando divertiti e, sebbene i loro gesti fossero totalmente privi di malizia, per i suoi gusti erano un po' troppo vicini. La ragazza gli stava volteggiando intorno.

-Posso rubartela un secondo?-

Peter lo guardò interrogativo.

-Parlo un attimo con Kate!-

A quel punto Peter allargó le braccia facendole ricadere sui fianchi quasi con esasperazione, sbuffando e allontanandosi verso il tavolo degli stuzzichini.

-Allora, come va? - inizió, girandole intorno e cercando di seguire i suoi movimenti. L'afferró delicatamente per le spalle per impedirle di muoversi ancora.

-Mi si stanno intrecciando gli occhi - si giustificó ridacchiando.

-Scusa - sorrise Kate -Mi sono lasciata un po' andare - si scostó una cioccia di capelli dalla fronte.

-Vedo. Ti va di uscire un secondo? Qui non si sente niente -

La ragazza annuí, seguendolo oltre gli invitati e il tavolo, attaccato alla parete, in direzione della veranda.

Carl adocchió Peter sondare con un'attenzione clinica il buffet, in cerca di qualcosa che potesse soddisfare il suo palato, con due drink in mano.

-Ti dispiace? -

Peter lo guardó interrogativo, non accorgendosi nemmeno che il ragazzo gli stava sfilando dalle mani i due bicchieri, esattamente sotto al suo naso.

-Oh ma che...? Si può sapere che ti ho fatto?! -
gli urló dietro.

Carl indicó con un cenno della testa Kate, che ormai lo stava precedendo verso la porta finestra, mimando con le labbra un semplice -È un'occasione! -


-Finalmente un po' di silenzio. Ci voleva -sospirò Kate, non appena si chiuse alle spalle la porta scorrevole che dava sulla veranda.

Ormai era calata l'oscurità, rischiarata soltanto dalle luci calde dei lampioni e delle lampadine colorate che Margot aveva disposto sulla ringhiera. Le cicale in lontananza frinivano dolcemente, contribuendo a creare un'atmosfera quasi estiva, colma di tranquillità.

-È una bella serata - disse Carl, avvicinandosi -Vuoi? -
Le allungó il drink che aveva sottratto a Peter poco prima.

-Cos'è? -

-Non lo so e ad essere sincero non credo di volerlo bere - rise, facendo ondeggiare il liquido colorato nel suo bicchiere, agitandolo con un movimento circolare.

-Sai, mi hai fatto davvero preoccupare quel giorno nella foresta. Mi sto convincendo sempre di più che prima o poi sarò io ad impazzire -

Kate arrossí leggermente -Lo so...e sai che mi dispiace. Sono stata una stupida, un'incosciente. È inutile scusarsi, ormai, ma pensavo fosse un argomento chiuso ora. Non mi va di parlare di questo, specialmente adesso. Cerca di capire-

-Hai ragione, certo. Il mio intento però non era rinfacciarti e incolparti di esserti quasi fatta ammazzare - Kate sorrise debolmente, da sotto il bicchiere -Ma farti capire quanto io fossi preoccupato. Ovviamente non sono stato l'unico, non voglio sminuire nessuno, però vedi...tu sei davvero...importante, per me-

Carl la guardó seriamente, negli occhi. La sovrastava leggermente in altezza, e in quel momento riusciva a specchiarsi nelle sue iridi verde brillante.

-E comunque diciamo che per me sollevarti e portarti al sicuro non è stata un'impresa facile -

-Cosa stai cercando di farmi notare?-  indagó Kate, divertita.

Carl ridacchiò - Solo che stai benissimo stasera. Sei davvero bella- sorrise e, con un gesto delle dita ossute, le sistemó una cioccia di capelli dietro un'orecchio. Kate lo guardava ammutolita.

-Ti prego, dimmi qualcosa. So di essere impacciato, ma cerca di non aggravare la situazione -

La ragazza rise, guardando verso il basso.

-Beh...grazie? Come si risponde in questi casi?-

Kate era visibilmente imbarazzata.

Probabilmente la sua preoccupazione era infondata e si stava rivelando la solita esagerata. Tuttavia non era abituata a ricevere molti complimenti, specialmente da Carl, con cui aveva sempre avuto un profondo legame d'amicizia basato principalmente su insulti e scherzi, ironici e reciproci, e sebbene le piacesse l'idea che qualcuno provasse dei sentimenti per lei, dall'altra parte era incredibilmente a disagio.

-Potresti dire tante cose, ad esempio "anche tu, sei un figo questa sera!" - articoló, con una vocetta acuta nell'atto di imitare una ragazza-Ma, se preferisci, non dire niente -

Posó il suo drink sulla ringhiera affianco a loro e lentamente inzió a sporsi verso di lei.
Cercando di mostrare decisione e sicurezza nei suoi gesti, sfioró la sua schiena, avvicinandola al suo petto. Era evidente che non voleva spaventarla o metterla a disagio. Eppure ci stava perfettamente riuscendo.

Kate non sapeva che fare.
La stava inequivocabilmente per baciare.
Come avrebbe dovuto reagire? Si sarebbe dovuta spostare, creando ancora più tensione e imbarazzo, oppure rilassarsi e buttarsi semplicemente? Alla fine decise di scacciare una volta per tutte l'ansia e la preoccupazione e, senza indugio, si protese verso il ragazzo, unendo le loro labbra in un bacio dolce e imbarazzato.

-Ho detto a Lauren di odiare queste cose -
mormoró la ragazza, con le guance in fiamme, una volta staccatasi dopo forse un secondo, o un minuto.

-Allora non glielo diremo mai - concluse Carl con semplicità, sorseggiando tranquillamente la sua bevanda -Torno di là, vieni? -

Kate si sfioró la bocca con un dito e, con ancora gli zigomi lievemente arrossati, sorrise, incredibilmente distesa.


Non so sinceramente cosa mi sia preso mentre scrivevo questo capitolo, peró mi è servito necessariamente come passaggio per...una cosa, che non vi spoilero. Fatto sta che la scena del bacio è stata probabilmente la più cringe che abbia mai scritto, forse è eguagliata solamente da alcuni passaggi del vecchio libro. Comunque sia, come al solito, spero che il capitolo vi sia piaciuto, lasciate tanti commentini per farmi sapere cosa ne pensate.
Baci :3

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