Capitolo 9

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-...e insomma, alla fine, Peter è corso al centro della pista con una ghirlanda di fiori al collo trascinando chiunque gli capitasse a tiro in una specie di danza di accoppiamento-

Kate e Lauren, sedute in bilico sui sedili posteriori e rette saldamente a quelli davanti, scoppiarono a ridere.

-Ecco perché non mi sono mai persa una festa di istituto, al liceo -

-No, senti, non dategli retta, non è assolutamente vero, non è mai successo! -

-Continua a ripetertelo, magari te ne convinci!-

-Ero perfettamente sobrio -

-Piuttosto guarda la strada -

L'orologio dell'auto di Peter segnava ormai quasi le due di notte, la festa era finita ed ormai erano sulla via del ritorno.

Avevano acceso la musica, ma nessuno la stava realmente ascoltando, troppo presi dagli avvincenti racconti che vedevano come protagonisti tutti quegli eventi che Peter avrebbe voluto volentieri dimenticare e che intaccavano la sua reputazione di persona seria e calibrata.

-Allora Kate - disse ad un tratto Lauren -Ti sei divertita? -

-Si, davvero! È stata una bella festa e Margot è molto simpatica -

-E molto carina, non trovate? - aggiunse Peter.

-É mia cugina - specificó la bionda.

-Non si può nemmeno più fare un apprez- ehm...ragazzi... - Peter indicò il bivio che da lì a poco avrebbero dovuto superare -...guardate là... -

La strada principale era stata sbarrata nelle ultime ore, divenendo così inaccessibile.

-E ora? - chiese Kate.

-A casa ci torniamo, ma dobbiamo passare di là...- Carl fece un cenno nella direzione della via secondaria, stretta e piena di buche.
Buona parte dei guardrail era rotta, il metallo piegato e distorto probabilmente a causa dello scontro con un qualche veicolo, tempo prima.

Lauren sobbalzó -Ma attraversa la foresta! -

Peter annuí -Lo so, ma fortunatamente non ci metteremo molto. Dai, ragazzi: non avrete mica paura?-

-Sicuro? - chiese Kate -E se ci impantaniamo? -

-Scherzi?! - esclamó Peter, battendo le mani sul volante -La mia macchina è praticamente la mia ragazza: lei non mi tradirebbe mai. Figurati! Bloccarsi improvvisamente nel bel mezzo di una foresta inquietante, nel cuore della notte...qualcuno lassú dovrebbe proprio odiarci! -

-Bene, allora - cominció Kate
-Sdrammatizziamo. Avete altri aneddoti da raccontare? -

-Beh, ci sarebbe quello... aspettate -Carl si interruppe all'improvviso.

-Cosa? - chiesero gli altri tre in coro.

-Avete sentito? Ho sentito un rumore. Strano -

-Quale rumore? - domandó Kate, allarmata. Lauren le afferró la mano.

-Non lo so...come di...interferenze? -

-Stai scherzando? - intervenne Peter -Ho spento la radio -

-Bah, probabilmente è stata solo la mia immaginazione. Scusate -

-Okay, stavamo dicendo...ah, sí! Una volta eravamo usciti per...-

Un rumore secco e improvviso zittí i quattro ragazzi e un silenzio di tomba caló nell'abitacolo.

-...Non è quello che penso, giusto? - mormoró Kate, tesa.

-State tranquilli - Peter giró nuovamente la chiave e provó a ripartire. Diede una leggera botta d'incoraggiamento sul cruscotto, sussurrando parole di preghiera alla macchina stessa.

Il motore di avviamento dell'auto sembró quasi gemere. Peter provó più e piú volte a rimettere in moto la macchina, ma niente. Erano fermi.

Una risatina nervosa si levó dai sedili posteriori.

Carl sventolò la mano, simboleggiando un paio di corna.

Carl e Peter gironzolavano nervosamente intorno al veicolo, grattandosi a disagio la nuca e mormorando termini coloriti e inveendo contro quella che fino a pochi minuti prima era stata una macchina amata e adorata.

Kate li vide con la coda dell'occhio sollevare il cofano, alla ricerca di un qualsiasi indice di problema. Se ne stava giù, al limitare della strada, ad osservare a braccia conserte la foresta e i suoi infiniti e immensi alberi che ondeggiavano le foglie al vento.

Sentí un tocco delicato sulla spalla.

-Katie -proferí Lauren -Tutto bene? -

La ragazza le sorrise -Certo. È solo uno degli ultimi posti in cui vorrei trovarmi, ma è tutto a posto. Non sono in pericolo -

-Già. Guardali, sono nel panico - rise, indicando i due ragazzi.

-Qualcuno lassú ci odia - ridacchiò l'altra.

-Decisamente - rispose Lauren -Ah, a proposito di Carl...alla festa vi ho visti, fuori - le lanció un'occhiata maliziosa -Devi dirmi qualcosa? -

L'altra ridacchió -Ah...certo. Beh, diciamo che mi ha baciata -

-Cosa? Seriamente? - sulle labbra di Lauren si formó un largo sorriso.

Kate annuí, con le guance nuovamente accese.

-Bene! Era ora, finalmente. E tu, che ne dici?-

-Beh...c'è qualcosa-

Kate sbiancó tutta d'un colpo.

-Lo sapevo!- esclamó Lauren -Ci siamo sempre dette tutto, come mai non me l'hai detto prima?-

-No! Lí! - strilló la corvina -C'è qualcosa lí! -
Indicó un punto imprecisato della foresta, con la mano tremante.

Lauren sobbalzó e assottiglió gli occhi, per aguzzare la vista.

-Io...non vedo niente. È tutto a posto Kate, non c'è nulla - si voltó, alzando le spalle -Vieni, torniamo in mac- Kate! -

L'amica stava scendendo la piccola altura che la separava dal bosco, smuovendo le foglie e spezzando i ramoscelli sottili.

-Kate!!- strilló Lauren -Torna indietro!-

Ma l'altra sembrava essere diventata sorda tutto d'un tratto, totalmente noncurante dei ripetuti richiami dell'amica. Sembrava che per lei non esistesse.

Si stava addentrando sempre di più nella foresta, e gli arbusti e i cespugli sembravano quasi richiudersi alle sue spalle, sbarrando il sentierino da lei appena percorso che conduceva alla strada.

Con un'andatura quasi meccanica continuó ad avanzare, lentamente ma inesorabilmente, senza mai fermarsi o voltarsi indietro.
Esattamente come le era capitato mesi e mesi addietro, si sentiva nuovamente ipnotizzata e attratta dal buio e dallo scenario sinistro della foresta.

Man mano che avanzava, gli alberi divenivano sempre più alti, imponenti e fitti, la luce dei lampioni dietro di sè si affievoliva sempre di più. Le foglie scricchiolavano sotto le sue scarpe e il suo bel vestito si sfilacciava, punto in continuazione dai rametti che sporgevano dai cespugli. 

Poi, d'un tratto, avvertí una strana sensazione che la ridestó da quella specie di stato di trance. Scosse la testa e si guardó nervosamente attorno, spostando gli occhi da una parte all'altra. Anche lei aveva sentito un rumore tutt'altro che confortante.

Un suono martellante e fastidioso, inquietante, insopportabile, che si insinuava nel suo cervello penetrando nelle orecchie. Un'interferenza assordante di cui non riusciva ad individuare la fonte, e ciò la innervosiva e spaventava ogni secondo di più. Non riusciva a pensare, nè a muoversi. Sembrava piegarsi sotto quel suono, che la costringeva a reggersi le tempie, in ginocchio, che le sembravano potessero esplodere da un momento all'altro.
La testa le girava, si sentiva incredibilmente debole, totalmente priva di forze. La vista iniziava ad appannarsi, nonostante il suo continuo sbattere le palpebre per cercare di mettere a fuoco ciò che le sembrava un inferno circolare, dal quale non sarebbe potuta scappare.

"Stavolta muoio qui" pensó "Stavolta non mi troveranno"

Le urla continuavano a trapanarle il cervello, si facevano più insistenti e acute. Non sembravano appartenere ad una sola persona, sembravano urlare il suo nome a squarcia gola, ma lei riusciva soltanto a carpirne un suono distorto e alterato. Finché non avvertí una forza sollevarla da terra, e lei inizió a dimenarsi per cercare di sfuggirle.
Era quella "cosa"? Era il mostro? L'aveva catturata?

La forza la scuoteva violentemente, cercando di immobilizzarla e di interrompere quel suo continuo divincolarsi.

-Lasciami stare!- strilló Kate, agitandosi ancora di più, e mollando un poderoso calcio a quella misteriosa quanto, ne era certa, letale presenza.

La "cosa" sembró soffrirne immensamente, tanto che sentí il suo tonfo sull'erba e le sue grida insopportabili.

-KATE!! MA CHE FAI?!- le urló contro, infuriato.

Solo a quel punto la ragazza sembró riprendersi ed allontanare quei dolori lancinanti che puntellavano ogni centimetro del suo corpo.

Peter gemeva dal dolore, in ginocchio, accanto a lei.

-PETER!- strilló Kate, avvicinandosi a lui -Non sei il mostro!-

-Me ne sono accorto...-rantoló lui -Si può sapere che stai facendo? Hai una mira incredibile, mi hai proprio preso ne...-

-Katie!!- Lauren li raggiunse di corsa, abbracciando l'amica, ancora a terra.
-Stai bene? -

-Credo di sí...- rispose l'altra, ancora stordita.

-Vieni, dobbiamo andarcene - l'aiutó a rimettersi in piedi -Alzati, tu. Le radici non hanno bisogno di essere rette da te - aggiunse poi rivolta a Peter, ancora dolorante.

-Dov'è Carl? Sta bene?- chiese Kate.

-Sí, credo...eccolo là! - Lauren additó la sagoma sottile del ragazzo, che se ne stava con le gambe e le braccia divaricate, per cercare stabilità su una roccia enorme, qualche metro distante da loro.

-Carl!! - gridó Peter -Andiamocene!-

Ma il ragazzo non si mosse di un passo. Rimase dov'era, paralizzato.

Per un attimo sulla foresta caló un silenzio di tomba. Una corrente di gelo siderale scosse la colonna vertebrale e le spalle dei ragazzi, che restarono immobili al loro posto, con il fiato sospeso e il cuore che minacciava di schizzare fuori dalla gabbia toracica da un momento all'altro.

Poi, Carl si giró in un lampo, urlando a pieni polmoni di scappare.

Un'ombra nera inverosimilmente alta e ossuta e dagli arti lunghissimi e impressionanti, avanzava verso di loro avvolto da una nebbia densa e gelida, facendosi largo tra gli alberi che fino a quel momento avevano costituito il suo nascondiglio e punto d'osservazione.
Pareva fluttuare, avviluppato in quella sostanza sgradevole e irreale, dirigendosi inesorabilmente verso di loro.

Poi si fermó improvvisamente, spalancando delle fauci sul suo volto spaventosamente scarno e privo di tratti, che colavano un liquido nero, vischioso e che sapeva irrimediabilmente di morte.

I ragazzi urlarono a squarcia gola per poi correre a perdi fiato come mai avevano fatto, trascinandosi a vicenda per raggiungere la salvezza, o almeno provarci.

La strada sembrava non finire mai, non importava quanto veloce il vento sferzasse la loro pelle, quanto i muscoli bruciassero o quanto fossero ampie le loro falcate. I fari della macchina sembravano non spuntare mai, oltre la fitta rete dei rami.

Poi, infine, quasi come un'allucinazione, l'immagine della macchina di Peter si staglió davanti a loro, tra le sagome degli arbusti.
Senza indugiare si lanciarono tutti al suo interno, dimentichi dello stesso guasto che li aveva costretti a fermarsi lí, chissà quanto tempo prima.

Peter, con le dita tremanti e il fiatone, non appena fu certo di non aver lasciato nessuno indietro, girò le chiavi, supplicando come mai aveva fatto che la macchina partisse.

In pochi attimi si ritrovarono nuovamente sulla strada, superando la foresta nel minor tempo possibile, scambiandosi sguardi sconvolti, mentre il terrore puro scemava lentamente dai loro corpi, lasciando spazio ad una sensazione di angoscia opprimente.

Salve a tutti!
Ecco a voi un mega capitolo colmo di ansia e angst. Spero vivamente che vi sia piaciuto, perché sono certa che Kate non abbia gradito. La parte dove lei prende a calci Peter avrei potuto evitarla, però ho deciso di stemperare un po'.
Baci

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