Capitolo 9.

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Who am I is not enough.
Carnivore, carnivore!
Won’t you come digest me?
Take away everything I am.
Bring it to an end.
Carnivore, carnivore!
Would you come and change me?
Take away everything I am.
Everything I am.

 

9 Febbraio.

Evangeline.

Restai per qualche secondo immobile sul letto, confusa e piacevolmente eccitata per ciò che era appena successo, ma nel momento in cui Leonard uscì dalla camera e mi lasciò da sola, scattai in piedi e m’intrufolai nel bagno senza esitare un solo secondo. Mi aveva forse cacciata nella doccia per via dell’odore del sigaro sui miei capelli? Strinsi una mano a pugno, avevo detto più volte al mio ultimo cliente che era vietato fumare nelle sale del privè ma non mi aveva ascoltata. Mi lavai accuratamente, togliendo ogni possibile odore di fumo dai miei capelli con lo shampoo alle fragole di Leonard, e poi uscii dalla doccia. I vetri si appannarono e il vapore inondò la stanza, lasciandomi immersa in un piacevole calore che offuscò leggermente la mia vista ma che mi aiutò a rilassare i nervi a fior di pelle. Non avevo la minima idea di che cos’avremmo fatto io e Leonard più tardi.

Lui sembrava arrabbiato e infastidito, ma di certo non avrei lasciato il mio lavoro per questo strano rapporto che stavamo lentamente instaurando dopo solo una settimana. Io ero una spogliarellista e lui a capo di un impero immenso, ognuno aveva la propria passione e la mia, per quanto squallida, era mostrare il mio corpo a degli uomini o delle donne e ballare per loro. Osservarli pendere dai miei movimenti, scuotere il sedere sotto ai loro occhi e spillare più soldi possibili nei privè era la cosa più bella, più eccitante per me. Però l’idea di un Leonard geloso di sconosciuti mi mandava in visibilio: era davvero così smanioso d’avermi tutta per sé o fingeva solo per stuzzicare la mia attenzione? Arricciai le labbra e fissai per un istante la mia immagine riflessa nello specchio, passando l’asciugamano sulle mie spalle dopo la doccia. Sin da quando avevo quindici anni, mia madre mi diceva che con il passare del tempo e con l’arrivo della pubertà, io sarei stata una perfetta ballerina. Se solo sapesse che per mantenermi gli studi a Londra lavoravo come spogliarellista, le sarebbe venuto un infarto o peggio. Eppure non mi importava, quel lavoro mi rendeva felice. Certo, se avessi trovato qualche altro impiego non mi sarei fatta problemi a lasciare il locale di James ma in quel periodo non mi lamentavo. Avevo conosciuto Leonard perciò dovevo solo ringraziare il nightclub, era la mia fonte di sesso. Lanciai una veloce occhiata alle mie gambe e tirai un sospiro di sollievo: per fortuna, nonostante fosse una settimana che non mi depilavo perché mi mancava la cera, non erano cresciuti molti peli e anche se fosse, Leonard non sembrava dispiaciuto nemmeno da quelli sul mio pube.

Il pensiero di Leonard spedì mille scintille in tutto il mio corpo e i miei capezzoli s’indurivano. Come poteva la semplice immagine del ragazzo scaturire in me tali sensazioni? Perché mi veniva la pelle d’oca ogni qualvolta mi capitava di ricordare il sapore delle sue labbra? Inspirai profondamente e appoggiai l’asciugamano bagnato sul lavandino, uscendo dal bagno in punta dei piedi. Mi avrebbe sculacciato senza niente addosso? E perché non potevamo restare nella sua camera da letto? Cos’aveva il suo materasso di così sbagliato quella sera? Mi sarebbe rimasto un po’ di fiato per il giorno successivo, visto che avrei dovuto lavorare nei privè ancora una volta? Forse si sarebbe trattenuto fino alla domenica, dato che poi per una settimana nessuno avrebbe visto il mio corpo quasi senza niente. Mi avvicinai al materasso con le lenzuola perfettamente piegate e sospirai, osservando la vestaglia all’interno della sua confezione con un piccolo fiocco sopra. Mi aveva fatto un regalo contro la mia volontà? Aveva speso ancora i suoi soldi per me? E perché c’era una piccola D scritta in oro sulla plastica trasparente?

Sfilai il coperchio dalla scatola ed afferrai la vestaglia dalle spalle, sollevandola e osservandola con attenzione. Il tessuto era delicato e sottile, morbido e quasi trasparente sotto i miei polpastrelli, mi ricordava la seta. Sbarrai gli occhi, non l’aveva fatto sul serio! Decisi di accantonare la rabbia e fingere che fosse tutto normale, non avevo alcuna intenzione di rovinare la mia serata con Leonard solo perché lui aveva deciso di spendere un sacco di soldi per me. non che gli mancassero, certo, però non mi piaceva che pagasse troppo per me, era fastidioso. Sbattei le palpebre e accarezzai la vestaglia con la punta delle mie dita, ma la cosa che mi saltò subito all’occhio fu un bellissimo fiore viola sul seno destro. Era davvero bellissima, ma non capivo perché avesse proprio deciso di comprare quell’indumento per me. Non ne avevo bisogno, non avrei mai potuto indossarlo con la mia compagna di stanza al Campus altrimenti si sarebbe domandata come mai avessi acquistato  un capo così costoso e di quel tessuto. La sbottonai con cura e poi la indossai, ammirando come la seta delicata aderisse alle curve dei miei seni e si incollasse perfettamente al mio sedere, lasciando intravedere la mia pelle alla luce. Respirai profondamente e uscii dalla camera da letto di Leonard con solo la vestaglia addosso, la pelle fremente e desiderosa del contatto con le sue mani calde perciò accelerai il passo, scendendo la scalinata che portava al piano inferiore.

Notai il ragazzo dai capelli ricci in piedi davanti al fuoco con le braccia incrociate al petto e rabbrividii: era ancora vestito e indossava i suoi bellissimi pantaloni grigi, la camicia bianca con i bordi azzurri. I suoi capelli erano leggermente arruffati per il sesso che avevamo fatto nella sua auto prima di arrivare alla sua villa e a quel pensiero, le mie guance si tinsero di rosso. Non ero riuscita a trattenermi tanto da costringerlo ad accostare da qualche parte, ma purtroppo i miei ormoni decisero di prevalere e mi portarono ad assalirlo sui sedili posteriori. Ma che si aspettava? Aveva trascorso tutta la serata a lanciarmi occhiatine maliziose sia durante gli show che quando sbucavo dai privè per bere qualcosa, rinfrescarmi un momento e salutarlo. Ed io ero semplicemente esplosa. Osservai con attenzione il suo viso e notai il modo in cui le fiamme illuminavano la sua pelle soffice, mettendo in risalto il bellissimo colore verde dei suoi occhi e delle sue pupille che si restrinsero quando osservò il fuoco.

«Ho acceso il fuoco per te.» disse Leonard.

Mi squadrò dalla testa ai piedi con attenzione, lasciando cadere le braccia lungo i suoi fianchi. «Grazie.»

Lui fece una smorfia, restando fermo davanti al caminetto. «Togliti la vestaglia, Evangeline.»

Mi agitai quando lui utilizzò il suo nome e non mi preoccupai nemmeno di aver appena indossato quel morbido indumento, in quell’istante il mio corpo era in allerta e ogni nervo era pronto ad esplodere per via dell’eccitazione. Ebbi un tuffo al cuore: non mi stava bene la vestaglia? Mi aveva chiesto di toglierla perché non mi andava bene? Si vedevano i leggeri rotolini sulla mia pancia? Arrossii, mi sarei dovuta mettere a dieta invece di continuare a strafogarmi di pollo fritto. Lasciai quindi cadere la vestaglia dalle mie spalle e la piegai sul divano, sistemandola accanto al cuscino con lo sguardo puntato sul volto privo d’espressione del ragazzo davanti a me che respirò a fondo.

«Brava, molto bene.»

Restai completamente nuda sotto lo sguardo attenzione di Leonard e chinai la testa, fissando l’interessante motivo del tappeto sotto ai miei piedi che in quell’istante sembrava la cosa più bella del mondo, un meraviglioso tesoro proveniente da qualche paese arabo. Non riuscivo a capire come mai i suoi occhi e la sua espressione fossero così indifferenti alla mia presenza: di solito potevo notare il fuoco nel suo sguardo, la passione nei suoi movimenti e mi preoccupai. Aveva forse cambiato idea riguardo ciò che gli avevo detto prima di cominciare a lavoro? O forse era un modo per farmi scappare da lì dopo avermi mostrato quella camera in cui mi avrebbe portata? Trasalii, non sarei stata l’ospite di quel posto quella sera, me l’aveva già ribadito più e più volte.

«Guardami.»

Sollevai subito il mento e osservai i suoi occhi. Notai qualcosa che non avevo mai visto prima e arrossii, portando istintivamente entrambe le mani dietro la schiena appena sopra al mio sedere. Ero pronta ad essere legata, se lui l’avesse voluto. Ero pronta ad ogni cosa pur di vederlo perdere il controllo, pur di sentirlo dentro di me e di stare sopra di lui. Lo desideravo sempre più ad ogni secondo che passava, il mio corpo bruciava d’eccitazione e mi sarebbe bastato un tocco per esplodere in mille pezzetti, in un orgasmo che mi avrebbe sconquassato l’anima.

«Sei bellissima. Perché abbassi lo sguardo come se ti vergognassi di me?» domandò.

La sua voce tremò per un istante, tornando subito profonda e sensuale.

«Non.. non mi è mai capitata una cosa simile, è ancora un po’ strano per me.»

Ed era la pura verità. Non ero mai stata in una sorta di relazione basata sul sesso con un uomo di dieci anni più grande di me, né con un uomo del calibro di Leonard. Per quanto fossi sempre stata una ragazza molto sicura di sé e contenta del proprio corpo, quando si trattava di lui le mie difese crollavano perché non mi sentivo degna di lui. Non ero la classica ragazza da copertina, mentre Leonard era abituato a passare le sue serate con donne stupende, ricche e piene di plastica e botox nel loro corpo.

Lui alzò un sopracciglio, rivolgendomi un debole sorriso. «Ma a volte sembri davvero molto sicura di te, soprattutto sul palco mentre balli per noi poveri idioti.»

Arrossii alle sue parole, scuotendo la testa. «Mi piace il mio lavoro. E adoro provocare.»

«Questo l’ho notato, sai piccola? – domandò lui, osservandomi con i suoi occhi verdi – É ora che tu capisca quanto sei bella, quanto mi fai impazzire con un semplice contatto o uno sguardo. Vieni qui.»

Mi avvicinai di qualche passo con le ginocchia ridotte a gelatina. Lui si girò per un momento verso il divano e prese il solito barattolo bianco, stringendolo fra le sue dita. Le mie cosce tremarono a quella vista e un brivido mi travolse dalla testa ai piedi perché avevo già fatto la conoscenza della sostanza all’interno del vasetto. Si trattava della crema riscaldante. Leonard svitò il coperchio e pescò con l’indice un po’ di pomata, spostando finalmente lo sguardo sul mio viso. Quando notò la mia espressione eccitata, non riuscì a trattenere un sorriso che ricambiai immediatamente.

«Ti ricordi che cos’è?» chiese lui.

Io annuii, aprendo appena le mie gambe. «Certo che sì.»

Leonard fissò le mie cosce aperte, spedendo una scintilla di piacere nel mio bassoventre. Il suo sguardo e la sua espressione maliziosa stavano scaldando l’atmosfera e mi stavano eccitando oltre ogni immaginazione, forse la crema sarebbe stata addirittura inutile.

«Sono molto esigente quando si tratta di te, sai?» disse senza smettere di fissare la mia intimità.

Io arrossii, contraendo per un momento le mie cosce. «Che vuoi dire?»

Leonard sfiorò il mio ginocchio con il gomito. «Di solito non mi preoccupo che le mie partner provino piacere, ma con te.. desidero che tu possa godere tanto quanto lo faccio io. – replicò in tono dolce, sfiorando per un istante il mio clitoride con le dita sporche di crema – Meriti anche tu lo stesso piacere che provo io, sei meravigliosa.»

Rabbrividii alle sue parole e al suo gesto, sussultando quando il suo pollice si strofinò piano contro il mio clitoride che cominciò a pulsare per il calore della pomata. Aveva fatto subito effetto, pensai, perché ero così eccitata che mi sarebbe bastato molto poco per esplodere in un orgasmo violento. Ma come mai Leonard stava aspettando così tanto per scoparmi? Ero eccitata, avevo bisogno di lui.

«Non eri un dominatore?» chiesi senza fiato.

Lui arricciò il naso a quella domanda, scuotendo il capo. «Non proprio. Adoro infliggere il dolore, ma non è una necessità. – si sedette sul divano con il viso all’altezza delle mie cosce -  Provo piacere anche senza il bondage, anche se dominarti mi fa impazzire. Tu mi fai impazzire.»

Si sporse appena in avanti, premendo un piccolo bacio sul mio pube. Poi, senza esitare più un istante, Leonard affondò il suo indice tra le mie labbra fradice e continuò a spalmare la crema sul mio clitoride con sicurezza, sbattendo le palpebre. Io mi mordicchiai il labbro inferiore e chiusi per un istante gli occhi, cercando di calmare il battito impazzito del mio cuore. Cercai di non urlare mentre venivo trafitta dalla tensione erotica di quel momento: Leonard andò con molta calma, massaggiando la crema tra le mie labbra fradice e bisognose.

«Questa sera desidero punirti ma so che ti piacerà come sempre. – disse, interrompendo il suo massaggio ma senza allontanare le sue dita da me – Non voglio che tu abbia paura di me, non ti farò mai del male. A meno che tu non lo chieda, ovviamente.»

Passò le mani sulle mie ginocchia, ripulendosi dalla crema ma senza distogliere lo sguardo fisso sulla mia intimità ormai bollente. Sentivo ogni nervo tendersi, pronto a scattare. Poi Leonard si alzò dal divano e fece un passo all’indietro verso il caminetto.

«Vieni qui, piccola mia.»

Io obbedii immediatamente e lo seguii di fretta, raggiungendolo davanti al vetro che evitava lo spargimento della cenere nel salotto immacolato. Leonard si piegò un momento in avanti verso la stessa scatola di legno scura della sera precedente e l’aprì, estraendo la paletta nera dal manico di plastica; me la mostrò con un sorriso smagliante sulle splendide labbra ed io percepii il mio cuore stringersi per un istante, mentre la mia intimità fremette di desiderio.

«Piegati e metti le mani sulle ginocchia, piccola.» disse Leonard con un sorriso.

Io mi mordicchiai il labbro inferiore ma seguii i suoi ordini con il fiato corto. Il ragazzo si posizionò dietro di me e percepii il suo sguardo bruciare sulla mia pelle, spedendo mille brividi in tutto il mio corpo e in particolare sul mio clitoride che pulsava d’eccitazione. Chiusi gli occhi e lasciai ricadere in avanti la testa, decisa a godermi ogni sensazione fino in fondo.

«Sei così bella. Non capisco come tu possa non rendertene conto. – mormorò Leonard, accarezzando la pelle delle mie natiche con la paletta nera – Meriti di essere punita per questo. E soprattutto perché ti sarai fatta toccare dai tuoi clienti, quando il tuo corpo appartiene solo a me.»

Lui sfiorò il solco delle mie natiche con la punta delle sue dita ed io strinsi gli occhi, in balia di un’eccitazione senza eguali che mi fece tremare dalla testa ai piedi. Mi agitai solo quando non sentii più sul sedere né le sue mani né la paletta, quindi alzai il capo e cercai di girarmi per poter guardare il ragazzo dietro di me. Perché aveva smesso di toccarmi? Inspirai profondamente, aprendo gli occhi.

«Apri un po’ le gambe, forza. – disse Leonard, strappandomi gemito per il tono della sua voce – Voglio vedere il tuo seno muoversi ad ogni colpo, piccola.»

Io annuii leggermente e obbedii alle sue parole, divaricando le mie cosce per permettere al ragazzo di osservare le mie tette dondolare ad ogni mio leggero movimento. Poi inarcai la schiena e chiusi gli occhi ancora una volta, pronta ad accogliere ogni sculacciata e a ricevere un dolore piacevole. Leonard posò la sua mano sinistra sul mio seno e stuzzicò il mio capezzolo, facendo gemere e tremare al delicato contatto con la mia pelle in fiamme. Avevo bisogno di lui o sarei andata fuori di testa.

«Ora piega le ginocchia, ti aiuterà ad incassare ogni colpo. – mormorò, sfiorandomi la pelle dietro le ginocchia che piegai subito – Molto bene, bravissima. Sei così bella in questa posizione, sai?»

Arrossii alle sue parole e mi leccai il labbro inferiore, ansimando quando percepii la sua bocca scivolare dal solco della mia colonna vertebrale fino alle mie natiche che Leonard morse piano. Le accarezzò con una mano e usò la paletta per aprirmi ancora le gambe, costringendomi a piegarmi meglio in avanti; io presi un respiro profondo e restai in attesa, pronta ad essere sculacciata. Il ragazzo sollevò la paletta con cui accarezzò il retro del mio braccio sinistro e poi, con una sferzata che sibilò nell’aria, mi colpì. Un grido di sorpresa mista a dolore sfuggì dalla mia bocca, seguito da lungo gemito di piacere con cui mi guadagnai un bacio sulla natica sinistra.

«Hai la pelle molto delicata, sei già rossa. – disse sottovoce Leonard – Tutto bene, però?»

Lui mi colpì una seconda volta, ignorando il mio flebile ‘sì’ che rispondeva alla sua domanda. Strinsi i denti e gemetti ancora con gli occhi chiusi, percependo le mie ginocchia tremare. Il dolore si ridusse del tutto e fu travolto dal piacere, così come il mio corpo che fu travolto dalla testa ai piedi di piacevoli brividi che accesero un violento desiderio nel mio basso ventre. Come faceva lui a trattenersi? Io ero pronta ad esplodere mentre lui sembrava contento di andare con calma, si stava godendo la visuale del mio corpo nudo davanti ai suoi occhi. Maledetto bastardo, pensai arrabbiata.

«Hai un sedere favoloso, lo sai piccolo? – annunciò Leonard, colpendomi ancora – È semplicemente meraviglioso, è ideale per essere sculacciato, credimi.»

Io sussultai ad ogni colpo con gli occhi chiusi, ansimando rumorosamente. Com’era possibile che ogni scarica di piacere finisse dritta sul mio clitoride pulsante? Mi morsicai il labbro inferiore e aprii meglio le mie gambe, sollevando i fianchi per incontrare i suoi colpi; la pelle del mio sedere cominciò a pizzicare ma Leonard non si fermò, continuando a sculacciare ancora e ancora. Le mie ginocchia tremarono ancora una volta e la mia intimità si bagnò: avevo bisogno di lui. Ogni colpo che ricevevo era un brivido che si trasferiva sul mio clitoride, ma Leonard mi colpì almeno altre sei volte prima di mordere le mie natiche, strofinando il naso sulla mia pelle incandescente. Ad ogni sculacciata, gridai di piacere con gli occhi socchiusi, e quasi rischiai di volare a terra per via delle mie ginocchia ridotte a gelatina per la troppa eccitazione.

«Fa male, piccolo?»

Io esitai qualche secondo, confusa dalla sua domanda. Era davvero così doloroso? Nonostante i colpi fossero violenti, mi piacevano e non volevo che finissero mai. Ero combattuta, non sapevo come rispondere perché da un lato il cuoio pizzicava come non mai sulla mia pelle già arrossata e incandescente per i colpi ma dall’altro era così bello, così eccitante. Il ragazzo si alzò dal divano e premette per un momento il suo bacino contro al mio, spingendo la sua erezione dura nei pantaloni contro alle mie natiche. Trasalii a quel contatto: il tessuto morbido sfiorò la mia pelle e gemetti rumorosamente, per il dolore. Era quasi fastidioso ma non volevo che si allontanasse.

«Ecco, senti piccola? È tutta colpa tua. – ringhiò al mio orecchio, spingendo appena la palette fra le mie cosce contro il mio clitoride  ed io tremai – Questo è l’effetto ce mi fai, Evangeline.»

Sentire il suo nome uscire dalle sue labbra con quel tono di voce, mi fece rabbrividire. Le mie guance erano in fiamme e il mio sesso ardeva di desiderio, bisognoso di attenzioni. Il ragazzo si allontanò di un passo da me e mi colpì ancora altre due volte, notando le mie cosce tremare così furiosamente, così si avvicinò a me e mi aiutò a rimanere in equilibrio, mordendomi l’orecchio.

«Stai ferma, piccola.»

Mi strinse ancora con più forza con una mano intorno al bacino e si sistemò per bene dietro di me, aiutandomi a ritornare nella posizione di prima dopo avermi baciato la spalla. Io serrai gli occhi e divaricai le gambe con il cuore sul punto di scoppiare. Appoggiò la paletta nera sul mio seno e sfiorò con delicatezza i miei seni, per poi spostarla sulla mia schiena e scendere verso le mie natiche; prese la mira per qualche secondo e mi colpì un’ultima violenta volta, strappandomi un grido acuto. Lui mi aiutò a rimanere in piedi con il braccio bloccato sotto i miei seni ed io mi abbandonai in avanti con i nervi a fior di pelle, bisognosa di essere toccata. Mi mancava così poco e sarei venuta.

«Bravissima, principessa. Sei stata bravissima.»

Gemetti ancora una volta e lui mi accarezzò le natiche con la paletta. Fu una sensazione meravigliosa e il formicolio al mio clitoride si trasformò in un dolore straziante, insopportabile, terribile. E fui tentata di toccarmi da sola, di almeno sfiorarmi per un solo istante ma non ebbi il coraggio di muovermi o lui si sarebbe infuriato. E non era il caso di farlo arrabbiare. Poi mi resi conto di piangere. Le mie guance erano bagnate di lacrime che mi asciugai in fretta con i dorsi delle mani e gemetti quando Leonard sfiorò la mia intimità con la sua mano libera, premendo un piccolo bacio sulla mia spalla.

«Ti ho fatto male? – domandò Leonard, allarmato – Piccola, stai bene?»

Io scossi la testa, aggrappandomi al suo braccio con gli occhi chiusi. «Sì, sto bene.»

«E allora perché piangi?» chiese ancora.

Avevo un nodo alla gola, non sapevo nemmeno se fossi riuscita a rispondere. Mi aveva fatta sentire così bene in quel momento che non mi sembrava vero. Non era la prima volta che mi aveva sculacciata ma in quell’istante l’aveva fatto con così tanta dolcezza e mi aveva piegata in una posizione così eccitante che non avrei mai creduto di riuscire a sopportare l’imbarazzo. Ero stata letteralmente piegata a novanta gradi con il sedere davanti alla sua faccia. E non mi ero mai sentita così eccitata, così ardente di desiderio e bisognosa di lui che sarei impazzita se non mi avesse toccato in fretta. Leonard mi aiutò a girarmi verso di lui e mi accarezzò le guance umide, strofinando il suo naso contro il mio.

«Ti tremano le mani.» sussurrai io, interrompendo il silenzio.

Leonard annuì appena, baciandomi la spalla destra. «Lo so. Sto cercando di controllarmi per non piegarti di nuovo e scoparti senza preservativo, piccolo.»

Io chiusi gli occhi, ansimando alle sue parole. «Potresti farlo, non ti fermerei.»

Lui scosse la testa e mi accarezzò per un momento i capelli umidi, spingendomi verso il divano davanti al caminetto e finalmente riuscii a guardarlo in volto. Le sue guance erano rosse per l’eccitazione e la sua erezione premeva contro i pantaloni, bisognosa di essere liberata, mentre i suoi occhi verdi scintillavano sotto le luci del salotto. Distolsi subito lo sguardo dal suo viso e mi morsicai il labbro inferiore, sedendomi sul cuscino centrale del divano con le gambe aperte. Leonard osservò prima il mio volto, mi rivolse un sorriso e poi fece scivolare il suo sguardo fra le mie cosce. Sbattei le palpebre e arrossii: io ero completamente nudo mentre lui era ancora vestito, bellissimo nonostante l’espressione completamente allucinata per ciò che avevamo appena fatto. Ma i miei occhi finirono ancora sulla sua erezione che pendeva verso sinistra: ero ipnotizzata da quella visione, desiderosa di liberare il suo pene e spingerlo in altre parti del mio corpo. Avevo così bisogno di lui.

«Sdraiati sulle mie ginocchia, piccola. – disse Leonard, sedendosi al mio fianco – Voglio sculacciarti ancora un po’, hai un sedere così bello che voglio vedere l’impronta delle mie mani sulle tue natiche.»

Io mi sollevai dal divano e gattonai verso di lui, sdraiandomi con il seno premuto sulla sua coscia e con il sedere leggermente alzato verso l’alto. Leonard mi aiutò ad assumere la posizione giusta e percepii il suo pene sfiorare il mio seno, quindi gemetti rumorosamente e chiusi entrambi gli occhi. La mia pelle, ancora incandescente ma meno arrossata di prima, era pronta ad accogliere altri colpi. Ma avrebbe usato solo le sue mani con gli anelli o la paletta?

«Molto bene, sei perfetta così. – annunciò lui, accarezzandomi il sedere – Sei così bella.»

Arrossii ancora una volta, sbattendo le palpebre. «Leonard..»

«Piccola, concentrati sul piacere. – borbottò, pizzicandomi le natiche – Che c’è?»

Inspirai profondamente, strofinando la mia intimità contro il suo ginocchio. «Ti prego.»

Leonard leccò la pelle sulla mia spalla, baciandola subito dopo. «Cosa c’è? Sei eccitata?»

Rabbrividii, annuendo con fatica. «Sì, cazzo. È colpa della crema.»

Lui scoppiò in una fragorosa risata, continuando ad accarezzare il mio sedere. «Spero non solo da quella, piccolo. Adesso stai ferma, non ti devi muovere.»

Annuii con gli occhi chiusi e crollai in avanti con gli occhi chiusi. Leonard colpì la mia natica destra e poi la sinistra, tornando immediatamente sulla destra con le sue mani mentre il rumore secco riecheggiò nella mia mente, rimbombando nella stanza. Un forte calore si diffuse in tutto il mio corpo, finendo dritto nel mio basso ventre, e le mie guance si scaldarono visibilmente. Ero così eccitata. Leonard mi sculacciò ancora il sedere e la parte superiore alle cosce, appena sopra le ginocchia con le sue mani. Le mie natiche iniziarono a pizzicare e a bruciare sia per il dolore che si tramutò in piacere, ma in un modo completamente diverso da prima: ero sempre più bagnata e pronta per lui, che il dolore delle sculacciate scomparve quasi del tutto. Il ragazzo mi colpì ancora una volta e poi mi sollevò il sedere, strofinandolo appena contro il suo inguine con la bocca incollata alla mia spalla; io rabbrividii e mi alzai dalle sue gambe, sedendomi sul suo bacino con gli occhi socchiusi mentre dalle mie labbra sfuggì un forte gemito di piacere che sembrò un miagolio. Ero frastornata, completamente immersa nel mio stesso piacere. Ma perché lui non riusciva a capirlo? Perché desiderava andare con calma?

Certo, avevamo tutta la notte ma non era in grado di notare che io ero sul punto d’impazzire? La crema incandescente non aiutava di certo a rallentare il mio orgasmo e a placare il mio piacere, eppure Leonard non sembrava minimamente toccato dalla mia espressione stravolta. Non volevo fare altro che ondeggiare il mio sedere contro il suo membro, usarlo per impalarmi e prendere la sua mano, spingendola verso il mio clitoride che quasi bruciava. Continuò a sculacciarmi senza distogliere il suo sguardo dal mio viso ed io gemetti rumorosamente con gli occhi chiusi, spingendo il sedere verso le sue mani per accogliere quei colpi mi fecero impazzire. Lo volevo come niente prima d’ora.

«Leonard.. ti prego, non ce la faccio più.»

Lui sollevò la sua mano, smettendo di colpirmi. «Ti sto facendo male, piccola?»

Scossi la testa con vigore, alzando lo sguardo. «No, ma.. ti prego.»

Il ragazzo infilò un dito fra le mie pieghe fradice e strofinò il suo indice contro il mio clitoride, strappandomi un grido acuto. Mi aggrappai alle sue spalle con entrambe le mie mani e tremai, bisognosa di venire e raggiungere il mio primo fottuto orgasmo.

«Cazzo, sei fradicia. – sussurrò scioccato – Vieni qui, forza.»

Pareva sorpreso, notai dal suo tono di voce, ma davvero non se lo aspettava? Deglutii a vuoto e mi sistemai con le ginocchia premute contro il divano, il sedere sul suo bacino e le braccia intorno al suo collo con la bocca a pochi millimetri dalla sua. I capelli oscillarono sulla mia schiena nuda ma sfiorarono anche il viso del ragazzo, mentre le sue mani grandi si appoggiarono sui miei fianchi; mi aiutò a sistemarmi a cavalcioni su di lui e afferrò i miei ricci, tirandoli con forza. Io piegai la testa all’indietro e sollevai il petto, godendomi la bocca di Leonard che assalì i miei seni; li morse, li leccò, li succhiò con forza, strappandomi gemiti rumorosi dalle labbra e percepii le mie cosce tremare.

«Sei così bella, piccola. Se solo potessi vederti in questo momento, capiresti. – rispose sottovoce, baciandomi languidamente i capezzoli che mordicchiò – Non vedo l’ora di scoparti.»

Anche io, pensai con il cuore sul punto di scoppiare nel mio petto. Leonard però chinò la testa e catturò ancora i miei seni fra le sue mani, massaggiandoli e accarezzandoli con la punta delle sue dita calde, ma lo sentii sussurrare un ‘bellissimi’ prima di morderli piano, stuzzicandomi. Poi finalmente lasciò la presa su di me e si slacciò la cintura, sfilandosela dai pantaloni e abbassando la cerniera; io sollevai appena i fianchi per permettergli di togliere i jeans e rabbrividii quando Leonard leccò il mio collo. Il mio clitoride pulsò rapidamente d’eccitazione e mi aggrappai alla nuca del ragazzo, ruggendo contro il suo orecchio con gli occhi chiusi. Dalla mia gola sfuggì un lungo suono incontrollato, animalesco. Non avevo mai prodotto un suono simile, ero completamente fuori dal mondo.

«Va tutto bene, principessa. – mormorò Leonard, spingendo finalmente l’indice dentro di me e premendo il suo pollice sul mio clitoride – Ora va meglio? Volevi questo, vero?»

Fui tentata di scuotere la testa per rispondere negativamente ma nell’istante in cui le sue dita mi riempirono, anche se non del tutto, esplosi in un orgasmo così violento che ricominciai a piangere, crollando e tremando contro il petto tonico del ragazzo. Mi era bastato solo un tocco, un leggero movimento dei suoi polpastrelli per incendiarmi. Il piacere fu così profondo che non riuscii nemmeno ad urlare ma tremai e basta, respirando affannosamente e piagnucolando. Inerme, crollai al suo petto e chiusi i miei occhi, aggrappandomi alle sue spalle che graffiai. Gli stavo rovinando la camicia, pensai.

«Dio.. Leonard, cazzo.»

Una risata sfuggì dalle sue labbra e sfilò le sue dita dal mio corpo, baciandomi la punta del naso. Ignorò le mie parole sussurrate e mi distese con delicatezza sul divano, aprendo le mie gambe tremanti con le sue ginocchia per poi sbottonarsi la camicia. Io restai a fissare ammaliata le sue dita aprire ogni bottone sul suo petto che si scoprì sempre di più e i miei occhi si soffermarono sul tatuaggio delle due rondini sotto le sue clavicole che avrei desiderato mordere e baciare. Era così sensuale. Aveva un fisico meraviglioso che prima o poi avrei tanto venerato, magari avrei impiegato un’intera giornata a baciare e a leccare ogni centimetro della sua pelle. Mi portai subito una mano fra le cosce senza distogliere lo sguardo dal ragazzo che scese per un momento dal divano, tornando al baule scuro appoggiato vicino al divanetto; rovistò al suo interno e poi tornò da me con due bustine di preservativi. Ne aprì una con i denti e lasciò l’altra sul piccolo tavolo davanti al divano. Si slacciò i pantaloni che finirono a terra insieme alla sua camicia e abbassò anche i suoi boxer neri, lasciando il tutto vicino al caminetto per poi avvicinarsi a me. Si sistemò di nuovo fra le mie cosce e sollevò le mie gambe, con le ginocchia premute contro i cuscini del divano e si piegò in avanti.

Mi baciò dolcemente le labbra, travolgendomi con la sua passionalità e la sua lussuria mentre con una mano srotolò il preservativo sulla sua erezione senza nemmeno guardare.
E poi, prima che potessi aprire bocca per dire qualcosa o spostare lo sguardo fra di noi, la sua erezione m’impalò in un solo colpo. Restai senza fiato con gli occhi sbarrati. Portai subito le braccia intorno al suo corpo e mi lasciai riempire fino in fondo, godendomi la sensazione di calore che il suo pene mi regalava mentre la sua mano sinistra s’intrufolò fra di noi; stuzzicò il mio clitoride con il pollice ed io tremai di piacere con gli occhi chiusi. Avevo finalmente ottenuto ciò che bramavo dall’arrivo a casa sua, ero così contenta che sarei potuta continuare per ore ed ore. Lui diede una lieve spinta in avanti e si piegò meglio su di me, spingendo le mie ginocchia contro le mie spalle mentre la sua erezione si fece spazio dentro di me, affondando fino ai suoi testicoli. I brividi mi travolsero dalla testa ai piedi e arricciai le dita dei miei piedi, inarcando la mia schiena. Leonard morse piano il mio labbro inferiore e iniziò a muoversi con delicatezza in avanti e indietro, stuzzicando il mio clitoride con il pollice.

«Cristo, piccola.. sei così bagnata.» borbottò Leonard senza fiato.

Io lo fissai senza riuscire ad emettere un suono di senso compiuto e annuii appena, portando la testa all’indietro contro il morbido cuscino del divano su cui ero sdraiata. Il ragazzo cominciò a spingersi più e più volte, inarcando il suo bacino e strusciando il suo pube contro il mio per poi far scivolare la sua mano bagnata dai suoi umori sui miei seni che pizzicò con forza. Io gemetti con la bocca spalancata e sollevai ritmicamente il bacino, aiutando Leonard ad affondare nel mio corpo senza fatica. Poi all’improvviso il ragazzo puntò i gomiti sul divano ai lati della mia testa e accelerò le sue spinte, mordendo il mio collo candido con gli occhi chiusi. I suoi gemiti spedirono mille scintille di piacere alle mie orecchie e mi aggrappai saldamente a lui con le braccia.

«Leonard.. oh Dio, ti prego. Non fermarti.»

Lui riaprì i suoi bellissimi occhi verdi con cui mi fissò attentamente e incollò immediatamente la sua bocca alla mia, impedendomi di parlare. Lui mi fece tremare per via delle sue spinte violente e gridai quando tornò all’assalto con spinte poderose e violente, riducendomi ad un ammasso di muscoli tremanti e bisognosi di venire per la seconda volta. Urlai in preda ad un turbinio di sensazioni meravigliose, un misto continuo fra dolore e piacere, che mi lasciarono senza fiato.

«Sei mia, Evie. – ansimò Leonard al mio orecchio – Mi fai impazzire, cazzo.»

Io inarcai la schiena, premendo i miei seni sul suo torace. «Sono tua, sono tua!»

Percepii la tensione salire sia nel mio che nel corpo del ragazzo su di me e tentai di alzare i fianchi per incontrare le sue spinte, assecondando i suoi movimenti. Leonard gemette ma soffocò il suono con un altro bacio sulle mie labbra, accendendo un nuovo violento desiderio che travolse il mio corpo. I suoi movimenti erano impercettibili ma energici, violenti ma teneri allo stesso tempo, un mix micidiale che mi spinse sempre più verso l’oblio. Infilai le mie dita fra i suoi capelli che tirai con forza e Leonard alzò il mento, esponendo il suo collo candido che presi immediatamente d’assalto; mordicchiai e succhiai la sua pelle, riempiendola di lividi violacei che il giorno successivo sarebbero diventati rossi. Ma a chi importava in quel momento? Ero così presa dal suo pene dentro di me che non mi accorsi minimamente dell’orgasmo che mi travolse. Mi lasciai sfuggire un grido così forte e violento che Leonard quasi si spaventò, ma non accennò a fermarsi per aiutarmi a cavalcare il mio piacere. Urlai il suo nome e graffiai le sue scapole nude, muovendo rapidamente i fianchi verso l’alto mentre lui mi scopava con più foga, distruggendo ogni mia difesa. L’orgasmo si spense finalmente qualche secondo dopo ed io chiusi gli occhi, gemendo quando anche Leonard riempì il preservativo e venne, mordendomi l’orecchio.
Crollò subito in avanti con la testa nascosta nell’incavo del suo collo ed io gli accarezzai i capelli nel tentativo di calmare entrambi i nostri respiri.

Eravamo già esausti ma quello era solo l’inizio della nostra notte insieme, che sarebbe proseguita con nuovi baci, nuovi orgasmi e chissà, magari nuovi giochi. Accarezzai la schiena nuda di Leonard e gli baciai piano la spalla, sfiorando la pelle candida delle sue braccia con la punta delle mie dita per poi sospirare con gli occhi chiusi. Lui circondò i miei fianchi e mi strinse con forza contro di lui, sistemandosi fra le mie gambe con la testa appoggiata sui miei seni. Io continuai ad accarezzarlo con gli occhi incollati sul suo viso, non riuscendo a pensare ad altro se non alla voglia che si accese di nuovo dentro di me. Quando si trattava di Leonard, non ero mai abbastanza soddisfatta, lo volevo ogni secondo, ogni minuto. Ma ero esausto in quel momento.

«Hai sete, Evie? – domandò Leonard, interrompendo il silenzio – Hai caldo?»

Inspirai profondamente, sussultando quando il ragazzo appoggiò le sue mani ai lati della mia testa e mi guardò dritta negli occhi. Le sue labbra s’incurvarono in un debole sorriso ed io gli accarezzai la guancia sinistra ruvida, posando un piccolo bacio sulla sua bocca rossa come il sangue. Era così bello.

«No, sto bene così. – replicai con voce rauca, appoggiando la testa sul cuscino dietro di me – Però mi sentirei ancora meglio se ti spostassi un po’, mi stai rompendo le costole con il tuo delicato peso.»

Leonard scoppiò in una fragorosa risata alla mia affermazione, stampando un ultimo bacio sulle mie labbra per poi scendere dal divano e alzarsi in piedi. Allungò la sua mano verso di me ed io l’afferrai, mettendomi subito in posizione eretta. Mi passai la mano libera fra i capelli che ravvivai leggermente e mi girai verso il caminetto, arrossendo quando notai il nostro riflesso nel vetro: Leonard si avvicinò a me e mi circondò il bacino con il suo braccio destro, premendo un piccolo bacio sulla mia spalla.

«Che ne dici di parlare un po’?» chiese sottovoce.

Le sue labbra sfiorarono la porzione di pelle dietro al mio orecchio e chiusi istintivamente gli occhi, portando la mia mano sulla sua che si posò sul mio ventre. Era finalmente arrivato il momento di discutere con lui sulla nostra situazione e ciò mi terrorizzava: avrei dovuto dirgli tutta la verità o limitarmi ad ascoltarlo? Mi girai un momento verso di lui e annuii appena, accarezzando il dorso della sua mano con la punta delle sue dita per poi sospirare.

«Uhm, d’accordo. Ci vestiamo o..»

Lui annuì, baciandomi la punta del naso. «Meglio, altrimenti non riuscirei a tenere ferme le mie mani.»

Roteai gli occhi e mi avvicinai di nuovo al divano, raccogliendo la vestaglia di seta che mi aveva comprato per poi indossarla, legando la cintura intorno alla mia vita. Leonard mi raggiunse con passo svelto e s’infilò i boxer neri, aspettandomi alla fine della rampa di scale che conduceva al piano superiore verso la sua camera. Mi stiracchiai per bene le braccia e poi sospirai, strofinandomi i dorsi delle mani sugli occhi.

«Sei già stanca, piccola? – domandò con un sopracciglio alzato – Abbiamo appena cominciato.»

Ridacchiai, iniziando a salire le scale. «Perdonami, avrò bisogno di qualche minuto di pausa.»

Leonard mi colpì sul sedere con la mano sinistra, entrando poi nella sua stanza. Si lanciò sul materasso e s’intrufolò sotto le lenzuola del letto, aprendo le braccia per permettermi di raggiungerlo così accelerai il passo e saltai anche io, buttandomi sul suo corpo. Il ragazzo mugolò leggermente ma m’intrappolò fra le sue braccia, impedendomi di muovermi e di scappare dalla sua presa ma forse non aveva capito che in quell’istante mi sentivo così bene, così protetta che non avevo alcuna intenzione di fuggire. Strofinai il viso sul suo petto liscio e inspirai il suo profumo, sollevando la gamba sinistra che agganciai al suo bacino mentre lui posò la sua mano dietro al mio ginocchio.

«Ti ho resa così dipendente da me, piccola?» domandò con un sorriso
Io desideravo sprofondare in quel momento, ricordando le mie parole.

«Leonard..»  

«Il discorso vale anche per me, credo lo avessi capito. Non sentirti in imbarazzo per queste cose. – disse lui, accarezzandomi i capelli con la mano sinistra – Continuò a contattarti e ad avere bisogno di te per un motivo, Evie. Mi hai davvero catturato.»

Sollevai la testa, osservando attentamente il ragazzo al mio fianco.
«Credi che potremo..»

«Frequentarci? Stare insieme? – io annuii ma lui mi zittì con un bacio – Sposarci? Avere una famiglia?»

Una risata sfuggì dalle mie labbra.

«Non così in fretta, hey! Sono ancora troppo giovane per avere dei figli o per sposarmi, vorrei almeno finire gli studi prima di mettere su una famiglia.»

Leonard annuì piano, spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, ed io rotolai fra le sue gambe con il mento appoggiato al suo torace muscoloso. Posai un piccolo bacio appena sopra il suo ombelico e sospirai leggermente, afferrando la sua mano e intrecciando le nostre dita insieme.

«Stavo scherzando, non ti preoccupare. – rispose lui, sorridendo – Ti va di uscire con me venerdì sera?»

Lo fissai con il cuore gonfio. «Uh..»

Lui mi pizzicò la guancia con la mano libera. «So che lo vuoi, principessa.»
Roteai gli occhi con una smorfia sul viso, scuotendo il capo. «Sei troppo modesto!»

«No, non è questione di modestia. – replicò in tono divertito – Lo vedo dalla tua espressione. Ti sei illuminata quando ho accennato ad un appuntamento.»

Sollevai la testa e mi sedetti sul bacino di Leonard, piegandomi in avanti con le braccia appoggiate ai lati del suo capo e il seno praticamente davanti al suo naso. Lui mi strinse con forza al suo corpo muscoloso e posò un piccolo bacio sul mio mento, facendo scorrere il suo indice sul solco della mia colonna vertebrale coperto dal leggero tessuto della vestaglia. Un soffio e sarebbe scivolata via, così come i suoi boxer che nel giro di poco sarebbero esplosi: la sua erezione spinse sulla mia coscia sinistra ed io rabbrividii, cercando di mantenere un’espressione neutra sul viso.

«D’accordo, hai vinto. Sono contenta che tu mi abbia chiesto di uscire. – borbottai, posando la mia testa sulla sua spalla con gli occhi chiusi – Ora sei contento che io l’abbia ammesso?»

Lui annuì con vigore, baciandomi la fronte. «Molto, molto.»

Ci fu qualche minuto di silenzio ed io mi presi un po’ di tempo per riprendere fiato, nonostante fossi così stanca che sarei riuscita ad addormentarmi su di lui nel giro di qualche minuto. Accarezzai il suo torace ad occhi chiusi, godendomi la sensazione delle sue dita che sfiorarono la mia schiena nuda, e sospirai rumorosamente. Sarei quindi uscita per un altro appuntamento con Leonard? Era davvero interessato a me come diceva? Ero preoccupata perché spesso, quando partecipava ad un Galà di beneficienza o qualche serata importante per la sua azienda, così come per l’inaugurazione del suo nuovo albergo in centro Londra, era paparazzato. E spesso, le sue foto finivano sui giornali, ed io non avevo alcuna intenzione di essere immortalata in sua compagnia.

«Come mai sei così silenziosa? A che stai pensando?» domandò sottovoce.

Io inspirai profondamente, riaprendo gli occhi. Era il caso di dirgli la verità o sarebbe stato meglio se avessi tenuto la bocca chiusa? Certo, la mia paura non era molto fondata visto che nei weekend mostravo il mio corpo quasi del tutto nudo a uomini sconosciuti ed ero terrorizzata dall’essere fotografata insieme ad un bellissimo uomo che provava un forte interesse nei miei confronti. Che avrei dovuto fare? Sollevai la testa e osservai il profilo di Leonard, accorgendomi che mi stava fissando.

«A niente di così importante. – risposi con un sorriso – Dove mi porterai?»

Lui mi passò una mano fra i capelli.

«Sarà una sorpresa, non ci pensare troppo.»

Arrossii alle sue parole poi mi ricordai di una cosa. «Aspetta, ma io lavoro venerdì!»

«Non puoi chiedere a James una sera libera per me? – replicò Leonard, rotolando sul mio corpo e bloccandomi contro il materasso – Sono sicuro che non ti dirà di no.»

Aprii le mie gambe, sollevando le ginocchia che agganciai al suo bacino.

«Domani parlerò con lui e vedremo cosa ci dirà, d’accordo? Non illuderti troppo, tesoro, il Secret Dreams è perso senza di me.»

Leonard ridacchiò, facendo scivolare la sua mano destra fra le mie cosce.

«In effetti hai ragione, nei weekend c’è sempre il pienone per te. Sono sicuro che se ti cambiassero il turno di lunedì, ci sarebbe lo stesso identico effetto.»

Arrossii ancora una volta, non ero abituata a quei complimenti, ma soprattutto il calore delle sue dita si spedì mille scintille al mio basso ventre che si accese di desiderio. Sollevai istintivamente il bacino verso la sua mano e Leonard accarezzò il mio inguine senza distogliere lo sguardo dal mio viso. Non riuscivo a pensare lucidamente con il suo corpo schiacciato sul mio e la sua erezione così vicina a me, era davvero un’ardua impresa.

«Leonard.. ti piacciono così tanto i miei spettacoli?» domandai con un sorriso.

Lui annuii con vigore, stampando un bacio sulle mie labbra. «Forse non sarai la migliore ballerina del mondo ma hai uno sguardo intenso che rapisce le persone, le lascia senza fiato e le stordisce, costringendole a non distogliere i loro occhi da te. – disse, provocandomi un brivido sulla schiena – E poi hai un fisico meraviglioso che solo io ho la possibilità di toccare. Il tuo sedere ipnotizza chiunque e la lingerie che indossi risalta il colore della tua pelle, mette in risalto le tue forme. Soprattutto quello che hai utilizzato questa sera! L’azzurro e il blu notte sono i colori che ti si addicono di più, s’intonano ai tuoi occhi e.. beh, diciamo che il primo pensiero che faccio quando l’indossi è “voglio scoparla”. E credo sia anche quello di tutti gli  uomini che vengono al Secret Dreams, piccola.»

Ascoltai le parole di Leonard, ipnotizzata dalle sue labbra, e gli accarezzai i capelli. «Wow, troppi complimenti, sei quasi esagerato! Ti ringrazio, L. Così mi fai arrossire.»

Lui si sporse verso di me, spingendo il suo pollice sul mio clitoride. «E voglio sottolineare il fatto che il tuo corpo appartiene solo a me. Lo sai, vero?»

Inspirai bruscamente a quel contatto ma mi rilassai, abbandonandomi contro di lui. Le lenzuola accarezzarono la mia pelle con  il loro tessuto fresco e la mano di Leonard si chiuse sulla mia intimità, ma si limitò a massaggiare il mio clitoride con il suo pollice. Un gemito sfuggì dalla mia bocca e chiusi entrambi gli occhi, portando una mano sul retro del collo del ragazzo che si sistemò fra le mie cosce.

«Dimostramelo. Dimostra a tutti che appartengo a te, Leonard.»

**

Leonard.

Le pupille di Evie si dilatarono all’istante, consumando parte del blu intenso che le circondava, e il suo profumo mi parve più forte, più delicato, più buono che mi mise letteralmente in ginocchio. Era eccitata tanto quanto lo ero io, e la prova fu il mio membro che ebbe un sussulto quando percepii il calore della sua intimità sul mio pollice che si bagnò fino alla nocca. Adoravo l’effetto che avevo su di lei proprio perché era lo stesso che lei aveva su di me. Mi faceva impazzire, mi piegava al suo volere nonostante riuscissi a dominarla a mio piacimento a letto. Dal contatto del mio pollice sul suo clitoride si sprigionò un violento desiderio che si diffuse in tutto il mio corpo, lasciandomi senza fiato, e mi colpì dritto alla testa, impedendomi di ragionare. Evangeline era un abisso in cui io mi ero buttato senza pensare alle conseguenze sia sulla mia che sulla sua vita. Non avrei dovuto avere pietà di lei per essere così giovane, sapeva a cosa sarebbe andata in contro, finendo a letto con me. E soprattutto sapevo che io non avrei dovuto permetterle di infettare la mia mente e la mia vita in quel modo. Era passata solo una settimana dalla prima volta che l’avevo vista eppure mi sembrava di conoscerla da almeno un anno o forse di più; con lei era tutto così semplice, così bello, così idilliaco che mi sembrava uno scherzo.

Le presi quindi il viso fra le mie mani e il suo corpo s’inarcò contro il mio, premendosi su di me. Il suo respiro accelerò, trasformandosi in affanno, e le sue labbra si schiusero per far uscire piccoli gemiti di piacere mentre le sue dita accarezzarono i miei polsi.

«Leonard..» mormorò con la sua voce rauca.

E fu allora che io persi completamente la ragione. Premetti le labbra sulle sue e fu come approdare sulla Terra promessa dopo quarant’anni di cammino nel deserto. La ragazza schiuse la bocca contro la mia e soffocò un ansimo che rimbombò nel mio palato e nella mia testa, spedendo una scintilla nel mio basso ventre; il mio membro ebbe un altro sussulto e si strofinò fra le cosce della bionda che non si spostò, ma spinse il bacino in avanti. Le nostre lingue scivolarono l’una sull’altra, accarezzandosi prima timidamente e poi con più lussuria: quel bacio si trasformò in una pura dimostrazione di desiderio nei confronti l’uno dell’altro. Il mio cuore tremò ed io mi schiacciai del tutto su di lei, spostando le mani ai lati della sua testa per evitare di farle del male con il mio peso,  ma lei mi graffiò i fianchi e mi spinse contro di lei, ansimando e baciandomi con foga.

«Tu trafiggi la mia carne e spezzi le mie ossa, annienti la mia mente e distruggi la mia anima. È la prima volta che mi sento così bene in tutta la mia vita, mia splendida principessa.» mormorai.

Lei leccò il mio labbro inferiore, accarezzandomi la schiena. «E allora baciami ancora.»

Ed io assecondai il suo ordine, fondendo le nostre labbra, le nostre lingue, i nostri respiri che rimbombarono nella mia camera da letto. M’inginocchiai con fatica fra le sue gambe e la tirai verso di me, bloccandola con il sedere premuto sul mio bacino; strinsi il suo corpo tra le mie braccia e continuai a baciarla con passione, leccandole la lingua e spingendola nel suo palato, lasciandomi inebriare dal forte odore di fragola dei suoi capelli e di cocco del suo corpo esile. In quel momento io ero solo carne, passione, desiderio e lussuria, immerso nel mio stesso piacere e pronto a donarlo ad Evie. Non ero più me stesso, appartenevo solo alla bellissima donna sotto di me.

«Leonard..» cominciò lei, attirandomi contro il suo corpo.

Incontrai le sue labbra in un altro bacio focoso, mugolando.

«Evangeline..»

Lo squillo del mio cellulare ci fece dividere di nuovo ed io la fissai perplesso. Ero certo di aver tolto la suoneria e di aver impedito a Niall, o a qualsiasi altro dei miei dipendenti o amici di telefonarti a certi orari, perciò aggrottai le sopracciglia. Quale razza di idiota aveva voglia di rovinare la mia serata con Evie, quando era dalla mattina che desideravo stare con lei? Inspirai rumorosamente e stampai un ultimo bacio sulla bocca di lei, scivolando via dalle sue gambe per prendere il cellulare. Ma quando lessi il nome del mittente della chiamata, il mio cuore si gelò nel mio petto e la mia mente si offuscò.

Era Diana.

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