Cap XXV - Kamaitachi

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Era arrabbiato.
Molto arrabbiato.
Così furioso da avere la vista screziata di rosso.
Lo avvertì mentre stringeva il talismano, mentre eseguiva l'incantesimo
«Kamaitachi no ken» le parole gli scivolarono sulla lingua, mentre tra le sue mani il ki si solidificava in un corto wakizashi.
I due incantatori sussultarono appena. Entrambi avevano dei nomi templari, quindi dovevano avere anche loro delle tecniche personali
«Bel trucco» fece il biondo, Tentachi «vuoi vedere il mio?»
L'elfo iniziò a intrecciare le dita in sigilli complessi.
Stava raccogliendo un bel po' di ki del metallo, segno che la sua tecnica doveva essere su vasta scala.
Yoichi non aveva voglia di perdere tempo.
Era arrabbiato.
In altre circostanze, avrebbe permesso all'altro di usare la sua tecnica. Adesso, voleva solo fargli male
«Gin» Yoichi mosse appena il wakizashi. Un lampo bianco, così veloce e effimero da non abbagliare nemmeno.
Tentachi sorrise, poi se ne accorse. Il braccio sinistro gli cadde dalla spalla, tagliato in tre pezzi.
Non c'era sangue. Il taglio era così veloce da non far nemmeno sentire il dolore.
L'elfo urlò, più per la sorpresa che per la sofferenza, mentre si rotolava a terra. Yoichi diede uno sguardo veloce a Ayako e Ren.
Stavano abbastanza bene, anche se entrambe avevano qualche ferita superficiale.
La kitsune lo fissava a bocca aperta, il volto una maschera di meraviglia.
Sua sorella, invece, aveva uno strano miscuglio di sorpresa e ammirazione, che Yoichi non voleva indagare
«Tu sei il prossimo» disse, avviandosi verso Tentaki. Quello si mise in posizione, intrecciando le mani in una posa di sigillo.
La tanuki scese dal tetto, mettendosi al suo fianco. Unì le sue mani a quelle dell'elfo, raddoppiando il sigillo.
Urla bellicose segnalarono l'arrivo di una decina guerrieri, un misto di samurai e combattenti degli Hikuitaki.
Yoichi non si voltò nemmeno a guardarli. Perdere di vista un incantatore templare era una follia
«Gorin» il comando fece brillare la sua spada, e lui la mosse in un ampio fendente laterale.
Le teste dei cinque guerrieri volarono via nello stesso momento, mentre i corpi si accasciavano a terra.
«Kanio no bushidan» l'incantatore. Alle sue spalle presero forma un trio di serpenti, tutti composti da ki dell'acqua, tutti lunghi almeno dieci metri.
Yoichi scattò a destra, mettendo quanto più spazio possibile tra lui e Ayako.
Tentaki mosse le mani, e due dei serpenti strisciarono sul terreno verso di lui, mentre il terzo si alzava in alto, pronto a cadergli addosso.
Sollevato il wakizashi, Yoichi mirò al nemico in alto; la lama si estese in un guizzo, trapassando la testa del serpente in un'esplosione di acqua.
L'incantatore gli diresse addosso gli altri due, confidando nel tempo necessario per riaccorciare la lama.
Quando Yoichi fendette il serpente a destra, notò l'espressione terrorizzata dell'altro.
Kamaitachi no ken era veloce, veloce quanto il vento a allungarsi e accorciarsi.
Il serpente a destra venne diviso in dieci pezzi, tagliato con disarmante semplicità; l'altro ebbe il tempo di colpirlo, azzannandolo alla spalla con zanne lunghe come spade.
«Gin» Yoichi lo sussurrò appena.
Il serpente aveva morso il suo kimono, rinforzato dal ki del metallo, andando in frantomi. Il wakizashi si mosse fulmineo, trapassando allo stomaco Tentaki.
Sorpresa e dolore gli fecero perdere concentrazione, e la sua tecnica si disperse.
La tanuki strillò di terrore, scagliando contro Yoichi lance di pietra.
Kamaitachi si mosse dall'alto al basso, lasciandosi dietro cinque scie candide, le lance vennero tagliate con precisa efficacia. Raggiunsero Tentaki e la yokai un battito di ciglia dopo.
Yoichi si concesse un momento per verificare come stesse andando lo scontro.
Gli ultimi rimasugli degli Hikuitaki gettavano le armi o fuggivano. I samurai degli Akiono abbattevano chi ancora combatteva, oppure entravano nella residenza per stanare gli ultimi fuggitivi.
Yoichi riportò l'attenzione allo scontro. La tanuki era a terra, lamentandosi per le ferite alle gambe; non sembrava in pericolo di vita.
Tentaki era in ginocchio, un brutto taglio sulla faccia da cui colava sangue, le braccia squarciate in più punti e una miriade di altre ferite. Aveva fatto scudo col suo corpo alla tanuki, e ancora adesso cercava di rimanere in piedi davanti a lei
«È finita» disse Yoichi, avvicinandosi lentamente. Non aveva rilasciato Kamaitachi, perché ancora non intendeva fidarsi dell'altro.
Sperò che il tremolio del braccio non si notasse, e che la sua voce non suonasse troppo flebile.
I muscoli gli facevano male, i polmoni bruciavano e l'aria si rifiutava di entrargli in gola; era come se fosse in apnea, e il suo corpo si stava rapidamente ribellando a quell'immane sforzo prolungato.
Quell'incatatore era stato abbastanza abile da non perdere nessun arto dopo la sua tecnica, anche se non sarebbe mai stato in grado di difendersi una seconda volta.
Tentaki buttò uno sguardo al cortile, a Yoichi, a Ren e a Ayako. Sorrise triste, scuotendo la testa e crollando in ginocchio.
Si strappò un pendente dal collo, gettandolo verso di lui
«La mia vita per la sua» disse, accennando alla tanuki
«Tienitele entrambe» fece Yoichi, prendendo il talismano dell'altro «sei mio prigioniero, come lei; sarai curato e trattato con rispetto, e ti sarà concesso tornare al tuo tempio una volta guarito»
Tentaki annuì, e non oppose resistenza quando alcuni samurai degli Akiono vennero a prenderli in custodia.
Yoichi interruppe il suo incantesimo, accasciandosi a terra esausto. Kamaitachi lo lasciava a corto di ossigeno, e si trovò ad annaspare, respirando a grandi boccate.
«È... è stato incredibile!» fece Ren, affiancandosi a lui «hai un nome templare? E cos'era quella tecnica? Riesci davvero a usare due tipi di ki assieme?»
«Beh...» iniziò Yoichi, arrossendo un poco. Le parole gli morirono in gola quando vide l'espressione di Ayako.
Stoica, immobile, altera. Ma lui sapeva cos'era, il volto di quando era irritata e delusa
«Riesci ad alzarti, fratello? Dobbiamo andare a prendere la resa del clan Hikuitaki»
Yoichi annuì, forzandosi a sorridere, anche se le due dovettero chiedere aiuto a Yama per sollevarlo.

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