10° capitolo

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In macchina la musica in sottofondo accompagnava l'atmosfera dell'incontro; durante il percorso i silenzi si alternavano a banali discorsi. In uno di quei silenzi a Giustine venne in mente un particolare di quando era bambina:  abitava con i suoi genitori vicino ad una famiglia con tre figli e lei diventò, perché avevano la stessa età, amica del figlio maggiore, Jan; erano cresciuti come fratello e sorella.
Un fratello c'è l'aveva già. Jan e Giustine erano sempre insieme a far compiti, anche se non frequentavano la stessa classe, a giocare, a mangiare; una volta a casa dell'uno e una volta a casa dell'altro, fin quando adolescenti iniziarono ad uscire nello stesso gruppo di amici. Jan ad un certo punto in una di queste uscite le disse: "Giustine mi piaci, vuoi diventare la mia ragazza?". Lei non aveva mai pensato a Jan come un'ipotetico ragazzo, lui era suo amico, erano cresciuti insieme, come poteva improvvisamente piacergli? Aveva rovinato tutto Jan con quella proposta e lei non aveva potuto che dirgli: "no!". Quell'amicizia in quello stesso giorno finì. Giustine aveva letto su quel viso il dolore e per non illuderlo lei non volle né più vederlo e ne' più sentirlo. Da quella volta non credette mai più nei rapporti di amicizia tra sessi diversi perché secondo la sua visione aveva capito che era meglio limitarsi a delle conoscenze.
Adesso era adulta, sposata, con figli e non aveva ancora cambiato opinione, ma, forse con Bernard l'avrebbe fatto. In fondo non le aveva mai fatto capire che gli piaceva, poi cosa importante : era felicemente sposato e così allontanò quell'idea. E allora perché sentiva che c'era dell'imbarazzo?

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