27°capitolo

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Da quel momento non c'era giorno che non si sentissero per telefono e non c'era giorno in cui Bernard non passava dal bar, pur di vederla.
Avevano iniziato una relazione: tra risate e pianti, confidenze (Bernard si era sfogato dicendole che cosa gli stava capitando  in quel periodo, le disse tutto o quasi), gelosie (l'uomo non sopportava il pensiero di quegli uomini che la corteggiavano; era una delle ragioni per cui passava spesso al bar e all'improvviso).
Al contrario a Giustine piaceva sapere che era geloso, si sentiva importante ma era anche uno dei motivi di litigio tra di loro, proprio come una vera coppia.
Avevano anche deciso il giorno in cui potevano vedersi, un giorno che andasse bene ad entrambi: il mercoledì (giorno in cui Giustine aveva più tempo perché usciva alle h 15 dal lavoro, un'ora prima del solito, per recupero riposo). I loro incontri erano fatti di coccole e baci; come due ragazzini alla loro prima esperienza.
Questo rapporto stimolava Giustine ad andare avanti e per Bernard, Giustine era diventata "l'altra donna", la parte che gli mancava per sentirsi completamente felice (sentiva di amarla al pari della moglie; si possono amare due persone contemporaneamente?).
Giustine finalmente anche lei sapeva a che ora poteva chiamarlo così ogni tanto gli faceva delle sorprese; unico avvertimento da parte di Bernard che se era impegnato per lavoro, in ufficio o con un cliente, non avrebbe risposto ma l'avrebbe richiamata o le avrebbe mandato un messaggio per avvisarla che faceva tardi, per non farla aspettare inutilmente.
Tutto filava liscio. Le settimane volavano nello stesso modo; dal lunedì al giovedì un saluto e poi un messaggio da parte di Bernard prima di entrare in casa e al venerdì solo un saluto veloce del buon weekend. 
Giustine, non si era mai posta la domanda del perché al venerdì si sentissero fino alle h 16 e non come gli altri giorni che le mandava un messaggio della "buona serata" verso le h 19 , prima del suo rientro in famiglia. Non le aveva nemmeno detto di non chiamarlo dopo quell'orario.
Giustine sentiva di appartenergli e di avere verso di lui qualche diritto. Proprio un venerdì dopo il loro ultimo saluto, la donna come di routine prese i figli a scuola ma quel pomeriggio li portò a casa di un compagno di classe del figlio più grande per festeggiare il suo compleanno. Giustine era  contenta perché aveva due ore libere e poteva chiamare il suo Bernard per poterlo risentire ancora una volta.
Prese il telefono e lo chiamò; squillava e squillava ma non ricevette nessuna risposta. Era passata un'ora; si aspettava o una chiamata o come d'accordo un messaggio, ma, nulla. Fece passare ancora mezz'ora quando gli mando' un messaggio che diceva: "Ciao, come stai? Buona serata." Semplice, da amica... ancora nessuna risposta. Molto strano, non era da lui!
Il weekend era passato, Giustine non aveva pensato ad altro. Doveva sentirlo, aveva bisogno di sapere cos'era successo. Appena lasciato i figli, a Giustine squillò il telefono, era Bernard. La prima cosa che l'uomo le disse era :"scusa per venerdì, il telefono l'avevo messo silenziato per un impegno in cui non potevo assolutamente essere disturbato e mi sono accorto della tua chiamata e del tuo messaggio quando ero già a casa". Giustine sul momento gli credette. Nel frattempo ci pensò e si ricordò che la sua voce era tremolante; dentro di sé sentiva che non era stato del tutto sincero. Ma, perché? E poi perché il telefono l'aveva messo silenziato? E se la moglie lo avesse chiamato?

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