30°capitolo

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Quel weekend per Giustine era stato difficile da trascorrere. Quella rabbia e quel dolore doveva tenerselo dentro al cuore. Se solo avesse avuto modo di sfogarsi con qualcuno, invece, non poteva dire niente a nessuno, nemmeno alla sua migliore amica. Era un segreto che doveva tenere chiuso dentro di sé.
Come si sarebbe comportata con Bernard quando lo avrebbe sentito lunedì? Non poteva dirgli che l'aveva spiato; cosa avrebbe pensato di lei?
In fondo cos'era Giustine per lui? Era "l'altra donna" ( a Giustine non le era mai piaciuto la parola "amante" la riteneva volgare perché sporcava quel sentimento d'amore che provava per Bernard).
Non sapeva proprio cosa fare! Pensava e ripensava a quell'immagine che l'aveva indispettita. Non era sicura di quale tipo di saluto si fossero scambiati: sarà anche stato un banale saluto, ma, allora, che motivo aveva per piegarsi?
Solo Bernard poteva rispondere a quelle domande. Giustine doveva trovare le parole giuste per non fargli capire che aveva visto qualcosa che non le era piaciuto di lui.
Intanto lunedì era arrivato e come previsto la chiamata arrivò puntuale: Giustine non rispose. Era troppo arrabbiata per parlargli; sicuramente gli avrebbe detto che lei venerdì era là davanti all'azienda dove lavorava. Gli avrebbe detto che era un bugiardo e che si stava prendendo gioco di lei.
Gli avrebbe detto che l'aveva visto uscire con una donna dopo un'ora che gli altri suoi colleghi erano già andati via e che l'aveva visto mentre si piegava nella macchina della donna. Gli avrebbe detto...perché?
Doveva calmarsi e pensare. Così gli mando' un messaggio: "Non posso, sono già al lavoro, sentiamoci più tardi, ciao".

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