39°capitolo

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Finalmente era mattina; Bernard aveva passato la notte tra la veglia e gli incubi. Ogni volta che provava a riaddormentarsi, in sogno arrivava lei!
Erano così reali, tant'è che si svegliava madido di sudore.
Sempre la stessa scena: Giustine che piangeva disperatamente in una casa sita in riva al mare.
Quando parlavano dei loro desideri, se in un'ipotetico giorno fossero andati a vivere insieme, quello era il loro sogno. Si visualizzavano nelle sere d'estate mentre passeggiavano mano nella mano nell'attesa che gli ultimi raggi del sole sparissero all'orizzonte; ascoltare nel silenzio le onde e vederle svanire sotto ai piedi, al loro passaggio. Immaginavano di cullarsi in un caldo abbraccio sfiorandosi delicatamente mentre appassionatamente si baciavano sentendo sulle labbra il sapore di salsedine, aspettando che fosse completamente buio per guardare una romantica luna che si rifletteva sul mare, dicendosi di amarsi.
Invece quell'incubo la vedeva scappare, fuggire da quella casa. La donna gli urlava dalla rabbia quanto lo odiasse per il male che le stava facendo. Gli diceva che era un bugiardo: che non si meritava né le lacrime e né il suo amore. Giustine intanto scappava e Bernard la rincorreva piangendo. Le diceva di perdonarlo perché l'amava. Che era uno stupido e che senza di lei non poteva più vivere. Mentre la vedeva allontanarsi sempre più, l'uomo si svegliava.
Ma un'altro incubo lo attendeva: la moglie al suo fianco. La mamma dei suoi figli e la donna che molti anni prima aveva sposato dicendole di amarla per tutto il resto della vita! Quanti sensi di colpa lo attanagliavano. Amava entrambe, non sapeva chi scegliere; quelle due donne insieme erano il completamento di quello che mancava a Bernard. A volte diceva che se avesse potuto, si sarebbe diviso in due.
Di lì a poco sarebbero usciti entrambi. Le avrebbe mandato un messaggio perché dovevano assolutamente chiarirsi. Giustine, gli avrebbe risposto?

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