14° capitolo

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Giustine non aveva distolto lo sguardo dagli occhi di Bernard in tutto il lasso di tempo in cui lui stava parlando.

Ci leggeva sincerità ma non riusciva proprio a lasciarsi andare come desiderava il cuore.

Aveva bisogno di certezze da parte sua; una prova che le dimostrasse che quelle parole non erano solo chiacchiere ma una realtà futura.

E poi come poteva rispondergli mettendo a repentaglio la sua vita dopo che si era rassegnata a lui, che amava, accettando di stare al fianco di quel marito egoista che non si interessava nè di lei e nè dei suoi figli?

Mentre pensava Giustine, Bernard rispondeva alla domanda che stava facendo a sé stessa:

- Giustine, non mi devi rispondere adesso. Comprendo dal tuo sguardo i dubbi che hai nei miei confronti. Certo, non sarà facile dover dire a mia moglie  che è finita perché amo un'altra donna dopo che  con lei avevo rinnovato le promesse. Mi ci andrà un po' di tempo ed è quello che ti chiedo, se tu mi ami ancora - Bernard si era interrotto, si era reso conto che aveva parlato soltanto lui immaginandosi già al suo fianco senza sapere se lei poteva e soprattutto voleva.

L'uomo riprese, chiedendole:
- Ma tu, dimmi, come stai? Come va con tuo marito? Sei ancora con lui o...- e si era interrotto nuovamente. Pensiero che aveva già allontanato in precedenza: lo faceva ingelosire e irritare.

Giustine, non aveva voglia di parlare di sè: del suo dolore, delle sue domande senza risposte, delle volte che quella porta del bar si apriva nella speranza di vedere apparire lui. Lei immaginava nei suoi sogni che lui la venisse a rapire. Come avrebbe potuto parlargli del fastidio di dormire al fianco di un uomo che non amava e che sapeva di non essere riamata, ma era costretta a restare con lui per necessità e come raccontargli delle volte in cui sentiva il bisogno di un abbraccio, il bisogno di lasciarsi andare all'amore. Un abbraccio come quelli che gli dava l'ex amante e come quello che in quel momento avrebbe desiderato più di ogni cosa al mondo.

Stringeva ancora la sua mano mentre i pensieri le vagavano nella mente ma quando aveva immaginato l'abbraccio, aveva allontanato la sua mano, socchiudendo le braccia attorno a sè come se le volesse tenere imprigionate per non lasciare che l'istinto liberasse i suoi sentimenti  lasciandosi scoprire, almeno non tutto e subito.

Doveva essere forte e fargliela pagare in qualche modo. Lo voleva tenere sulle spine; era lui che doveva aspettare lei. E se ci teneva realmente come in quegli istanti stava dicendo, avrebbe superato anche se pur piccola, una prova e nel frattempo la sua rabbia si sarebbe placata; ira rinata quando i ricordi di sofferenza di quell'anno le si erano parati davanti agli occhi dopo che un pizzicotto li aveva risvegliati dal torpore, improvvisamente.

Un po' di orgoglio, quello che le era mancato ai tempi in cui lei lo avrebbe voluto tutto per sè e che non gli aveva mai esternato per paura di perderlo.

Intanto il tempo scorreva ed era giunta l'ora di salutarsi. Giustine scese dall'auto senza profferire parola sulla proposta fatta.

Si salutarono lasciando che il resto del tempo concedesse a Giustine di riflettere, ripromettendosi di risentirsi l'indomani.

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