21° capitolo

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Giustine, non la smetteva di piangere dall'emozione.

Stèphanie, dalla sala la chiamava ma lei faceva finta di non sentire; doveva prima rallentare la commozione, non poteva farsi vedere con gli occhi arrossati.

La gioia però era tanta che quelle parole appena lette le ritornavano in mente come il fluire di una sorgente e le lacrime ritornavano a zampillare ogni volta.

Avrebbe avuto voglia di abbracciarlo, racchiuderlo tra le catene delle sue braccia con le mani che fungevano da lucchetto, per non lasciarlo andare via.

Baciarlo con passione per far sentire tutto l'amore che aveva conservato, per lui; perché il suo cuore non si era pienamente rassegnato.

Aveva lasciato uno spiraglio per ossigenarsi quando la malinconia la assiliva, per continuare ad avere una ragione per cui vivere e soprattutto, sperare.

L'aveva lì a due passi ma nulla aveva potuto fare. In quel foglietto c'era scritto che l'amava ma in realtà lei chi era per lui? Quale diritto aveva di essere gelosa e quali pretese poteva avere nei suoi confronti se agli occhi di tutti, non erano niente.

Quei pensieri, lei, non poteva fare altro che tenerli racchiusi nel cuore schiacciando la sofferenza per poterla trasformare in indifferenza. Dovevano rimanere nel silenzio e immaginare le proprie labbra come fossero racchiuse in una pellicola per non lasciar scorrere le parole.

Davanti a tutti doveva comportarsi come una qualunque; perché lei, in quell'istante, si era sentita una qualunque.

Già ai tempi quando erano stati amanti, quella muta rabbia, la poteva scaricare soltanto con lui, nella cabina dell'auto; lontani dal mondo che li circondava per non farsi riconoscere e sentire. Ma una volta aperta quella porta tornavano ad essere degli estranei.

Quale valore poteva dare Bernard a quelle parole se lei era l'altra donna: quella che sapeva tutto di lui e non aveva niente.

Ricordava ancora il volto dell'uomo quando Giustine dava sfogo al suo cuore.

Rivedeva sul suo viso quelle labbra che celavano un sorriso come se quelle parole fossero racconti di altre persone su cui si poteva ironizzare perché Bernard altro non poteva fare, se non ascoltare.

Come poteva, invece, adesso, riuscire ad essere indifferente quando era il cuore a non voler smettere di piangere.

Continuava ad aprire e richiudere quel biglietto; avrebbe voluto conservarlo ma non poteva.

La paura che qualcuno lo trovasse e lo leggesse era tanta così lo ridusse in piccoli pezzi e li sparpagliò nel cestino della spazzatura.

Quelle parole erano impresse nella sua mente tra i bei e brutti ricordi della loro passata storia: come un pittore che tinge la sua tela.

Si era finalmente rilassata. Era riuscita in qualche modo a mascherare il viso e ritornare tra i clienti del bar come se nulla fosse successo. Ma prima di ritornare in sala scrisse un messaggio a Bernard:

"Grazie... anche tu m.m. Ho voglia di vederti, quando finisco il turno, ci incontriamo?"

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