34° capitolo

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Quella sarebbe stata una giornata, lunga, per Giustine.

I suoi occhi, ogni volta che puliva un tavolo, erano rivolti verso il muro, al di sopra della macchina del caffè, dove vi era appeso un orologio. Le lancette sembravano fisse, per lei, in realtà erano passate ore; i clienti abituali stavano ritornando al bar per pranzare.

La sua mente era bloccata; ormai si era convinta che Bernard volesse dirle addio.

Cercava di far calmare quel cuore che palpitava per amore e non per l'eventuale delusione di doversi nuovamente rassegnare; desiderava immaginarsi sull'altare, rifiutava di vedersi triste mentre ripensava alla sua mancata felicità.

Anche Bernard era agitato, non riusciva a concentrarsi in ufficio; Marylin, che aveva intuito la freddezza nei suoi confronti, usava ogni pretesto per avvicinarsi a lui. Voleva sapere cosa stesse accadendo:

"Perché non le parlava come faceva sempre? Perché non le si avvicinava come al solito e la sfiorava in segretezza facendola rabbrividire di piacere? Cosa gli aveva fatto per trattarla così, quel giorno?"

All'ennesimo tentativo di approccio, Bernard, davanti a tutti i colleghi, l'aveva rimproverata. Non lo aveva mai fatto da quando si erano conosciuti, in quell'ufficio. Le disse in tono distaccato:

" Mi vuoi lasciare stare? Non vedi che sto lavorando al PC?
Ho bisogno di concentrazione e tu non fai altro che interrompermi. Quando avrò finito ti darò retta, ora vai!"

Rossa in volto e senza proferire parole, Marylin, si era nuovamente seduta alla sua scrivania.

Avvertiva gli occhi dei colleghi puntati su di lei. Non l'aveva mai trattata così nemmeno quando arrivava arrabbiato per qualche suo problema familiare e non. Con lei, Bernard era molto cauto: un po' per la loro amicizia e un po' perché non voleva suscitare reazioni che potessero dare scandalo.

Ma quel giorno era diverso, non gli importava affatto che lei si offendesse, anzi, sarebbe stata l'occasione giusta per chiudere senza che lui si sentisse in colpa; in quell'ufficio, in quel momento, poteva sembrare che fosse lei a molestarlo mentre lui era intento a lavorare e con tanto di testimoni.

L'uomo si confidava con lei. Normalmente le sarebbe andato incontro per raccontarle subito cosa gli era capitato e quel giorno a malapena aveva accennato un saluto; un buongiorno a tutti e senza sguardi diretti a lei, che ben comprendeva il suo significato.

Cosa lo stava turbando tanto da reagire in quel modo?

Mentre la donna, si stava allontanando, Bernard la guardava di sottecchi, pensando tra sè e sè:

" Spero che abbia capito, non voglio darle giustificazioni. In fondo sa come stavano le cose, tra me e lei. Non l'ho mai illusa e se lei si è innamorata di me non è certo colpa mia."

Sì, lei sapeva come stavano le cose ma era una donna e i sentimenti non si possono gestire quando incontri le persone o l'uomo che ti rende felice; non costruisci un muro per rinchiuderci dentro il cuore. Il bello dell'amore è di vivere l'attimo e lei ora aveva capito che non ce ne sarebbero stati più di quei momenti con Bernard.

Erano le h 15:00 quando lui uscì dall'azienda. Aveva preso la commessa dalla stampante ed aveva salutato frettolosamente, con la scusante che era già in ritardo per l'appuntamento e se ne era andato.

Marylin, che conosceva tutti i
suoi impegni, dato che era lei che li gestiva per lui, l'avrebbe avuto alle h 17,30 a 10 minuti di distanza dalla ditta.

Dove stava andando? E soprattutto da chi?

Non necessitava risposte perché il suo cuore sapeva quali sarebbero state.

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