8° capitolo

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Quelle lacrime ritornarono a scendere sul viso, a Giustine.

Si era rassegnata ma non lo aveva mai dimenticato e quella mattina si rese conto che quel fuoco dentro di sé, non si era ridotto in cenere ma che anzi le era bastato sapere che, era lì, affinché le scintille si rianimassero.

L'amore per Bernard era stato intenso e unico.

Non voleva altro uomo che non fosse stato, lui.

Mai più nessuno avrebbe sfiorato il suo corpo e cancellato il ricordo di quelle mani delicate che la facevano rabbrividire di piacere; pure, per il male che le aveva fatto, avrebbe dovuto odiarlo.

Così decise per sé e per il bene dei bambini, ancora piccoli, di restare al fianco di George; marito, inesistente ed egoista.

Poi cosa importante: l'uomo da anni non le chiedeva più di far l'amore e tra sè e sè si domandava il "perché" senza però mai chiederglielo; in fondo non le importava, anzi.

Il pensiero, poi, di dover affrontare una separazione (conoscendo George nella sua bravura di manipolare le persone col suo modo naturale di mostrarsi vittima) sarebbe riuscito a colpevolizzare la donna con le sue parole convincenti.

Quando litigavano lui le rinfacciava che non era mai contenta, nonostante lo sforzo che faceva di essere un buon marito e padre (solo parole per autogiustificarsi delle mancanze che Giustine gli faceva notare).

E questa frase spesso la ripeteva anche davanti agli amici, quelle rare volte che uscivano e ogni volta doveva sopportare quegli occhi che la giudicavano senza che nessuno le chiedesse un parere.

Sarebbe andata così anche davanti al giudice e da sola non ce l'avrebbe fatta.

Non aveva né la forza fisica e né quella morale.

E poi con quel poco che guadagnava non sarebbe riuscita a pagare un affitto e mantenere i figli, figuriamoci un buon avvocato.

Giustine, era sicura che lui non l'avrebbe aiutata fin dopo la sentenza.

Forse, se al suo fianco ci fosse stato Bernard, il coraggio lo avrebbe trovato pur di andare incontro alla felicità ma il fato aveva voluto così.

Ricordava ancora il giorno in cui si erano sposati e George che le diceva che non avrebbe dovuto lavorare ma fare la moglie e mamma.

A quel tempo era felice perché era ancora l'uomo che aveva conosciuto, dolce e premuroso, che rispose subito, sì.

Il solo stipendio di lui sarebbe bastato per sostenere la famiglia; soldi che gestiva esclusivamente lui, lasciando a Giustine, secondo una sua teoria, quelli sufficienti per poter fare la spesa e lui avrebbe provveduto al pagamento del mutuo e delle bollette. E se fossero avanzati li avrebbe messi da parte per il futuro.

Soldi che, Giustine, fino a quel momento non sapeva quanti fossero perché tenuta all'oscuro; uno dei molti motivi per cui litigavano.

Col tempo la quantità di denaro non le bastava perché i bambini stavano crescendo.

Un giorno glielo fece presente e le lasciò dei soldi in più ma non bastavano ancora così fu costretta a cercarsi un lavoro.

Il destino l'aveva aiutata portandola proprio davanti a quel bar dove ancora stava lavorando.

Sulla vetrina aveva letto che cercavano del personale e senza pensarci troppo su, vi entrò.

La prima persona che aveva conosciuto era stata proprio Stèphanie.

Già da quel primo giorno non era stata gentile con lei.

Le disse che cercavano personale esperto e Giustine, non lo era.

La stava liquidando quando dal retro spuntò il proprietario che la fece accomodare.

A lui piacque da subito la donna: la sua fragilità ed il suo sorriso l'avevano conquistato.

Gli fece un breve colloquio ed aveva capito che aveva la necessità di quel posto così decise di metterla in prova per una settimana, concordando l'orario, dalle h 8,30 alle 16,30.

Giustine si sentì al settimo cielo perché con quell'orario riusciva ad accompagnare i figli anche a scuola e così risparmiare i soldi per una babysitter.

Alla sera, quando rientrò dal lavoro il marito, glielo disse subito ed egoista com'era gli rispose:
" Così finalmente anche tu mi aiuterai nelle spese perché io non potevo dartene, di più."

La donna conosceva già la risposta voleva solo avvisarlo degli impegni che avrebbe avuto in futuro e che non sarebbe più riuscita a servirlo come aveva fatto fino a quel momento.

Giustine in ogni caso sperava in quella risposta, sentendosi da subito libera.

In quella casa non era mai stata a suo agio si era sentita come se fosse stata un'ospite.

La vedeva come una prigione e quel lavoro le stava aprendo le porte nella speranza di poter cambiare qualcosa in meglio per la famiglia ed anche con suo marito; per esempio darle una mano in casa e con i bambini... i figli che avevano voluto insieme. Ma nulla cambiò.

Sempre più stanca talvolta chiedeva a sua madre di tenere i nipoti anche solo il tempo di far la spesa; pochi attimi di respiro per riprendersi, per tornare ad essere nuovamente, madre e moglie.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro