CAPITOLO 12

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Miami.
Da quanto non vedevo quella città; beh, sinceramente non la vedevo dall'estate prima, ma era una cosa totalmente diversa vederla in estate e in autunno ormai inoltrato.
"Dai, andiamo." Mi incitò Matt di fianco a me, prendendomi per mano e trascinandomi sul vialetto di ciottoli che portava alla porta d'ingresso di casa sua. Da fuori si presentava come una piccola villa in stile gotico tinta di un colore rosa antico, sotto la quale spuntava la forma delle pietre utilizzate per costruirla, molto carina e graziosa. Da fuori le dimensioni non sembravano esagerate, ma avrei dovuto vedere prima com'era fatta all'interno; ero sempre stupita da come le case che fuori appaiono piccole, dentro si presentano gigantesche, mentre quelle che sembrano enormi risultano minuscole all'interno.
E infatti, una volta entrati, mi parve di essere entrata in una di quelle regge che si leggono nelle favole. Il pavimento piastrellato di bianco portava a una grande scalinata al centro della stanza, dal quale stava scendendo un signore di corporatura robusta con una panzetta che spuntava appena da sotto la maglia, visto che stava sventolando una mano in aria in segno di saluto, alzando un pochettino l'orlo della t-shirt.
"Ciao ragazzi!"
"Ciao papà."
"Salve signor Weight." Dimmo io e Matt all'unisono, rispondendo a suo padre.
"Oh, per favore Vanessa, dammi pure del tu e chiamami pure Drew." Si riferì a me in tono amichevole suo padre, sfoggiando un sorriso smagliante. Annuii semplicemente, mentre lui ci faceva strada su per le scale, fino al piano superiore, di sicuro per portarci dalla nuova sorellina di Matt.
"Come l'avete chiamata?" Chiese il mio miglior amico impaziente, fremendo di gioia. Era da quando eravamo in aeroporto ancora a New York che non faceva altro che tormentare sia me che se stesso con domande e dubbi che gli premevano nella mente: 'come avranno deciso di chiamarla?' 'Mi assomiglierà un po'?' 'Sono sicuro che sarà come papà, oppure come mamma?'
"Beh, pensavamo ad Ashley, tu che ne dici?" Chiese Drew, fermandosi davanti a una porta ed afferrando la maniglia per aprirla.
"È bellissimo come nome!" Esclamò in risposta il figlio, facendo un piccolo saltello sul posto.
"E tu che ne dici?" Questa volta rivolse la parola a me.
"È stupendo." Dissi sincera, mentre il sorriso sulle sue labbra aumentava sempre di più, man mano che abbassava la maniglia e la porta si apriva, centimetro dopo centimetro, secondo dopo secondo.
Quando ebbe spalancato la porta, la scena che mi ritrovai davanti fu tra le più dolci e tenere che io avessi mai visto. La stanza era addobbata con un letto matrimoniale al centro con ad ambedue i lati un comodino; sulla destra c'era un armadio di mogano con al suo fianco una culla, che si trovava anche sotto una finestra ben illuminata. Dalla parte opposta della camera da letto c'erano un camino spento; un piccolo tappetino di un rosso scarlatto; un tavolino al centro tra due poltrone di velluto marrone chiaro e, seduta su una di queste, stava la signora Weight con in mano un piccolo pargoletto avvolto in una tutina giallo vivo, Ashley stava giocando con il dito della madre. Nel momento in cui eravamo entrati, lei aveva alzato il viso sorridente, come quello del marito, mentre la bambina afferrava il dito della madre.
"Venite pure avanti." Ci incitò la signora Weight, la voce dolcissima.
Lentamente io e Matt avanzammo, fino ad arrivare di fronte a sua madre e sopra alla piccola. Aveva gli occhi di un azzurro limpido come il cielo e i capelli di un biondo scuro.
Non assomigliava a nessuno della famiglia.
"Siamo sicuri che sia papà il padre della piccola?" Chiese Matt arricciando il naso contrariato, osservando sempre più attentamente Ashley. "Non ci assomiglia per niente!"
"Calmati Matthew." Lo tranquillizzò il padre, dandogli una pacca sulla schiena. "Dobbiamo aspettare un po' prima di sapere di che colore sono i suoi occhi e i suoi capelli. E sì, siamo sicuri sia mia figlia." Spiegò, facendo ridere tutti nella stanza, compresa la neonata.
"Posso mamma?" Chiese gentilmente Matt, allungando le mani per poter prendere in braccio Ashley.
Lei annuì passandogliela, mentre lui, in modo impacciato, se la sistemava tra le braccia.
"Sorreggile la testa." Gli consigliò il padre, mettendogli le braccia intorno al corpo e mostrandogli come fare.
"Tu devi essere Vanessa, vero? Io sono Jennifer, la madre di Matthew." Si presentò lei, porgendomi una mano. Sussultai all'inizio, non mi ero aspettata quella presentazione; ma mi risvegliai subito dalla specie di trance in cui ero entrata per rispondere al saluto. "Piacere di conoscerla."
"Il piacere è tutto mio."
Mi posizionai di fronte a Matt, il quale stava giocando con Ashley come aveva fatto la madre poco prima.
"Ciao piccola." Le dissi dolcemente, vedendo i suoi enormi occhi azzurri spalancarsi verso la persona che aveva parlato, cioè io. Fece un minuscolo sorriso senza denti e io gli passai un dito vicino alla manina, che lei prese subito.
"È bellissima." Sentii sussurrare da lui, che si avvicinò alle labbra la testa della neonata quel tanto che bastava per lasciarle un bacio sulla fronte.
"Vuoi prenderla anche tu in braccio, tesoro?" Mi chiese Jennifer, un sorriso gentile aveva sostituito quello di felicità e gioia di poco prima.
"Ho paura di farla cadere." Ammisi, guardando prima la madre, poi Ashley ed infine Matt, che mi sorrise incoraggiante. "Non è complicato." Mi disse lui, passandomi Ashley in braccio. La presi delicatamente, con la costante paura di farla cadere, come un vaso antico di grande valore.
"Guarda, devi sorreggerle così la testa." Matt mi avvolse con le sue di braccia, poggiando una mano delle sue sulla mia che stava dalla parte della testa. Gliela sollevai appena, lei ci guardava con due occhioni curiosi. Matt mi strinse ancora di più a sé, cominciando a dondolare entrambi, mentre Ashley sbadigliava e aveva gli occhi sempre più chiusi.
Drew si sedette sul bracciolo della poltrona in cui sedeva sua moglie; alzai lo sguardo verso il mio migliore amico, che aveva le lacrime agli occhi per la felicità.
"Sei diventato fratello." Gli Mormorai, mentre la bambina chiudeva del tutto gli occhi e le mani in minuscoli pugnetti. "E sarai un ottimo fratello."
Lui mi diede una piccola stretta in segno d'affetto. "Ho fatto pratica con la migliore sorellina che potessi mai avere." Rispose, poggiando la sua bocca tra i miei capelli, lasciandovi un bacio.

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