CAPITOLO 13

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Mi sedetti sulla sabbia fredda e asciutta, stringendomi di più nella felpa nera che indossavo. Nella settimana che avevo passato là a Miami il clima era stato perennemente mite, ma quella sera c'era un vento gelido che che mi trafiggeva i pochi centimetri di pelle che spuntavano dagli abiti. Fissavo il mare muoversi agitato dal vento, la schiuma delle onde che si infrangeva sulla riva lasciando il suo segno con la sabbia bagnata.
Sospirai, notando che il tempo di quella serata era come il mio stato d'animo: frastagliato e colpito da forti folate di vento, talmente potenti da provocare una tempesta che sarebbe cominciata da un momento all'altro.
Nonostante il mal tempo, ero scappata da Matt per poter stare un po' da sola con i miei pensieri, anche se lui aveva insistito di rimanere a casa al caldo, con la paura che potesse mettersi a piovere mentre ero fuori. Ma io non avevo ascoltato.
Avevo bisogno di riordinare le idee, fare un po' di dimestichezza con il frullatore che continuava a rigirare i pensieri che avevo in testa.
Mi strinsi le ginocchia al petto, i capelli ricaddero in avanti creando una specie di tendina intorno al mio viso.
L'episodio felice che avevo vissuto con la famiglia di Matt mi aveva fatto dimenticare solo momentaneamente tutto ciò che mi era accaduto.
Da quando avevo ripreso a stare con Jason tutto sembrava tornato alla normalità: non soffrivo più per amore ed ero circondata di nuovo da persone che mi amavano. Andava tutto bene, fino a quando Logan non era venuto da me per litigare, baciandomi e lasciandomi in uno stato confusionale più di quanto ero prima. Mi ero finalmente convinta di essere innamorata solo e solamente di Jason, ma quando l'ho visto, quando ha unito le nostre labbra facendomi scorrere brividi in tutto il corpo con quell'unico contatto, ho sentito il cuore e la mente gridare che era lui che volevo, era Logan e non Jason.
Portai due dita sulle tempie e cominciai a stringere, cercando di allontanare il dolore alla testa che stavo iniziando a sentire, o almeno attutirlo un po'. Pensare a tutto ciò che accadeva alla mia vita in quel momento era come sgarbugliare tanti fili intrecciati malamente tra loro: difficile e molto frustante.
Se qualche tempo fa mi avessero detto che cosa mi sarebbe accaduto, prima gli sarei scoppiata a ridere in faccia e, subito dopo, lo avrei mandato a quel paese, dicendo di inventarne un'altra più credibile; e invece ero sulla spiaggia, chiusa a riccio per cercare di placare il freddo pungente, mentre i pensieri mi trafiggevano animo, cuore e mente peggio di come avrebbe fatto un coltello nella carne.
Feci un piccolo sospiro, osservando l'alito condensato a causa del freddo, non potendo fare a meno di pensare a quanto sarebbe stato bello liberarsi di tutte quelle preoccupazioni con una semplice nuvola sporca.
All'improvviso sentii dei passi scricchiolare sulla sabbia dietro di me; non avevo bisogno di girarmi, sapevo benissimo chi era.
"Sei venuta anche se io ti avevo detto esplicitamente di no." La voce di Matt risuonava come un eco nelle mie orecchie, preoccupata e malinconica.
"Avevo bisogno di pensare." Mi giustificai, riportando le braccia intorno alle gambe.
Si sedette di fianco a me, ma io continuai a tenere lo sguardo fermo sull'orizzonte: il cielo grigio pieno di nuvoloni portatrici di pioggia che si rifletteva nel mare metalizzato e cupo.
"A cosa?" Sapeva benissimo a che cosa mi riferissi, ma voleva sentirselo dire da me, voleva aiutarmi a liberarmi di ciò che portavo dentro.
"Alla storia tra me e Jason. E Logan." Dissi lentamente, mormorando appena l'ultimo nome. Percepii le lacrime respinte fino a quel punto pungermi agli angoli degli occhi. Me le asciugai in fretta: non era ancora tempo di piangere.
"Ti ho detto un centinaio di volte di non pensarci, sai che ti fai solo del male se no."
Rimanemmo per una manciata di minuti in silenzio: io a guardare l'orizzonte e lui ad osservarsi i piedi. Mi era sempre rimasto vicino da quando era accaduto tutto quanto, supportandomi e consolandomi in ogni occasione, anche la più difficile; era stata l'unica persona a rimanere sempre con me, non deludendomi mai.
Non avrei mai potuto ringraziarlo abbastanza per questo.
"Sai, a volte mi piacerebbe buttarmi." Dissi più sovrappensiero che realmente, stringendo ancora di più le braccia.
"In che senso?" Chiese Matt, la sua preoccupazione tradita dal tremolio nella voce.
"Ma sì, gettarmi in qualcosa, non solo concretamente -come da un edificio o un ponte-, ma anche metaforicamente." Feci un respiro profondo, rendendomi conto di quanto potessero sembrare assurde quelle parole dette ad alta voce. "Non sarebbe bello poter decidere di buttarsi dentro a una specie di limbo, rimanendo liberi da emozioni e pensieri? Prova a immaginartelo: un te sospeso nel vuoto più totale, calmo e sereno, senza tutti i problemi della terraferma." Finalmente ebbi il coraggio di guardarlo negli occhi. Aveva uno sguardo accigliato, stava ancora elaborando ed analizzando ciò che gli avevo detto.
Scoppiai a ridere, risultando fuori di testa di sicuro davanti ai suoi occhi.
"Scusa, scusa, lo so che sembra strano ciò che ho detto, puoi ridere se ti fa ridere, non mi arrabbio." Ma lui non lo fece, al contrario, mi prese la mano tra le sue e la strinse forte, come per rassicurarmi. "No, non fa ridere Vane, è una cosa seria quella che hai detto; lo pensi veramente?"
Annuii piano, mentre il sorriso scompariva dal mio viso. "Mi piacerebbe farlo, una volta ogni tanto. Dimenticare tutto senza avere pensieri per la testa, libera, felice."
Lui si sistemò sul posto, sempre più agitato.  "Ne sei sicura? Dimmi che non è vero quello che sto pensando, dimmi che non vuoi s..." La parola gli si strozzò in gola a causa delle lacrime che gli facevano brillare gli occhi.
"Cosa, suicidarmi?" Quella parola risultò ancora più assurda e strana appena la pronunciai io. "No Matt, certo che no! Non farei mai una cosa del genere. Ho delle persone nella mia vita che non voglio fare soffrire togliemdomi la vita." Mi scappò una piccola risata, facendo riferimento col mento al mio migliore amico, seduto accanto a me. "Non posso darti il privilegio di non vedermi più."
Scoppiò a ridere anche lui, mentre una lacrima gli solcava il viso. Era più una risata di sollievo che non di divertimento.
Mi mise un braccio sulle spalle e mi strinse a sè, come a non volermi più lasciare andare, con la paura che qualcuno potesse portarmi via. Da un momento all'altro.

ANGOLO AUTRICE
Okay, scusate, scusate, SCUSATE! Mi dispiace di non aver potuto pubblicare domenica -cioè ieri- come sempre, ma mi è accduta un'esperienza orribile e ci sono rimasta veramente male (no, non c'entra la morte, ma per la persona im questione è come morta). Quindi pubblico oggi, scusate ancora; ciao e alla prossima.

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