CAPITOLO 14

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Quella mattina, quando giunsi a scuola con Matt al mio fianco, il giorno dopo essere tornata da Miami, tutto mi sembrava grigio e freddo. Quando stavo rincasando una volta giunta a New York la sera prima, avevo sorpreso Logan a fissarmi dalla finestra di casa sua, per poi trovare un biglietto scritto nella sua grafia sul letto che diceva: 'L'ho lasciata, ora sono solo.'
Non avevo bisogno di spiegazioni per quel messaggio, sapevo fin troppo bene che si riferiva ad Abigail ed alla loro storia, a quanto pare finita. Non riuscivo a darmi una spiegazione, non sapevo perchè mai lo avesse fatto, visto che quando mi aveva urlato in faccia di non insultarla, sembrava abbastanza innamorato di lei.
O era stata tutta finzione? Un bravo attore che interpretava alla perfezione la sua parte?
Comunque, quel gesto aveva risvegliato in me una specie di piccola fiamma verde di speranza, credendo che era tornato il Logan di prima e forse adesso voleva riavvicinarsi.
O era tutto un piano per vendicarsi per quello che aveva scoperto di mio padre?
Sentivo l'anima e il cuore continuamente divisi in due: da un lato volevo riavvicinarmi a Logan, mi attirava come una calamita con il metallo, sentivo la mancanza delle sue labbra e dei suoi baci, delle sue mani sul mio viso e delle sue braccia che mi avvolgevano il corpo, facendomi sentire protetta e al sicuro; ma dall'altra parte lo odiavo ancora per ciò che mi aveva fatto, era scappato mettendosi con la mia ex-migliore amica, per poi tornare e mettere zizzania nella mia 'nuova' vita.
Scossi la testa e mi strofinai gli occhi cercando di ritornare alla realtà e scacciare il pesante velo di sonno che alleggiava su di me quella mattina. D'istinto allungai la mia mano verso quella di Matt e la strinsi, cercando conforto; lui capì subito e ricambiò la stretta, senza dire una parola, e io le fui grata per questo.
Quando avemmo attraversato la porta d'ingresso della scuola, una figura bionda e slanciata ci venne incontro, abbracciando me e dando una stretta alla spalla di Matthew.
"Ciao Jas." Lo salutai, ricevendo uno sguardo divertito da parte sua.
"Che c'è? Cosa ho detto di male?"
"No, niente." Scosse la testa lui, per poi spiegare: "È solo che non mi chiamavi Jas da quando stavamo insieme." Gli tirai uno schiaffo sul braccio con una smorfia divertita, per poi incamminarci insieme verso gli armadietti.
Ci separammo solo per quell'asso di tempo, ma bastò quei pochi minuti per farmi provare una delle esperienze più strana e particolare della mia vita. Avevo appena aperto l'armadietto, quando vi cadde fuori un bigliettino piegato alla meglio. Lo raccolsi, per poi spiegarlo e leggerlo, sentendo dei brividi percorrermi la schiena parola dopo parola: 'Per favore, incontriamoci durante la pausa pranzo dietro la scuola, dove si trovano gli studenti per fumare. Ti prego, devo parlarti, ho voglia di parlarti.

Logan.'

Il bigliettino mi scivolò dalle mani, per questo feci in fretta per recuperarlo. Mi voltai per guardarmi in torno, ed ecco che lo vidi. Era dall'altra parte del corridoio, appoggiato a degli armadietti con il cappuccio della felpa calato sul viso per nasconderlo, eppure riuscii lo stesso a vedere il luccichio dei suoi occhi, in quel momento grigi, che mi stavano osservando. Mi voltai verso gli armadietti per prendere i libri, ma continuai lo stesso a tenerlo sotto controllo con la coda dell'occhio.
Una volta preso tutto, chiusi l'armadietto e mi rigirai nella sua direzione, nel momento esatto in cui passò tra noi il gruppetto di Abigail, notando che quest'ultima aveva lanciato un'occhiata di fuoco ed odio verso Logan, che però non la calcolò e continuò ad osservare me. Annuii e poi alzai il braccio con cui tenevo il biglietto, per fargli capire che avevo accettato, ed infine me ne andai. Avevo deciso di incontrarlo per sentire ciò che aveva da dirmi, perchè quella scena che avevo visto mi aveva fatto provare la sensazione che forse davvero aveva rotto tutti i ponti con Abigail e che adesso forse era pronto a perdonarmi.
O io a perdonare lui.
Quella era una questione più difficile: ero veramente pronta a perdonarlo dopo il male che mi aveva fatto? Nonostante fosse solamente il risultato di una sofferenza subita da una verità orribile? Non avevo risposte a quelle domande, e forse ne avrei avute solo se fossi andata a quell'incontro.
Entrai in classe pensierosa, sedendomi con sguardo vacuo al mio posto. Ritornai alla realtà quando qualcuno mi scosse la spalla.
"Eh? Cosa?" Chiesi spaesata, guardandomi intorno e sbattendo velocemente le palpebre.
"Cos'è successo?" Domandò preoccupato Matt, poggiandomi una mano sul braccio.
"Niente, perchè?" Scossi la testa un po' troppo bruscamente e mi voltai verso Jason, in cerca d'aiuto.
"Sembri solo... Strana." Rispose il mio ragazzo, toccandomi la fronte con la mano per sentirmi la temperatura.
"Sto bene." Gli rassicurai, allontanando la mano di Jason.
Alzai lo sguardo verso la porta, aspettando con impazienza l'arrivo del professore, ma non fu lui che fece ingresso in classe, ma bensì Logan. Si fermò sulla porta a fissarmi e io lo ricambiai. Mi ero dimenticata che aveva anche lui la prima ora d'inglese, e vederlo mi aveva fatto uno strano effetto, nè positivo nè negativo.
"È per il biglietto che hai trovato ieri sera, vero?" Chiese il mio migliore amico. Io annuii in risposta, anche se non era per quello che stavo così. Era vero, continuavo a pensare a un biglietto, ma non a quello che avevo ritrovato la sera prima sul mio letto, ma bensì a quella di qualche minuto fa, saltato fuori dal mio armadietto. Decisi di non dire niente a loro, non mi avrebbero mai permesso di andarci sapendo che avrei visto Logan, mi sarei semplicemente inventata una scusa, tipo che andavo in biblioteca o roba del genere.
"Non pensarci più, dai." Mi tranquillizzò Jason, mettendomi un braccio intorno alle spalle. Di nuovo io annuii, continuando a guardare Logan, che si sedette al suo posto e poggiò le braccia sul banco su cui mise la testa, come per dormire; ma sapevo che non lo stava facendo, infatti dopo qualche minuto, in cui Jas e Matt avevano ricominciato a parlare, lui sollevò appena una mano e mi fece il segno dell'okay, come a indicare che aveva afferrato il mio consenso al nostro incontro. Fu quella l'ultima cosa che vidi prima che entrasse il professore per iniziare la lezione.

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