CAPITOLO 16

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"Stai bene, Vanessa?" Ripetè la misteriosa ragazza entrata, avvicinandosi.
"Sì, sto bene." Mi affrettai a rassicurarla, asciugandomi frettolosamente le lacrime dagli occhi.
"A me non pare proprio." Disse lei, mettendomi una mano sulla schiena e strofinandola sopra, cercando di consolarmi.
"Sto bene, tranquilla." Ripetei, allontanandola debolmente con una mano e spostandomi verso il muro, per allontanarmi.
"Perchè ti comporti così?" Chiese un po' stizzita. "È evidente che stai soffrendo, perchè non vuoi dirmelo?"
"Chi sei!" Le urlai con veemenza, le lacrime che ricominciavano a uscire per la rabbia però, e non per frustazione e tristezza. "Chi sei tu per dirmi se sto bene oppure no! Chi sei per conoscere il mio nome!"
"Tamarra!" Mi gridò in risposta, mettendo le mani avanti in segno di difesa. "Tamarra, sono un'amica di Abigail." Appena vide la mia espressione di disgusto sul volto, si affrettò a corregersi: "Un ex-amica di Abigail."
Piano piano mi calmai, notando che in effetti il suo viso era familiare, mi ricordai solo in quel momento che l'avevo già vista in giro, sempre vicino ad Abigail: era una delle ragazze che aveva riso supportando Abigail quando mi aveva fatto lo sgambetto, facendomi cadere dalle scale di fronte la scuola.
"Sono entrata qui per cercare di rimediare a ciò che ti ha fatto lei, mi sento in parte colpevole, visto che ero rimasta a guardare senza reagire." Specificò, avvicinandosi lentamente a me, come se io fossi un animale selvaggio e ferito e lei una veterinaria che mi voleva aiutare.
Scivolai lungo la parete del bagno; una volta seduta a terra mi portai le gambe al petto e ci incrociai le braccia intorno, poggiando la testa sulle ginocchia. Feci un sospiro profondo, cercando di calmare il respiro affannoso, come se avessi corso una maratona. La guardai dritta negli occhi, cercando di leggerle nelle iridi anche solo una minima traccia di doppiogioco o di dispetto; ma c'era solo compassione e un pizzico di senso di colpa per le azioni passate.
Abbassai lo sguardo. "Scusa, ero solo scossa da ciò che mi era capitato." Mi scusai, la voce un sottile filo nell'aria.
"Non dispiacerti, avrei avuto la stessa reazione." Mi tranquillizzò con un sorriso gentile, inginocchiandosi di fronte a me e poggiandomi le mani sulle braccia. "Che ne dici di raccontarmi ciò che è successo? Così magari starai meglio." Propose Tamarra, facendomi alzare il viso verso di lei.
Mi potevo fidare di lei? Soprattutto visto che era stata un'amica di Abigail? Chi mi diceva che non stava fingendo per poi riferire tutto all'altra ragazza? Eppure sentivo il bisogno di avere una nuova amica femmina. Sì, Matt era il mio migliore amico, ma a volte mi era difficile parlare con lui di certi argomenti da ragazze, e mi serviva proprio qualcuno con cui parlarne.
Fu in quel momento che capii che dovevo fare una scelta: avrei potuto scacciarla via, non darle modo di entrare a far parte della mia vita e continuare con le poche persone che mi avevano voluto sempre bene, anche se una con più fatica dell'altra; oppure avrei potuto correre un rischio, fidarmi di Tamarra e raccontarle tutto, trasformare lei nell'amica con cui confidarmi di cui avevo tanto bisogno.
"Conosci Logan Lerman, vero?" Le chiesi, alzando lo sguardo.
"Sì, non è il ragazzo che prima stava con te e che poi si è messo con Abigail? Anche se ormai si sono lasciati." Gli confermai tutto annuendo. "Che sai dirmi della loro relazione?" Le chiesi, stringendo ancora di più le gambe al petto.
Lei scrollò le spalle. "Non era dei migliori. Nessuno dei due sembrava interessato all'altro; anche se lei non l'ha sopportato quando lui l'ha lasciata." Aggrottò le ciglia rosso fuoco come i capelli. "In realtà mi sembrava di più il tipo di rapporto che c'è tra un alcolizzato e l'alcool: a nessuno dei due importa dell'altro, si frequentano perchè emtrambi cercano di dimenticare, fin quando uno dei due non decide di lasciare l'altro: o per tornare sui propri passi o per andare avanti da solo."
Rimasi sbalordita da quel pensiero profondo. "Wow, non avevo mai sentito niente di più bello da una persona." Le rivelai, sorridendo finalmente dall'incontro con Logan.
"Hey, c'è un motivo se sono nel club di poesia e ne sono pure la presidente." Ricambiò il sorriso, ma un secondo dopo il suo viso si rabbuiò. "Allora, perchè stavi piangendo?"
Anche il mio di sorriso scomparve. "Riguardava Logan. L'avevo appena incontrato; mi aveva chiesto scusa; diceva che aveva provato con Abigail ma non ha funzionato." Feci una lunga pausa, lo sguardo vacuo, perso in un punto non definito nel nulla. "E poi mi ha baciato. La parte negativa era che lo volevo anch'io."
Mi strinse con un braccio a sè, cercando di consolarmi. Ancora. Accettai quel gesto affettuoso, rifugiandomi tra le sue braccia. Non sapevo come avrei potuto dire tutto quanto a Jason e Matt; forse non l'avrei fatto, o forse l'avrei detto solo al mio migliore amico, in ogni caso ero contenta di essermi liberata di un peso del genere.
"Andrà meglio, vedrai." Cercò di essere positiva Tamarra.
"No, non succederà invece." Scossi la testa, mettendomi con la schiena dritta. "Sono ancora troppo legata a lui, devo dimenticarlo per andare avanti."
"Pensi sia la cosa più giusta?"
Annuii, senza proferire parola però. All'improvvsio sentimmo un rumore di passi che attraversavano il corridoio e si fermavano di fronte la porta del bagno. Si sentirono dei sussurri e poco dopo una voce maschile molto familiare chiamò il mio nome: "Vanessa!" Dopodichè il proprietario entrò nel bagno delle ragazze.
"Matt." Risposi sorpresa, alzandomi in piedi e avvicinandomi a lui, prendendogli il braccio e cominciando a spingerlo fuori dal bagno. "Che cosa fai qui? Questo è il bagno delle ragazze!"
"Dei miei amici mi hanno informata che stavi piangendo." Mi disse, bloccandomi per i polsi e guardandomi negli occhi.
"Sto bene." Lo rassicurai, mentre mi stringeva in un abbraccio.
"E lei chi è?" Domandò Matt, indicando dietro di me con un movimento della testa una volta che ci fummo separati.
Mi voltai e lì mi ricordai di Tamarra. Me n'ero dimenticata in quei pochi attimi in cui Matt era entrato nel bagno.
"Oh giusto." Dissi, come risvegliatami da un sogno ad occhi aperti. "Lei è Tamarra," deglutii prima di dire il resto della frase che avrebbe siglato la mia scelta finale. "una nuova amica."

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