CAPITOLO 17

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Il pomeriggio mi diressi verso un piccolo bar dall'altra parte della città, non perdendo per un pelo l'autobus. Stavo seduta tranquilla, pensando a che cosa avrei mai potuto dire come argomento d'intrattenimento a Tamarra. La mattina, durante la pausa pranzo, mi aveva chiesto di poterci incontrare il pomeriggio per poter parlare e cominciare già a conoscerci meglio.  Forse avremmo potuto parlare del tempo, o più probabilmente sarei sembrata una stupida che non sapeva di cui parlare, che in fondo era proprio quello il problema.
Scesi dall'autobus ed entrai nel bar, dove c'era già Tamarra ad aspettarmi, seduta ad un tavolo.
"Hey, ciao." La salutai, una volta che mi fui avvicinata a lei e le fui davanti.
"Oh, ciao Vanessa." Mi rispose un po' impacciata, facendomi segno di accomodarmi sulla sedia di fronte a sè.
Rimanemmo in silenzio per un bel po' di tempo, o almeno quello che bastò perchè ordinassimo e ci portassero le bevande. Ringrazziammo la cameriera e Tamarra fu la prima a rompere il ghiaccio: "La cioccolata calda? Non fa poi così freddo." Commentò, con un sorriso timido sulle labbra.
"Adoro la cioccolata calda, la berrei anche d'estate." Le risposi, ridendo. "Allora," cominciai, pensando al fatto che non avevo mai avuto una conversazione tanto imbarazzante e a disagio. "Che ne dici del tempo?" Lo sapevo! Alla fine mi ero messa a parlare del tempo.
Bella mossa, proprio una bella mossa.
"Oh, il tempo?" Ripetè lei un po' turbata, aggrottando le sopracciglia scure. "Beh, credo che sia abbastanza okay." Rispose alla fine, bevendo un sorso del suo the.
"Sì, giusto." Replicai, sentendomi sempre più ridicola ad ogni parola pronunciata. "È abbastanza mite, non è ancora troppo freddo, c'è un clima abbastanza caldo." Bevvi anch'io un sorso della mia bevanda, decidendo di far cadere il discorso in quel punto.
Non sapevo proprio che mi era preso: mi ero ripromessa di non parlare di argomenti stupidi, ma di trovare qualcosa di simpatico e divertente di cui parlare; e invece no! Avevo parlato del tempo, rovinando subito la prima impressione sulla mia persona, anche se di sicuro si era già fatta una mezza idea quando era entrata in bagno per consolarmi.
Rimanemmo in silenzio per un'altra manciata di secondi, finchè Tamarra non parlò per prima, rompendo il silenzio: "Cambiando argomento," disse, girando il cucchiaio nel suo the caldo un po' imbarazzata. "chi era il ragazzo che stamattina è entrato nel bagno delle ragazze per consolarti?" Chiese, lo sguardo imbarazzato abbassato perchè non riusciva a sostenere il mio.
"Te l'ho detto, si chiama Matthew." Le ricordai, sorseggiando la mia cioccolata calda.
"No, non chi è in quel senso." Disse, facendo una piccola risata. "Intendevo chi è lui per te: è per caso il tuo ragazzo?" Nella sua voce c'era della delusione e del dispiacere.
"Il mio co... No, no!" Mi affrettai a chiarire, mettendomi a ridere, e un sorriso divertito fece la sua comparsa sul mio viso. "Matt è un fratello che non ho mai avuto; una persona dolce e gentile con cui confidarmi e in cui rifugiarmi. Ma il mio ragazzo? Scusa, ma mi sembra assurdo da credere." Anche se una volta ci abbiamo provato pensai, non pronunciando però quelle parole e non strozzandomi per un pelo con la cioccolata.
"An, okay, era solo per chiedere." Blaterò lei in risposta, appoggiandosi con fare sollevato allo schienale della sedia e bevendo un'altro sorso della sua bevanda, cercando di nascondere un sorriso che però io riuscii a vedere.
"No, aspetta." La richiamai, portando una mano avanti per fermarla come se lei stesse andando via. "Non ci credo, ti piace Matt!" Esclamai, senza riflettere al fatto che lei sarebbe stata in imbarazzo mentre lo gridavo a tutto il locale, che si girò nella nostra direzione. Tamara cercò di zittirmi, ma i suoi tentativi furono invani e futili; allora decise di optare per il piano B: nascondere il viso dietro alle sue stesse mani.
"Ops, scusa." Mi scusai, alzandomi e mettendomi il cappotto addosso. "Andiamo, così mi racconti meglio." La invitai, mentre andavo alla cassa e pagavo. Lei riuscì a raggiungermi fuori nel momento esatto in cui la cassiera mi dava il resto.
"Quanto ti devo?" Mi domandò, una volta che fummo entrambe fuori dal bar.
"Niente, tranquilla." La tranquillizzai, dandole una pacca sulle spalle. "Consideralo come una richiesta di perdono per la figuraccia che ti ho appena fatto fare."
"Un the per una figuraccia? Troppo poco amica mia." Ironizzò lei, mentre passeggiavamo un po'.
"Allora..." Cominciai io, curiosa di affrontate il discorso.
"Allora cosa?" Chiese preoccupata Tamarra, guardandomi a disagio.
"Allora, da quanto ti piace Matthew Weight?" Domandai entusiasta, trattenendomi dal saltellare sul posto.
"Cosa?" Ribattè con voce più acuta di un ottavo, facendo un verso di disapprovazione. "No, certo che no, ti pare che un ragazzo bello e simpatico come lui possa interessarsi a me?"
"Lo sapevo!" Esclamai, finalmente cedendo alla tentazione di saltare su e giù come una bambina. "L'ho capito da come mi hai chiesto se era il mio ragazzo; sei diventata tutta rossa a parlarne!"
"Basta adesso, ti prego." Mi supplicò, afferrandomi per un braccio per farmi rimanere a terra mentre si guardava attorno. "Si girano tutti a guardarci."
Io in risposta le scoppiai a ridere in faccia, tenatando di trattenermi visto che avevo notato di non aver fatto una cosa molto carina nei suoi confronti.
"Scusa, scusa." Le dissi, una volta che mi fui placcata un pochettino, giusto quel tanto che bastava per riuscire a parlare senza sputacchiare o interuzioni. "È solo che sembra così strana questa conversazione: io che continuo a gridare come una scema e tu che continui a zittirmi. Tutto ciò è molto divertente, pensaci!"
"E va bene," permise Tamarra, arrendendosi. "è buffa come cosa, ma adesso basta, va bene?" All'improvvsio il suo sguardo si fece serio e mi fissò intensamente negli occhi. "Promettimi di non dire niente a Matthew, intesi?"
"E perchè?" Le domandai in risposta, anche se conoscevo benissimo la motivazione.
Lei mi prese le mani tra le sue e intensificò la serietà nel suo sguardo. "Promettimelo per favore, farei solo una figuraccia; e se poi non gli piacessi?"
"E va bene, non gli dirò niente, giuro." Le assicurai, incrociando le dita come quando ero piccola. Lei fece un sospiro di sollievo e insieme ci incamminammo di nuovo, ridendo.

ANGOLO AUTRICE
Scusate, scusate, SCUSATE! Lo so che sono in ritardo ma sono riuscita solo oggi perchè sono partita per il mare domenica e non ho avuto tempo, in più ho avuto un blocco in cui non sapevo come andare avanti ma, hey, sono ancora viva!
Spero il capitolo vi sia piaciuto e io vi saluto, alla prossima volta, ciaooo.

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