Capitolo 13. Sa proie - (La sua preda)

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Analisi del sangue, visita oculistica, encefalo e elettro cardiogramma. Eccetto per le analisi che richiedevano un paio di giorni, tutti gli altri esami erano risultati negativi. Una fortuna e una sfortuna allo stesso tempo, gli esiti mi davano per sano eppure è l'ultima parola che avrei usato per descrivere le mie condizioni, per descrivere me stesso.

<< Direi che abbiamo fatto una panoramica completa, le dirò la verità lo pensavo già all'inizio ma ho preferito aspettare i risultati, in maniera tale che tu li vedessi e ti sentissi più rassicurato. Credo che il tuo malessere risieda nel tuo cervello, o meglio la tua mente proietta la tua sofferenza in dolore fisico, provocandoti tutte le sensazioni che dici di aver provato, quali: mal di testa, nausea, gola secca, sudorazione eccessiva e brividi di freddo. >>.

<< Quindi mi sto immaginando tutto? >> sbuffo.

<< Al contrario il dolore è presente, ma non è da ricercarsi nel tuo corpo, tu stai soffrendo ma la ferita è per così dire nella "tua anima", sai, la depressione ha molti spettri e non sempre si manifesta attraverso i soliti sintomi che mostrano in TV. Devi tirar fuori queste emozioni distruttive >>.

Dovrei contraddirlo? Non sono queste le risposte che cercavo, ma mi rendo conto che ammettere di aver aggredito una persona ed essermi sentito posseduto dalle sue volontà e ricordi trasformerebbero la mia ferita dell'anima in un disturbo psichiatrico molto grave.

<< D'accordo Dott. Keller, sfrutterò al meglio il tempo insieme alla consulente scolastica >> ribadisco.

<< Mi sono preso la libertà di chiamare il signor Evans, ti riaccompagnerà a casa, inoltre in qualità di tuo psicologo e terapista doveva essere aggiornato sulla tua situazione fisica >>.

Perfetto. Amareggiato esco sbattendo la porta, sfortunatamente per me James mi sta già aspettando seduto in sala d'attesa. Tanto meglio, l'avrei chiamato comunque, ho deciso di ascoltare il mio istinto e fargli quella maledetta domanda, che da tempo brucia le mie labbra turbandomi non poco.

<< James io ... >> m'interrompo avvertendo in lui molta rabbia e delusione.

<< Aspettami qui, devo scambiare due parole in privato con il tuo Dottore >>.

Questa improvvisa empatia mi complica le cose, poter leggere le emozioni delle persone, mi destabilizzava, ecco come ero arrivato fare del male ad Hanna, sentendo il suo desiderio per Alex. Guardo il telefono speranzoso, nulla, nessun nuovo messaggio. Pensavo che notando la mia assenza a scuola mi avrebbe sicuramente scritto, magari Lauren l'ha avvertito incrociandosi nei corridoi. E se fosse felice di non avermi intorno? No, devo smettere di essere così paranoico, ha bisogno del suo tempo. Peccato, ora dormire senza di lui si era rivelato davvero snervante, dopo appena un mese, il mio corpo si era abituato al suo contatto, al suo calore, il suo respiro, addormentarsi è diventato ancora più difficile di prima.

James torna, ma non dice una parola e io lo seguo impassibile fuori dall'ospedale, verso la sua macchina. Apre il suo borsone e tira fuori delle bottigliette d'acqua, me ne porge una. Non è freschissima ma la bevo avidamente, lui intanto avvia la macchina. Il silenzio sta diventando imbarazzante. Inaspettatamente invece che svoltare a sinistra all'incrocio prosegue, prendendo la superstrada.

<< Dove stiamo andando? >> chiedo.

<< Lo vedrai quando saremo arrivati >>.

La sua voce è piatta eppure le emozioni che lo pervadono sono le stesse che vi ho scorto in ospedale.

<< Cosa pensi della diagnosi del Dott. Keller? >> mi domanda.

<< I risultati parlano chiaro fisicamente sto bene, mentalmente ...beh quello dipende dalle giornata suppongo ma non credo sia così grave la situazione>>.

<< La depressione è comune nei ragazzi della tua età, attraversare dei periodi difficili, gli ormoni e tutte le vostre insicurezze. Ammetto che portarti in piscina al primo nostro incontro è stato molto... avventato, procederemo con approccio più lento e graduale >>.

<< Non credi che lo saprei se fossi depresso? >>.

<< Credo che tu al momento non riesca a capire tante cose, credo inoltre che tu non sappia neanche quali domandi porti in merito, ma ci arriveremo un passo alla volta >>.

Annuisco. Nei suoi confronti provo ancora una sorta di fastidio, lo considero come un nemico, la sua gentilezza mi lascia sempre l'amaro in bocca, onestamente non capisco perché cerco uno scontro. Lo incolpo, però ha ragione non capisco niente ultimamente e ci sono domande che non oso nemmeno pensare nella mia testa. Parcheggia in un piazzale sterrato vicino ad una spiaggia immersa nel verde. Ma come? Definisce avventato e prematuro l'incontro in piscina e poi mi scarica su una spiaggia deserta a poche decine di metri dall'oceano?

<< Non ho intenzione di trascinarti in acqua, faremo degli esercizi di respirazione e meditazione sul prato, qui non saremo disturbati, non ti sentirai a disagio >>.

Di nuovo la stessa sensazione, forse il problema è questo, io da solo con te non mi sento al sicuro.

Stende due asciugamani su prato e mi esorta a togliermi la scarpe, restando a piedi nudi, vorrei tanto fargli notare che febbraio non è il mese adatto per ricercare il contatto con se stessi all'esterno ma ubbidisco al tono ammaliante della sua voce.

Incrocio le gambe, lascio le braccia cadere a peso morto lungo i fianchi fino a toccare l'erba. Chiudo gli occhi e inizio inspirare ed espirare profondamente, cerco di svuotare la mente, di non pensare al freddo, ad Alex, alla mia vita che va in pezzi, al nulla che c'è dentro di me.

Sento la brezza del mare accarezzarmi il volto, il rumore delle onde poco distanti che s'infrangono a riva, i versi dei gabbiani, il respiro di James...

Portiamo avanti l'esercizio di respirazione per un bel po', cambiando i movimenti, trovando l'equilibrio nella posa del fenicottero, dell'elefante e infine sdraiati a pancia in su, nel suo lungo curriculum a quanto pare compariva anche il certificato di maestro di yoga. Così giovane e così esperto in molti domani, i miei complimenti James.

Mi sento meno teso, ma il mio cervello lavora ancora a pieno regime, ripercorrendo le ultime 72 ore freneticamente.

<< Descrivimi cosa provi sentendo la voce dell'oceano da così vicino >> mi chiede; presumo si riferisca la suono prodotto dalle onde.

<< Non penso di averla mai veramente ascoltata, nemmeno portandomi una conchiglia all'orecchio. Io e l'oceano non ci apparteniamo, l'acqua potrà aver dato origine alla vita, dando questa sensazione di naturalezza ai più tanti ma io sto bene con i piedi a terra >>.

<< Non è quello che ti ho chiesto! >>

<< Non sento un bel niente, mi ricorda il suono dell'alluminio quando viene accartocciato, un lamento sottomesso e incessante, così ti va meglio? >>

<< Stai ancora pensando troppo! >>

<< Perché non mi dici cosa vuoi sentirti dire? >>

<< Forse è ancora presto, non importa... >>.

<< Ma presto per cosa? Parli sempre come se sapessi delle cosa di me che io non so, mi mostri apertamente quando una mia risposta ti delude, come faccio a liberare la mia testa quando sono con te? Non trattarmi come uno stupido James! >> sbotto.

<< Adesso calmati! >> la sua voce è ammaliante, agisce su di me come un anestetico.

Lo guardo fisso negli occhi ed eccole di nuovo, quelle venature ametista che emergono nelle sue iridi. Non me lo sono immaginato allora, lui, anche lui ha quella cosa agli occhi. Spaventato mi alzo e faccio qualche passo indietro, potrebbe aggredirmi proprio come io ho fatto con Hanna. Forse siamo entrambi malati, abbiamo contratto un virus anomalo che non traspare facendo delle semplici analisi, esiste una spiegazione logica ne sono sicuro.

<< Tu... i tuoi occhi... >> balbetto.

<< Non c'è niente che non vada nei miei occhi, ora siediti >>.

Affidandomi al mio istinto mi tappo le orecchie, il viola nei suoi occhi aumenta, la sua voce è più forte, più convincente, la sento nella mia testa. Vorrei sedermi, sento che facendolo starei meglio, tremo e con tutta la forza che ho impedisco ai muscoli della gambe di cedere. Quel tono nella sua voce mi è famigliare, non capivo perché pur non volendo cercassi sempre di assecondarlo quando mi chiedeva qualcosa, come se non potessi resistergli, prigioniero del suo volere.

<< Non è né il momento né il luogo per parlarne di certe cose Ethan, ti prego... >> pronuncia azzardando un passo nella mia direzione.

Un verde mare torna ad impossessarsi delle sue iridi, ma i suoi denti sono diventati appuntiti, troppo perché possa chiudere completamente la bocca, il dispiacere gli si dipinge in volto ma io non mi fido di quel mostro. Io ho paura ammetto a me stesso, libero dal desiderio di sedermi mi volto e scappo. Sono scosso dalla paura, sudo copiosamente, le lacrime mi bruciano negli occhi, mi sento la sua preda, disperato corro più veloce che posso, corro per salvarmi la vita senza voltarmi una sola volta.



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Grazie per continuare a leggere e supportare la mia storia 👀


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