Capitolo 4. Déconnecté - (Sconnesso)

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Sorprendentemente la settimana si conclude senza ulteriori problemi. Il programma messo a punto dalla signorina Williams mi impegnava la mattina mentre avevo a disposizione i pomeriggi per poter studiare, cercare il college più adatto a me e lavorare su me stesso. Per lo studio facevo il minimo indispensabile ma venivo comunque premiato dai professori con voti alti, inteneriti dalla mia situazione. All'inizio non volevo approfittarne, ma bastava mostrare loro un paio di occhioni lucidi balbettando delle scuse in tono neutro ed il gioco era fatto. Per i corridoi ero rimasto lo stesso ragazzo invisibile dei dolcevita, nessuna occhiataccia, al contrario, avevo scorto più di qualcuno guardarmi come se mi vedesse per la prima volta; esaminandomi di tutto punto. Non sono abituato a questo tipo di occhiate e vorrei scomparire, nella testa mi dico che stanno prendendo mentalmente nota di tutte le cose sbagliate, di tutti i miei punti deboli e di come non meriti Alex. Ha mantenuto la sua parola, adesso mi dà un passaggio tutti i giorni prima e dopo la scuola, ma non si ferma più da me, non tanto per il ritorno della signora White, ma per la nuova ondata di gossip che aveva travolto il Millian. Sono l'unico essere umano che sia mai montato sulla moto di Alex, a scuola la cosa è stata notata e al resto ci hanno pensato i due beniamini di Alex, Kyle e Hanna. Perché accontentarsi di avere i biglietti in prima fila quando si potrebbe avere anche il biglietto per l'after-party? I due avevano dipinto Alex come il cavaliere dalla bianca armatura, voti eccellenti, una carriera sportiva di tutto merito, nato e cresciuto in buona famiglia cattolica; questo figlio dell'America però ora era devoto anche alle cause più disperate. La causa disperata sono io, trasformato nel volontariato di Alex, ma la notizia più scioccante è stato saperlo dalla signorina Williams, lei stessa aveva creato questo a detta sua per ricompensare Alex del suo buon cuore e del tempo che mi dedicava. In quel momento la rabbia mi scorreva dentro, avrei voluto alzarmi e lanciarle addosso una sedia, ma nell'esatto momento in cui finiva di preannunciarmi che io sarei stato oggetto di volontariato del mio migliore amico capii dai suoi occhi quanto fosse sola quella donna. Probabilmente nel mondo degli adulti nulla è fatto senza ricevere nulla in cambio, ogni cosa ha un prezzo e lei ha stabilito il mio. Quindi Alex fu costretto dalla sua famiglia a rispettare tutti i suoi impegni scolastici senza alcuna eccezione, gli allenamenti occupavano i suoi pomeriggi, alla sera lo studio e il suo "fan-club" occupavano i suoi pensieri e la sua camera. Manifestare ad Alex la mia infelicità non gli avrebbe certo facilitato le cose, quindi gli regalavo il mio miglior sorriso ogni giorno, in moto lo tenevo stretto a me, così da poter sentire il suo profumo anche dopo che se andava. Il minuzioso piano della signorina Williams aveva fatto combaciare i nostri orari spostando gli orari di storia e biologia, ma comunque io ed Alex non avevamo nessun corso in comune e quindi passavo le ore seduto all'ultimo banco da solo. A casa facevo finta di ascoltare mia madre che parlava del suo lavoro, facevo lunghe docce tutti i giorni anche più volte al giorno, erano gli unici momenti in cui riuscivo a smettere di pensare, a dimenticare la mia identità. Musiche dall'influenza indie mi accompagnavano durante le ore che passavo a letto senza dormire, Merluzzo iniziò a dormire con me tutte le notti; si dice che i gatti sentano quando il padrone stia male e che dormano con lui per vegliare sul loro male. Mio dolce Merluzzo, nemmeno io so cosa mi stia succedendo, la stanchezza è perenne ed il fatto di essere a casa"da solo" creavano in me un turbine di emozioni, tristezza, apatia e rabbia tanta, tantissima rabbia. In quei momenti così pesanti, mi spogliavo e mi sedevo nella doccia, lasciando che l'acqua fredda portasse via la negatività in cui ero avvolto. Queste docce fredde mi ristoravano mente e corpo, non mi ero mai fatto una doccia con l'acqua gelata a differenza di Alex, che spesso le faceva dopo gli allenamenti.

Di notte il tempo non passava più, a quanto pare 4 ore di sonno erano più che sufficienti per il mio organismo, eppure avevo sempre l'aspetto riposato, fresco, una cosa in meno di cui preoccuparsi suppongo. Mi ripetevo che col tempo tutto sarebbe tornato come prima, prima di quella fredda nottata di gennaio. La memoria non era tornata, il marchio di aspirante suicida aleggiava ancora sulla mia fronte. A causa di questi continui sbalzi di umore e notti insonni temevo veramente di cadere nel baratro della depressione, non avevo fatto ricerche su internet perché non volevo dare troppo peso alla cosa; sicuramente non avrei espresso queste mie preoccupazioni con il Dott. Keller o la signorina Williams, tanto meno con Alex. Una notizia positiva però l'avevo ottenuta, il signor Evans non mi aveva ancora contattato, io di sicuro non l'avrei chiamato per primo, anzi magari le mie e-mail di protesta e rifiuto contro questa iniziativa avevano colpito nel segno.

Mi vibra il telefono.

E. ti prometto di portarti al cinema settimana prossima, questa settimana è un bordello, ti prego rispondimi e dimmi che stai bene.

Sorrido,un altro messaggio di Alex, certo è premuroso, ma io ho bisogno di lui, qui, adesso. Mi prometto di rispondergli più tardi, mi rigiro tra le coperte, indosso ancora il suo maglione; mi sento un po' come quelle sciocche fidanzate che rubano sempre i vestiti del proprio ragazzo.

Vorrei lasciarmi andare, restare qui a letto, chiudere gli occhi e non pensare a niente, riprendere in mano la mia vita mi sta costando uno sforzo immane, eppure non era così prima dell'annegamento, io non ero così. Mi sento alla deriva, solo,  non so dove sto andando ed oltre ad Alex non ho nessuno altro a cui potrei aggrapparmi per non essere trascinato a fondo. Quest'ultima considerazione mi strugge, le lacrime scendono bagnando il cuscino, trattengo i singhiozzi ma cerco di far uscire tutto il dolore che ho dentro.

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