TUTTI A NEW YORK Capitolo 6

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'Squadra, pensavo di organizzare una giornata di allenamento a New York; sarebbe l'occasione per mostrare a Billy e Rafflesia ciò che sapete fare! Che ne dite?' il Capo l'aveva buttata lì, per caso, raggiungendoli al tavolo della colazione: era l'esca più odiosa che avesse mai teso a qualcuno.

'Grandioso!' il Falco, entusiasta, saltò quasi dalla seggiola, rivolgendosi a Rafflesia 'Così, amore, mi vedrai in azione, finalmente! Quando?'.

'Calma, calma! Voi altri siete d'accordo?' Fury si voltò verso il resto del gruppo, per comprenderne le reazioni.

'Per me va bene' Steve aveva assentito, guardando Billy di sottecchi; non era infervorato come Clint, ma nemmeno dispiaciuto.

Anche Thor e Tony annuirono, continuando a dedicarsi al breakfast.

Natasha, invece, sembrava contrariata 'Capo, non ho problemi, vi seguirò volentieri...ma Bruce?' rimirò il fidanzato, che esaminava la ciotola colma di latte e cereali, in preda ad un'angoscia esistenziale.

'Banner?' il nero insistette 'Se ritieni di non venire, sentiti libero, non è un obbligo. Avete legato tanto ed è ora che vi conosciate sotto tutti i punti di vista... se il programma proposto non ti sconvolge troppo'.

Il timido Bruce alzò gli occhi, incrociando quelli dei suoi due nuovi amici. Gli dette fiducia, erano belle persone 'Proviamo...non so quanto vi piacerò ancora, dopo che mi avrete visto all'opera'. Sibillino, non riuscì a terminare la frase per l'emozione.

Rafflesia gli si avvicinò e gli prese la mano fra le proprie 'Noi ti vogliamo bene...e tanto anche...Non cambierà nulla, stai tranquillo e fa come dice Fury, vieni esclusivamente se ti senti davvero'. Gli diede un bacino sulla guancia e, dopo averlo stretto a sé, si rimise a sedere vicino a Clint, che l'aveva ammirata, col cuore in petto che gli scoppiava. Quanto la amava, rifletté, e, in quel momento ancora di più...la sua donna...la bellissima donna del Falco.

***

Clint non stava più nella pelle all'idea che la Tyler lo vedesse allenarsi alla base. Era ciò in cui riusciva meglio, in assoluto.

Fissata la data della partenza, non aveva smesso di parlarne e la notte stessa non aveva dormito un attimo, adrenalinico. Aveva tormentato la bruna, togliendo il sonno pure a lei, fra la frenesia di fare l'amore e chiacchierare, in maniera incessante.

Si erano mossi alle prime luci dell'alba, con un furgone scuro dello S.H.I.E.L.D., l'Agenzia governativa che Fury dirigeva da alcuni anni. Era un pulmino grande da ospitarli tutti insieme, per una volta.

Il tragitto di circa un'oretta fu carico di silenzi e di tensione, complice l'orario e la scarsa voglia di qualcuno di mostrare quanto sapeva fare ai nuovi amici.

La base era enorme, gigantesca, un labirinto metallico alle porte di New York City, in una zona estremamente periferica e isolata; passati i controlli di sicurezza, Fury fece accomodare Billy e Rafflesia nel suo studio, mentre gli altri si cambiavano.

Clint diede a Rafflesia un bacio sulle labbra, prima di accomiatarsi da lei 'Aspettami qui, amore. Tornerò presto e vedrai che figurone farò con la mia tuta'.

Fu proprio così. Le uniformi erano splendide, attillate, lucenti: nera quella di Nat, blu per Steve e rosso per Thor; il Falco era davvero superlativo, in una tuta nera senza maniche, con inserti colorati viola, che spiccavano sopra le due scapole e sul petto.

'Che dici? Ti piace?' chiese alla bruna, tenero e tronfio, intuendo fosse così.

Rafflesia era rimasta senza parole, lui era ...sfolgorante!

'Non ci avevo mai pensato, Barton ma il colore che hai scelto per la divisa è lo stesso degli occhi della tua donna. E' strano, vero?' Stark si era incuriosito.

A Clint non parve per nulla casuale. Ci aveva riflettuto tante volte, senza dire nulla, perché niente gli era sembrato più fortuito da quando si erano conosciuti!

Tony e Bruce - a differenza degli altri - erano rimasto in jeans e maglia, inspiegabilmente.

'La prima cosa che vorrei mostrare è come manovrate il jet, se ve la sentite tutti, voi, squadra di pilotare da soli e voi due, Billy e Rafflesia, di salire in aereo con questi sciagurati...' il Capo aveva fatto una proposta irrinunciabile, camminando in direzione dell'hangar della base, dove era parcheggiato il Quinjet, un velivolo strepitoso grigio metallizzato canna di fucile, all'avanguardia, e con prestazioni di livello.

Mai, prima di allora, gli Avengers lo avevano gestito senza l'aiuto di Fury o di aviatori dell'Aeronautica di esperienza; Stark e Barton erano i due piloti ufficiali dell'aereo, ma ogni componente del team aveva un minimo di ore di volo alle spalle, per garantire la copertura della guida in caso di necessità.

Il Falco annuì contento, dopo essersi scambiato uno sguardo d'intesa con Tony: avevano aspettato a lungo che Nick gli permettesse di pilotare in piena autonomia, e che accadesse davanti agli occhi della Tyler aveva del miracoloso.

'Verrò su con voi, come un semplice spettatore: su, andiamo!' il nero li tranquillizzò.

Erano arrivati all'aviorimessa correndo, per la curiosità e l'emozione; Rafflesia notò subito che il jet era fornito di strani dispositivi e di molteplici armi...cosa che la inquietò.

Saliti tramite la scaletta, un breve giro turistico nella plancia del velivolo, Tony e Clint si misero ai comandi; gli altri Avengers sedettero più indietro, in ultima fila, lasciando liberi i due sedili appena dietro i piloti - le postazioni che loro stessi occupavano abitualmente - per i nuovi amici.

Erano i posti da cui si vedeva meglio attraverso il vetro e si godeva sia del panorama sia dei movimenti di Stark e Barton, che erano diventati, improvvisamente serissimi, concentrati e professionali, perdendo in un solo colpo l'aria dei giovani guasconi e spavaldi.

Si destreggiarono, senza paure, tentennamenti o errori, in un volo perfetto, alla velocità supersonica che il jet gli consentiva, sopra la skyline di New York.

Ogni tanto Billy esternava un complimento o un'esclamazione, elettrizzato da quella nuova esperienza.

Rafflesia, invece, era rimasta in silenzio, le ametiste fisse sul suo ragazzo. Lui, un paio di volte, si era girato per comprendere se andasse tutto bene, perché non l'aveva sentita proferire una sillaba.

Gli aveva sorriso dolcemente, per rassicurarlo, ma già un gelo le era sceso nel cuore; provò a dissimulare le proprie sensazioni negative, intanto che scendevano dall'aereo, in direzione dello spazio della base dedicato agli allenamenti.

Nella prima spaziosa ed attrezzata sala - una sorta di palestra con un ring - assistettero ad una prima esibizione di Thor, Natasha, Steve e Clint, impegnati in alcuni combattimenti corpo a corpo.

Rogers ed il norvegese, insieme, vista l'incredibile potenza muscolare e la forza fuori dal comune di entrambi; impugnavano un arma ciascuno, una sorta di martello per Thor ed uno scudo rotondo per Steve, realizzati con leghe indistruttibili, come spiegò il Capo. Quando gli atleti lottavano, gli strumenti diventavano un tutt'uno coi loro corpi plasmati dall'esercizio e perfetti nelle movenze.

Stesso discorso per Barton e Romanoff, che si batterono, a seguire, sostituendosi all'altra coppia.

Erano scattanti, flessuosi, forti, avevano dato luogo ad una guerra che pareva una danza, armoniosa; si rivelarono abilissimi pure con le spade, due lunghe ed affilate daghe di provenienza giapponese. La Tyler ricordò, infaustamente, che il Falco le avesse accennato della pratica svolta secondo i dettami della disciplina tipica dei samurai dagli occhi a mandorla.

A completare la parte del tour, furono accompagnati, successivamente, al poligono di tiro, dove gli Avengers si distinsero per il numero di centri...colpirono un bersaglio dopo l'altro, con ogni tipo di arma da fuoco immaginabile.

Nat sparava con uno sguardo davvero assassino, e fu chiaro a tutti perché non potesse essere che Vedova Nera, di nome e di fatto!

Quando fu la volta di Tony, il piccolo gruppo si trasferì all'esterno della costruzione, proprio nel prato verde antistante la base; non era un cortile, bensì un tragitto costellato di silhouette di ipotetici avversari, a cielo aperto 'Amici miei, non ho doti fisiche da rivelare, come i colleghi che avete osservato prima di me; la natura mi ha dotato di una genialità che è custodita qui dentro' toccò la fronte con il dito indice 'Vi mostrerò il mio unico trucco ovvero l'armatura che ho progettato personalmente...Jarvis!' Stark fece uno strano nome, richiamando l'intelligenza artificiale anch'essa di sua invenzione, e, immediatamente, numerosi componenti di un metallo luccicante, dipinti di rosso e giallo, lo raggiunsero e gli si agganciarono sul corpo.

Mentre, volando, si sollevava da terra, alzò la visiera dell'elmetto e gli sorrise 'Guardate che so fare, belli!'. Usò le armi che aveva in dotazioni, raggi e missili, per disintegrare le sagome del percorso che il Capo aveva creato per lui affinché vi si esercitasse.

I presenti lo fissavano, al margine del prato. Billy era affascinato dalle mosse del robot, Rafflesia sempre più angosciata.

'Lo chiamiamo Iron Man e direi che gli si addice, non trovate?' Clint gli si rivolse, esaltato, senza avere risposte da nessuno dei due.

'Con Stark abbiamo finito. Banner è pronto?' Fury lo chiese alla squadra e Nat fece senno di sì col capo.

'Dobbiamo andare nella sala corazzata, è la prima porta a destra. Vedere Bruce in azione è un po' più complicato' Steve fu poco esaustivo.

Non era davvero una sala, ma un contenitore cilindrico con le pareti di vetro e metallo, ermeticamente chiuse: dentro c'era già Banner, il viso provato da espressione corrucciata.

'Rafflesia, ricordati delle parole che mi hai detto l'altra sera. Anche io vi voglio bene...non spaventatevi, vi prego!' Bruce non fece in tempo a finire la frase che, nello girare il volto, i suoi lineamenti cominciarono a mutare, prima lentamente e poi in maniera repentina; la muscolatura si ingrandì e la pelle divenne di uno strano colore verde opaco.

I vestiti oramai lacerati non riuscivano più a contenerlo, ed erano rimasti slabbrati solo sull'inguine, almeno per ripararne l'intimità.

L'essere svelatosi ai loro occhi era un gigante aggressivo che ricordava a malapena il timido e gentile amico che avevano conosciuto.

'Lui è Hulk...ha un difetto del DNA, un'alterazione genetica; quando si alzano i livelli di ormoni e pressione Bruce si trasforma...di solito quando si arrabbia...e lui è sempre arrabbiato, questo è il suo segreto' Natasha provò a spiegare il motivo della mutazione del suo fidanzato in una forma tanto peculiare.

Il mostro verde che si avvicinò al vetro non sembrava avere affatto buone intenzioni.

Billy emise un grido soffocato e si ritrasse di un paio di metri indietro: era letteralmente sconvolto e se la sarebbe data a gambe levate, se non avesse sentito il braccio di Rogers che lo cingeva, per tranquillizzarlo.

Rafflesia, invece, fece l'esatto opposto: andò verso la lastra trasparente, in direzione del punto in cui si trovava il suo amico e ci mise la mano destra aperta, mentre l'altro continuava ad avvicinarsi 'Bruce...Bruce' lo chiamò, accorata.

Vedeva chiaramente, ciò che di buono v'era in Banner, quanto di bello aveva Banner, e che era rimasto dentro la strana creatura, e no... non ne aveva affatto paura.

Aveva capito di dover temere altro, ciò che ancora doveva accadere.

Le sovvenne la voce di sua mamma, che, quando era nervosa o triste, la tranquillizzava, cantandole 'La ninna nanna di Brahms'; con una cadenza soave, intonò la melodia rasserenante, usata per far addormentare i bambini.

Hulk, piano piano, poggiò la mano su quella della ragazza, dal suo lato del vetro. Gli amici intravidero un mezzo sorriso sulla bestia finché, lentamente, sul finire della canzone, riuscì a placarsi, ridiventando Bruce.

La Romanoff bisbigliò, commossa 'E' la prima volta che riesce a tornare in sé, con una simile velocità...di solito è macchinoso e pensavo che oggi, con voi presenti, ci sarebbe voluto ancora più tempo e difficoltà... è merito tuo!'.

'Fammi entrare, Nick' ordinò Rafflesia a Fury e quello, subito, aprì la struttura metallica. Lei corse verso Banner e l'abbracciò, a lungo, sussurrandogli all'orecchio parole di cui nessuno venne mai a conoscenza.

Il Falco la rimirò dal vetro, con gli occhi lucidi, in preda ad un'emozione fortissima. Che placò, soltanto perché era, finalmente, giunto il proprio momento.

'Ora tocca a me, vieni!' Barton, infatti - passato il brutto quarto d'ora che aveva visto Hulk indiscusso protagonista - prese la Tyler per mano e la condusse nella struttura dove si allenava, seguito dal gruppo.

'Mettiti qui e goditi lo spettacolo' le fece un sorrisone, spostandola di lato, premette un pulsante ed iniziò il suo percorso di guerra, con le frecce posizionate nella faretra scura di pelle che portava sulla schiena e l'arco alla mano, un'arma incredibile, leggera e sofisticata.

Il ragazzo prendeva un dardo, lo posizionava, studiava la traiettoria da seguire e poi...bum...giù i nemici, le sagome, uno dopo l'altro, veloce, elegante, preciso. Senza mai uno sbaglio, in nessuna mossa del percorso, con una mira micidiale, ed un eccezionale senso tattico, in un'esibizione perfetta ed incredibile.

Terminò in dieci minuti, per ricevere uno scrosciante applauso dagli spettatori...da tutti, tranne da Rafflesia...Era ferma, immobile, gelata; pensò che mai lo aveva amato così tanto e, soprattutto, che mai aveva avuto la percezione di quanto fossero distanti le loro vite ed i loro futuri!

Il Falco si accorse che qualcosa non andava e si diresse verso la sua donna. Era stato, comunque, straordinario e lei cercò di nascondergli, di nuovo, la propria paura, per non deluderlo; gli buttò le braccia al collo e lo baciò sulla bocca.

Clint contraccambiò le sue labbra meravigliose, tanto felice di averle finalmente mostrato l'arte in cui eccelleva.

'Credo abbiate visto tutto! Se vi va, possiamo mangiare qualcosa al volo nella mia stanza, prima di ripartire per la casa al mare. Squadra, cambiatevi e raggiungeteci' il Capo li informò del programma, invitando gli Avengers a dirigersi verso gli spogliatoi, e Kronk e la Tyler ad attenderli nel proprio studio.

Mentre gustavano i panini farciti ordinati da Fury - mezz'ora dopo - quest'ultimo prese la parola, rivolgendosi proprio ai suoi ospiti 'Oggi avete avuto un anteprima del progetto Avengers. Ho formato la squadra composta dai vostri amici sulle base delle loro attitudini e potenzialità; sono i Vendicatori, a tutti gli effetti, e verranno chiamati ad affrontare le missioni più complesse e difficili, per preservare il mondo da eventuali minacce di una certa portata. Non immediatamente, si stanno ancora addestrando; più avanti, quando riterrò siano pronti e maturi per farlo'.

'Non sembrano molto lontani da quel punto' Rafflesia mormorò, amaramente, guardandolo dritto in viso, mentre la sua mente ancora girava a velocità folle.

'Sì, lo penso anch'io. Nel futuro prossimo, ci alleneremo in alcune località del pianeta suggerite dai nostri analisti. Dobbiamo, anzi, dovete essere in grado di fronteggiare qualsiasi nemico, in qualsiasi situazione e condizione, ne va della vostra incolumità e di quella delle persone il cui benessere dobbiamo tutelare. Ci sposteremo in diversi posti: questo è il nostro programma e - credetemi sulla parola - era stato stilato ben prima della vostra vacanza...' passò a Rogers un tablet, con una griglia che indicava luoghi e intervalli di permanenza.

Steve iniziò a leggere, sconfortato, poi lo diede a Tony e via via lessero gli altri, fino a Barton, che sbiancò e lo poggiò sul tavolo.

Rafflesia lo prese, già immaginando cosa avrebbe scorso...Sud Africa, nove mesi...Polo Nord...sei mesi...Foresta amazzonica...sei mesi...e così via...territori impervi, difficilmente raggiungibili e periodi lunghi, uno dietro l'altro, senza fermi o soste, ad iniziare dalla fine dell'estate...anni di lavoro, lontano dagli Stati Uniti. Porse la tavoletta a Billy e fissò Fury.

'E' per me e Clint che hai inscenato tutto questo, vero?' domandò al Capo, fredda.

'Prego?'.

'Non ti azzardare a fare il finto tonto con me! Devi dirci qualcosa?' era di pietra, avvilita.

'Ho pensato che fosse meglio mettere in chiaro le cose, prima possibile. Come pensate di gestire il vostro rapporto? Quando gli Avengers andranno in giro per il mondo ad allenarsi, tu che farai? Aspetterai, mesi e mesi, forse anni? Magari a New York, in una facoltà di Medicina schifosa oppure chiederai a Barton di entrare nell'azienda di tuo padre ed a fare cosa? Il ragioniere? Il manager dei mattoni?' Fury la incalzava, diretto ed aggressivo.

'Non lo farei, lo amo troppo per questo! Clint è il Falco, è già un Avenger e lo sarà sempre. Non gli avrei chiesto comunque di cambiare la sua vita per me, già da prima, ed oggi ne sono ancora più convinta. Dopo quello che ho visto, ho capito che è destinato a qualcosa di più grande di te e di me, Nick...ed anche di noi, Clint' si girò verso di lui, che era pallido come un lenzuolo 'Sei così bravo, amore, sei fantastico, non ho mai visto nulla di simile. Se lo facessi, se modificassi la tua vita per me, se smettessi di fare ciò per cui sei nato, di essere quello che sei...per un po' funzionerebbe, poi mi odieresti, anzi ci odieremmo, perché ognuno avrebbe distrutto i sogni dell'altro...ed io non posso permetterlo, non voglio!' mentre finiva di dirlo, iniziarono a scendere due grosse lacrime sulle sue guance, il cui flusso cercò di tamponare col dorso della mano, inutilmente.

'Rafflesia, perché mi parli così? Mi stai uccidendo! Esisterà certamente un modo per stare insieme, ne dobbiamo discutere, con calma' il Falco balbettava, sconvolto.

'Siamo così giovani! Che tipo di decisioni potremmo prendere adesso? Non capisci che dovrò lasciarti andare proprio perché ti amo? Clint, ti amo più di qualsiasi cosa...immensamente...lo sai già! Non farmelo ripetere' la moretta dovette lasciare la stanza, stava per esplodere, di dolore. Corse via, mentre gli altri la fissavano, attoniti.

Billy era distrutto, con gli occhi bassi, tanto da non riuscire nemmeno a voltarsi verso Steve.

Il nero andò dietro a Rafflesia, inseguendo Natasha, che si era già precipitata, preoccupatissima per l'amica.

Barton sedette, con la testa fra le mani. Cominciò a gemere...pian piano...seguì un singhiozzo dopo l'altro, nella disperazione più profonda.

Tony guardò Rogers, che sembrava pure lui più smarrito che mai, per capire cosa fare; provò con Bruce e Thor, ma i due erano fermi ed immobili come statue di sale.

Prese l'iniziativa. Si avvicinò al Falco, si mise in ginocchio davanti a lui e lo abbracciò, più forte che poté; Clint lo respinse, ma, alla fine, cedette e si fece stringere, continuando il suo pianto straziante.

***

'Bruce! Non hai la minima idea delle sue condizioni! Ha vomitato il pranzo nel water e poi si è messa per terra, stesa sul pavimento del bagno; non ho mai visto nessuno piangere così accoratamente. Non sapevo cosa dire e nemmeno il Capo Fury. Pensa, ho pianto pure io per il dispiacere ed era tanto che non mi capitava. Non so come aiutarla, come aiutarli, tutti e due. Clint è a pezzi! Che possiamo fare?'.

'Stavolta temo che dovremmo rimanere spettatori. Natasha, si tratta delle loro vite, devono decidere con le loro teste. Credo che Rafflesia abbia ragione...che scelta hanno? Soprattutto Barton ma anche lei. Il suo sogno di diventare medico diverrebbe un miraggio. Se ci seguisse nei nostri spostamenti non eserciterebbe mai la professione, è chiaro; nemmeno prenderebbe la laurea, a parer mio. Che farebbe? Guarderebbe noi allenarci prima e combattere poi...che vita sarebbe per un essere umano? Merita un'esistenza piena, non di luce riflessa, è una persona così bella. Io l'adoro Nat, lo sai; hai visto come è stata con me, prima? Che cuore ha?' Bruce aveva esposto, saggiamente il proprio pensiero.

'Separata da Clint sarà una vita di merda ...' la Vedova sparò una massima.

Banner, nel corso degli anni avrebbe spesso ripensato a quella frase e l'avrebbe trovata sempre più azzeccata e pregnante. Guardò Barton e la Tyler, nel pulmino, mentre tornavano verso la villa, seduti uno a fianco l'altra, pallidi, infelici ed innamorati, lei con il volto poggiato sulla spalla del Falco, gli occhi violetti pieni di lacrime.

'Clint, domani mi piacerebbe andare alla Spa!' la moretta chiese, accorata.

'Va bene, amore, certo' le rispose, mesto.

'Voglio chiudermi in camera e fare l'amore, per favore, e non smettere più per l'intera notte, senza nemmeno scendere per mangiare' lo supplicò.

Non doveva certo pregarlo...'Certo, va bene' ripeté, disperato 'Tutto il resto del giorno e della notte, tutte le volte che potremo, tutte le volte che vorrai'.

'Grazie' mormorò, mentre lo baciava, in bocca il sapore delle lacrime più amare che avesse mai pianto.

Appena arrivati corsero in stanza, come promesso.

Rafflesia si spogliò, velocemente, e si mise carponi sul letto, in un chiaro invito a farsi prendere in quella posizione, evitando, intenzionalmente, coccole o baci o preliminari di sorta. Solo quello, voleva quello, voleva Clint 'Falco! Non farmi aspettare'.

Il ragazzo si posizionò in ginocchio, alle sue spalle, e le bloccò il collo con una mano, per immobilizzarla. La prese con impeto, con tutta la forza che aveva e con tutta la rabbia che covava, senza una parola, e senza un lamento da parte della sua donna. Tempo qualche minuto, la sentì gemere e contrarsi, insieme a lui. Non l'avevano mai fatto così, era strano, diverso...era servito per sfogare il dispiacere, e li aveva uniti di più.

La bruna si stese supina e Barton fu subito sopra di lei, per riempirla di baci. 'Non posso vivere senza di te. Non posso! Penserò a qualche soluzione, non arrenderti' la pregò, demoralizzato.

La Tyler contraccambiòi suoi baci, ardente ed appassionata, senza rispondergli.

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