11

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Juan e Isabel erano in macchina diretti alla scuola di Lucinda,  quando arrivarono Isabel non scese <<non vieni?>> Le domandò sorpreso. <<Se la maestra mi vede può nascere polemica su chi sono e perché sono qui, non deve diventare il punto di oggi>> <<hai ragione>> Isabel gli strinse la mano e gli diede un bacio a stampo sulle labbra. Vedendolo avvicinarsi all'entrata si spostò sui sedili posteriori.
Lucinda notò il padre e gli corse incontro <<papà>> <<ciao tesoro, il tema è andato bene?>> <<Mi ha messo "7" ma ha scritto qualche appunto appena leggibile>> <<sai dirmi chi è questa maestra?>> <<È lei>> indicò una donna di mezz' età con un caschetto che finiva con delle ondine. <<In macchina c'è Bel vai aspettami con lei>> <<che vuoi fare?>> <<Ti avevo detto che le avrei parlato in ogni caso. Vai da Isabel>> le disse mantenendo un tono di voce dolce, mentre sentiva montargli un energia nervosa mano a mano che la maestra si avvicinava. Quando fu ha portato d'orecchio e sua figlia aveva raggiunto la macchina le chiese: <<posso parlarle?>> <<È il padre di Lucinda?>> <<Esatto!>> <<Mi segua>> entrarono nella prima aula vuota. <<Che appunti avrebbe sul tema?>> <<Ecco: "il fatto che fosse troppo breve, quasi serioso, distaccato dalle emozioni, se non fosse che è in prima persona e per mancanza di citazioni sarebbe un buon saggio breve" >> <<Mi lasci dire che... che cosa pretendeva? Che fosse un normale tema sulla mamma?>> <<Be sì>> <<è morta tre mesi fa, per un ridicolo incidente che poteva essere evitato, e lei si aspetta una normale descrizione oggettiva e quella soggettiva pregna di emozioni meno complesse da esternare?>> Ormai stava urlando. <<Di solito i bambini riescono ad esternare bene le proprie emozioni>> <<non quando il proprio mondo è stato appena sconvolto, magari fra qualche mese, si rende conto che per non scartare una traccia è passata sopra a delle giuste obiezioni? Va bene non far pesare il lutto con sguardi compassionevoli e domande inopportune ma esisterà pure una via di mezzo. Non può fare come se niente fosse accaduto. Ha soli dieci anni, non avrebbe dovuto perdere un genitore così presto, la madre poi a cui siamo connessi in maniera così naturale a meno che non ci allontani con comportamenti anomali o parole malvagie le vorremo un bene dell'anima,  incondizionato come ce ne vuole lei!>> La donna era senza parole e osservava gli occhi di quel padre in cui c'erano: "rabbia, dolore, tristezza e amore" per la figlia.  Mandavano lampi talmente reali perché ognuna di quelle emozioni lottava per rimanere in superficie per essere notata. <<Le chiedo scusa>> <<Lucinda si è impegnata al massimo, sapeva che doveva farlo, anche se non sapeva cosa scriverci, l'ho vista farsi del male mentre cercava le parole e non ho potuto farci nulla se non esserle accanto e stringerla a me. Voleva farlo e l'ha fatto anche se ero pronto a scriverle la giustificazione.>>
Il tono dell'uomo era andato via via calmandosi, ma non si affievolì, alla fine uscì dall'aula dell'edificio scolastico e raggiunta la macchina chiese a Isabel di guidare, mentre lui prendeva il suo posto, abbracciando sua figlia la quale ricambiò in silenzio.
Bel guardava padre e figlia seduti sul divano, prese la mano della bambina e la guidò nella sua stanza <<Lucinda tesoro, che ne dici di prendere libri e quaderni per i compiti che devi fare per domani e scambiarli con quelli che hai nello zaino?>> <<Papà starà bene?>> <<Credo di sì ma tu devi mangiare e fare i compiti... Mi aspetti solo un attimo?>> <<Sì.>> 
Andò verso il telefono e compose il numero dei suoi genitori <<pronto?>> <<Mamma posso portare Lucinda da voi? Deve mangiare e fare i compiti, ma Juan non mi sembra dell'umore di attivarsi ha detto il fatto suo alla maestra di italiano che ieri ha assegnato "il tema sulla mamma" come compito e adesso mi sembra distrutto>> <<certo tesoro, portala da noi io e tuo padre siamo contenti di occuparcene>> <<grazie>> <<niente.>> Dopo aver riattaccato richiamò la bambina, <<Luce hai fatto?>> <<Sì>> le disse raggiungendola. <<Ti porto dai miei>> quando non le rispose  si abbassò alla sua altezza e continuò: <<è solo per questo pomeriggio, e sono brave persone, entro sera verremo a riprenderti>> <<promesso?>> <<Promesso>> l'abbracciò.
Bel parcheggiò la macchina, prese per mano Luce e l'affidò a sua madre che la salutò con calore <<vieni Lucinda, il pranzo è pronto>> la bambina la seguì dentro salutando Isabel con la mano. Una volta che la porta fu chiusa tornò dal padre della bambina.

Lo trovò come lo aveva lasciato: seduto sul divano con la testa appoggiata alla spalliera gli si sedette accanto e gli prese la mano che lui non esitò a stringere <<Isabel>> sospirò il suo nome <<Juan>> ricambiò lei. <<Perché ti amo e probabilmente non ho mai smesso...>> fece una pausa e la donna considerò tra sé che aveva immaginato un esordio leggermente diverso.  Poi continuò: <<Se dovevamo rincontrarci non potevo capire prima che il nostro amore non era da coppia?  Non potevamo incontrarci per caso?>> Isabel rimase in silenzio e Juan distolse lo sguardo dal suo continuando a parlare <<il suo datore di lavoro sapeva che era epilettica e che quindi non poteva passare troppo tempo davanti ad uno schermo ma le chiese lo stesso di registrare dei dati in più a fine giornata e lei lo fece considerando che non aveva crisi da anni. Quella sera si mise in macchina e aspettò che non passassero macchine per immettersi, vide il momento perfetto,  ma ebbe un assenza un secondo dopo, seduta e legata non successe niente ma quando si riebbe -per lei il tempo non era passato affatto, è come mettere in pausa un film e farlo ripartire. Anche se per la persona c'è una momentanea sensazione di confusione nella ripresa, in quell' attimo non l'avvertì o non le diede peso- andò avanti per immettersi e impattò contro un ragazzo poco più che ventenne nessuno dei due si salvò. La mia piccola Lucinda, le dissero di essere coraggiosa e le diedero la notizia, venne da me, ma non l'abbracciai, non la presi per mano o disse altro se non: <<andiamo>> il resto lo sai resistetti un mese e poi la portai...>> la voce gli si ruppe <<Juan non so che dire, solo che se ne è andata troppo presto e ingiustamente, ma ci è stata, vivrà nel tuo cuore, in quello di Luce, quello dei suoi genitori e ci sarà qualcun altro che l'ha conosciuta e amata e soprattutto per quanto ci venga naturale i "se" e i "ma" non ci portano da nessuna parte.>> Con la mano libera gli raccolse una lacrima che gli era scappata. <<Grazie per aver portato Luce dai tuoi>> <<Di niente, e poi così per un po' mia madre smetterà di chiedermi quando li renderò nonni>> Juan rise, e riportando lo sguardo su di lei la baciò delicatamente a fior di labbra. Dando una stretta alle loro mani la condusse in quella che fino a tre mesi prima era stata la loro stanza che si presentava in toni neutri del bianco e del nero con solo due foto a testimoniare una presenza femminile, la prima del matrimonio, la seconda figuravano loro tre in ospedale, doveva essere scattata pochi attimi dopo la nascita di Lucinda. <<So che è spoglia, ma quando siamo tornati a casa Luce andò in camera sua ad abbracciare il cuscino non ce la facevo a vedere la sua sofferenza non riuscivo neanche a gestire la mia -quanto vorrei essere riuscito ad abbracciarla- raggiunse questa stanza dopo aver chiamato i genitori di Laura chiedendogli se volessero tenere qualcosa la madre scelse un paio di vestiti, il padre non si pronunciò, inscatolai tutto e lo diedi in beneficenza affidandogli Luce>> <<hai tenuto le foto>> <<sono gli unici ricordi che voglio, i nostri momenti migliori, ce ne sono altre nascoste in uno scatolone dentro l'armadio, le tirerò fuori solo se sarà Lucinda a chiedermelo>> poi prese la foto di loro tre e la portò in camera della figlia <<così che possa vederla ancora, stanca ma con gli occhi pieni d'amore per la seconda persona che amava di più e che finalmente era nata.>>
Guardando l'orologio appeso alla parete constatò che erano le due e mezza quindi affermò: <<faccio un paio di panini così mangiamo>> mangiarono in silenzio intorno al tavolo avviando un gioco di sguardi che consisteva nell'abbassarlo quando l'altro lo rialzava e continuò a lungo anche dopo aver ingoiato l'ultimo boccone, quando Bel fu troppo lenta nell'abbassarlo Juan le si avvicinò e la prese a mò di sposa, baciandola con passione che venne ricambiata, la adagiò sul letto e tra un bacio e l'altro rimasero in intimo e in un attimo fugace Bel gli disse: <<dimmi che è amore, ma non dirmelo perché è ciò che voglio sentire, dimmelo se è vero, se questa nostra urgenza non è dovuta alla disperazione e allo sfogo di prima>> <<è amore, per la tua pazienza, perché ascolti entrambi, per come ci guardi>> Isabel fece scivolare la sua mano sul petto di Juan permettendogli di avvicinarsi di nuovo catturando le sue labbra con le proprie, ancora un attimo e furono completamente vestiti, si accarezzavano a vicenda finché -con le dovute precauzioni- i loro corpi si unirono. Quando si ridivisero Juan le disse: <<dovresti farti una doccia ti presto io i vestiti>> Isabel guardò di nuovo l'orologio a parete <<sono quasi le sei del pomeriggio! >> Esclamò <<non ci credo che il gioco di sguardi è durato quasi quattro ore>> <<mmm il gioco dici? In ogni caso sei tenace>> le disse baciandole la spalla <<Mi sa che ti preferisco quando rischi di esplodere per le troppe emozioni>> ribatté sfoderando il suo sarcasmo, non era vero le piaceva e basta. <<In realtà sono esploso, ho praticamente urlato in faccia alla maestra>> <<si vede che ne avevi bisogno, come sono nate tutte insieme dovevano uscire tutti insieme>> <<quindi indirettamente ti staresti autocriticando? Per aver provato a farle uscire in modo calmo>> <<In realtà no, lo sai anche tu che non avresti avuto uno sfogo così violento con Luce ha portata d'orecchio>> <<è vero, quindi il suo modo indelicato ha fatto partire il conto alla rovescia per l'esplosione>> <<direi, ma non sentirti in colpa>>  <<no, l'ho lasciata solo senza parole>> disse ridendo. << E allora? Ogni tanto serve qualcuno che ti urli in faccia le cose come stanno, superato lo choc ti daranno ragione anche se forse non lo ammetteranno>> <<come fai ad alleggerire il peso di tutto?>> <<Io ascolto se vorrai condividere le cose belle lo saranno il doppio!>> Dopo una doccia veloce andarono a riprendere Lucinda.

In macchina, Juan guardando con la coda dell'occhio Bel le chiese: <<come è andata alla fine con Estrella?>> <<Diciamo che una sua cliente l'ha baciata e lei si è sorpresa a ricambiare il bacio, spaventata da quelle sensazioni è scappata fino a stamattina alle cinque, perché dopo che me ne ha parlato è corsa da lei e hanno avuto un incontro ravvicinato>> <<però ti manca un amico o un lontano cugino transgender per completare il club "amici e parenti LGBT" potrei offrirmi io ma dovrei diventare lesbica per continuare a baciarti>> <<Credo che Luce si confonderebbe vedendoti al femminile... siamo due matti: tu che fai queste battute e io che ti dò corda>> <<a scusa ti mancherebbe ancora qualcuno bisex>> <<basta>> disse Bel ridendo <<be almeno ci siamo fatti una risata dopo questa valle di lacrime>> <<siamo arrivati.>> Parcheggiarono la macchina e Isabel gli porse la mano che lui non esitò a stringere <<tranquilla sto bene>> le disse prima di suonare il campanello. Venne ad aprirgli proprio Luce: <<papà, mamma>> <<...>> <<Bel, Amelia sono papà e Bel>> e subito dopo scappò nella prima stanza che trovò che guarda caso era quella di Bel, Juan la seguì e Isabel rimase appena fuori alla porta. <<Lucinda, posso?>> <<n-non l'ho fatto apposta. So che mia madre si chiamava Laura, ma il modo in cui si comporta con noi è amorevole come quello di...>> l'uomo spalancò le braccia e la bambina non esitò a tuffarcisi quelle stesse braccia si richiusero morbidamente sulla sua schiena. <<Nessuno qui dice o pensa che tu l'abbia fatto apposta, è vero Bel tiene molto a noi, come è vero che il suo affetto è ricambiato, è difficile da dire, ma una madre è colei che ti accompagna lungo la vita, nei momenti buoni e in quelli cattivi, che ti ascolta, che ti compra ciò che ti occorre, che ti regala un sorriso quando ti rivede a fine giornata, è quella persona tra le cui braccia sei sempre al sicuro e a casa. Ora tua madre lo è stata finché ha potuto e Isabel da quando vi siete incontrate, a poco a poco sta facendo lo stesso, credo anche se non ci sono legami in senso stretto l'affetto che vi lega può essere molto vicino a quello che c'è tra madre e figlia e che istintivamente tu l'abbia associata alla figura materna.>> <<È per il padre?>> <<dovrebbe essere lo stesso al maschile>> <<lo sapevo, volevo sentirtelo dire>> disse sbadigliando e chiudendo gli occhi.
La donna entrò e si sedette accanto a Juan passandogli un braccio intorno alla spalla e poggiando la testa sull'altra <<Isabel>> sospirò <<come stai?>> <<Dopo che questo angioletto mi ha chiamata...>> <<sì>> <<ho sempre detto di non volerne di miei, ma mi ha fatto un effetto dolce e amaro. Perché per un attimo mi è sembrato vero, e quando si è corretta sono tornata alla realtà.>> <<Hai sentito ciò che le ho detto?>> <<Sì, ma non voglio prendere il suo posto>> <<non lo farai, ma sei la donna con cui è tornata a parlare, sei la donna a cui ha regalato un suo sorriso dopo due mesi, per ultimo ma non importanza sei la donna che riportato in superficie l'uomo dietro l'automa, con la tua dolcezza, la tua pazienza e poche parole. Ti ho portata nel cuore negli anni quasi senza rendermene conto. Sei la luce del faro in questo mare in tempesta!>> Isabel notò di nuova quella sfumatura rossa negli occhi come se fosse cioccolato al peperoncino prima che li chiudesse per baciarla delicatamente.
Bussarono alla porta <<avanti>> <<disturbo?>> domandò Alejandro <<no, è pur sempre casa vostra>> <<tesoro a questo proposito tua madre insiste perché vi fermiate a cena>> <<se non abbiamo alternative>> <<be siamo rimasti che questo gentiluomo è il padre di dell'angioletto a cui abbiamo avuto il piacere di badare e ce lo ha comunicato Carlos>> <<sarei venuta domenica per il riepilogo settimanale>> <<non ti va di anticipare? E poi domenica venite tutti e tre e poi vi vedo piuttosto intimi>> <<Papà!>> <<Vado a dire a tua madre che restate e che aveva indovinato>> <<Juan scusali>> disse Bel una volta rimasti soli alzando lo sguardo fino a incontrare i suoi poi continuò: <<è la sindrome di vivere in un piccolo paese dove tutti sanno tutti e tutti conoscono tutti o se preferisci quando nonostante casini e incomprensioni una famiglia rimane unita>> <<battute imbarazzanti a parte, sei fortunata>> <<dovrei avvisarti che se volessi accettare l'invito al pranzo domenicale troveresti anche Hector e Carlos che partecipano a questi pranzi da quando l'incontrai in paese una domenica a mezzogiorno>> <<almeno non incontreremo i tuoi nonni>> <<già loro prima li avvisi per lettera, poi ti invitano e devi sperare che non degeneri. Anche se devo ammettere che degenerò solo quella volta>> <<loro sanno di me e Luce?>> <<Vuoi l'approvazione dei nonni?>> <<Prima o poi, in ogni caso credo che a Luce faccia piacere essere ospite dei tuoi ancora per un po'>> <<cosa?>> <<Da quanto sei sveglia?>> <<Da quando avete pronunciato il mio nome è stato come la sveglia che si intromette mentre stai dormendo e ti riporta alla realtà>> <<i genitori di Isabel ci hanno invitato a cena e al pranzo domenicale>> <<che bello>> <<allora è deciso.>>

La cena passò tranquilla mentre si scambiavano i reciproci interessi o meglio Juan prendeva atto quali fossero i genitori di Bel e esponeva i propri. Quando cominciarono a scrivere dei bigliettini e a mischiarli padre  e figlia chiesero curiosi: <<cosa fate?>> <<Scriviamo gli argomenti di cui sentiamo di dover parlare e poi li commentiamo>> spiegò Amelia. Bene questo è il primo: "la mia settimana a casa di Juan e Luce non è l'unica novità" >> << oh non pensavo uscisse per primo>> <<e quale sarebbe l'altra?>> Domando Alejandro avendolo pescato <<Estrella>> <<le è successo qualcosa?>> Domandò Luce <<niente di brutto tesoro>> <<e allora?>> domandarono in coro Amelia e Alejandro <<ha conosciuto un'amica speciale>> Amelia scrisse la risposta della figlia sotto l'anticipazione del bigliettino e lo mise nella scatola con tutti gli altri, il prossimo lo pescò Bel "Alejandro è un osservatore come pochi, si è accorto del mio nuovo taglio guardando il mio riflesso nello specchio e mi ero appena alzata dal letto". Però niente male hai lo spirito di un bambino per queste cose>> <<che vorresti dire?>> <<Che i bambini osservano molto anche se non sempre ne sono consapevoli>>, e lasciò una carezza sulla guancia di Luce sorridendole. <<bene tocca a me>> disse Amelia <<"Amelia si è accorta che la guardavo appena sveglia, spero non se la prenda se le dico che da spettinata è ancora più bella". Alejandro non so se sentirmi offesa o lusingata, devo per forza pettinarli e legarli>> <<cara, stavo solo aggiungendo un po' di ironia però è vero, per me sei bella anche spettinata>> <<ma quanto siete zuccherosi>> ne passò uno a Luce <<"tuo padre è un poeta e mi ha reso la fotografa che sono">> <<noi è>> <<colpevole mamma>> <<e cosa ti avrebbe detto questo poeta maledetto?>> Isabel guardò Juan che annuì <<sei stata la luce del faro in questo mare in tempesta>> <<molto poetico>> approvò Alejandro che porse a Luce la penna per farle scrivere la risposta <<sono finiti.>> Contestò la bambina <<forse, no>> il padre ne scrisse un ultimo e lo lesse <<"grazie a tutti voi">> poi lo argomentò alzandosi in piedi cosi da far spaziare meglio lo sguardo <<Bel, ti ho ringraziata tante volte e sai già il motivo e temo di diventare ripetitivo e anche se non mi separerei più da mia figlia, oggi dopo aver parlato con la maestra era necessario, non osavo ammetterlo, lungi da me allontanarla adesso che ci siamo appena ritrovati e se non fosse stato per te e da quanto ho capito per Carlos temo non sarebbe successo. Oggi ho buttato fuori tutte quelle emozioni, gliele ho urlate contro, sono uscite come sono nate tutte insieme, tutto ciò era così complicato, prematuro, ingiusto, ringrazio che Lucinda in quel momento era con te perché la cosa che mi avrebbe fatto più male sarebbe stato vedere la tristezza nei suoi occhi e che quest'ultima emozione fosse dovuta a come stavo io e nel capire che non poteva farci molto...>> spostò lo sguardo su sua figlia e proseguì <<ma noi ci sosterremo a vicenda, e con il passare dei mesi, degli anni saprai cosa dirmi, come io a fatica comincio a capire cosa posso dirti!>> Infine ringrazio voi per averci accolto con calore quando fino a poche ore fa eravamo un nome con un evento tragico alle spalle!>> Luce strinse la mano del padre con tutta la sua forza.

Dopo i saluti si ritrovarono tutti e tre in macchina e Lucinda guardando Isabel le chiese: <<vieni a casa con noi?>> <<Tesoro, è tardi devo andare a letto anche io>> <<ce l'hai con me?>> <<E perché dovrei?>> <<Per averti chiamata...>> <<Luce>> disse mettendosela sulle gambe in modo che potesse guardarla negli occhi <<avete appena ritrovato il vostro equilibrio, non voglio invadere i vostri spazi>> <<ma è solo grazie a te se lo abbiamo ritrovato, come puoi scombinarli?>> <<No, è ANCHE grazie a me, non ho fatto tutto io, vi ho solo guidati nella direzione giusta, continuerò a esserci con voi e per voi, ma credo che sia meglio che le ore notturne le passiate ancora un po' da soli>> <<mi abbracci?>> Isabel chiuse le braccia sulla schiena della bambina.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro