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Estrella era da poco rientrata dal suo giro di fotografie serali quando squillò il telefono fisso <<pronto?>> <<Ciao ti disturbo?>> <<Isabel, no tranquilla>> <<come va con le foto?>> <<Bè, un altro paese tranquillo con i propri scorci che vale la pena vedere. Bel tu non hai chiamato alle undici di sera solo per sapere come va, vero?>> <<Ecco stasera ero a cena dai miei con Juan e Lucinda...>>  <<siete già una coppia ufficiale da presentarvi ai rispettivi genitori?>> <<No, però Juan stamattina ha detto il fatto suo alla maestra e quando siamo tornati era abbandonato ai suoi pensieri, intuivo che non sarebbe riuscito a esternarli con Luce nelle vicinanze così l'ho portata dai miei permettendol3 che saremmo tornati a riprenderla>> <<va bene, ma poi cosa è successo?>> <<Poi ho lasciato che Juan si sfogasse, mi ha detto come è morta, che ha dato tutte le sue cose in beneficenza tranne le foto con lei e Luce perché sono gli unici ricordi che vuole. Abbiamo mangiato un panino ed è partito un gioco di sguardi che si è concluso con l'unione dei nostri corpi... >> <<e ti turba esserti donata a lui?>> <<No, quello è stato bellissimo come il viaggio in macchina che abbiamo passato a ridere e scherzare>> <<e allora?>> <<Quando siamo arrivati dai miei ci ha aperto Lucinda e mi ha chiamata "mamma" poi si è corretta ed è scappata nella mia vecchia stanza, Juan l'ha seguita e calmata, poi mi ha chiesto come stavo quando sono entrata nella stanza e mio padre ci ha invitato a pranzo e a cena domenica. Così abbiamo cenato lì, ed è trascorsa tranquilla anche con il nostro momento dei bigliettini piuttosto zuccherosi, infine rimasti soli Luce voleva che andassi a casa con loro, ma ho paura, si sono appena ritrovati da poco, non voglio affrettare le cose.>> <<È pur vero che lui ha ritrovate e Lucinda ti adora, non avrai intenzione di allontanarti?>> <<Assolutamente no, ma non voglio sostituire nessuno e sopratutto io NON sono la sua mamma>> <<ma ti comporti come tale, ascoltandola, coccolandola, aiutandola. In poche parole sei la madre putativa!>> <<dovrei comportarmi diversamente?>> <<No, e poi se le cose tra te e il padre di Luce dovessero continuare andare bene, diventeresti sua madre a tutti gli effetti soprattutto se decidi di adottarla>> <<stai correndo troppo con questi discorsi ipotetici>> <<non ci sarebbe niente di male, state bene insieme e c'è un forte affetto reciproco tra te e Lucinda, capisco che non vuoi affrettare le cose, che sei spaventata, che il tuo prima bacio è stata anche la tua prima volta a distanza di anni ed è un po' più grande ma non rallentare fino a fermarti vi fareste solo del male, e non solo a voi lo fareste anche a quella bambina che non merita di perdere un altro punto di riferimento>> <<gli estremi non sono mai una buona cosa deve esserci una via di mezzo>> <<esatto>> <<grazie, notte>> <<buonanotte.>>

Juan e Laura si trovano al "loro" parco e ballavano un cerchio tenendo una mano a testa della loro bambina, finché una voce non la riportò alla realtà "Ciao come ti chiami?" Poi sentì Maya chiamarla e non rispose, vide le due donne parlare di lei.

La scena cambiò...

Lucinda vedeva avvicinarsi la donna che Maya aveva chiamato "Isabel" che sedutasi accanto a lei le chiese: "ti piace questo parco?" Lei annuì, la donna le sorrise e le chiese: "non ti va di giocare con gli altri bambini?" Si strinse nelle spalle, "Sei una bella bambina lo sai?" Non se lo sentiva dire da un po' ma lo sapeva perciò quando le disse che era stato un piacere conoscerla annuì e le sorrise.

<<Isabel, Isabel, Bel...>> Lucinda mormorava nel sonno era tra le braccia del padre e stringeva l'orsetta a sé che le aveva regalato. Juan guardò l'ora l'una di notte e sua figlia mormorava il nome della donna che aveva sboccato le loro vite. <<Luce, svegliati>> <<papà, che ora è?>> <<È notte>> <<non riesci a dormire per questo mi hai svegliato? >> <<Chiamavi Isabel nel sonno>> <<ah, in effetti stavo sognando le prime due volte che mi ha parlato, è stata dolce, e ogni volta che lavorava al parco mi lanciava degli sguardi, forse per assicurarsi che fossi ancora lì. Quando l'ho vista con la sua famiglia e ho finito per riparlare le ho chiesto se saresti tornato da me, credo sia allora che ha deciso di cercarti, perché il giorno dopo eri di nuovo accanto a me>> <<Luce, vuoi farmi piangere?>> <<No, ma sedi puoi>> <<credo di non aver fatto altro ultimamente>> Luce lasciò l'esatta accanto a sé e circondò il collo del padre,  che ispirò l'odore dei capelli della figlia <<vorrei poter credere che sarei tornato lo stesso da te>> <<e non lo credi?>> <<Non lo so, credo che quando si crolla si abbia bisogno di un appoggio per rialzarci, avevi bisogno che fossi un minimo più presente e non riuscivo a esserlo neanche per me stesso...>> <<non pensarci siamo qui, e ora abbiamo entrambi un appoggio>> <<già.>> Si addormentarono così l'uno stretto all'altra finché Lucinda non si svegliò con le braccia anchilosate, sciolse l'abbraccio ma rimase accanto al padre che ancora dormiva.

Erano le otto di sabato mattina e suonò il campanello, Lucinda vide aprire appena gli occhi così si alzò e andò lei ad aprire, quando vide Isabel dietro al cancello, glielo aprì e corse ad abbracciarla, lei ricambiò. <<Non è un po' presto per te?>> <<È l'orario di tutti i giorni e poi papà aveva si e no aperto gli occhi. Ti ho sognato lo sai?>> <<ah, sì?>> <<Sì!>> <<Mi fai entrare prepariamo la colazione insieme?>> <<Certo, non ero accorta che stavamo ancora fuori>> entrarono e videro che Juan si stiracchiava stava per alzarsi, Luce prendendo la rincorsa gli si buttò addosso e gli disse: <<rimani lì, io e Bel prepariamo la colazione>> <<hai suoi ordini signorina!>> Esclamò il padre sorpreso da quel tono deciso della figlia, quindi si sdraiò di fianco, pose una mano a sorreggere la testa e la guardò, notò una busta che emanava profumo di biscotti fatti in casa, in cui si aggiunse l'aroma di caffè appena fatto, portarono un vassoio a letto con tre tazze e i biscotti, <<sono di nonna Rosalinda mi ha invitato da loro, sono sveglia dalle sei>> <<gli hai parlato di noi?>> <<A grandi linee>> <<parli solo dei genitori di Carlos che mi dici di quelli dei tuoi?>> <<Ci incontriamo nelle ricorrenze speciali, feste, compleanni, ma credo che l'entrata in scena dei genitori di Carlos li abbia indispettiti infondo loro ci sono stati da subito e forse non gli andava molto che dopo le lezioni con te andassi da Rosalinda e Javier e scrivessi loro lunghe lettere. Voglio dire che era una parte della famiglia che dovevo conoscere e per farlo dovevo farlo di persona. Quando ero piccola e i miei genitori mi lasciavano da quelli materni o paterni o da entrambi se decidevano di riunirsi per pranzo abitando vicini.>> <<Forse sono troppo orgogliosi per invitarti, prova a fargli una sorpresa>> <<è un idea>> <<magari oggi a pranzo così poi ceni da noi>> <<È un invito?>> <<Sì, Bel>> si pronunciò Lucinda dopo averli lasciati parlare <<sì cosa tesoro?>> <<entrambe le proposte. Così quando tornerai avremo qualcosa di nuova di cui parlare>> Isabel prese un tovagliolo e le pulì i baffi di latte <<d'accordo>> la strinse a sé e diede un bacio a fior di labbra a Juan.

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