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Isabel era tornata a casa sua e Juan si sedette alla scrivania con carta e penna.

Cari Belen e Adrian Sanchez,
Mi sembra incredibile che siano passati quasi quattro mesi, potrei stare qui a raccontarvi quanto sia stato difficile all'inizio. Ma sarebbe stupido perché non riesco a immaginare cosa sia stato per voi, perciò vi dico solo che ho avuto un appoggio che mi ha aiutato a rialzarmi che continua a starmi accanto.  Vorrei invitarvi a contattarmi perché, forse, con la presenza della vostra nipotina le cose potranno migliorare.
                                                   Vostro: Juan Torres

Passarono i giorni ma non ottene risposta, Isabel gli disse che era fiera di lui, e quando le domandò: <<perché?>> Gli rispose che almeno ci aveva provato. Squillò il telefono: <<casa Torres con chi parlo?>> <<Sono Belen>> prese fiato poi continuò: <<abbiamo ricevuto la lettera, Adrian ha paura di rivederci nostra figlia...>> <<e tu?>> <<Io ho seguito per molto tempo le opinioni altrui. Solo le emozioni che provo sono sempre state mie. Questa volta sono talmente forti da condizionare il mio pensiero, o meglio lo hanno sempre fatto, ma sono stata condizionata nel non esternarle e ad adeguarmi a quelle altrui in quanto donna e essendo cresciuta unicamente da mio padre la cosa veniva rimarcata più volte>> <<e cosa pensi?>> <<Voglio rivederla, non voglio sparire dalla sua vita>> <<puoi venire a trovarci quando vuoi>> <<grazie Juan>> riagganciarono. <<Chi era al telefono?>> <<La nonna Belen, presto verrà a trovarci>> <<che bello!>>

Adrian tornò dal lavoro e trovò Belen in lacrime <<qual è il problema cara?>> <<Piango perché ho ritrovato la forza ci dare voce ai miei pensieri, e che tu venga con me oppure no, io andrò a trovare Juan e Luce>> <<sei decisa?>> <<Sì>> <<sono contento per te, vai pure, io non me la sento.>> <<È la nostra nipotina, l'unico legame che ci resta con nostra figlia!>> <<Per l'appunto non credo che potrei reggere la situazione>> <<anche io ho paura, ma non voglio perdere l'occasione di riallacciare il rapporto adesso, che potrebbe essere più facile di quando sarà passato più tempo e non parlo di mesi ma di anni>> <<...>> <<vieni con me, sii coraggioso insieme a me>> <<sei ammirevole ma...>> un groppo in gola troncò la frase, le parole insieme alle emozioni erano rimaste bloccate. <<Resta allora, se cambiassi idea raggiungici ti accoglieremo.>> L'uomo deglutì a vuoto, una due volte, sospirò <<verrò.>> Prepararono le valigie insieme, Adrian guardava sua moglie di tanto in tanto e si beava della sicurezza che le aveva dato esprimere le proprie opinioni, sembrava rinata, avvertì l'ufficio che doveva partire per un viaggio familiare, e gli concessero un paio di settimane al massimo. Sì prepararono per andare a letto, e lei gli diede le spalle, perché così avevano sempre fatto, gliele sfiorò entrambe e le chiese: <<come?>> <<Come cosa?>> Gli rispose girandosi per guardarlo negli occhi <<come hai capito che eri stanca di assecondare le decisioni altrui?>> <<Gradualmente. Dopo la lettera di Juan tu hai espresso di non voler andarci e io ho pensato "no, non mi va di assecondarlo, stavolta", ma ho fatto passare i giorni "posso veramente dire di non essere d'accordo con lui o con chiunque altro del sesso opposto? Perché noi donne anni fa non dovevamo avere un opinione o davano per scontato che non l'avessimo? E se l'avevamo non contava più di quella di un bambino che fa i capricci? "  A poco a poco quel tipo di pensiero è maturato, stamattina ho chiamato Juan e mi ha detto che siamo i benvenuti quando vogliamo.  Fece per rigirarsi ma le disse: <<lasciati guardare, donna dell'animo moderno>> gli si accoccolò vicino e si lasciò abbracciare. <<Domani partiremo, notte.>> <<Notte querida.>> 

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