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Juan se ne stava seduto su una sedia, perso nei propri ricordi, quando sentì il campanello suonare. Si alzò e si avviò lentamente verso il cancello per aprire. Non sembrò credere ai suoi occhi era Isabel, le aprì e articolò il suo nome, la giovane donna lo osservò e vide un uomo sulla quarantina, con i capelli -che si era lasciato crescere- castani con qualche filo argenteo. <<Ciao Juan>> gli rispose entrando mentre si chiudeva dietro il cancello, cercò la sua mano, che lui non esitò a stringere mentre si lasciava guidare fino alla porta che aveva lasciato accostata, entrarono e Isabel premurò di chiudere anche quest'ultima.
Sì sedettero l'uno di fronte all'altra su due sedie e Juan ritrovando la voce le chiese: <<che ci fai qui?>> <<Ho avuto l'onore di conoscere tua figlia>> <<e come l'hai trovata?>> <<Molto triste, si sente abbandonata >> <<non volevo lasciarla, ma ha bisogno di qualcuno che le stia accanto,  che le faccia da mangiare, che sia presente con l'animo non solo fisicamente.>> <<Lo capisco! Ma anche tu hai bisogno di un appoggio, insieme potreste farcela! Mi ha parlato anche se fondamentalmente mi ha detto che si sente sola, ma almeno ha ricominciato a parlare>> Juan non riuscì oltre a trattenersi calde lacrime presero a scorrergli sul volto, la ragazza ormai diventata donna si alzò dalla sedia e si mise davanti all'uomo che le aveva fatto da maestro e gli abbracciò le spalle, lui le cinse la vita e lasciò che Isabel gli raccontasse come aveva conosciuto la sua piccola Luce.
<<Hai detto che dal cortile dell'orfanotrofio è corsa via fino al parco?>> <<Sì è da allora Maya li ha portati sempre lì finché non si sono stufati, da allora ci porta solo Lucinda e i miei clienti hanno preso a chiamarla "la niña del Parc Guell">> <<ha un legame speciale con quel parco>> <<posso chiederti quale?>> <<Io e sua madre ci siamo conosciuti lì, è dove ci siamo dichiarati, è dove siamo sempre andati quando volevamo stare in famiglia,  ci portavamo dei panini e poi ballavamo in cerchio finendo per abbracciarci>> <<che cosa dolce, ora se ne sta seduta sulle scale e guarda davanti a sé>> <<sperando di rivivere quei momenti che non ritorneranno>> <<Ma potrebbero>> <<come?>> <<Juan guardami>> obbedì, sollevò il capo tra l'incavo tra spalla e collo, la donna vide nei suoi occhi la sofferenza che rispecchiava quelli di Luce. Ottenuto il suo sguardo disse: <<È ora di pranzo, mi sbaglio? Fai i panini, mangia di nuovo con lei, invitala a capire che non l'hai abbandonata>> <<verrai con me?>> <<Per scattare qualche foto del vostro riavvicinamento>> <<e se non avvenisse?>> <<Provaci almeno, lei ti vuole, tutto questo è nuovo per lei, ha bisogno di almeno una persona che conosce da più tempo. Non sareste soli, tu e Luce, ti prego vieni con me>> <<grazie Bel>> <<di niente.>>
Juan si alzò,  fece i panini poi li incartò, strinse a sé Bel, i loro sguardi si incrociarono <<andiamo?>> <<Sì andiamo.>>   

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