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Lucinda si svegliò e vide che suo padre aveva dormito con lei, gli si avvicinò per abbracciarlo mentre dormiva, il suo volto sembrava sereno, istintivamente la mano dell'uomo le si appoggiò sulla schiena, facendola rilassare. Quando Juan si svegliò notò sua figlia che lo guardava, prese ad accarezzarle la schiena e pronunciò il suo nome, la voce ancora impastata dal sonno, <<papà>> con la voce rotta, le lacrime presero a scorrerle sul volto, non le sembrava vero di averlo di nuovo accanto, in quel momento il sonno abbandonò voce e corpo dell'uomo si mise a sedere e con delicatezza l'avvicinò a sé per stringerla al petto, ascoltando il battito del suo cuore si calmò <<mi sei mancato>> <<anche tu>> <<Isabel mi aveva detto di provare parlare con gli altri bambini>> Juan taceva la scostò di poco da sé per asciugarle le lacrime e poi se la riavvicinò gli era mancato quel contatto e il peso che sentiva sul petto sembrava più leggero <<gli hai parlato poi?>> <<Sì, ma ancora non capivo: "c'è chi ha la madre troppo giovane e il padre che non vuole prendersi le proprie responsabilità, chi l'ha persi a poca distanza l'uno dall'altro, chi aveva solo la madre è quando non ce l'ha fatta qualcuno li ha portati lì" tutti con storie più o meno tragiche ma a te è sempre importato di me, non capivo dove fosse finito il padre che conoscevo>> <<sei cresciuta troppo in questi due mesi, perdonami se ti ho lasciati lì, perdonami se non sono stato il punto di riferimento che ero e dovrei essere...>> Lucinda guardò suo padre, gli salì sulle gambe distese e gli allacciò le proprie intorno al busto, mettendogli le braccia intorno al collo e chiuse gli occhi. Non  si sarebbe mossa, non finché non fosse stato lui a dirglielo.
Juan non sapeva quanto tempo fosse passato sua figlia lo abbracciava ancora "una figlia che consola il padre dovrebbe essere il contrario" pensò.  Quando lo aveva abbracciato lui aveva ricambiato sembrava che dovessero recuperare tutti quelli che non si erano dati durante quei mesi. <<Luce piccola svegliati>> <<papà>> <<sono qui, andiamo ti preparo la colazione>> lo disse ma nessuno di due si mosse <<mi lascerai di nuovo?>> <<No, vedrai sempre la mia mano tesa, anche nel buio>> in quel momento seppe che era vero sentiva le lacrime agli occhi alla sola idea di lasciarla da sola. Continuò: <<perdonami non avrei dovuto ma non ero più me stesso>> la bambina che aveva riaperto gli occhi li puntò in quelli del padre, li vide lucidi, sembravano a pezzi ma le crepe si stavano ricomponendo fino a delle piccole cicatrici in rilievo. Si chiese che aspetto avessero i suoi ma preferì non chiederglielo. Sciolse l'abbraccio, gambe e braccia anchilosate, si stiracchiò e saltò giù dal letto. Juan la guardò e si alzò a sua volta preparò latte e biscotti per entrambi e fecero colazione con calma. Erano immersi in un silenzio tranquillo e il suono del campanello sembrò spezzare la quiete, Juan andò ad aprire e Lucinda affrettò il passo per stargli dietro e quando al di là del cancello vide Isabel le aprì escalmando: <<Bel!>> <<Ciao piccola>> la salutò abbracciandosela <<vi ho portato le foto che ho scattato ieri>> <<grazie, vuoi entrare?>> Le domandò Juan prendendole <<Non posso ho un servizio a "Parc de Cervantes" per un matrimonio a tema>> <<il viale delle rose?>> <<Sì>> <<possiamo andare con lei?>> Domandò Lucinda speranzosa al padre <<se non disturbiamo>> <<potreste accomodarvi su una panchina e quando ho finito passiamo un po' di tempo insieme>> <<Va bene>> <<vi aspetto lì. Non vorrei arrivare in ritardo>> <<ci vediamo fra poco>> <<a dopo.>>

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