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Parc de Cervantes ha oltre cinque ettari con 10.000 rose con 20.000specie di varietà di diverse, dedicato allo scrittore Miguel de Cervantes, inaugurato nel 1965.
Juan e Lucinda scelsero una panchina e guardarono i clienti di Isabel, il completo dello sposo era in tinta con l'abito della sposa bianco/ rosato, con corpetto semplice,  scollatura a cuore e la gonna a petali. Di conseguenza il completo dello sposo era altrettanto semplice, giacca, camicia e pantaloni bianchi con leggere sfumature rosate e a completare il tutto scarpe bianche lucide con il papillon rosso. Sembravano due tulipani tra le rose. Molto tranquilli, affiatati e passionali.
Juan guardava sua figlia che aveva messo su uno sguardo attento con cui osservava Isabel che con i suoi scatti regalava agli sposi quei ricordi, catturati in quel preciso momento.  Sospirò,  Bel aveva regalato loro i primi momenti insieme dopo quel mese era stata da Maya e gli altri bambini, pensava ai momenti che lei e suo padre avevano condiviso con sua madre che erano scatti della propria memoria. <<Ti manca?>> Gli chiese spezzando quel silenzio tranquillo che li aveva avvolti fino ad allora <<sì, mi manca>> <<Isabel la conoscevi già? O l'hai conosciuta quando è venuta a cercarti?>> <<Sai che è venuta a trovarmi?>> <<Siete arrivati insieme al parco ieri>> <<sei la mia osservatrice preferita.  Ci siamo conosciuti dieci anni fa, le ho insegnato io quello che sa riguardante la fotografia.>> Luce annuì poi puntando il suo sguardo in quello del padre gli domandò: <<ti piaceva già allora?>> Juan sapeva di non poterle mentire,  ma sapeva anche che la sua risposta affermativa avrebbe portato ad altre domande ed ebbe paura, ma quel "sì" scivolò dalla sua mente alla sua lingua fino a essere un soffio tra le sue labbra. <<Ami più lei di quanto amavi la mia mamma?>> <<Ho amato tua madre in modo unico e intenso che apparteneva solo a lei>> la voce dall'uomo andò affievolendosi parola dopo parola, sua figlia gli strinse la mano, rassicurato da quella stretta rialzò lo sguardo che non si era accorto di aver abbassato e vide Isabel avvicinarsi con una rosa, privata della sue spine, che intrecciò ai capelli di Luce per porgerle lo specchio. <<Grazie>> le disse la bambina. Juan prese un'altra rosa e anch'essa venne privata dalle sue spine che intrecciò alla chioma castano scuro di Bel, poi mise i capelli della giovane donna e della bambina di lato, quest'ultima venne prese in braccio da Isabel, prese la sua macchina fotografica,  che nel gesto più istintivo che ricordasse aveva preso prima di uscire di casa e scattò loro una foto in quella posa. La stessa foto in cui avrebbe dato il nome "donna e bambina di Parc de Cervantes". Riposa la macchina e le abbracciò entrambe, Luce notò gli occhi lucidi del padre e si chiese se fosse per la commozione del momento o se ci fosse dall'altro. Tornarono a casa di Juan e pranzarono insieme, Luce si addormentò poco dopo, Bel le accarezzò il volto dolcemente, Juan le prese la mano e la guidò in soggiorno, dove l'attirò a sé per abbracciarla e si lasciò andare alle lacrime che ripresero a rigargli il volto <<sono un cattivo padre?>> Domandò tra i singhiozzi. <<Stai soffrendo e nel mentre cerchi di ricominciare a vivere>> gli disse ricambiando l'abbraccio con leggere carezze sulla schiena. <<L'HO ABBANDONATA, perché riuscivo solo a pensare a Laura, ai suoi capelli biondo platino, al fatto che tra due sembrasse io il più bravo a esprimere le emozioni, entrambi i suoi genitori le soffocano: il padre per scelta e la madre perché non ha mai smesso di seguire l'esempio di chi ha accanto. Fa sua quasi ogni cosa, perché non sa quale può esserlo realmente, sembra un eterna sorella minore, prima di crescere e farsi le proprie opinioni,  i propri principi. E Laura non riuscì mai del tutto a staccarsi dal loro esempio. Io bene o male ci riuscivo. Ma ora, da solo con Luce non so quanto possa mostrare, non voglio che sia lei a dovermi consolare, dovrebbe essere il contrario. L'unica emozione che so per certo che l'appartenesse era l'amore per me e Lucinda glielo leggevo negli occhi ogni volta che il suo sguardo si posava su uno di noi o entrambi. Ora mi ritrovo a chiedermi se quello che c'era tra noi -da parte mia- era solo amicizia o amore nel senso romantico.>> Le mani di Isabel fermarono le leggere carezze ritmate, poggiò la fronte sul petto di Juan cercando di soffocare la risata incontrollata. <<Stai ridendo di me?>> Chiese tra l'incerto e l'offeso, ella rialzò lo sguardo, gli asciugò le lacrime e lo baciò delicatamente sulle labbra, l'uomo suo malgrado rispose al bacio, poi si staccò e Bel gli disse: <<ascoltami! Non so che tipo di amore ci fosse tra te e Laura, ma per quanto riguarda la tua prima preoccupazione posso affermare che in qualsiasi rapporto si è in due e le cose non sono mai a senso unico e se lo sono allora quel rapporto non è sano. Sono sempre a doppio senso: si dà e si riceve, si ascolta e si viene ascoltati, si consola e si viene consolati, si consiglia e si viene consigliati e via dicendo.>> <<Perché ridevo allora?>> <<Ridevo perché vuoi uomini etero o gay su certe cose la pensate allo stesso modo. Carlos mi disse la stessa cosa la prima volta che andammo dai suoi genitori. Non gli aveva ancora detto di essere gay e di convivere con Hector e quando lo fece si scatenò una piccola tempesta per le loro reazioni o meglio non reazioni ed ebbe un piccolo crollo ci eravamo conosciuti da poco e lui mi disse: "la prima volta che passo del tempo da solo con mia figlia e mi deve anche consolare" gli dissi di non preoccuparsi che tutti hanno bisogno di sfogarsi ogni tanto>> <<sei fantastica! Gracias>> <<de nada>> <<rimani a cena?>> <<Se mi fa avvisare Estrella potrei anche dirti di sì>> <<il telefono è lì.>>
Aspettò in linea quando l'amica rispose disse: <<Estrella, sono Isabel, a casa di Juan e Luce e sono stata invitata a rimanere per la cena appena torno ti racconto>> l'amica - forse un po' pazza- si lanciò in un "wow" praticamente un urlo tra i più acuti che la costrinse ad allontanare la cornetta dell'orecchio e sentì comunque il suo "non vedo l'ora di sentire i dettagli!"  Sorrise e riagganciò.
Luce si era svegliata quando vide Bel vicino al telefono le chiese: <<rimani con noi?>> <<Sì, sei contenta?>> <<Sì>> Nel frattempo che Juan preparava la cena, Lucinda portò Isabel nella sua stanza <<ci sono pochi oggetti personali>> osservò quest'ultima <<sono tutti nella valigia che Maya mi ha portato ieri sera, e se stamattina non mi andava di svuotarla, ieri sera sono crollata>> <<vuoi che lo facciamo insieme?>> <<Mi ricorda tutto la mamma>> <<vieni qui>> le disse sedendosi sul letto e battendo la mano al suo fianco, Luce la raggiunse ma non volle sedersi preferiva guardare la sua nuova amica ma le porse le mani affinché gliele stringesse. <<È giusto ricordare, un ricordo che viene lasciato a se stesso,  che non viene condiviso,  rischia di sfumare e diventare dubbio, è giusto ricordare, l'importante è non vivere di ricordi.>> Continuò Bel avendo stretto le mani della bambina  tra le sue. <<Ti voglio bene>> sussurrò la piccola liberandosi della sua stretta solo per buttarle le braccia al collo. Bel ricambiò la stretta commossa. <<Raggiungiamo tuo padre?>> Lucinda annuì regalandole un sorriso. <<Se vuoi domani andiamo ad acquistare qualcosa è poi disfaciamo la valigia. Così teniamo stretti i vecchi ricordi e ne creiamo di nuovi>> <<sarebbe bello>> <<e allora lo sarà.>>
La cena procedeva tranquilla, Juan vedeva sua figlia e la donna che amava parlare, non sapendo come inserirsi nella conversazione si limitava a guardarle tra un boccone e l'altro sentendosi grato che quel giorno Bel avesse notato la sua Luce. Che stava esponendo il timore di voler tornare a scuola non voleva domande e sguardi compassionevoli del maestre e sentirsi ancora più diversa dai suoi compagni. Loro che desideravano più cose materiali, loro che inseguivano le ultime novità... Bel le stava dicendo che essere diversi non è brutto come sembra, che è meglio essere se stessi che l'ennesima fotocopia. Luce le sorrise. <<Perché>> <<Perché cosa papà?>> <<n-niente>> si alzò da tavola, sparecchiò, lavò i piatti poi andò alla finestra a guardare la luna. Isabel aiutò Lucinda a prepararsi per andare a letto, in quel silenzio c'era una domanda che premeva per essere pronunciata, così Luce guardando Bel chiese: <<cosa ha il papà>> <<credo...>> <<cosa?>> <<Credo vche stia combattendo che gli ultimi eventi  gli hanno suscitato>> <<e quali?>> <<Non sta a me dirtelo e poi posso solo indovinare>> Luce annuì, Isabel la strinse a sé, poi adagiandola sul letto le lasciò un bacio tra i capelli <<dormi adesso>> disse e uscì dalla stanza.
Juan sentendo dei passi si girò a guardarla <<stai andando via?>> <<Non prima di averti dato la possibilità di esternare ciò che hai incastrato in gola>> <<Non so cosa farei senza di te, ho continuato ad amarti in questi anni, ho paura di aver sposato la mia migliore amica c'era una bella intesa ma... mia figlia ha scoperto troppo presto che non sono invincibile, da bambini tutti idealizzano i propri genitori, di solito questa disillusione avviene quando sono più grandi, quando la crescita è stata graduale, ed è più facile accettarlo che tutto insieme. Ed io mi trovo disarmato di parole che possano aiutarla con le sue preoccupazioni ancora infantili ma legittime. Sospirò il groppo in gola era ancora lì. <<A volta la crescita emotiva avviene prima del previsto>> <<in me coesistono amore e dolore ma come ci riescono non riesco a concepirlo>> <<amore, dolore due facce della stessa medaglia. So che tieni a me i tuoi occhi comunicano più di quello che riesci a esternare, ma è normale che ti manchi, che faccia male, anche per un'amica perché in ogni caso ci tenevi a lei>> gli disse carezzandogli la guancia, lui chiuse gli occhi e la baciò <<sei un angelo, hai riportato l'uomo che è in me in superficie, hai ridato la voce alla mia bambina. Sembra impossibile! >> <<Perché? >> <<Perché è troppo bello per essere vero, dimmi che non è un sogno, che non mi risveglierò di nuovo da solo, senza potermi riconoscere allo specchio e soprattutto dimmi che la mia Lucinda non è lontana da me>> <<Juan, siamo tutti e tre qui, e lo saremo anche domani, ma devi riacquistare un po' di sicurezza, guarda dentro gi te, troverai le risposte per te e per Lucinda e quando guarderai al tuo fianco è mi troverai lì a stringerti la mano. Domani passerò a prendere Luce per fare qualche acquisto, spero che non ti dispiaccia>> <<grazie a te non le manca il sostegno materno, ma solo sua madre perché dovrebbe dispiacermi?>> La baciò e si diedero la buonanotte.  Rimasto solo si preparò per andare a letto e si sdraiò accanto alla figlia che accortosi della presenza del padre gli si accoccolò contro, una lacrima di sollievo si andò a posare sulla testolina di Lucinda accanto al bacio di Isabel. <<Buonanotte bambina mia>> sussurrò stringenfosela a sé e addormentandosi subito dopo.   

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