CAPITOLO 2 - parte prima

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La musica a stento sovrastava il vociare di tutte le Creature Magiche riunite nell'enorme sala fatta di specchi e oro. La luce rifletteva contro ogni superficie, creando fasci accecanti e arcobaleni iridescenti. I bambini correvano con le loro bambole di legno e pezza, inscenando battaglie e salvataggi. Quelle colorate di nero e interamente coperte di stracci rappresentavano gli Esiliati e, come nella realtà, anche nella finzione non riuscivano mai ad avere la meglio.

Gli anziani chiacchieravano, incuranti di quello che li circondava. In un angolo di quella sala, vicino alle taniche di sidro fatato, erano stazionati alcuni tra i soldati più valorosi della Guardia Imperiale. Le risate erano latrati che facevano girare le femmine infastidite, il rumore sovrastava i pettegolezzi che dovevano spargersi a macchia d'olio prima che un nuovo scoop raggiungesse le orecchie più abbienti. I meno ricchi cercavano di intrattenere i più ricchi nella speranza di entrare nelle loro grazie, molte volte pompando quello che veniva raccontato, nella speranza di avere la notizia più succulenta.

«Gyra, oggi è il tuo grande giorno!», le urlo Markko. Alzò il bicchiere di sidro, ormai la femmina aveva perso il conto di quanti ne avesse bevuti. A breve avrebbe dovuto tramortirlo per evitare che li trascinasse in una totale figuraccia. Non potevano permettersi di essere messi in cattiva luce da alcuni soldati che preferivano bere invece di alzare la spada più spesso. Markko traballò e si accasciò contro alcuni compagni che lo sorressero fino ad appoggiarlo in un angolo della sala. In quel punto, il maschio si addormentò, e la Gyra comprese che avrebbero dovuto chiedere una lettiga per trasportarlo nella sua stanza.

Due mani leggere quanto letali si appoggiarono sulle sue spalle. Gyra non dovette voltarsi per capire a chi appartenessero. Si dovette trattenere, però, dall'inalare il meraviglioso profumo di fiori di campo della sua amata. Tutto poteva permettersi tranne che mostrare i suoi sentimenti verso un'altra femmina. Poteva uccidere indistintamente, senza essere troppo interrogata sul motivo, ma non poteva amare la fae che stava esultando per la sua promozione a meno di non rischiare la sua vita.

Se qualcuno fosse venuto a conoscenza di quel piccolo segreto, avrebbe condannato sé stessa e quella meravigliosa creatura a una fine atroce.

Per loro era impossibile morire, se non grazie alle bombe magiche. E, per chi si macchiava di un peccato simile al suo, veniva costretto a ingoiare quelle sfere di pura magia che esplodevano dentro il loro corpo, lasciandoli a morire in maniera atroce dopo settimane di pura agonia.

«Sorridi, Gyra. Tua madre sarebbe orgogliosa di te». Ajhana, la sua meravigliosa creatura, la stava incitando a fare una cosa che non faceva mai. Lei, che aveva avuto l'onore di vederla sorridere, le stava chiedendo di farlo davanti a tutti.

Ma non avrebbe accontentato quella richiesta sciocca.

Con un movimento si tolse le sue mani di dosso. Avvertiva ancora il calore del suo contatto, nonostante l'armatura di acciaio elfico resistente a qualsiasi arma che gli Esiliati lanciavano loro contro. Sapeva che Ajhana c'era rimasta male, ma le stava risparmiando tutta la sofferenza che ne sarebbe conseguita.

«Mia madre non sarebbe fiera di tutto questo. Lei mi vorrebbe sul campo di battaglia a difendere la nostra causa». Ma quale causa?, si chiese. Era una domanda che aveva posto molte volte anche a sua madre, in maniera sempre diversa. E lei, con freddezza, aveva sempre risposto che quelli erano gli ordini degli Spiriti, e che avrebbero dovuto obbedire senza porgere troppe domane. Non si contraddicevano gli ordini di esseri superiori a loro in qualsiasi forma.

«Prima di te, anche lei è stata chiamata per accettare il ruolo che la nostra amata Imperatrice le ha offerto», le fecero notare, ma nemmeno quel dettaglio riuscì a sciogliere il nodo che le si era formato in gola.

In quel momento voleva solamente affondare la sua spada in qualche Esiliato, un essere che avrebbe subito la sua ira ingiustificata. Tutti credevano che sua madre fosse morta a causa loro, ma la verità era che li aveva lasciati per unirsi a quella feccia. Si era innamorata di un Esiliato; le aveva chiesto di unirsi a lei, a loro, ma aveva rifiutato con tutte le sue forze.

Da quel momento, per lei, sua madre era morta. Da quel momento, lei ha rivendicato il ruolo di Comandante dell'Esercito Imperiale dei Lucyle. A breve avrebbe ricevuto la Luce della Portatrice, quella che le spettava per diritto di nascita, e avrebbe condotto la sua armata verso la vittoria.

Doveva solo prendere il Principe Kyrl e decapitarlo, in quel modo avrebbe messo fine alla Dinastia di Ombra. Uccidere tutti per ucciderne uno, era quello che le era sempre stato insegnato. Non importava quanti Esiliati sarebbero periti, non importava a quanti bambini avrebbero tolto la vita. Il fine giustificava i mezzi.

Con una veloce occhiata, vide i troni riempirsi. Vide il Re del Regno dell'Acqua, Marelo, prendere posto mentre suo figlio si sedeva alla sua destra dietro di lui. Entrambi avevano la pelle scura che rifletteva come squame di pesce sotto i fasci di luce che rimbalzavano da una parte all'altra. Ridevano felici, come se niente potesse dar loro problemi. Parlavano come fossero amici, invece che padre e figlio. Invidiò quel legame. Lei era sempre stata la figlia della Comandante, e mai si sarebbe dovuta permettere di esprimere alcuna emozione in pubblico.

Doveva essere fredda come una statua, immobile e impenetrabile.

Sul trono alla destra del Re del Regno dell'Acqua, prese il suo posto la Regina Anathola. I capelli, delle stesse sfumature delle foglie in autunno, le svolazzavano ogni volta che la luce li sfiorava. Indossava una semplice casacca e una calzamaglia, come a voler dimostrare di essere sempre pronta a lottare. Aveva sempre provato una profonda ammirazione per quella femmina e per il suo coraggio. Aveva libertà che lei poteva solo sognare, oltre a una bellezza che la incantava ogni volta.

Non passò molto prima che la Regina del Regno del Vento Virly, Comandante del suo stesso Esercito Reale, prendesse posto al proprio trono. Non salutò, rimase in silenzio, guardando a stento le poche creature radunate ai piedi del piccolo palco. Si sedette a bordo del trono, come se fosse pronta a scattare in qualsiasi momento, imprendibile come il vento.

Con una sfiammata, Re Fyrell, allietò tutte le femmine della sua presenza. Squadrò ognuna di loro, riservando un sorriso ammiccante. Tutte si fecero aria con i ventagli di piume di Drago Piumato, il più raro esemplare esistente nelle Lande. Gyra trattenne un conato prima di posare gli occhi sulla figlia di Re Fyrell. Aveva sentito parlare di quanto la Principessa del Regno di Fuoco fosse bella, ma mai nessuno aveva accennato a quanto potere e forza emanasse. Il suo sguardo truce non risparmiò nemmeno lei.

Aveva sentito del suo arruolamento, e la notizia l'aveva stupita molto. Era raro che dei membri reali si unissero all'Esercito Imperiale. Era ovvio che la sua non fosse stata una decisione volontaria, ma poco importava. Nell'esatto momento in cui sarebbe partita con loro per raggiungere le Lande di Mezzo, il suo status sociale sarebbe sparito. Era una recluta, e non ci sarebbero stati favoritismi.

Per un piccolo istante, gli occhi nocciola di Gyra incontrarono quelli rossi di Ightar. Le due si fissarono per pochi secondi, ma bastò a decretare una profonda antipatia da parte di entrambe. Gyra alzò il mento in segno di sfida e Ightar la ignorò. Bene, ne avrebbero viste delle belle.

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