CAPITOLO 2 - parte seconda

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In un lampo dorato, il trono sovrastante quello dei reali venne occupato dall'Imperatrice Luatra, diretta Discendente degli Spiriti e colei che ha esiliato le Creature Magiche che non erano d'accordo con la sua nomina. Aveva liberato le Lande di Rehlo dalle tenebre che quelle creature avrebbero portato, e li aveva relegati in un fazzoletto di terra che era impossibile da coltivare.

La guardò parlare con i reali, ridendo delle loro battute che molto probabilmente risultavano essere insulti rivolti in maniera poco velata alle creature che attendevano con la bava alla bocca che l'Imperatrice parlasse.

Gyra sapeva come funzionavano le cose da quelle parti, sua madre gliene aveva sempre parlato nascondendo l'astio che, in realtà, celava nel suo cuore. Lei, al contrario di quella donna, era convinta che l'Imperatrice fosse un essere fatto di pura luce e buona come si mostrava. Era convinta che quello scambio di battute con i reali fosse solo un modo per salutarli.

Tenne d'occhio la Principessa sbruffona, e notò che l'espressione della ragazza non era cambiata di un minimo dall'arrivo dell'Imperatrice, guardava tutti con insofferenza malcelata, e Gyra si chiese come mai lei potesse permettersi quell'atteggiamento davanti a tutti senza subirne le conseguenze. Forse, il motivo del suo arruolamento era proprio quello: correggere il suo atteggiamento per evitare di essere Esiliata. Ancora una volta, Gyra si chiese per quale motivo loro potessero permettersi quelle cose mentre le creature comuni vivevano nella paura dei loro stessi pensieri.

Con passo deciso, l'Imperatrice si allontanò dai troni e si posizionò vicino al bordo della pedana. Allargò le braccia, accogliendo i presenti con il solito sorriso luminoso che la contraddistingueva. «Benvenute e benvenuti, mie care e meravigliose Creature». Un boato si levò, la musica parve scomparire completamente risucchiata dalle acclamazioni. «Oggi è un giorno speciale per tutti quanti noi. La Luce, che per troppo tempo ha vagato nelle Lande dopo che la nostra amata Mrighel, Capitano dei Lucyle e mia stimata amica, è caduta nelle mani degli Esiliati, è tornata in nostro possesso e con il nome della prossima Portatrice o del prossimo Portatore». L'Imperatrice si portò una mano sul cuore e chiuse gli occhi. «Prima di tutto, il mio pensiero va a Mrighel. Ha combattuto valorosamente per la nostra causa, cercando di portare la pace nei cuori tormentati delle Creature Esiliate. La sua spada ha servito con onore, le sue grida di battaglia cavalcheranno per sempre l'aria come amazzoni valorose».

Gyra rimase sorpresa dagli applausi che seguirono quelle parole. Non se li meritava. Non era giusto che la acclamassero per averli traditi e per essersi unita a quei bastardi. Una rabbia nuova montò nel suo cuore, pronta a esplodere.

Dovette lavorare molto sulla sua forza di volontà per non lasciare che le cose peggiorassero, e che i suoi compagni non si accorgessero della tempesta che si stava abbattendo nella sua mente.

Troppe emozioni, e nessuna di quelle era abbastanza positiva da sovrastare la rabbia.

«Ma qui, oggi, la sua memoria verrà onorata. La nostra Comandante è stata scelta». Un sorriso enorme le illuminò il volto, la sua felicità era quasi palpabile. Il suo guardo si posò su di lei e, con un piccolo cenno del capo, la invitò a salire.

Gyra trattenne il fiato nella speranza che il cuore si calmasse. Troppa attenzione su di lei, troppi occhi che la puntavano come rapaci in cerca di cibo. Strinse le mani a pugno.

«Vai, Capitano. È il tuo momento».

«Prendi quello che ti meriti».

«Sei in tutti noi».

I suoi compagni continuavano a sussurrarle parole confortanti quando lei, in tutta onestà, desiderava un solo abbraccio. Le sarebbe tanto piaciuto lasciarsi andare contro il corpo forte di Ajhana, sentire il profumo speziato della sua pelle color ebano mentre le sussurrava all'orecchio parole incoraggianti. Ma quei pensieri erano solo il frutto della sua immaginazione. Non sarebbe mai accaduta una cosa simile; si sarebbe dovuta accontentare di un buon maschio, devoto e pronto a difenderla, qualcuno con cui poter generare un erede.

Quando alzò la gamba per salire gli scalini che l'avrebbero portata davanti all'Imperatrice, si rese conto di quanto quei pensieri l'avessero allontanata dalla realtà che la circondava.

Si morse l'interno della guancia e continuò a salire, il cuore ormai le era arrivato fino in gola.

«Vieni, figlia mia», l'accolse l'Imperatrice. Da vicino era ancora più bella di quanto si potesse anche solo immaginare. Le rappresentazioni non le rendevano alcuna giustizia.

Luatra le prese la mano e la incoraggiò a prendere posto di fianco a lei. Gyra, dal canto suo, irrigidì ogni suo muscolo. Per lei, quella era una posizione di svantaggio: sarebbe stata esposta a qualsiasi tipo di attacco e, anche se ogni suo senso era ben attivo e ricettivo, il timore di essere colta alla sprovvista quasi la faceva tremare.

Due servitori arrivarono. Entrambi tenevano un cuscino su cui era appoggiata, con estrema precisione, la stessa spada che era appartenuta a sua madre e che lei stessa aveva riconsegnato all'Imperatrice, decretandone la morte della sua proprietaria. Quel ricordo le cadde come un macigno sul cuore; quasi barcollò, ma riuscì a dissimulare spostandosi da un piede all'altro.

L'Imperatrice prese la Spada di Luce, di nuovo luminosa come Gyra l'aveva sempre ricordata. Con non poca fatica, la ragazza s'inginocchiò e abbassò la testa, pronta al rito che avrebbe decretato il suo ruolo in quella società. «Con questa Spada di Luce, forgiata dagli Spiriti miei antenati per mantenere l'ordine e l'armonia nelle nostre lande, io ti nomino te, Gyra, come Comandante dell'Esercito Imperiale dei Lucyle e Portatrice di Luce. Possa la tua scintilla illuminare il nostro cammino e rischiare le ombre di cui è cosparso».

Gyra, rinvigorita da quelle parole, si alzò e lasciò che un sorriso le tendesse gli angoli della bocca. «Vi ringrazio». L'Imperatrice le porte la spada, e lei la prese con un inchino.

«Vostra madre sarebbe orgogliosa di te, lo so. Come lo sono io». Con delicatezza, Luatra le sfiorò il viso proprio come avrebbe fatto una madre amorevole, di certo non la sua. «Resto convinta che lei sia viva, e che stia attendendo il nostro aiuto», le sussurrò infine, quando la folla tornò a pensare al cibo e alle chiacchiere futili.

Sperò che l'Imperatrice non si accorgesse dei segnali di panico che tentava di nascondere con tutta sé stessa. Una goccia di sudore freddo cominciò a correrle lungo la schiena.

«Avverto paura, mia cara Gyra. Cosa ti turba?».

Forza, pensa a qualcosa! «Sono sicura che mia madre sia morta, Imperatrice, ma temo anche solo il pensiero di cosa avrebbero potuto farle gli Esiliati. È risaputo quanto poco siano inclini a risparmiare gli ostaggi e tendano a infiggere loro qualsiasi tipo di tortura».

Luatra annuì, concorde. Il sollievo la portò a rilassare impercettibilmente le spalle, ma mantenne l'espressione preoccupata. Non poteva rivelare la verità, avrebbero potuto accusarla di essere una complice oppure, peggio, una spia mandata direttamente da sua madre per avere sempre aggiornamenti direttamente dalla cerchia ristretta. Sua madre ci aveva provato a farla passare dal lato opposto, ma lei si era rifiutata, aveva preso la Spada della Luce che Mrighel le aveva offerto e le aveva girato le spalle; non sapeva nemmeno se le avrebbe offerto la possibilità di fare da spia. Si era limitata a ricacciare indietro il dolore e a bollarla come morta in guerra.

«Capitano, vorrei presentarle la mia bellissima figlia. Lei è Ightar, Principessa del Regno di Fuoco e futura recluta del nostro stimatissimo Esercito Imperiale».

Gyra si girò verso la fonte di quella voce roca e sensuale, quella che poteva appartenere solo a un uomo in grado di utilizzarla nella maniera corretta anche a letto, capace di far cadere ai propri piedi qualsiasi femmina non vincolata a qualcuno. Allungò la mano verso il Re Fyrell, constatandone la forza dalla sua stretta salda e decisa, prima di passare a Ightar. Nemmeno il broncio annoiato riusciva a dipingerle in volto qualcosa di diverso dalla bellezza estatica che la contraddistingueva. «Credo di poter dire con assoluta tranquillità che per me è un piacere conoscervi, maestà. Principessa Ightar, ho sentito tanto parlare di quanto siete spietata con la spada e con l'arco».

La Principessa fece un piccolo sorriso beffardo. «Non lodatemi inutilmente. Vado ben oltre la misera fanteria a cui sono stata relegata, quindi mi aspetto di passare di livello quanto prima. E di avere il trattamento che merito».

Ecco, era quell'atteggiamento che Gyra ripudiava più di ogni altra cosa. Prese un profondo respiro, incurante delle conseguenze. Se doveva mettere qualcuno al proprio posto, lei lo faceva senza troppi problemi. «Principessa Ightar, mi duole ricordarle che suo padre l'ha inserita come recluta. Il che significa che dovrà fare gli stessi identici allenamenti, portarsi il pesantissimo zaino da sola, installarsi la tenda, accendere il fuoco, cucinare per tutti. Insomma, ruoli che solitamente vengono disposti agli sguatteri che voi sfruttate nelle vostre lussuosissime residenze». Non era abbastanza, doveva rincarare la dose. «E, giusto per essere sicura che il concetto sia chiaro: non avrete alcun trattamento preferenziale. Non usufruisco di questo tipo di lusso nemmeno io, figuriamoci se permetto a te», sì, quell'abbassamento di grado ci stava alla perfezione, «di prevaricare su chi, invece, può permettersi questo genere di trattamento». Mise le mani dietro la schiena, alzò il mento e gonfiò il petto. Nonostante l'armatura, le sue curve erano ben delineate e Re Fyrell non mancò di notarle. «Ora, se volete perdonarmi, io devo raggiungere il mio gruppo. Principessa Ightar, Re Fyrell, Imperatrice Luatra: brillate nelle tenebre». Con quel saluto, fece un unico inchino e si portò a passo deciso verso i suoi soldati e le sue soldatesse.

Teneva lo sguardo fisso su Ajhana, ma lei sembrava non notarla nemmeno. Markko si stava svegliando, era incredibile come quel maschio fosse in grado di riprendersi così velocemente dai fumi del sidro. «Capitano, chi è quella femmina?», le domandò quando li raggiunse.

Lei capì senza alcuna fatica a chi si intendesse, quindi non si degnò nemmeno di girarsi in quella direzione. «Una delle nostre nuove reclute».

Tutti tornarono a guardarla con sorpresa.

«Stai dicendo che quella è la Principessa Ightar? Quella Principessa?», le chiese Ahjana, gli occhi color ossidiana sgranati e luminosi.

Gyra annuì. «E posso assicurarti che è proprio come viene descritta: una spocchiosa figlia di papà che crede che tutto le sia dovuto solo per il suo stato sociale». Raccontò ai suoi compagni cosa era successo e come aveva risposto.

«Beh, speriamo solo che non se la siano presa troppo per come hai risposto e te ne sei andata». L'ammonì Ahjana.

Gyra si strinse nelle spalle. «Ad essere sincera poco mi importa. Visto che dovrò avere a che fare con lei, ho voluto mettere subito in chiaro la situazione».


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