5.

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Un Omicidio

Durante la confusione delle danze, Brayan si avvicinò ancora di più alle due figure mascherate che osservavano i loro conoscenti volteggiare.

Il ballo terminò dopo un fragoroso applauso e molti si dileguarono dalla sala, mentre le quattro maschere ritornarono al loro posto.

Brayan volle udire le loro voci, così tese un orecchio, ma rimanendo nascosto dietro una tenda verdastra.

«Fiorenzo, concedimi qualche minuto del tuo prezioso tempo per favore, mi urge parlarti di questioni importanti, in privato.»

«Ma certo, caro amico. Dopo di te.» Si voltò verso le fanciulle. «Care donzelle, io e Alejandro ci assentiamo per qualche minuto. Non allontanatevi troppo.» Gli fece l'occhiolino a entrambe e le regalò un radioso sorriso. «Ci vediamo fra poco.»

«Ma certo, noi vi aspettiamo qui», confermò la maschera in lilla.

Alejandro si avvicinò alla donna in rosa e le strattonò malamente un braccio. «Mi raccomando, non intrattenere alcuna conversazione con altri uomini, lo sai che non lo sopporto, già detesto quando ti mettono solo gli occhi addosso.»

La donna in viola si intromise. «Non preoccuparti, mi prenderò cura io della mia amica, finché non farai ritorno.» Lo rassicurò con un lieve sorriso.

Alejandro, invece, la guardò male e seccato. Sbuffando, prese per il braccio Fiorenzo e lo portò via con sé lontano dalla rumorosa folla. Lasciarono subito la sala da ballo.

«Di cosa vorrà parlargli, secondo te?» Chiese la donna in rosa, rivolgendosi alla sua compagna.

«I soliti affari da uomini, stai tranquilla, mia cara Priscilla.» La rassicurò in breve.

«Sono stanca di questa situazione, non la tollero più. Non lo sopporto più...», confessò lei. Pareva esausta e distrutta, ma per ragioni ignote.

«Tranquilla fra poco sarà tutto finito.» La confortò, accarezzandole il volto.

«Sei sicura di volerlo fare?» La sua voce tremò. «Io non voglio perdere anche te», represse le lacrime dentro di sé.

«Non mi perderai. Ci siamo fatte una promessa, ricordi?»

«Sì certo, mia cara Diletta.»

«Aspettami qui.» Le lasciò il viso.

«Cosa? Ma...»

«Aspettami qui, perché è adesso il momento giusto. Vedrai, domani sarà un nuovo e bellissimo giorno per noi.»

«Ti prego. Stai attenta. Non posso perdere anche te.» La maschera lilla la prese per mano e le diede un fugace bacio sulla guancia, poi si dileguò in tutta fretta, abbandonandola sola in mezzo alla sala tra le altre migliaia di maschere multicolore.

Incuriosito Brayan decise di rincorrerla.

La inseguì, sgattaiolando di nascosto, a capo chino, tra la folla.

Cercò di raggiungerla, ma appena uscito dalla grande stanza, Diletta si era già dileguata come un perfetto fantasma.

Brayan, amareggiato, ritornò nella sala da ballo, ma inavvertitamente udì qualcuno conversare riparato in un angolo buio del corridoio.

Si sporse in avanti e attraverso il riflesso di una vetrata aperta, vide che erano Fiorenzo e Alejandro. Sgranò gli occhi come colto di sorpresa.

Indietreggiò nell'ombra per paura di essere scoperto.

Si accucciò per ascoltarli meglio. Stavano litigando.

«Quando la smetterai di violentare mia sorella! È terrorizzata da te, non ti ama più. Sei diventato soltanto un mostro per lei! Ti odia da morire. E anch'io ti detesto, per fortuna che porti quella dannata e insulsa maschera, perché non ho più il coraggio di guardati in faccia. Brutta carogna! »

«Bada bene a come parli! Non ti intromettere mai più nella nostra relazione! Mi hai capito bene?!» Alejandro alzò ancora di più il tono della voce. Era furibondo.

«Sì che oso, eccome se oso! È mia sorella. Ho tutto il diritto di difenderla e proteggerla, anche di portartela via se è necessario!» Gli gridò contro Fiorenzo, anche lui su tutte le furie.

Brayan si alzò un secondo per scrutarli in volto. Vide Alejandro prendere per il collo Fiorenzo.

«Tu non farai un bel niente. Guai a te se ti azzardi a portarmela via. Priscilla è solo mia. È di mia proprietà. Nessuno può storcerle un solo capello. Non m'interessa se è tua sorella. Il tuo dovere, adesso, è quello di regolare i conti. Sei indebitato fino al collo con tutta Venezia! Questo sta trascinando giù anche tua sorella e sta avendo brutte influenze anche sui miei affari. Io posso aiutarvi entrambi, ma dovete fidarvi e stare sotto il mio comando. Se vuoi il mio aiuto per uscirne è meglio che tu e Priscilla state al vostro posto! Sono l'unico che può salvarvi dal fallimento!»

«Non ci serve il tuo aiuto. Non ho mai voluto il tuo aiuto e mai lo vorrò, preferisco finire sul lastrico e in mezzo a una calle, piuttosto che farmi aiutare da uno spregevole uomo che gioca con i sentimenti di mia sorella. Io voglio solo che la lasci in pace una volta per tutte. Sta soffrendo diamine. Perché ti ostini a trattarla così male? Lei è innocente, non ti ha mai fatto nulla. Hai scelto tu di sposarla, nonostante sapevi che navigavamo già nei debiti...»

Alejandro lasciò la presa «Non è innocente come sembra. Credo mi stia tradendo!» Urlò arrabbiato.

«Non lo farebbe mai.» La difese il fratello.

«Con una donna per giunta.» Continuò l'altro.

«Queste sono solo sciocchezze», disse Fiorenzo calmo e deciso.

«No. È la verità!» Urlò Alejandro ancora in preda alla collera. «Ti giuro che ti ammazzo se non risolverai i tuoi debiti entro la fine del mese. Mi stai trascinando nella tua rovina. E Priscilla è quella che sta pagando più di tutti e tre.»

Fiorenzo non gli ripose e si dileguò, seguito subito da Alejandro che si incamminò dalla parte opposta.

Brayan vide i due uomini sparire dalla sua vista.

Il fanciullo ritornò nella grande sala da ballo, ma non appena varcò la soglia con un piede, il pavimento sotto di lui iniziò a tremare. Un urlo agghiacciante di puro terrore giunse fino a lì, per disperdersi poi nella buia notte.

Brayan spalancò gli occhi.

Preso dall'ansia e dalla preoccupazione, dopo una serie d'interminabili rampe di scale dorate, fuggì fuori dal Palazzo Ducale e si riversò nella grande piazza.

Il ragazzo si ritrovò davanti una maschera femminile dal volto sconosciuto, che stava gridando come un'isterica davanti al corpo di un cadavere in abito nero.

Camminò e giunse ai pedi del malcapitato disteso a terra, privo di vita.

Aveva un taglio alla gola, un taglio familiare. Lo aveva già visto. E fu così che gli venne in mente quello che gli era accaduto poche ore prima.

Conosceva benissimo quel cadavere, lo aveva già visto.

Si avvicinò di più e come era già successo, si inginocchiò a fissarlo più da vicino.

Solo che adesso sapeva veramente chi era: portava al volto una maschera rossa, i capelli neri e la barba scura ben curata. Si trattava di Fiorenzo. Il fratello di Priscilla.

"Chi è che aveva desiderato così tanto la sua morte?" Pensò fra sé il giovane Brayan.

E mentre si interrogava sul tragico accaduto, molte persone accorsero sul posto.
Il ragazzo si ricordò come andò a finire l'ultima volta.
Si guardò le mani, erano già sporche di sangue. Non volle farsi scoprire e nemmeno farsi azzuffare solo perché indossava una maschera di Bafometto che non gli apparteneva.

Corse via in tempo e si nascose in una calle stretta, avvolta dalle tenebre.

Si ritrovò in procinto di un canale, si inginocchiò e si sciacquò le mani dal sangue. Non smetteva di ansimare preoccupato e scioccato com'era.

Il bagliore della luna piena illuminava l'acqua. Brayan vide nella laguna il suo riflesso.
Indossava ancora quell'orribile maschera da peccatore.

In mente gli balenarono le parole di Bafometto: «Se vuoi essere rilasciato devi prima risolvere un omicidio».

Quindi si trattava di una maledizione.
Per spezzarla e uscire da quell'inferno di maschere doveva risolvere il delitto di Fiorenzo.

Brayan si rialzò in piedi.

Si ricompose e con grande fiducia e coraggio decise che avrebbe fatto di tutto per trovare il colpevole e per far ritorno a casa.

Il suo viso si illuminò in un ghigno beffardo e di sfida, perché lui sapeva già chi era l'assassino.

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