XIX. IL PARTO

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Rientrai in casa, sprangai la porta, mandai Adam in camera. Avevo le gambe che mi tremavano e le tempie che mi pulsavano. Mi sarei rinchiusa nella mia stanza fino al mattino, quando finalmente avrei potuto trovare un modo per andarmene da quella maledetta isola. Sperando che Lotte a quel punto sarebbe tornata a casa.

Furono i gemiti di dolore a farmi fermare. Mi appoggiai al muro, le gambe tremanti. Altri gemiti. Margaret, doveva essere lei. Una vocina crudele mi consigliò di lasciarla stare. Non lo feci. Entrai nella sua camera da letto e la notai subito.

Una pozza rossa per terra... vino? No, compresi con orrore. Era sangue. E poi vidi Margaret distesa sul letto, il viso striato di lacrime.

-Si sono rotte le acque- compresi. Margaret stava partorendo il figlio di Herman. Le corsi incontro, con il cuore colmo d'angoscia. Far partorire la donna sposata all'uomo che amavo. Era qualcosa di tanto strano da rasentare l'assurdo. -Da quanto tempo stai così?

Margaret gridò e cercò di sputarmi addosso. -Vattene- e iniziò a lanciarmi una serie d'improperi. Io finsi di non sentire. La odiavo, ma non potevo permettere che succedesse qualcosa al figlio di Herman, lo facevo per lui, per quell'amore che mi scuoteva il petto fino a farmi male. Per quel figlio che io, credevo, non gli avrei mai potuto dare. Resistetti agli insulti di Margaret. In fondo Lotte mi aveva abituata a farlo. Mia cugina era stata la migliore scuola del mondo per sopportare la cattiveria altrui. Margaret urlò, insultò, pianse. Io le rimasi accanto. Mi ripetevo che lo facevo per il bambino, per Herman, non per lei. Forse lo feci perfino per me stessa, perché io ero una brava persona.

Il bambino nacque quando ormai l'alba colorava il cielo. Un maschio. Lo presi tra le braccia e lo strinsi contro il mio petto. Aveva gli stessi occhi grigi di Herman.

-Lascialo- gemette Margaret, gli occhi socchiusi.

-Lo dovrei far cadere per terra?- la provocai. Era così piccolo, così indifeso. Lo cullai.

-Sempre meglio che in braccio a te... sei una sgualdrina- e seguirono insulti peggiori.

Decisi che era il momento di andare. Mi allontanai con il bambino in braccio. Volevo prendermi cura di lui. Margaret non era in pericolo di vita, poteva starsene anche da sola. Fu egoismo il mio? Avrei dovuto lasciare il bambino con Margaret? Non lo so, agii d'impulso. La odiavo. Se potessi smetterla di odiarla, ma ancora oggi provo questo sentimento lacerante che mi scuote il cuore. Nonostante quello che le è successo dopo.

Fu fuori dalla porta che trovai Lotte. Trasalii sorpresa e strinsi di più a me il piccolo. Mia cugina sorrideva, vincente. La pelle olivastra splendeva come se sotto ci fosse nascosta una candela. Aveva l'abito rosso strappato in più punti.

-Ha partorito?- chiese, lo sguardo puntato sul bambino.

Annuii, aprii le labbra per chiederle cos'aveva fatto, poi scossi la testa. -Se vuoi pensaci tu a lei... credo che mi odi-

-Oh, io ne sono certa- ed entrò lei nella stanza.

Non l'attesi. Avrebbe pensato lei a Margaret. Io avevo il bambino a cui occuparmi.


I giorni successivi passarono lenti. Margaret si riprese dal parto in poco tempo. Sembrava che volesse dimostrare quanto fosse brava. La evitai. Era la cosa che mi riusciva meglio. Presto sarebbe scomparsa dalla mia vita. Presto sarebbe tornato Albert. Presto...

No, nulla sarebbe tornato come prima. Da quando avevo conosciuto Herman nulla poteva essere come prima. Ea un pensiero che faceva male. Bruciava come fuoco sulla pelle.

Qualche giorno dopo Margaret cadde dal balcone e si ruppe il collo. Quell'incidente sarebbe stato oggetto di molte domande. Per certi fu una sorta di attacco di sonnambulismo. Per altri semplicemente Margaret si affacciò e scivolò. E poi ci fu chi parlò di suicidio. Forse la decisione di risposarsi era stata presa troppo in fretta. Si chiamò in causa perfino l'omicidio. Forse un amante, oppure il marito che, sebbene fosse a miglia e miglia di distanza, in qualche modo riuscì a porre fine alla vita di una moglie che era un po' scomoda. Nessuno seppe insomma cosa fosse successo a quella ricca ereditiera. Quelli furono giorni strani. Non so tutt'oggi cosa dire al riguardo. Di una cosa però sono sicura. La morte di Margaret segnò una svolta nella mia storia.

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