XXV. PASSIONE

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Una sera io ed Herman non resistemmo più. Volevamo rimanere soli. Anche solo per parlare. Per scambiarci sguardi, parole, emozioni. Anche solo per un sussurro.

Approfittammo che gli altri fossero in salone, impegnati in una recita che avevano preparato i bambini.

-Mi manchi, mi manchi tanto che mi sembra d'impazzire- Herman mi spinse contro il muro della cucina. In lontananza si sentivano voci. Era buio. Trovavamo rifugio nelle tenebre visto che non potevamo trovarlo altrove. Mi aggrappai alle sue spalle, le dita che affondavano nel tessuto della giacca.

-Come facciamo?

Herman sospirò. Il suo sospiro mi accarezzò le labbra, come un bacio. Mi squarciò il cuore. -Se solo ti avessi conosciuta prima, se solo quella sera in cui sono venuto qua sotto avessi avuto il coraggio di parlarti- e c'era una disperazione nella sua voce che non gli avevo mai sentito. Un coltello che mi tagliava la carne. Non potevamo continuare così. Non potevamo neppure smettere.

-Non si può tornare indietro- sussurrai.

-Vorrei che si potesse- abbassò il suo sguardo grigio come la tempesta -darei qualsiasi cosa per avere indietro quel momento

Parole che lasciavano intendere un rimpianto inutile. Il tempo non poteva riavvolgersi. Non era neppure detto che le cose alla fine sarebbero andate diversamente. Forse alla fine avrei scelto Albert comunque. E poi arrivarono altre parole che mi sorpresero.

-Avresti scelto me, vero?

La gola mi si seccò. Come potevo rispondergli con certezza? L'ossessione per Albert era così forte all'epoca... e pure oggi io amo ancora Albert, nonostante tutto. E amo Herman. È follia amare due persone?

-Violett, avresti scelto me?-

-Avrei scelto te- una bugia come un'altra. Neppure una vera bugia. Forse corrispondeva alla verità. Dopotutto non c'era modo di tornare indietro.

-Ne ero certo- le sue labbra si posarono sulle mie e tutto perse significato, sembrò meno pesante, più gestibile. Non so per quanto ci baciammo. Con lui il tempo era qualcosa di strano. Un istante, un'ora, un giorno, tutto era confuso.

Quando ci staccammo tremavo. Abbassai lo sguardo. Le guance mi bruciavano. Mi sembrava di avere la febbre. Forse ce l'avevo. Una febbre che mi divorava. Era una malattia che mi faceva a pezzi.

-Non posso più andare avanti così- Herman era esausto. Gli occhi gli luccicavano. -Dobbiamo prendere una decisione

-Non posso lasciare... i bambini- scossi la testa.

-Ci deve essere un'altra soluzione

Non ce n'era, lo sapevamo entrambi. Non riuscii a dirglielo. Socchiusi gli occhi, le tempie che pulsavano. In lontananza continuavo a sentire dei fruscii. Se qualcuno fosse arrivato in quel momento tutto si sarebbe risolto nel peggiore dei modi.

-E se ci fosse un modo per annullare il tuo matrimonio?

Le parole ebbero l'effetto di un pugno. -Come potrei?

-Sarebbe la soluzione ideale per tutti, potremmo metterci d'accordo con Albert

Dubitavo che ci sarebbe stato modo di metterci d'accordo. Lo stomaco mi si strinse in una morsa.

-Ma forse tu non vuoi

Mi sembrò un ragazzino. Possibile che non capisse quanto la mia situazione fosse delicata? Quanto io mi sentissi fragile? Un vaso di cristallo che stava per finire in mille pezzi. Mi appoggiai contro di lui. -Io voglio, ma non posso rovinare la vita dei miei figli, sono una madre, questo non si può cambiare

Lui sospirò. -E questo è uno dei motivi per cui ti amo- mi accarezzò i capelli con la punta delle dita -domani dovrò partire

Sobbalzai. -Domani?- non volevo che se ne andasse. Avevo il sospetto che volesse in qualche modo punirmi con la sua partenza. -Non puoi attendere qualche giorno?

-Neppure uno, mi dispiace, non posso starti così vicino, non ce la faccio- e mi strinse con più forza. Come se senza di me non potesse neppure respirare. -Devo starti lontano

Il mio cuore perse il battito. -Non puoi lasciarmi- una debole protesta. Aveva ragione lui, lo sapevo bene. Non per questo faceva meno male.

-Devo e lo sai meglio di me- mi tirò indietro una ciocca di capelli, i polpastrelli come fiamme. -Se fosse per me... oh, Violett- c'era disperazione nella sua voce. C'era quel desiderio divorante che conoscevo bene. -Non ti lascerei mai più

Aprii la bocca, la gola carica di risposte. -He...

-Mamma

Mi staccai da Herman. Quando Rose entrò in cucina mi trovò tremante e con un sorriso finto sulle labbra.

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