10. Umiliazione ⚠️

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Per evitare che il terrore prendesse il sopravvento, Sunshine cercò di analizzare la situazione e prese piede in lei l'idea di un piano di fuga, nel caso in cui ce ne fosse stata la necessità. Poichè il Sole stava calando, le ombre cominciavano a prendere il suo posto e sarebbe stato facile nascondersi. Non sembrava esserci nessuno in giro ma, osservando meglio i casolari in pietra, si poteva notare che dal loro interno provenissero delle luci e alcune voci. Il campo di addestramento sabbioso era completamente vuoto, fatta eccezione per alcuni manichini vestiti con armature logore e ammaccate.

"Forse sono tutti a cena." dedusse Sunshine, cercando di osservare dalla finestra di una delle costruzioni più vicine a lei. Alcune figure sembravano sollevare alcuni boccali pieni di un liquido scuro ma non riuscì a capire molto altro, perché le guardie la strattonarono per farla avanzare più velocemente.

Dietro il campo e i casolari, era presente una grossa collina in cui si ergeva una fortezza. Due torri rivestite di un materiale scuro e lucente erano presenti ai lati e su di esse due figure, presumibilmente vedette, a giudicare dal loro equipaggiamento leggero, erano a protezione dell'ingresso. «Identificatevi.» ordinarono, puntando l'arco contro i potenziali intrusi.

«Battaglione quattro, Cadetti Kon e Premut. Scortiamo Lord Damien e la prigioniera. Abbassate le armi.» rispose una delle guardie mettendosi sull'attenti. Gli arcieri sulle torri annuirono e si ritirarono dalla posizione di guardia, autorizzandoli all'ingresso nella fortezza.

Il portone principale si spalancò e Sunshine rimase sorpresa nello scoprire quanto fosse effettivamente imponente l'interno. Alcune statue dorate, rappresentanti demoni con lunghi artigli, erano posizionate in molti angoli della stanza. Un lungo tappeto rosso volgeva verso uno spazioso corridoio, alla cui fine era posizionato un trono di color argento con quelli che sembravano essere dei piccoli rubini incastonati dentro. Anche il soffitto era alto e il lampadario pendente appeso ad esso doveva essere grande almeno due volte la fata.

"Sembra la dimora di un re più che di un generale." si ritrovò a pensare Sunshine. Il trono però, era ancora vuoto.

Insieme a Damien e ai soldati, raggiunsero la fine del lungo corridoio, giusto in tempo per sentire urlare: «Come osate interrompere il mio pasto?!» ringhiò l'uomo appena entrato dall'altra stanza, gettando a terra un calice di vino rosso. Sunshine sussultò quando andò in frantumi sul pavimento. Una domestica, forse umana ma la fata non ne era sicura, accorse nella stanza per raccogliere velocemente i cocci.

«Abbassa la testa.» le ricordò Damien non appena l'uomo volse lo sguardo verso di loro. Quest'ultimo si sedette sul trono, picchiettando il bracciolo con un'espressione visibilmente irritata sul viso.

«Damien, questa è la puttana che ha ucciso uno dei miei uomini?» chiese. Sunshine si rese conto che non aveva utilizzato l'appellativo "Lord", probabilmente nella scala gerarchica il demone era inferiore a lui.

«Sì, Primo Generale Brux. E' la prigioniera.» Sottolineò Damien. Non era di certo un termine migliore per definirla, ma si sentì in un certo senso grata che Damien lo avesse corretto. Comunque, c'era qualcosa di familiare nella voce di quel generale ma non riusciva ad identificare dove potesse averla sentita. Dopotutto, non aveva avuto modo di incontrare altri demoni a parte Damien e, nonostante l'avvertimento, fu vinta dalla curiosità. Alzò il viso, facendo incrociare i suoi occhi viola con quelli blu scuro del Primo Generale.

Lui era l'uomo che aveva decapitato sua nonna. Ebbe l'impulso di vomitare e un terrore acuto impediva alla sua mente di ragionare. «Tu... » Sunshine aveva con gli occhi sbarrati.

La cicatrice sul volto di Brux si contrasse, disgustato che la giovane avesse osato rivolgergli la parola. Le sue ali grigie fremevano di rabbia, mentre con intento omicida si portava una mano alla fodera dorata che aveva nella cintura legata al fianco. Prima che potesse estrarre il coltello e ucciderla per la grave mancanza di rispetto, un ceffone colpì Sunshine in pieno viso, facendola cadere a terra.

«Zitta!» Tutto intorno a lei vorticava e sentiva il labbro bruciarle mentre un liquido dal sapore metallico le riempiva la bocca. Girò la testa verso Damien, che aveva i resti del suo sangue sulla mano. L'aveva schiaffeggiata.

«Non sei autorizzata a parlare!» La sua voce era stata talmente potente da far vibrare i vetri della stanza e le vene sul suo collo sembravano essere sul punto di scoppiare. Poi si mise in ginocchio al cospetto di Brux: «Vi prego, concedetemi l'onore di tenere questa donna come mia schiava. Voglio essere io a punirla.»

La risata del generale riempì la sala. «Come tua schiava? Non mi sembra essere un passatempo interessante.» Sembrava provare ribrezzo nell'osservare il corpo sporco e martoriato di Sunshine. La fata non colse immediatamente l'allusione, forse ancora stordita dal colpo che aveva ricevuto. Con violenza, Damien la sollevò da terra e la fissò per qualche istante. Le sue braccia la stringevano forte ma le sue spalle tremavano. Nel riflesso dei suoi occhi ambrati, Sunshine vide il suo volto spaventato. Lo sguardo di Damien era spento e il suo viso sembrava terribilmente stanco. Senza preavviso, le strappò parte dei vestiti ormai logori, lasciandole un seno scoperto.

«Invece credo proprio che lo sarà.» rispose ridendo mentre lo stringeva fra le mani. Sunshine era ancora barcollante e nonostante cercasse di reagire e allontanare Damien dal suo corpo, non ne aveva le forze. Percepiva il tocco ruvido del demone sulla sua pelle e provò repulsione. Le sembrava che la sua mano tremasse un po' ma, qualche istante dopo, la afferrò più saldamente, estraendo gli artigli e graffiandole le carni. Del sangue rosso vivo le riempì il resto dei vestiti che non erano stati fatti a brandelli.

Brux si mise ad applaudire, orgoglioso dell'umiliazione che il suo sottoposto stava facendo subire alla prigioniera: «Va bene, puoi tenerla! Puniscila come più ti aggrada.» gli permise. Come se fosse un animale. Con un cenno della mano, fece segno loro di andare. Ormai la questione era risolta.

Damien si congedò al generale con un inchino e i soldati gli consegnarono la catena per portare Sunshine nelle sue stanze. Quando uscirono, il portone si chiuse con un grosso tonfo.

Era ormai sera e il freddo autunnale dominava ancora le temperature. Le braccia della ragazza erano chiuse sul suo corpo tentando di coprire il seno nudo, ma era chiaro non fosse solo per il freddo. Era rigida e camminava con fatica, mentre ad ogni passo il sangue gocciolava sulla terra arida all'esterno della fortezza. Rimasero in silenzio per tutto il tragitto e arrivarono ai piedi di uno di quei casolari vicino al campo di allenamento.

Damien estrasse dalla tasca dei suoi pantaloni la chiave e condusse Sunshine all'interno. La stanza era buia e gelida, perciò il demone si avvicinò a dei cassetti vicino all'ingresso per prendere dei fiammiferi.

«No.» la voce di Sunshine era incerta. «Non accenderlo. Non voglio...» "Essere vista ancora così." concluse la fata solo nella sua mente, stringendosi nelle spalle. Voleva rimanere nell'oscurità, al sicuro, dove nessuno avrebbe più visto le parti più vulnerabili e intime di lei. Anche la luce della Luna, che filtrava dalla finestra e illuminava appena la stanza, era troppo brillante.

Damien fece qualche passo nella sua direzione ma Sunshine indietreggiò, ritrovandosi schiacciata al muro. Gli occhi color ambra del demone percorsero il suo corpo, soffermandosi sulla zona che Sunshine tentava di coprire con le sue braccia. Lei chiuse gli occhi, aspettandosi che Damien la colpisse nuovamente, ma il colpo non arrivò. Al contrario, un tessuto morbido si posò sulla sua testa.

«Usa questa.» le disse il demone, lasciandole la pelliccia che aveva indossato finora. Manteneva ancora il calore del suo corpo e, nonostante fosse a disagio, Sunshine la indossò per coprirsi.

«Scusami, ora devo proprio accendere le candele o finirai per congelare...»

Prese nuovamente i fiammiferi e diede un'occhiata alla ragazza per aspettare il suo consenso. Questa volta, non obiettò. Damien sfregò il fiammifero sul legno ruvido del comò e accese il candelabro che vi era sopra. La fiamma della candela faceva tremolare le ombre nella stanza.

Damien si avviò verso la poltrona a lato della stanza, facendo scricchiolare il parquet sotto il passo deciso dei suoi stivali.

Si abbandonò sul velluto verde della poltrona, mettendo entrambi gomiti sulle ginocchia mentre affondava le mani nei suoi capelli corvini.

«Non sarei voluto arrivare a tanto.» ammise, continuando a tenere lo sguardo fisso sul pavimento e la testa chiusa fra le sue braccia. Sunshine lo osservava rimanere in posizione fetale senza proferire parola. Damien sospirò, alzando finalmente lo sguardo verso di lei.

«Mi dispiace. So che le mie parole potranno sembrarti delle stronzate, ma quello che ho fatto è stato necessario.»

«Necessario?» sbottò Sunshine. Era stata abusata, ferita e umiliata ma il demone davanti a lei si era permesso di definire tutto ciò necessario.

«Sei disgustoso.» gli occhi della fata trasudavano odio. «È questa la tua definizione di "alleanza"?» chiese aspramente, calcando volutamente il tono sulla parola.

«Se non l'avessi fatto saresti morta!» le gridò Damien di rimando, tornando di nuovo al muro su cui era ancora appoggiata Sunshine. «Credi che mi sia piaciuto?!». Il viso del demone era rosso di rabbia. «Pensi che io sia un essere viscido che gode nel ferire gli altri?!» afferrò adirato le spalle di Sunshine, scuotendola per costringerla ad una risposta.

«Io non ti conosco.» dichiarò lei fissandolo negli occhi. «Ma so che non è così che si comporta un alleato.» aggiunse, scoprendo la parte di seno che era stata martoriata dagli artigli del demone. Il sangue sulle ferite aveva già cominciato ad incrostarsi. Come scottato, Damien lasciò andare immediatamente la presa, allontanandosi dalla fata e cominciando a frugare alla ricerca di qualcosa nel comò.

«Tieni.»

Con un gesto veloce, lanciò a Sunshine un rotolo di bende bianche. Era ancora ammanettata, quindi per poco non le caddero.

«Pulisci le ferite e usa queste per bendarti.» ordinò Damien con tono neutro evitando lo sguardo della fata. Posò le chiavi delle manette vicino al candelabro sul comò e senza dire altro, si diresse verso l'uscita. Sunshine si aspettava che il demone sbattesse la porta, invece la socchiuse piano, quasi avesse il timore di spaventarla.

Era finalmente sola. Solo il rumore del suo respiro irregolare le faceva compagnia nella stanza. Sfinita, si lasciò cadere sul pavimento, coperta dall'enorme pelliccia che indossava. Sunshine percepiva il petto bruciarle; gli artigli del demone le erano sembrati centinaia di spilli che si conficcavano nella sua carne.

Si sentiva a pezzi e non riusciva a dimenticare lo sguardo bramoso che il Primo Generale aveva rivolto al suo seno insanguinato. Era inerme al corso degli eventi e voleva solo piangere.

"Nonna, ti prego, aiutami..." sperò, anche se dentro di lei sapeva che ormai la donna non poteva più accorrere in suo soccorso.

Ormai non aveva nessuno.

Ciao a tutti, cosa ne pensate di questo capitolo? Spero di aver reso bene sia il tormento di Sunshine che quello di Damien...
Comunque, non so per quale motivo, ma ho scoperto che la mia storia è stata segnalata, quindi se la cercate con la rotellina non la troverete ☠️

Comunque vi ringrazio davvero di cuore per le letture, i voti e i vostri bellissimi commenti✨🦋💚

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