11. Dolce come la marmellata di fragole

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Un odore dolciastro risvegliò lo stomaco assopito della fata e iniziò a brontolare rumorosamente. Sunshine si stiracchiò la gambe intorpidite dal sonno e si accorse di trovarsi sul letto a baldacchino presente nella stanza del demone. Non rammentava di essersi addormentata, ma in particolare non riusciva a ricordare il momento in cui aveva deciso che sdraiarsi sul letto di un suo nemico fosse una buona idea. Un altro gorgoglio del suo stomaco le ricordò il profumo che aveva sentito poco prima di svegliarsi e cercò di alzarsi per tentare di capire quale ne fosse la fonte.

«Ah!» una fitta di dolore la fece sobbalzare. Si accorse che aveva il petto fasciato e sentiva la pelle tirare sotto le bende.

«Cosa...» 

Osservò la fasciatura che copriva il suo corpo. Era pulita come se fosse stata cambiata da poco, ad eccezione per alcune piccole macchie di sangue che avevano sporcato le garze non appena si era mossa. Dolorante, cercò di alzarsi lentamente per non sporcare le lenzuola bianche e seguì l'odore fino al comò poco lontano dal letto, trovandosi davanti una visione che, al suo stomaco vuoto, appariva paradisiaca.

Una fetta di pane tostato, con della marmellata rossastra spalmata su di esso, risaltava sul piatto di porcellana bianca posato sul legno scuro del cassettone.

"Forse non dovrei mangiarlo..." pensò Sunshine, guardandosi intorno. Non era molto saggio addentare qualcosa nella stanza del nemico. Erano però giorni che non toccava cibo e alla fine la fame ebbe la meglio sui suoi sospetti. Mise titubante in bocca il pane, assaggiando la marmellata dolciastra che vi era sopra.

«Fragola, la adoro!» fece un sospiro godendosi il gusto dolce della marmellata.

«Mi fa piacere sentirlo, l'ho fatta io con le mie mani!»

Una figura bionda e dall'esile corporatura sorrideva gentile a Sunshine. La fata scattò all'indietro, sorpresa dall'improvvisa presenza appena entrata nella stanza.

«Oh, scusami, non volevo spaventarti!» ammise con tono colpevole.

«Sono Silton, domestico personale del Gran Cavaliere Castiel e, come puoi vedere,» rivelò le orecchie a punta che nascondeva sotto i capelli biondi, «sono un elfo!»

Sunshine rimase stupita, da quando l'Impero di Mhest era caduto ottant'anni prima, gli elfi, che erano un tempo stati alleati con le fate, erano come scomparsi. Silton doveva essere evidentemente abituato a quella reazione perché non si scompose.

«Aspetta, si è sporcata di nuovo la fasciatura!»

Con fare apprensivo si avvicinò alla fata sfiorandole le bende.

«Sei stato tu a pulirmi le ferite?» domandò Sunshine.

«Sì, quando Lord Damien ti ha trovata incosciente sul pavimento era così preoccupato che ha quasi sfondato la porta dell'alloggio del mio padrone per chiedere di curarti e...»

«Damien era preoccupato per me? E' stato lui a mettermi sul letto?» lo interruppe Sunshine con la bocca spalancata. Da come l'aveva trattata la sera prima, era convinto che il demone fosse arrabbiato con lei. "Anche se quella furiosa dovrei essere io." rifletté, mordendosi la lingua per tenere quel pensiero per sé.

Silton sembrò rimanere sorpreso dalla mancanza dell'onorifico ma rispose comunque alla fata: «E' normale, tu sei la sua apprendista. Padron Castiel mi ha rivelato che Lord Damien si è addirittura esposto per salvarti.»

«Apprendista? Damien aveva utilizzato un'altra espressione...» Ripensò all'appellativo "schiava" che le era stato attribuito. Silton notò lo sguardo di disappunto sul volto di Sunshine e, posando gli occhi sulle bende sporche, aggiunse:

«Potresti non capire, ora. Ma quelle che adesso sono ferite, un giorno saranno cicatrici. Tutto ciò è possibile perché sei ancora in vita. E questa opportunità di vivere anche solo un giorno in più, tu la devi a lui.»

Fece una pausa, prendendo la mano di Sunshine e posandosela sulla pelle ruvida del collo. Il segno marroncino poco sotto la sua laringe sembrava indicare un tentativo di strangolamento, forse causato da una corda.

«Io devo tutto a Padron Castiel.» L'orgoglio di essere il domestico di quell'uomo traspariva dal suo tono di voce deciso.

«E so che è difficile da accettare, ma Lord Damien ha rischiato la sua vita e la sua posizione per proteggerti. Il Primo Generale è...» abbassò la voce, sussurrando all'orecchio di Sunshine per non farsi sentire da orecchie indiscrete, «molto volubile. L'ultimo nobile che ha osato fargli una richiesta è stato ritrovato fatto a pezzi nel bosco il giorno dopo.» concluse Silton con un profondo sospiro.

"Damien ha rischiato la sua vita per me." Sunshine non riusciva a crederci. Sospettava che il Primo Generale fosse un essere mostruoso ma non pensava che anche solo porgli una semplice richiesta fosse motivo di morte. In un certo senso, avrebbe quindi dovuto ringraziare Damien? In quale mondo crudele si trovava per dover essere grata di essere aggredita per aver salva la vita?

Sunshine non aveva risposte a queste domande ma, forse, a giudicare dalla sincera ammirazione che sembrava avere Silton per il demone e il suo padrone, avrebbe dovuto trovarle presto, anche solo per riuscire a comprendere il punto di vista dell'elfo davanti a lei.

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Dopo aver parlato ancora un po' con Silton, Sunshine si era convinta di lasciargli cambiare di nuovo le fasciature. L'elfo le aveva spiegato di essere uno studioso di medicina alchemica e, anche se francamente Sunshine non aveva idea di cosa fosse, si era comunque affidata alle professionali mani di Silton. L'imbarazzo si dissipò in fretta grazie alla gentilezza di Silton che chiedeva il permesso ogni volta che aveva bisogno di sfiorarle la pelle per la medicazione.

Le aveva legato il petto con delle bende pulite, posando su di esse un unguento dall'odore acre. «Elicrisio e aceto, ho mischiato anche un po' di miele di melata per renderlo più denso.» le aveva rivelato soddisfatto mentre aggiungeva una polvere bluastra al composto.

«E questa cos'è?» domandò Sunshine osservando lo scintillio della miscela.

«E'... Beh, lo scoprirai se deciderai di partecipare alle lezioni di alchimia medica.» rispose Silton facendole un occhiolino.

Appena conclusa la fasciatura, l'elfo si alzò per prendere la sua borsa che aveva appoggiato sulla poltrona verde della stanza. Osservandola, Sunshine si ricordò dello sguardo pieno di rimorso che il demone le aveva rivolto la sera prima quando aveva tentato di scusarsi. "E' stato necessario." le aveva detto. Fino a poche ore prima era convinta che Damien avesse torto, mentre adesso i dubbi cominciavano ad assillare la sua mente.

«Ecco, puoi indossare questi. Gli altri vestiti erano troppo rovinati e li ho dovuti buttare.» ammise con tono dispiaciuto Silton, consegnandole degli indumenti puliti. Condividevano lo stesso stile semplice degli abiti che stava indossando l'elfo. Erano una semplice maglia a maniche lunghe di cotone bianco e dei pantaloni larghi verde scuro.

«Grazie.» gli disse con sincera gratitudine. Sembravano essere un po' usurati dall'utilizzo e Sunshine sospettò che Silton avesse rinunciato ad alcuni suoi abiti per permetterle di vestirsi. Per fortuna, la loro corporatura era molto simile, quindi calzavano quasi a pennello.

«E adesso?» domandò la fata indossando il paio di stivali neri che l'elfo le aveva consegnato.

«Ti mostrerò il campo di allenamento, il mio laboratorio e poi...» il brontolio dello stomaco di Sunshine rimbombò per tutta la stanza. «ci andremo ad ingozzare di cibo! Mi sembra proprio che tu ne abbia bisogno!» aggiunse con un ampio sorriso, ricambiato a sua volta dalla fata.

Era la prima volta da quando sua nonna era morta che Sunshine rideva sinceramente; forse, la dolcezza di quell'elfo, così simile alla marmellata di fragole che le aveva fatto assaggiare, l'avrebbe aiutata a superare quei momenti di difficoltà.

SPAZIO AUTRICE

Che ne pensate di Silton?

Io personalmente lo adoro (vabbe non solo perchè l'ho scritto io AHAHAAHAHA), sembra così cucciolo *-*

GRAZIE alle persone che leggono la mia storia, votano o commentano, vi amo <3

Dedico questo capitolo al mio amico fragolino, che si imbarazza troppo per darmi l'account Wattpad🤣❤️

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