13. Amore pericoloso

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«Sunshine, stai sbavando.»

La fata aprì gli occhi di scatto, trovandosi davanti il sorriso divertito di Silton.

Si sentiva la bocca secca ma il mento umido e arrossì quando si rese conto che sì, effettivamente stava sbavando.

«Silton, che ci fai qui?» biascicò la fata mentre si asciugava la saliva con la mano. Sunshine notò un leggero disgusto sul volto dell'elfo ma evitò di farci caso.

«Quella è un'armatura?» aggiunse, osservando con curiosità l'oggetto che Silton teneva fra le mani.

«Sì, Lord Damien ha disposto il tuo allenamento.» le rispose entusiasta Silton. «Finalmente conoscerai il Gran Cavaliere Castiel!»

Era già la seconda volta che gli brillavano gli occhi quando nominava il suo padrone e Sunshine non poté fare a meno di chiedersi cos'avesse di così meraviglioso quest'uomo da far reagire in quel modo l'elfo.

"Dopotutto, si tratta di mostri senza cuori che hanno trucidato i nostri popoli." si disse, un po' innervosita dall'ammirazione che Silton provava per il nemico. Nonostante questo, la logorava ammettere di essere incuriosita da quest'uomo che sembrava aver ottenuto la fiducia e il rispetto di Silton.

Per qualche istante, il volto di Damien si fece strada nella sua mente e Sunshine provò una fitta di gelosia per il rapporto che l'elfo sembrava avere con il Gran Cavaliere. "Forse è così che dovrebbero essere due alleati." ma scacciò dalla testa questo pensiero assurdo. Silton aveva definito più volte l'uomo "padrone", quindi era da escludere che si trattasse di un rapporto alla pari. E Sunshine non aveva intenzione di sottomettersi a nessuno.

«Dov'è Damien? Ci sta aspettando da Castiel?» domandò Sunshine, dopo essersi guardata intorno e aver notato l'assenza del demone.

Ci fu qualche istante di silenzio e un po' titubante Silton rispose: «Beh, ecco... lui è scomparso.»

«Scomparso?!» Sunshine aveva gli occhi sbarrati: la sua unica possibilità di riuscire a cavarsela in territorio nemico sembrava risiedere in quel demone e lui era come svanito nel nulla.

Vedendo lo sguardo ansioso di Sunshine, l'elfo si affrettò a spiegare meglio la situazione. 

«Mi sono spiegato male, più che scomparso risulta introvabile... Non preoccuparti, capita abbastanza di frequente. Torna sempre nel giro di qualche giorno, come se niente fosse successo.»

«E immagino che nessuno abbia il coraggio di fargli domande.»

Silton scrollò le spalle. «Ovviamente no.» avvicinò di nuovo l'armatura alla fata: «Quindi vuoi fare come ha ordinato Lord Damien oppure no?»

«Mh, alleniamoci...» rispose la fata con poco entusiasmo.

Aveva infine deciso di seguire l'ordine di Damien per il suo addestramento ma solo perché, in questo modo, aveva la possibilità di scoprire eventuali tecniche segrete del nemico e sfruttarle a suo vantaggio.

Silton accennò un sorriso e la aiutò ad indossare il rigido corpetto dell'armatura sopra i vestiti.

Poiché si sarebbe trattato solo di un addestramento e non di una vera battaglia, il pettorale era in cuoio e non in ferro, quindi era meno pesante di quello che Sunshine si aspettasse. L'elfo le legò i lacci che pendevano da dietro la schiena e strinse forte per far aderire il corpetto al corpo.

«Ahi!» esclamò la fata quando sì sentì mancare il respiro per un attimo. Le pieghe ruvide dell'armatura le comprimevano il petto e le ferite non ancora completamente guarite.

«Perdonami, l'abitudine...» si scusò imbarazzato Silton, allentando un po' i lacci.

Le consegnò una falda in metallo per proteggere cosce e fianchi, aiutandola a sistemarla in vita.

Infine, le fece indossare dei lunghi stivali neri, poco sotto il ginocchio, per coprire il resto della gamba.

«Sei perfetta!» sospirò Silton con occhi sognanti.

«Mi sento molto goffa, come potrò allenarmi così?» fece notare Sunshine con una nota di disappunto.

«Dovresti ringraziarmi, Lord Damien voleva che indossassi anche quelle.» le indicò due spallacci in ferro accantonati nell'angolo della stanza. Sunshine alzò gli occhi al cielo osservando che, probabilmente, dovevano pesare almeno due sacchi di patate ciascuna.

«Non ci credo, il diligente Silton che disubbidisce ad un ordine! Dove finiremo?!» scherzò con voce teatrale la fata e insieme scoppiarono a ridere.

Dopo aver ultimato i preparativi, si avviarono verso una zona che Sunshine non aveva ancora visitato. Dietro ai casolari e poco distante dalla fortezza di Brux, infatti, una baita molto simile alla mensa si ergeva sulla collina. Delle recinzioni di legno bianco circondavano l'area e si intravedeva un ampio giardino al suo interno.

Seguirono un vialetto ricoperto da piccoli ciottoli e si addentrarono all'interno del cortile della baita.

«Benvenuta nella mia casa.» le rivelò l'elfo con un ampio sorriso «E questo è il mio orto, molta della frutta che hai visto in mensa proviene da qui.» aggiunse, indicandole i frutti rigogliosi che crescevano dal terreno. C'erano anche i cespugli di fragole con cui aveva fatto la marmellata che aveva assaggiato la fata.

«Stai dicendo che tutto questo è tuo?» domandò stupita Sunshine. Dovevano essere diversi ettari di terreno e non riusciva a capacitarsi del fatto che la proprietà fosse interamente dell'elfo. «Ufficialmente, è la residenza temporanea del Gran Cavaliere Castiel. In realtà, lui ha deciso di regalarmela. Quando concluderà la sua missione qui, si stabilirà di nuovo al castello di Re Dominous.»

«E quale sarebbe la sua missione?» chiese con tono indagatorio Sunshine.

«Allenare i novellini come te.» esclamò di rimando una voce seccata.

Sunshine si voltò, notando un uomo alto e abbronzato che si stava avvicinando a loro.

Era vestito in modo semplice e indossava una camicia blu arrotolata sugli avambracci. Era sudato e i suoi pantaloni erano sporchi di terra, come se avesse appena scavato nel terriccio.

«Silton.» lo richiamò l'uomo. «Non ti avevo forse detto che avrebbe dovuto indossare ogni pezzo dell'armatura, come ha espressamente richiesto Lord Damien?» aggiunse squadrando in malo modo le spalle, prive di alcuna imbottitura, della fata.

«Domando perdono, padron Castiel.» ammise l'elfo abbassando lo sguardo. «Ma insomma, la guardi!» esordì con un sorriso furbetto mentre il suo padrone si passava divertito una mano fra i capelli lunghi.

Erano legati in una coda bassa e vedendoli Sunshine pensò che somigliassero davvero tanto al colore che acquisiva un prato su cui si stanno posando le prime gocce di pioggia. Il verde scuro delle sue radici si fondeva con delicatezza all'acceso color oliva che Castiel possedeva sulle punte dei capelli.

Senza preavviso, Castiel le lanciò una delle due spade in legno che aveva legate alla fibbia della cintura di pelle nera che indossava in vita.

Colta di sorpresa, Sunshine riuscì ad afferrarla per un soffio e alcune schegge di legno le si conficcarono nel palmo della mano.

«Ma che diavolo...» imprecò, accorgendosi in quell'istante che il Gran Cavaliere si era messo in posizione di guardia, brandendo l'altra spada di legno. Castiel la guardò negli occhi, inclinando leggermente il mento per invitarla silenziosamente a fare lo stesso. Silton sembrava conoscere bene l'espressione sul viso del suo padrone e si allontanò da loro senza dire una parola.

Sunshine sbuffò, intuendo quello che l'uomo sembrava suggerirle con sguardo. La fata impugnò l'elsa della spada in legno con due mani e abbassò leggermente il bacino per prepararsi allo scontro.

«Distanza i piedi e fletti le ginocchia.» le ricordò Castiel, criticando la postura rigida di Sunshine. Lei lo ascoltò, posizionando il piede sinistro indietro e sporgendosi in avanti con il piede destro. Le sue gambe tremavano leggermente, ma non riusciva a comprendere se la sua agitazione fosse dovuta al timore di farsi male o all'eccitazione che provava nell'allenarsi finalmente in compagnia.

Quando abitava nel villaggio, non le era mai capitato che qualcuno lottasse con lei ed era solita, per imparare le basi dell'arte della spada, nascondersi dietro al capanno in cui si allenavano i centauri per imitarne le mosse.

"Quasi sento ancora la puzza di centauro sudato... Vediamo se i miei sacrifici sono stati utili a qualcosa." pensò ironicamente Sunshine, seguendo i consigli che Castiel le aveva dato. Un leggero vento cominciò a soffiare, sollevando un poco la terra smossa dell'orto. Alcune ciocche rosse dei suoi capelli spettinati, finirono sul viso di Sunshine, che alzò gli occhi al cielo e sbuffò per scacciarle via.

Castiel approfittò di quella distrazione e si avvicinò fulmineo alla fata, colpendola al fianco destro e facendola cadere a terra. «Non distrarti. Mai.» l'avvisò Castiel. «Sarà mortale in battaglia.»

Un po' barcollante, Sunshine si rialzò dal terreno, rimettendosi in posizione. Era concentrata e cercava di carpire ogni informazione possibile da quello scontro. "Ogni movimento potrà aiutarmi a diventare più forte." Il suo unico desiderio era di uccidere Dominous e, nella battaglia che aveva avuto con il soldato che aveva ucciso, si era resa conto che la sola fortuna non sarebbe bastata per farla vincere.

"E' riuscito a colpirmi perché avevo il fianco scoperto." rifletté la fata, rimettendosi in posizione di difesa, questa volta cercando di proteggere anche il lato non dominante del tuo corpo. Castiel sorrise sornione e abbassò la spada.

«Attaccami.» la sfidò, facendole un cenno con la mano libera.

Combattendo con l'impulso di correre all'impazzata, caricando l'uomo con tutta la forza che aveva in corpo, Sunshine rifiutò l'invito allettante che aveva appena ricevuto. Cominciò a girare intorno a Castiel, cercando il punto cieco in cui attaccarlo. Come previsto, non c'erano aperture da poter sfruttare per rompere la difesa del Gran Cavaliere. Fece una finta per tentare di sorprendere Castiel e avanzò con la spada fingendo di attaccarlo. Lui rispose allo stesso modo, scattando di fronte a lei e costringendo le loro spade a contrarsi, producendo un rumore secco per il legno duro che formava le spade. Sorpresa, Sunshine venne spinta all'indietro dalla forza di Castiel e, con la coda dell'occhio, si accorse che lui stava cercando di colpirla nuovamente al fianco. Questa volta, Sunshine parò il colpo, roteando il polso e posizionando la spada perpendicolare al suo corpo per proteggersi. Castiel indietreggiò e Sunshine si diede la spinta con il piede sinistro per darsi lo slancio per attaccare. Lui però la anticipò, assestando un colpo alla gamba della fata che perse l'equilibrio, ritrovandosi con la faccia sul terreno.

«Mh...» mugugnò Sunshine, sputando la sabbia che le era finita in bocca.

«Bel combattimento.» Castiel le porse la mano, invitando Sunshine ad appoggiarsi al suo braccio. «Grazie. Credo di aver imparato molto oggi.» rispose la fata, accettando l'aiuto dell'uomo. In quel contatto, però, Sunshine provò un po' di disgusto. Non per l'uomo, ma per se stessa. Aveva combattuto con il Gran Cavaliere dell'esercito di Dominous e non poteva fare a meno di pensare che Castiel sembrasse una brava persona. "Chissà quante fate hanno ucciso lui e Damien..." pensò la fata, sentendosi in colpa per essersi divertita in quello scontro e, addirittura, grata. Forse riusciva in parte a comprendere il rispetto che Silton provava per quell'uomo.

«Devo andare...» esordì Sunshine all'improvviso, abbandonando la spada a terra. Aveva bisogno di stare sola e riflettere su tutto quello che le stava accadendo. Era lì da neanche una settimana e si stava sentendo più a suo agio con i suoi nemici che nel suo villaggio, in cui aveva vissuto per tutta la vita.

«Sunshine, aspetta!» provò a richiamarla Silton, mentre osservava la fata scappare via.

«Va bene così, Silton. Entriamo in casa.»

La porta della baita scricchiolò leggermente quando Silton e il Gran Cavaliere la richiusero alle loro spalle.

L'elfo si affacciò alla finestra che dava sul cortile, osservando Sunshine che correva in lontananza.

«Cosa ne pensi di lei?» domandò Silton, abbandonando ogni formalità. Due braccia muscolose lo avvolsero da dietro. «Sembra interessante. Credo di capire perchè Damien voglia tenerla con sè.» ammise Castiel, appoggiando la testa sull'incavo del collo dell'elfo. Silton si godette il respiro caldo dell'uomo sulla sua pelle per qualche istante, prima di girarsi e guardare il suo padrone negli occhi.

«Dovrei forse ingelosirmi?» chiese, ricambiando l'abbraccio.

Castiel fece per rispondere e avvicinò le sue labbra all'orecchio a punta di Silton ma, prima che potesse dire qualsiasi cosa, scattò all'indietro, allontanandosi dall'elfo.

Silton si girò, vedendo in lontananza due soldati che camminavano lungo il sentiero che portava alla baita. Da quella distanza, i soldati non potevano vedere chi ci fosse all'interno della baita ma, per sicurezza, l'elfo tirò comunque le tende per tornare al loro pericoloso momento di intimità.

Provò ad avvicinarsi a Castiel per riavere quel contatto che aveva bramato da tutta la giornata ma lui si scansò con delicatezza.

«Ti chiedo scusa... Io...» cominciò a farfugliare. Non riusciva a guardare Silton negli occhi.

«Non preoccuparti.»

Erano anni che il loro rapporto si era trasformato in qualcosa di più che semplice servo e padrone. E faceva male nasconderlo a tutti, ma Silton era convinto che ne valesse la pena.

Era rischioso, se fossero stati scoperti sarebbero morti entrambi. Nessuno avrebbe mai accettato un amore nato tra due fazioni nemiche in guerra.

Ma avrebbe accettato qualsiasi sofferenza, se questo avesse significato poter stare anche solo un giorno in più con la persona che amava.

Perciò Silton sorrise, prendendo con delicatezza le mani del Gran Cavaliere e facendo incrociare le loro dita.

«Non preoccuparti.» ripetè. «Ti amerò per sempre.»

«Ti amo anche io.»

E in quella piccola baita, nascosti agli occhi di tutti, poterono finalmente tornare ad amarsi.

Ciao! Questo capitolo è un po' più lunghetto rispetto agli altri ma mi piaceva l'idea di appronfondire un po' il rapporto fra due personaggi che mi piacciono *-*

Cosa ne pensate di Silton e Castel? So che ho ucciso i sogni di molti di voi facendoli mettere insieme xD

Comuque grazie, come sempre, a chi legge, vota o commenta, vi ringrazio davvero tanto <3

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